22 November, 2024
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Stamane è ripreso, in Consiglio regionale, l’esame dell’ordine del giorno con gli emendamenti all’art. 3 del disegno di legge n. 130 – Giunta regionale – “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

Il presidente, Gianfranco Ganau, ha messo in votazione l’art. 3 (“Sanzioni per interventi eseguiti in assenza di permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali”) che ha ottenuto 26 voti favorevoli; non essendo stato raggiunto il numero legale la seduta è stata sospesa per 30 minuti e alla ripresa, l’Assemblea ha ripetuto la votazione; l’art. 3 è stato approvato con 26 voti.

Successivamente è iniziato l’esame dell’emendamento n. 92 (Agus e pù) “Conferenze di servizi in caso di demolizioni di immobili abusivi ricadenti in aree a rischio idrogeologico o di particolare pregio ambientale” di cui, però, i presentatori hanno annunciato il ritiro.

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito l’emendamento importante comunicando di volerlo recepire.

L’iniziativa è stata poi formalizzata dal presidente del gruppo Pietro Pittalis.

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha sottolineato che la proposta «tocca un tema che non può essere trascurato, l’indicazione della conferenza dei servizi nei casi di abusi in aree a rischio idrogeologico o di pregio ambientale costituisce anche un significativo elemento di semplificazione».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che, fra l’altro, l’emendamento «è un’occasione per mettere in rilievo le deficienze del Ppr di Soru (il mastro Don Gesualdo di questa fase politica), alla radice della mancata approvazione dei Puc nella stragrande maggioranza dei comuni della Sardegna; la Giunta sta ancora cercando di mettere rimedio a quei pasticci, senza però intervenire sulla abnorme discrezionalità dell’istituto delle intese».

Il consigliere Oscar Cherchi, sempre di Forza Italia, ha ricordato che «già in commissione era emersa qualche perplessità ma è giusto portare l’emendamento in discussione: a prima vista sembra un eccesso di controllo ma in realtà l’esame di una certa tipologia di abusi in conferenza dei servizi ha aiutato ed aiuta molto la pubblica amministrazione a superare le difficoltà e ad abbreviare i tempi».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha evidenziato che «la ratio del nostro atteggiamento è evidente, ci sembra una proposta intelligente e di buon senso perchè la demolizione post-abuso, fra l’altro, è un atto complesso che deve lasciare spazio al miglioramento ambientale evitando i soliti rimpalli di competenze, su questo sarebbe giusto un voto ampio di tutto il Consiglio».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha annunciato invece il suo voto contrario «perché siamo in presenza di un testo incorreggibile, provvedimento emergenziale che non dà l’idea di quale obiettivo voglia raggiungere; oltretutto a livello nazionale si sta per approvare una norma che consente a chiunque di ristrutturare la sua casa senza formalità, fatte salve le volumetrie, questa legge finisce per discriminare i sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha comunicato il suo orientamento a favore «perché si coglie un aspetto importante, lo spirito della conferenza dei servizi è proprio quello di individuare procedure accelerate in determinati casi, uno strumento efficace per valutare tutti gli interessi in gioco, ferme restando le riserve di fondo sulla legge».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia), dopo aver osservato che la proposta offre una grande opportunità, ha raccontato di un suo incontro con un operatore di immobiliare globale di origine sarda che vorrebbe lavorare nell’Isola. Gli hanno risposto, ha detto Fasolino, «dappertutto nel mondo ma non in Sardegna, questo è un segnale gravissimo e molto pericoloso perché stiamo alimentando all’esterno l’immagine di una Regione contraria per partito preso alla cultura d’impresa».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha ribadito il suo parere contrario, come emerso in commissione, «perché secondo noi è troppo superficiale, inserito in un testo molto farraginoso».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), contrario all’emendamento, lo ha definito «non era necessario perché la conferenza di servizi è già prevista dalla normativa vigente; quello dell’opposizione è ostruzionismo legittimo ma bisogna chiamarlo con il suo vero nome, perché non si può criticare il ritardo e poi rallentare i lavori». «Su questa legge – ha continuato Solinas – ci stiamo mettendo la faccia assumendoci la responsabilità politica, a voi invece la responsabilità dei ritardi dopo aver detto che una legge in materia edilizia era comunque necessaria; in generale sarebbe comunque opportuno rivedere il regolamento per mettere in condizione il governo di esercitare il suo diritto-dovere e disciplinare gli interventi della minoranza, in sede di dichiarazioni di voto, ad un solo intervento per gruppo».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha osservato che il gruppo di Sel ha fatto bene a presentare l’emendamento in esame, perché «a parte il contenuto positivo è anche una apertura che consente di uscire dagli steccati ideologici ed è un peccato che poi il ritiro della proposta ha innestato una marcia indietro». «Non si capisce però – ha lamentato – il significato concreto del passaggio riferito alla valenza storico culturale e ambientale dell’immobile abusivo da demolire».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha affermato che «forse l’emendamento lo avremmo votato anche se il gruppo di Sel lo avesse mantenuto, la stoltezza umana non ha mai limiti; il collega Antonio Solinas non ha ascoltato bene quanto si è detto in quest’Aula ieri pomeriggio a proposito del ruolo e della funzione dei parlamenti nella storia della democrazia, non si può pretendere di stare sempre in cattedra solo perché si è in maggioranza».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia), sull’ordine dei lavori, ha proposto che il presidente intervenga «a difesa delle prerogative dei consiglieri regionali perché notizie di stampa riferiscono che un Pm ha chiesto in Consiglio regionale alcuni emendamenti legati ad una legge; dobbiamo essere tutelati e lavorare con serenità nell’esercizio del nostro mandato di fare le leggi ed esercitare ogni atto di sindacato ispettivo».

