21 November, 2024
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Dal 4 maggio il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, ha firmato la nuova ordinanza che permette nuovamente sia la pesca sportiva che quella amatoriale. Per quanto riguarda la pesca professionale, invece, non c’è mai stata una fermata. Il settore, tuttavia, è stato notevolmente danneggiato dalla vicenda del Covid-19, sia per quanto riguarda la vera e propria attività di pesca sia in riferimento alla distribuzione ed alla commercializzazione del prodotto.
La forzata chiusura dei ristoranti ha rappresentato una delle maggiori ragioni di crisi del mercato, venendo a mancare uno dei motori principali della filiera. I costi di mantenimento e manutenzione delle barche e delle attrezzature, non hanno di certo aiutato. La riduzione del venduto è stata superiore al 40%.

«Il crollo del mercato è coinciso con un momento di ripresa della pesca, dopo il periodo invernalespiega Roberto Savarino, presidente Confcooperative FedAgriPesca Sardegna -, solo alcuni sono riusciti a salvarsi, a volte portando il pesce a casa o consegnandolo alla Caritas, come è avvenuto nel Nord Sardegna. Ma non è bastato.»

In particolare sofferenza, il settore dei mitili. Dice ancora Roberto Savarino: «I produttori di ostriche sono sul lastrico. Il consumo principale è nella ristorazione. Essendo bloccata quella, si è bloccato tutto. Nel frattempo le ostriche continuano a crescere e quando raggiungono certe taglie hanno un valore molto inferiore, non hanno più mercato.»

Le cozze, al contrario, sembrano aver subito meno danni. Il loro consumo non si è, infatti, quasi modificato, sebbene si sia rilevata, comunque una riduzione.
Mauro Pintus, armatore della barca da pesca Alessandro P., conferma le parole di Roberto Savarino: «Dopo due mesi si riprende. Anche se noi potevamo uscire a pesca, eravamo penalizzati perché qua non veniva nessuno, quindi diventava difficile vendere anche una cassetta di pesce. Abbiamo lavorato veramente poco, se non niente. In due mesi  avrò fatto tre o quattro uscite. Lavoravano un po’ i magazzini del pesce ma molto limitatamente. Appena un 10% di vendita. Speriamo di riuscire a riprendere presto».
La speranza è anche che arrivi qualche aiuto concreto da parte dello Stato.
«Stiamo chiedendo un aiuto sulla liquidità, anche in regime de minimisriprende Roberto Savarino -. Almeno che vengano risarcite una parte delle spese di gestione, in particolare il gasolio.»
Per quanto riguarda le agevolazioni già determinate aggiunge: «A livello nazionale, nel decreto Cura Italia, adesso convertito in legge, c’erano 100 milioni di euro (decreto legge del 17 marzo 2020, n° 18 “Cura Italia”, art.78 n.d.r.)  tra agricoltura e pesca, ancora da dividere. Per la pesca si parla di una cifra tra i 15 e i 20 milioni di euro, destinati al fermo di emergenza. Il problema è che facendo due conti sembra ne servano almeno 45».
Le cose sono cambiate anche per quanto riguarda il fermo d’emergenza, da sempre destinato solo alle barche a strascico ma da quest’anno aperto anche alla piccola pesca. Tuttavia, non sono ancora ben chiare le regole per l’accesso e la destinazione dei fondi e, soprattutto, mancano i soldi. Intanto, si aspettano ancora i pagamenti del fermo pesca del 2017. La speranza è che il nuovo decreto, che dovrebbe uscire a maggio, tenga in considerazione anche questo settore. Si aspetta un nuovo incontro tra le organizzazioni e l’Assessorato, il secondo dopo quello avuto qualche giorno fa, svoltosi in videoconferenza.
«Ci siamo ridati un appuntamento da definire come dataprosegue il presidente di Confcooperativemagari dopo la presentazione di un disegno di legge di cui ci ha parlato l’assessore. Però non ne vediamo traccia, non è ancora arrivato in maniera ufficiale in consiglio regionale, quindi non lo conosciamo, non sappiamo le misure che ci sono e che son previste anche per il settore pesca. Per cui siamo in attesa.»
Quali sono le richieste da parte vostra? «Passando dalla pesca marittima a quella lagunare – conclude Roberto Savarino chiediamo che si prenda atto di una normativa nazionale che sposta di 15 anni la conclusione delle concessioni demaniali ai fini di pesca e di acquacoltura».

Federica Selis

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Il presidente del Consiglio regionale Michele Pais ha incontrato i vertici di Confcooperative Sardegna, il presidente Fabio Onnis, il vice Roberto Savarino ed il direttore Gilberto Marras.

I rappresentanti del mondo cooperativo hanno illustrato al presidente gli elementi principali della loro realtà economica, della quale fanno parte 700 aziende con 20.000 soci e 25.000 buste paga complessive per un fatturato di circa 650 milioni, proveniente da attività che vanno dall’agroalimentare al settore socio sanitario, dalla logistica alle telecomunicazioni.

