Sulcis, tra timori e speranze di produttori e commercianti, riaprono diverse attività merceologiche
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Il DPCM del 26 aprile 2020 ha permesso a molte attività di riprendere il lavoro e la produzione. Il presidente della Regione Christian Solinas ha aggiunto, inoltre, ulteriori possibilità di riapertura. Tra i commercianti, in particolare tra i settori produttivi che, secondo la nuova ordinanza, hanno potuto riprendere a lavorare, c’è ancora molta incertezza per quanto riguarda il prossimo futuro, con gli aiuti e le agevolazioni dello Stato che stentano ad arrivare.
I due mesi di lockdown sono stati deleteri, per settori che già prima della chiusura erano in sofferenza, ma anche per quelli che, al contrario, riportavano dei buoni riscontri di mercato. Come ci racconta Bruno Pintus, ambulante del settore caseario di Carbonia, che da anni gestisce il proprio banco nei mercati ambulanti di diversi paesi e da sempre partecipa a fiere ed eventi gastronomici: «Proviamo a ripartire. È stata una perdita incredibile. Abbiamo perso tutte le sagre, compresa Sant’Efisio. Nel mio mestiere non è possibile poi recuperare». Le spese di produzione non si sono fermate, così come i pagamenti, che continuano ad arrivare. «Io compro il latte e mi faccio fare il formaggio – prosegue Bruno Pintus -. Ho delle consegne che non ho potuto ancora ritirare». Nel frattempo sono arrivate le bollette e i contributi da pagare. «È come se stessi ricominciando tutto daccapo.»
Un leggero ottimismo si legge nelle parole di Maria Giovanna Locci, produttrice agricola di Tratalias, che, tra le altre, gestisce da anni, assieme alla madre, un banco di vendita al mercatino settimanale di Sant’Antioco, così come in altri paesi del Sulcis: «E’ un periodaccio. Noi produttori non sapevamo più come fare con la merce che continuava ad accumularsi. Ci siamo arrangiati con le consegne a domicilio tra i nostri concittadini, riuscendo ad utilizzare anche i canali social. Ma nonostante questo la merce era sempre in eccesso. Ogni grossista ha i suoi fornitori e non sempre accettano nuovi produttori». Con un occhio alle spese, per la produzione e il mantenimento delle colture, che non sono mai diminuite. «Questo di Sant’Antioco è il nostro primo mercatino, dopo la riapertura dovuta al lockdown – continua Maria Giovanna Locci -. Gli altri Comuni non hanno ancora sbloccato.» Ma importante è anche un altro fattore, forse non secondario e che in questi due mesi di isolamento è venuto fortemente a mancare. Maria Giovanna ci tiene a sottolinearlo: «Mancava il rapporto coi clienti e anche svegliarci presto la mattina».
Un altro settore in forte sofferenza è quello florovivaistico. Nella serra di Marcello Canè e Sabrina Martis, di Sant’Antioco, ci accolgono i colori delle piante in fiore. Anche loro riaprono dopo due mesi di chiusura forzata. Tuttavia, il loro settore merceologico resta ancora escluso dalla vendita ambulante. «Da anni ho uno spazio assegnato al mercatino settimanale – racconta Marcello – ma ancora non mi è permesso esporre.» Nel paese lagunare il cimitero ha riaperto i cancelli in anticipo, rispetto ai Comuni limitrofi, e alcuni ambulanti, titolari di un box, hanno potuto riaprire la loro attività di vendita. Per Marcello Canè questo non è stato possibile, come spiega lui stesso: «Avendo lo stallo al mercatino non posso averlo in cimitero e, viceversa, chi lo ha in cimitero non può vendere al mercatino». Insomma, questa riapertura arriva sì, ma solo in parte. Per Marcello e Sabrina è il momento di riaccendere la speranza e guardare di nuovo al futuro: «Non abbiamo più avuto introiti negli ultimi due mesi e non è che le cose in precedenza andassero meglio – spiega Sabrina Martis -. La vendita di fiori nei supermercati aveva già drasticamente ridotto le nostre entrate. Quindi questa chiusura forzata ci ha ulteriormente danneggiati». Tuttavia, Marcello e Sabrina affrontano il nuovo momento con fiducia e coraggio, servendosi anche dell’aiuto dei social: «Riapriamo e ci siamo organizzati sia per la vendita direttamente in serra che per la consegna a domicilio».
Diverso è il discorso dei bar. Sono pochi quelli che tentano la riapertura. Ci sono da valutare i costi ed i consumi. «Siamo aperti in pochi – spiega Veronica Costeri, milanese d’origine ma da anni residente in Sardegna, titolare, insieme alla sua famiglia, di un bar nella strada principale di Sant’Antioco -. Questi mesi sono stati lunghi. Noi abbiamo deciso di riaprire perché le spese per il mantenimento delle macchine ci sono comunque. I frigoriferi sono sempre funzionanti e anche la macchina per il caffè è nuova e deve restare accesa lo stesso. Insomma, aperti o chiusi le spese sono uguali. Quindi, alla fine, abbiamo scelto di aprire e almeno far entrare qualche introito.» Tuttavia, il nuovo decreto vieta la fruizione al banco o all’interno del locale. L’accesso è consentito ad un solo avventore per volta. Il consumatore ordina ed esce con l’ordinazione in mano. La consumazione non è permessa nei pressi del locale. Spiega ancora Veronica Costeri: «L’asporto per noi non è una novità, l’abbiamo sempre fatto. Riusciamo a lavorare principalmente con la caffetteria: caffè, cappuccino e cornetto. Però, se qualcuno desidera qualche altro tipo di ordinazione, cerchiamo comunque di soddisfarlo». Per il momento non è ancora possibile riprendere a lavorare i dipendenti. «Avevamo diversi ragazzi che lavoravano con noi. Con la situazione attuale non è possibile riprenderli. Purtroppo, è un problema di cassa integrazione che non arriva.» «Prima della chiusura forzata – racconta ancora Veronica – si lavorava molto bene.» Adesso si aspetta una nuova normalizzazione delle cose. «Però meglio che ci abbiano fatto riaprire a maggio che non dover aspettare ancora a giugno.»
Intanto, durante il mercatino settimanale di Sant’Antioco e, nonostante fossero presenti solo gli ambulanti di alimentari, l’affluenza di cittadini è stata notevole. Cospicua e costante è stata anche la presenza degli organi di controllo: Polizia Municipale, Protezione Civile, Barracelli e Associazione Nazionale Carabinieri, che hanno vigilato affinché le norme di sicurezza e il divieto di assembramento venissero rispettati.
Tanti i cittadini entusiasti di questa nuova apertura. Dalla settimana prossima si prevede un ulteriore ampliamento, con la concessione degli spazi anche agli ambulanti del settore abbigliamento.
Federica Selis