21 November, 2024
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Dai pastafariani ai maradoniani, sono circa trecento le nuove forme di fede in Italia, che tra il pullulare di sette e santoni, mitizzano le realtà più diverse senza trovare la via alla comprensione del sacro. Il dato è emerso durante il convegno “Il sacro, la memoria, il tempo”, organizzato nei giorni scorsi al Villino Ricci dall’Istituto Camillo Bellieni per analizzare, attraverso un confronto tra studiosi, teologi, scienziati e artisti, lo smarrimento dei valori dell’uomo contemporaneo.

Un’iniziativa molto partecipata il cui senso è stato suggellato dalla presenza di una copia della sacra sindone a grandezza naturale, realizzata dalle Acli di Oristano per stimolare la riflessione e l’interesse intorno ai segni della fede.

Profondo e articolato l’intervento di Gaspare Mura della Pontificia Università Urbaniana, sull’ambiguo ritorno del sacro nella cultura post moderna. Una cultura caratterizzata a suo dire dal relativismo esistenziale, che trova riscontro anche nelle scienze umane, come sociologia o psicanalisi. Sarebbe questa una delle cause del dilagare di tante nuove forme di fede. Tra le citazioni di Gadamer, Levinas e altri filosofi, altro chiaro riferimento è stato quello a Ratzinger, per cui, al fine di orientarsi e salvaguardare la fede autentica dal sacro che apparteneva già ai miti del paganesimo, la Chiesa si è avvalsa fin dalle origini del logos della filosofia.

Un collegamento tra la sacralità e i valori umani è stato fatto da monsignor Corrado Melis, vescovo di Ozieri.

C’è un ritorno verso la spiritualità necessario non solo al fine di recuperare la dimensione divina – ha spiegato l’alto prelato – ma anche quella umana, che trasversalmente abbraccia le nostre relazioni ed i valori.

La sacralità dell’arte è stata invece indagata da Roberto Puzzu. Prendendo le mosse da “Lo spirituale nell’arte” di Kandinsky, Roberto Puzzu ha illustrato il virtuoso esperimento d’arte realizzato negli spazi di Molineddu a pochi chilometri da Sassari.

Il tema del tempo è stato approfondito dal punto di vista delle neuroscienze dalla docente dell’Uniss Franca Deriu, che ha spiegato il rapporto tra tempo e memoria, e come le emozioni e lo stato mentale riescano ad alterarne la percezione.

Daniela Masia, dirigente delle Acli di Oristano, ha proposto un’analisi sul tempo della collettività e quello dell’individualità, dalla quale è emerso un fenomeno di smarrimento della socialità contemporanea. A concludere gli interventi è stato Michele Pinna, direttore scientifico Is.Be, che ha illustrato  la sacralità del vivere e morire in Salvatore Satta, autore de “Il giorno del giudizio” e grande giurista, introducendo il concetto di una dimensione sacrale anche all’interno della sfera del diritto. Una dimensione che nella lezione del grande scrittore travalica i confini della scienza giuridica per proiettarsi in una dimensione trascendente.

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Sono diversi i fenomeni della contemporaneità che disorientano l’uomo, a partire dai consumi indiscriminati, all’individualismo e le tendenze al “nuovismo”, inducendolo a cercare appagamenti in nuovi spazi di felicità illusori. “Il sacro, la memoria e il tempo” non sono soltanto le coordinate e i valori da contrapporre a questo smarrimento, ma anche il titolo del convegno che sabato 7 settembre alle 9.30, nella Sala Convegni del Villino Ricci di Sassari, metterà a confronto studiosi, teologi, antropologi e operatori culturali. L’iniziativa rientra nell’ambito delle attività promosse dall’Istituto Camillo Bellieni in occasione del trentennale dalla nascita.

Saranno presenti figure di primo piano della ricerca scientifica e filosofica di diversa provenienza e orientamento culturale, quindi operatori impegnati a vario titolo nel territorio, uomini di scuola e di Chiesa, nel tentativo di mettere sul tavolo della discussione elementi utili non solo al pubblico specialistico, ma all’uomo della strada, anche a quello più distratto o disorientato.

Tra i relatori interverranno Franca Deriu (Miur – Università di Sassari) con la relazione “Il tempo e la memoria in neuroscienze”, Daniela Masia Urgu (Acli Oristano) con “Il tempo liberato: la relazione tra tempo individuale e tempo collettivo nella contemporaneità”. Quindi monsignor Corrado Melis, vescovo di Ozieri, che presenterà la relazione dal titolo “Il sacro è l’inutile che ci rende più umani”.

Subito dopo Michele Pinna (MIUR Liceo scientifico Spano di Sassari) che parlerà della “Sacralità del vivere e del morire. La memoria e il tempo ne ‘Il giorno del giudizio’ di Salvatore Satta”, quindi Gaspare Mura (Pontificia Università Urbaniana) con “L’ambiguo ritorno del sacro. Le radici nella cultura postmoderna” e, infine, Roberto Puzzu (ex dirigente scolastico Liceo artistico statale di Sassari) con “Arte, evento, creazione 2019. Il sacro, la memoria, il tempo nel parco di Molineddu”.

«I temi presi in esame sono quelli entro i quali l’uomo storicamente ha strutturato la propria esistenza – ha spiegato Michele Pinna – ma che oggi, in un momento in cui prevalgono rumori, voci e suoni anche sconosciuti che si accavallano disordinatamente e fuori dalle regole conosciute, oltre a creare frastuono e a disturbare la sensibilità dell’uomo producono paura e disorientamento. Confrontarci su queste tematiche – ha concluso il direttore scientifico del Bellieni – serve anche a mettere il dito sui nervi scoperti di una società e di una umanità indifese e oltremodo preoccupate per il proprio futuro.»