Nel corso dell’incontro è stato affrontato anche il problema dell’inquadramento legislativo della cooperazione che, in Sardegna, risale ad una legge del 1957. In particolare, gli esponenti di Confcooperative Sardegna hanno sostenuto la necessità di portare sotto la competenza regionale tutte le funzioni di vigilanza e controllo sulle aziende associate, gestite a livello centrale dal ministero dello Sviluppo economico. La Sardegna, è stato sottolineato, è l’unica Regione Speciale che non ha legiferato in materia ed una nuova legge-quadro sarebbe una buona occasione non solo per riaffermare la competenza regionale sulle imprese cooperative ma anche per portare nuove risorse alla Regione e governare in modo più incisivo il mercato dove operano aziende che fanno una politica molto aggressiva sul piano dei rapporti di lavoro e dei contratti.

«In una Sardegna che ha molto bisogno di crescere e di diventare più competitiva – ha sottolineato fra l’altro il presidente Michele Pais – il mondo della cooperazione può svolgere un ruolo di primo piano sia sul piano culturale, favorendo forme maggiori di aggregazione che nella nostra terra hanno sempre fatto fatica, che su quello economico, diffondendo sempre più quel modello partecipativo che significa puntare sul capitale umano, sulla qualità del lavoro, sullo sviluppo di conoscenze e professionalità e, in definitiva, sulla buona occupazione.»

Per quanto riguarda il problema legislativo, il presidente ha assicurato tutto il suo impegno presso i gruppi consiliari, precisando però che il problema della competenza regionale sulla materia investe aspetti tecnicamente più complessi che dovranno essere definiti con lo Stato.

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Nasce anche in Sardegna l’Alleanza delle cooperative dall’unione di Legacoop, Confcooperative e Agci, al T Hotel, alla presenza del presidente nazionale Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative, e Alleanza delle cooperative, del presidente nazionale di Legacoop Maurizio Lusetti e del presidente nazionale dell’Agci.

«Mentre tutti si dividono, la Cooperazione, grazie al suo Dna, lavora per unire imprese e persone, sotto un’unica sigla di rappresentanza – ha spiegato Claudio Atzori, presidente di Legacoop – oggi la Cooperazione sarda dà vita al primo coordinamento regionale, attraverso la nomina dei propri gruppi dirigenti». A rimarcare l’importanza dell’iniziativa il presidente dell’Agci della Sardegna Sergio Cardia. Maurizio Gardini, presidente dell’Alleanza delle cooperative nazionale e di Confcooperative nazionale ha ricordato l’impegno «del mondo della cooperazione contro le false coop, la raccolta di firme» e l’importanza dell’iniziativa messa in campo a livello nazionale e in Sardegna. «Uno degli elementi caratterizzanti è quello di aver costituito una voce unica che si è confrontata e si confronta con le istituzioni. L’Alleanza – ha detto – è il soggetto in cui le Istituzioni vedono l’unico interlocutore con cui confrontarsi». L’Alleanza delle cooperative, con 39.000 imprese associate rappresenta oltre il 90% del mondo cooperativo italiano per persone occupate (1.150.000), per fatturato realizzato (140 miliardi di euro) e per soci (oltre 12 milioni).

Numeri che portano la cooperazione a incidere sul PIL per circa l’8%. Va altresì considerata la raccolta delle banche di credito cooperativo (157 md).

I cooperatori e le cooperative dell’Alleanza rappresentano, tra l’altro il 14,8% degli sportelli bancari del Paese; il 34% della distribuzione e del consumo al dettaglio; 35 miliardi di produzione agroalimentare Made in Italy; oltre il 90% della cooperazione impegnata nel welfare dove 355.000 persone occupate nelle nostre cooperative erogano servizi sociosanitari a 7.000.000 di Italiani. Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop ha parlato della necessità di guardare al «futuro e ai giovani» e rimarcato l’importanza «della cultura della legalità che non è imparare a esse onesti ma avere consapevolezza e rispetto delle norme». Rosario Altieri, presidente nazionale di Agci ha rimarcato il fatto che «con la costituzione della Alleanza delle cooperative della Sardegna è un altro tassello del mosaico nazionale e la tessera della è Sardegna molto importante nel panorama nazionale. Ci auguriamo che l’intero quadro possa essere completato entro breve tempo». A chiudere i lavori, dopo una serie di interventi con esperienze del mondo della cooperazione (3A Arborea e Santadi), Fabio Onnis. Successivamente l’assemblea ha eletto poi la presidenza di cui fanno parte Claudio Atzori, Daniele Caddeo, Sergio Cardia, Michele Fiori, Gianni Locci, Giovanni Loi, Gilberto Marras, Fabio Onnis e Roberto Savarino. Presidente è stato eletto Fabio Onnis, copresidenti Claudio Atzori e Sergio Cardia.