Il presidente Ganau ha chiarito che da parte della magistratura non è stato richiesto alcun atto relativo alla legge in esame, ma solo documenti riguardanti il piano casa del 2009 e 2011 peraltro pubblici e presenti sul sito istituzionale del Consiglio regionale.

Il consigliere Pietro Pittalis (Forza Italia) ha dichiarato in modo molto netto che «nessuno può pensare di mettere il bavaglio all’opposizione, ognuno si guardi in casa propria perché scheletri negli armadi ce ne sono tanti anche con riferimento a questioni edilizie e urbanistiche; noi non recederemo anche di un solo millimetro e non ci sarà nessun compromesso, ribadiamo che per noi occorre la proroga del piano casa e confermiamo questa proposta, come chiedono tutte le associazioni, siete voi invece che avete fatto ostruzionismo, portando in Aula questo provvedimento dopo 4 mesi».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) si è detto convinto che, al contrario di quanto sostiene la minoranza, la coalizione di governo «lavora molto tranquillamente anche in presenza di richieste di documenti da parte della magistratura per cui non vediamo pericolo per le prerogative del Consiglio regionale, non abbiamo scheletri nell’armadio e non subiamo diktat da parte di nessuno, discutiamo nelle sedi opportune e assumiamo decisioni condivise». «Fatevi una ragione – ha concluso Demontis – del fatto che il Piano casa non c’è più e non è il nostro dello perché per noi lo sviluppo passa attraverso i Puc dei comuni».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, contrario, ha detto che «in politica si vince come nel calcio, a volte, anche perché gli avversari sbagliano a porta vuota; la maggioranza si prende il tempo necessario per discutere al suo interno secondo una regola che prevede anche aperture alle valutazioni dell’Aula, pur se provenienti dall’opposizione». «In realtà – ha aggiunto Arbau – si sta replicando lo scenario nazionale, c’è Forza Italia che va verso Salvini e Area popolare su una posizione più autonoma, certo è che il clima delle barricate non aiuta il ragionamento sul merito».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, pur essendo contrario, ha dichiarato che «le squadre hanno diritto entrambe di giocare la partita; la maggioranza ha sempre mostrato disponibilità ad ascoltare e se ci prendiamo più tempo è proprio la dimostrazione di questa tesi». Fermo restando che crediamo in questa legge e vogliamo andare fino in fondo, ha suggerito Cocco, «sarebbe meglio evitare sterili contrapposizioni, anche perché riconosciamo che dall’opposizione sono arrivate alcune proposte che potrebbero essere condivisibili».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, ha risposto al consigliere Arbau che «sarebbe più utile restare sul tema, a parte il fatto che chi ha fatto mancare il numero legale poco fa non può dare lezioni a nessuno; chiediamo solo di poterci confrontare e di usare le prerogative che il regolamento assegna ai gruppi di minoranza, ma soprattutto vogliamo dare voce a chi sta fuori dal palazzo».

Non essendoci altri scritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 92 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi aperto la discussione generale sull’articolo 4 (tolleranze edilizie) e sugli emendamenti ed ha invitato il relatore della maggioranza ad esprimere il parere sulle proposte di modifica. Il presidente della Commissione Urbanistica ha dichiarato parere contrario agli emendamenti 246 e 214, ha comunicato il ritiro dell’emendamento n. 101 ed ha invitato al ritiro i presentatori dell’emendamento 24 e 569.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu ha espresso il parere conforme della Giunta a quello della IV commissione del Consiglio regionale.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha aperto il suo intervento ricordando che il prossimo 28 marzo cade l’anniversario del primo anno della Giunta Pigliaru. «Una Giunta – ha dichiarato l’esponente della minoranza – che non è nata sotto una buona stella con l’annullamento del piano regionale paesaggistico varato dall’esecutivo Cappellacci». «Quel giorno – ha aggiunto Floris – è incominciata una nuova era: quella del disfare a prescindere».

Mario Floris ha proseguito esprimendo ferma contrarietà alla decisione assunta un anno fa dal governo regionale del centrosinistra e sulla quale – ha sottolineato il consigliere del gruppo Sardegna – l’attuale assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, si era speso in qualità di presidente dell’Anci.

A giudizio di Floris con il Ppr e il piano casa si sarebbero create le opportunità per riprendere un cammino di crescita ma, così ha denunciato il consigliere della minoranza, la Giunta ha scelto la strada del “disfare” e “dell’attesa”.

Il già presidente della Regione ha quindi elencato le tante riforme che sono in attesa di approvazione e nel contempo ha rimarcato la scarsa efficacia delle misure adottate in attesa delle leggi che ridisegnino dal profondo sanità, enti locali, competenze statutarie, entrate, turismo, agricoltura, urbanistica e edilizia.

«State portando la Sardegna al disastro – ha concluso Floris rivolto ai banchi della maggioranza – e questa Giunta si dimostra incapace e inadeguata.»

La consigliere di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha definito l’articolo 4 del Dl 130 “un’occasione persa per dare un senso alla specialità sarda”. Altre Regioni – così ha dichiarato l’esponente della minoranza – hanno infatti adattato alle specifiche realtà le norme approvate in sede di recepimento del testo unico in materia di urbanistica. Alessandra Zedda ha quindi citato l’esempio della Regione Sicilia che ha elevato dal 2% al 3% le tolleranze edilizie.

Il consigliere, Ignazio Locci (Fi), si è detto stupito per le dichiarazioni rese in Aula dal presidente della commissione Urbanistica, Antonio Solinas (Pd), in ordine all’auspicata modifica del regolamento consiliare. «L’intenzione – ha dichiarato Locci – sembra quella di voler mettere il bavaglio alle forze della minoranza, riducendone tempi e modalità di intervento».

L’esponente di Forza Italia ha poi fatto riferimento alla visita in Consiglio fatta nei giorni scorsi dal procuratore della Repubblica del tribunale di Tempio, ed ha ribadito al presidente Ganau la richiesta di assicurare la piena tutela e il pieno esercizio delle prerogative dei consiglieri regionali della Sardegna.

Sul tema specifico delle “tolleranze edilizie”, Ignazio Locci ha invitato la Giunta regionale a chiarire quale sia l’esatta posizione della Giunta, considerato che il tema oggetto dell’articolo 4 del D.L. 130 rappresenta uno di quelli in cui di recente si è sviluppata una ricca letteratura.

Il consigliere di Forza Italia, Antonello Peru, ha svolto il suo intervento con un’ampia digressione che ha riguardato la pubblicazione sul quotidiano La Nuova Sardegna, di un esposto nel quale sarebbero denunciati presunti abusi edilizia in una sua prorietà immobiliare. Il vice presidente del Consiglio ha rimarcato l’utilizzo strumentale di un esposto che – così ha dichiarato Peru – è del tutto privo di fondamento ed i cui rilievi sarebbero già stati chiariti fin dallo scorso mese di settembre attraverso le opportune verifiche di tecnici e legali. L’esponente della minoranza ha parlato di “meschinità”, “maldicenze”, “vigliaccherie” e ha sottolineato la sospetta tempistica nella divulgazione della notizia: «Quale migliore occasione della discussione sul Dl sull’edilizia per non trasformare gli oppositori in spregiudicati cementificatori?».

Peru ha ribadito la regolarità degli interventi di ristrutturazione eseguiti nella sua proprietà ed ha concluso confermando la volontà («non cederò di un millimetro») di proseguire nella difesa del piano casa approvato nella scorsa legislatura e ha declinato i positivi effetti benefici che ne sarebbero derivati alle imprese e ai cittadini sardi.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha definito “l’articolo 4 del dl 130 l’ennesima occasione sprecata per mettere ordine nel complicato tema dell’abusivismo edilizio”. L’esponete della minoranza ha quindi criticato la quantificazione al 2% dei margini di tolleranza edilizia perché – così ha spiegato – la misura potrebbe essere ridicola se riferita alle piccole superfici, mentre sarebbe una misura enorme se si tratta di volumi importanti.

L’esponente della minoranza ha quindi  sottolineato come l’articolo 4 non ponga rimedio ai casi di presunti abusi che si verificano per le errate operazioni di accatastamento degli immobili realizzati tra gli anni ’60 e ’70. «Il problema si trasforma in un dramma – ha dichiarato Cossa – per i tanti che sono entrati in possesso di manufatti abusivi a loro insaputa e che si trovano quindi nell’impossibilità di richiedere le necessarie autorizzazioni per realizzare gli opportuni interventi migliorativi».

Ha quindi preso la parola il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) secondo il quale la legge in discussione «non rende più veloci le procedure per l’approvazione dei Piani Urbanistici Comunali».

Fasolino ha quindi difeso il Piano Casa approvato nella precedente legislatura dalla maggioranza di centrodestra. «Non era uno strumento di programmazione ma un modo per ridare ossigeno alle imprese in un periodo di grave crisi – ha detto Fasolino – la decisione di non confermarlo rappresenta un danno per il sistema economico regionale». L’esponente della minoranza ha poi avanzato la proposta di prorogare il Piano e, parallelamente, lavorare a una legge organica in materia urbanistica.

Stefano Tunis (Forza Italia) ha respinto le critiche della maggioranza sull’atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione: «Non è tollerante dire come dovrebbe comportarsi la minoranza e svilire il ruolo alto dell’attività parlamentare».

Il consigliere azzurro è poi tornato sulla “visita” a Palazzo del Pm Fiordalisi: «Il Pubblico Ministero è il dominus dell’azione legale che esercita in virtù di un interesse pubblico. La magistratura procede a una verifica in presenza di una notizia di reato. In questo caso non può esserci notizia di reato perché, secondo quanto riferiscono gli organi di stampa, Fiordalisi è venuto ad indagare sugli atti di formazione di una legge, un momento sacro su cui nessuno ha il diritto di ficcare il naso. E’ un problema che abbiamo il dovere di affrontare – ha concluso Tunis rivolgendo un appello ai consiglieri di maggioranza e opposizione – nessuno può usurpare il ruolo del legislatore».

Anche Oscar Cherchi (Forza Italia) ha difeso il ruolo dell’istituzione parlamentare per poi concentrarsi sul contenuto dell’art.4. «Il Dl 130 nei primi articoli recepisce la legislazione nazionale – ha osservato Cherchi – nello specifico l’art.4 accoglie l’istituto della tolleranza edilizia fissando al 2 per cento le eccedenze delle violazioni o degli errori progettuali. Manca però una previsione degli errori in difetto. Cosa accade se si realizzano opere con misure o cubature inferiori rispetto a quelle indicate in progetto? Serve una norma chiara altrimenti si rischia di lasciare alla discrezionalità dei tecnici l’interpretazione della legge».

E’ quindi intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha illustrato all’Aula i dati negativi diffusi dall’Agenzia del Lavoro e dall’Istat sul calo dell’occupazione in edilizia. «I numeri parlano di migliaia di posti di lavoro andati in fumo, una situazione di grave crisi che in Sardegna poteva diventare drammatica se non ci fosse stato il Piano Casa. Voi avete abrogato quel Piano – ha affermato Tedde rivolgendosi all’opposizione – la promessa di approvare una legge organica non è stata però mantenuta».

Il consigliere di minoranza ha poi parlato di «mancanza di coraggio da parte del centrosinistra che, tenuto conto delle prerogative previste dallo Statuto,  poteva  pensare norme differenti rispetto a quelle nazionali: «Avremmo potuto prevedere un 3 o un 4 per cento di tolleranza – ha concluso Tedde – invece ci siamo limitati a copiare  mettendo una pietra tombale sulla specificità sarda e sulla capacità del Consiglio di dettare norme proprie».

Critico anche l’intervento di Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) che ha difeso il D.L. 130 ma espresso forti perplessità sull’art. 4: «Si tratta di una sanatoria. Se applicata alle grandi opere, la regola del 2 per cento rischia di autorizzare cubature importanti. Non si possono legalizzare gli errori dei professionisti».
Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, riferendosi alla visita del Pm Fiordalisi, ha detto di non sentirsi «affatto preoccupato delle indagini di chicchessia» e ha poi difeso appassionatamente l’autonomia parlamentare: «La democrazia regge solo se è chiaro il principio della divisione dei poteri. Attenzione a delegittimare le istituzioni, la storia insegna che così non si va da nessuna parte».

Attilio Dedoni, infine, ha invitato la maggioranza ad ascoltare le voce dell’opposizione «non servono gli atteggiamenti di chiusura, serve un dibattito serio su una normativa che può avere conseguenze pesanti per le famiglie e le imprese sarde».

Il capogruppo di Area popolare sarda Gianluigi Rubiu ha sostenuto che «è difficile parlare di questa legge nei dettagli perché è da respingere in toto, non fa nulla per lo sviluppo e uccide la speranza per il futuro, è piena di imbrogli e cerca di parlare d’altro; qualcuno come Soru dice che vuole migliorare il paesaggio e lo scenario costiero, ma è un linguaggio fondamentalista che non ha rispetto della minoranza». Sull’art. 4 Rubiu ha detto che «rappresenta un passaggio ambiguo, pletorico, fuori dai tempi, superato da leggi nazionali; nel decreto mille proroghe al comma 1 dell’art. 17 bis si parla a proposito delle tolleranze della volumetria complessiva dell’edificio e non di singole unità immobiliari come fa la legge regionale». «Non andiamo avanti – ha esortato in conclusione – in una legge senza sbocchi nata già vecchia, superata da una legge nazionale pubblicata appena un mese fa».

Il consigliere Paolo Truzzu (Sardegna-Fdi), dopo aver dichiarato di non essere estraneo al dibattito né convertito ad altre convinzioni, si è detto «convinto che questa non sia una buona legge per la Sardegna che, anche sulle tolleranze, risponde ad una visione ideologica tipica di quando si cerca a tutti i costi di applicare un sistema di valori alla realtà, salvo rendersi conto che questa impresa è impossibile».«Spesso si è evocato il fantasma degli speculatori – ha aggiunto Truzzu – dimenticando però che il 98% degli iscritti all’Ance sono piccoli imprenditori, sono in gioco quindi interessi diffusi e non quelli dei grandi speculatori, bisogna comprendere cosa c’è sul territorio attraverso un confronto di merito senza pregiudiziali, soprattutto perché fuori dal palazzo c’è una opposizione a questa legge di gran lunga più ampia di quella consiliare». «Ma – ha concluso – che spazio di confronto ci può essere quando si chiede la modifica del regolamento per contingentare i tempi delle dichiarazioni di voto? stiamo facendo ostruzionismo esercitando un nostro diritto ma anche nel vostro interesse per evitare una pessima legge che causerà un mare di problemi»

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, sull’articolo 4, ha detto che «potrebbe essere uno spazio utile per un ragionamento comune fra maggioranza e opposizione». Quanto al regolamento del Consiglio, Arbau ha affermato che «lo dobbiamo cambiare e lo faremo a fine mandato, così non ci saranno sospetti di parzialità su argomenti che servono a tutti e non vanno affrontati a seconda delle esigenze del momento». Il capogruppo di Sardegna Vera si è poi soffermato sulle notizie di stampa relative ad un accertamento della magistratura relatiuvo ad atti del Consiglio regionale, osservando che «è fastidioso assistere all’acquisizione di emendamenti di procedimento legislativo, lo dico con tutte le cautele del caso ma nessuno di noi deve aver paura di sbagliare scrivendo un emendamento perchè il nostro lavoro deve essere sempre sereno; nessuno della maggioranza, inoltre, vuole utilizzare clave giudiziarie e giornalistiche per mettere il bavaglio all’opposizione, facciamo politica a viso aperto discutendo sul merito delle questioni politiche e dobbiamo essere liberi sia quando la stampa approva sia quando disapprova». Rivolto al consigliere di Forza Italia Fasolino, Arbau lo ha infine invitato a «criticare la maggioranza senza continuamente evocare la presenza di Soru, che non siede più in quest’Aula».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato in apertura che «Soru ha lasciato tristi ricordi ma è il segretario del Pd e lo critichiamo sia per quello che dice che per alcune vicende a lui riconducibili legate ad interventi edilizi, nessuno se ne abbia a male». «Voglio però cogliere l’occasione – ha aggiunto Pittalis – per esprimere la più convinta solidarietà, mia e del gruppo, ad Antonello Peru che con determinazione e coraggio ha rappresentato una vicenda incredibile che lo ha visto coinvolto; non vogliamo che il nostro dibattito sia influenzato da questo tipo di dinamiche e forse Arbau non ha sentito l’intervento del consigliere Rubiu di poco fa, il problema non è di Forza Italia perchè l’opposizione su questo provvedimento parla una sola voce». «Il fatto è un altro – secondo Pittalis – cioè che, anche stamattina la Confartigianato ha richiamato la Giunta su una legge che, a suo avviso, è un danno delle imprese, ha criticato i ritardi, ha indicato precise responsabilità dell’assessore Erriu, ipotizza che di questo passo finiremo a ferragosto, chiede infine se è possibile fermare questo gioco al massacro ma il problema sta nella maggioranza: noi confermiamo la nostra proposta di ritirare il provvedimento e prorogare il Piano casa, e faremmo bene ad ascoltare questo suggerimento nell’interesse dei sardi».

Non essendoci altri interventi, il presidente Ganau ha sospeso i lavori del Consiglio per convocare la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente ha comunicato che i lavori del Consiglio riprenderanno domani mattina alle 10.30, mentre per domani pomeriggio alle 15.30 è convocata la quinta commissione per un parere obbligatorio. Successivamente ha tolto la seduta.

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Tempi lunghi per il dibattito sul disegno di legge n. 130 “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”, con distanze sempre molto marcate tra maggioranza ed opposizione.

La seduta di questo pomeriggio si è aperta con la discussione generale dell’art. 3 e dei relativi emendamenti.

Il primo ad intervenire è stato il consigliere di Forza Italia Oscar Cherchi che ha osservato come l’articolo ricalca integralmente il testo nazionale, ed appare criticabile, a suo avviso, «la collocazione della parte sanzionatoria all’inizio dell’articolato mentre generalmente si mette alla fine». «Più in generale – ha aggiunto – anche in questo caso si confondono le norme urbanistiche con quelle edilizie seguendo una logica a spezzatino il contrario di ciò di cui la Sardegna ha bisogno».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha tenuto a sottolineare «un passaggio che merita grande attenzione perché si parla della sanzioni e della vigilanza sui cantieri, però si prevede sulla scorta della legge nazionale una ordinanza del sindaco per il sequestro delle opere ritenute abusive mentre sarebbe stato meglio lasciare questa responsabilità in capo agli uffici tecnici per non caricare i sindaci di compiti impropri».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che, «appena arrivati alle questioni di merito emergono i primi problemi concreti e di confusione normativa, con provvedimenti di natura omogenea per cui si utilizzano quattro termini diversi». La prima cosa da fare, ha avvertito Cossa, «è individuare bene sia i provvedimenti che i responsabili, superando il dualismo di competenze fra sindaco che emette l’ordinanza di demolizione e quella del responsabile tecnico che sulla stessa materia ha una facoltà ma non un obbligo, altrimenti non facciamo altro che alimentare il lavoro degli uffici giudiziari».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che in primo luogo questa norma doveva essere alla fine come si fa di consueto e comunque è una specie di mostro con molte teste con un organismo formato da un mix di passaggi lapalissiani e molte lacune, anche rispetto alla normativa nazionale cui fa riferimento. C’è poi poca chiarezza, ha lamentato il consigliere, «a proposito della separazione fra compiti di indirizzo che spettano all’organo politico e di gestione di competenza dei dirigenti; a fronte di questo quadro demolizione e sequestro non possono spettare al sindaco ma vanno attribuiti al dirigente».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha ricordato che, fin dall’inizio, era facile prevedere che «questa legge sarebbe stata un parto difficile, una sorta di parto podalico perché in qualche modo si comincia dalla fine; non si può pensare ad un impianto sanzionatorio senza inserire prima un dettato normativo che chiarisca cosa è consentito e cosa è vietato, questo è ciò che si aspetta il cittadino comune che non va intimorito».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «il pericolo di moltiplicare le occasioni di contenzioso sicuramente c’è ma a questo rischio va aggiunto anche il rischio di eccessivo allungamento dei tempi, sembra che ci sia un’ansia di sanzionare il cittadino ad ogni costo, dimenticando che anche i messaggi che si rivolgono all’esterno hanno la loro importanza; bisogna fare uno sforzo comune per migliorare alcune parti del testo e rilanciare il principio di leale collaborazione fra pubblica amministrazione e cittadini».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha richiamato l’attenzione dell’Aula sulle dichiarazioni del consigliere Lotto, che si è chiesto perché il Consiglio perde tempo ad esaminare disposizioni per certi aspetti marginali. «Sarebbe meglio chiedersi – ha sostenuto – perché sono stati presi pezzi del testo unico sull’edilizia e della legge regionale 23/85, in qualche caso anche datati, per inserirli nel testo; così non si aiutano le amministrazioni locali che dovranno applicare la norma nelle loro relazioni con gli utenti, la soluzione migliore sarebbe stata quella di il testo unico con un solo articolo, altrimenti ogni volta che cambia il testo unico dobbiamo tornare in Aula per recepire le modifiche e questa sì che sarebbe una perdita di tempo».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha detto fra l’altro che «stiamo entrando in media res ma prima di parlare di sanzioni dovremmo riflettere sul perché prevediamo le sanzioni, seguendo un atteggiamento che appare come il frutto di un pregiudizio culturale negativo da associare necessariamente all’urbanistica; le sanzioni, invece, devono essere accuratamente ponderate così come vanno attentamente valutate le acquisizioni al patrimonio comunale di beni e manufatti».

Dopo l’on. Dedoni ha preso poi la parola l’on. Efisio Arbau (SV), che ha detto: «L’attività sanzionatoria è seria e utile, anche per gli operatori del diritto. Quindi questa norma è indubbiamente quel che serve. E’ interessante, però, parlare della sanatoria giurisprudenziale, un istituto che pone in netta difficoltà i nostri Comuni: dobbiamo uscire dall’idea vecchia del cittadino contrapposto all’istituzione, evitando ai Comuni ordinanze di demolizione che poi la magistratura consente di ricostruire. Su questi argomenti sostanziali dovremmo confrontarci e lo dico costruttivamente anche alla maggioranza».

Ha poi preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui «i cittadini sardi non sono controparte della Regione e il criterio delle sanzioni va rivisto nel senso di aprire a favore dei cittadini. E’ in nome loro che governiamo». L’oratore si è espresso anche contro l’approvazione dell’Imu agricola e ha chiesto al Consiglio e al presidente della Regione di ricorrere alla Corte costituzionale.

Per l’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) «questa norma rischia di alimentare ulteriormente l’incertezza su un sistema normativo frammentato e stratificato, difficile da coordinare anche per gli stessi operatori. E’ chiaro che tutto questo riduce anche la civiltà di queste norme. Avete cercato di fare una sorta di collage prendendo un po’ dalla legge 23, un po’ dalla legge 380 con qualche elemento di fantasia aggiunto da voi».

Per la replica ha chiesto di parlare l’assessore Cristiano Erriu, che ha detto: «Questo articolo è materia di diritto applicato e di giurisprudenza. L’approfondimento di questa discussione in Consiglio lo testimonia. Il centrodestra ha fortemente criticato questo articolo e io che ho fatto il sindaco so bene quali limiti abbia l’amministrazione comunale in questi casi. E quante responsabilità i sindaci vorrebbero evitare. Ecco, questo articolo va proprio nella direzione di introdurre maggiori elementi di certezza del diritto, a vantaggio dei cittadini».

Sull’emendamento 247 (soppressivo dell’intero articolo 3) ha preso la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) per chiedere che si faccia «chiarezza su chi è chiamato a dire che un cantiere è abusivo o meno. Un conto è agire su mandato della procura, un altro su impulso di un dirigente o di un vigile urbano».

L’on. Mario Floris ha chiesto alla Giunta di «ritirare questo articolo, che ha soltanto il sapore punitivo e per nulla preventivo. E se non passa questo articolo ci sono comunque norme che sopravvivo e tutelano la collettività in caso di abusi. A noi di quello che fa lo Stato non ci importa: abbiamo bisogno di norme sarde che vadano bene per la Sardegna». Anche l’on. Cossa (Riformatori) si è detto a favore dell’emendamento  soppressivo e ricordando l’intervento dell’on. Arbau e del collega Pittalis ha aggiunto: «Stiamo ad andando ad aumentare soltanto il lavoro dei magistrati».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “questa norma è ben fatta e chiara” mentre l’on. Locci (Forza Italia) ha difeso l’emendamento soppressivo: «Dov’è la contingibilità e urgenza in tutto questo? Avete inventato un modo per scaricare la responsabilità dei dirigenti e attribuirla ai sindaci. E’ chiaro che si tratta di norme aggiunte: se il dirigente se la sente deve poter sospendere i lavori e contestualmente sequestrare il cantiere».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) «ci sono tutte le possibilità di modificare questo testo nel senso degli interessi del popolo sardo e non della burocrazia».

Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) non si è detta soddisfatta dalla replica dell’assessore Erriu: «Anche noi abbiamo passione nell’esercitare il nostro ruolo e non rinuncio ad esercitare la competenza legislativa primaria del Consiglio regionale in materia urbanistica». 

Dello stesso tenore anche l’intervento dell’on. Rubiu (Udc): «Se anche cancelliamo questa norma restano in piedi le norme che reprimono le violazioni della materia urbanistica». Per l’on. Dedoni (Riformatori) «non è chiaro quale fosse l’obiettivo del legislatore che ha costruito questa proposta».

Favorevole anche l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «La Giunta sta maturando la convinzione che questo testo può essere migliorato. A noi non interesse portare a casa il valore di questo emendamento, magari approvato a voto segreto. Il fatto è che questa legge non vogliamo farvela approvare perché non ha nulla di buono. Ecco perché dovreste eliminare questo apparato sanzionatorio».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Luigi Ruggeri (Pd), che ha detto: «Vengo dall’esperienza di sindaco nella città più martoriata dagli abusivi edilizi, ovvero Quartu. E difendo questa norma».

Per l’on. Pittalis (Forza Italia) è chiaro che «i controlli preventivi sono molto più importanti delle vostre sanzioni contenute nell’articolo 3». Anche l’on. Alberto Randazzo (Forza Italia) si è detto contrario «a dare ai sindaci responsabilità che non devono appartenere ai sindaci. Che siano i dirigenti ad assumersi sino in fondo le loro responsabilità».

Sul tema delle competenze dei sindaci, il capogruppo del Pd, on. Pietro Cocco, ha detto: «Nessuno li vuole perseguitare, non scherziamo».

Messo in votazione, l’emendamento 247 è stato respinto.

L’on. Antonio Solinas, presidente della commissione Quarta, è intervenuto per rettificare alcuni pareri della commissione e ha chiesto all’Aula di eliminare ogni ambito di discrezionalità a favore dei dirigenti comunali sul fronte della sospensione e del sequestro del cantiere dove è stato realizzato l’abuso.

Sull’emendamento 203 è intervenuto per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha chiesto la soppressione del punto 1 del comma 1 dell’articolo 3. Si è associato l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia) e a seguire l’on. Stefano Tunis: «Questa figura di sindaco sceriffo è frequente nelle vostre norme ed è ben studiato dalla psicoanalisi freudiana come l’emblema di un percorso adolescenziale non compiuto». L’on. Mario Floris è tornato sul concetto di “inizio dei lavori”: «Da quando decorre l’inizio dei lavori? Dobbiamo mettere un punto fermo su questa problematica».

Anche per l’on. Crisponi (Riformatori) «il pasticcio viene fuori con tutta la sua evidenza ed è il pasticcio di un sindaco che è anche censore e sceriffo e che deve procedere anche se non sa chi ha accertato l’ipotesi di violazione urbanistica». Favorevoli anche l’on. Locci e Pittalis (Forza Italia): «Così come formula,to il primo comma pone problemi, visto che insistete solo nel rafforzare la tutela sanzionatoria».

Sull’ordine dei lavori l’on. Cossa (Riformatori) ha chiesto notizie in ordine all’approfondimento annunciato sull’articolo dal capogruppo del Pd.

Anche l’emendamento 203 è stato respinto dall’Aula.

Il presidente del Consiglio, Ganau, ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 204 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione del punto 2, al comma 1 dell’articolo 3 (Il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, accertata l’esecuzione di interventi in assenza di permesso, in totale difformità dal medesimo, ovvero con variazioni essenziali, ingiunge al proprietario e al responsabile dell’abuso la sospensione dei lavori, la rimozione o la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi e, nel caso di mutamento di destinazione d’uso, il ripristino della destinazione originaria legittimamente autorizzata, indicando nel provvedimento l’area che viene acquisita di diritto, ai sensi del comma 4).

Il consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci, ha dichiarato il voto a favore dell’emendamento ed ha rimarcato la necessità di specificare in legge quale sia e a quale servizio appartenga il dirigente a cui sono attribuite competenze e responsabilità.

Assunta la presidenza dell’Aula, il vice presidente Eugenio Lai, ha concesso la parola al consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, che ha rimarcato l’opportunità di specificare l’ufficio al quale appartiene il dirigente a cui fa riferimento il punto 2 comma 1 dell’articolo 3.

Marco Tedde (Fi) ha ribadito che le procedure e la responsabilità delle eventuali demolizioni deve essere esercitata da chi “con chiarezza” è indicato nel provvedimento.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha posto dubbi sulla correlazione tra quanto disposto dal comma 1 e da quanto stabilito dal comma 2. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato che tra le azioni è prevista l’acquisizione dell’area e non quella del manufatto eventualmente realizzato in difformità dalle leggi e dalle norme.

Il presidente di turno, Eugenio Lai, non essendoci iscritti a parlare ha posto in votazione l’emendamento 204 che non è stato approvato con 19 favorevoli e 29 contrari. Il presidente dell’assemblea ha quindi annunciato la votazione dell’emendamento n. 94 (Pier Mario Manca e più) e 250 (Locci e più) che propongono entrambi di sopprimere al comma 2 dell’articolo 3 (Entro quindici giorni dalla notifica della sospensione il dirigente o il responsabile dell’ufficio, su ordinanza del sindaco, può procedere al sequestro del cantiere. Nell’ipotesi di accertata prosecuzione dei lavori in violazione della sospensione, è disposta la demolizione immediata delle opere abusive) le parole “su ordinanza del sindaco”.

Il capo gruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha sottolineato che la probabile approvazione dell’emendamento, nell’escludere le funzioni del sindaco, rende ancor più evidente la necessitò di indicare con chiarezza in legge a quale dirigente debbano essere attribuite le funzioni e compiti stabiliti nell’articolato.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha sottolineato la rilevanza del problema evidenziato dal suo collega Pittalis e ha rimarcato l’assenza di una “fase dialettica” tra il presunto colpevole di abuso e l’avvio dell’iter delle demolizioni.

Il consigliere Pier Mario Manca (Soberania e Indipendentzia), primo firmatario dell’emendamento 94, ha dichiarato il voto a favore ed ha ribadito l’opportunità, nei casi in cui non è necessaria di escludere l’ordinanza del sindaco anche per contribuire ad eliminare le tensioni crescenti in capo ai sindaci.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha evidenziato la riproposizione del problema inerente le responsabilità della politica e quella in capo alle burocrazie delle pubbliche amministrazioni. Spostare le responsabilità dai sindaci ai dirigenti, a giudizio di Floris, rappresenta una profonda trasformazione della legge regionale 23 del 1985. L’esponente della minoranza ha inoltre denunciato che non appare chiaro nel testo in discussione in capo a chi sono le demolizioni fino ad oggi in capo alla Regione.

Il consigliere del Pd, Salvatore Demontis, ha escluso fraintendimenti in ordine alle funzioni e all’individuazione del dirigente a cui stanno in capo le responsabilità indicate in legge ed ha ribadito che sia la maggioranza che l’opposizione propone l’eliminazione dell’ordinanza del sindaco. Il consigliere della minoranza ha quidni preannunciato un emendamento al punto 12 che coinvolge anche il Corpo Forestale nelle attività di vigilanza e controllo della Regione.

Il consigliere di Forza Italia, Oscar Cherchi, ha sostenuto la posizione espressa dal capogruppo Pittalis ed ha dichiarato di condividere l’emendamento orale proposto dal presidente della IV commissione Antonio Solinas che prevede di sostituire i termini “procede al sequestro” con le parole “può procedere al sequestro”.

Il consigliere di Fi, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le richieste avanzate dal capogruppo Pittalis, mentre il collega di gruppo Stefano Tunis, ha invitato la maggioranza ad approfondire il tema ed ha denunciato che la norma risulta inapplicabile nella maggior parte dei Comuni dell’Isola, constatato l’assenza di dirigenti che caratterizza gli organici degli Enti locali.

E’ poi intervenuto Luigi Crisponi (Riformatori) che ha ribadito la necessità di definire meglio l’attribuzione dei poteri di accertamento delle violazioni urbanistiche. «Non si può fare con la presentazione di un semplice emendamento, serve una riflessione più ampia».

Secondo Roberto Deriu (Pd) andrebbe risolto il problema fondamentale sull’attribuzione delle competenze . «C’è imbarazzo nell’attribuirle ai primi cittadini – ha detto Deriu – ma bisogna dire che verranno date responsabilità pesantissime in capo ai dirigenti». Deriu ha poi affermato che in ogni caso i sindaci non saranno sollevati del problema: «Non c’è atto dei comuni che non venga ricondotto in capo al sindaco. Separare le responsabilità in modo incerto può portare a risultati mostruosi. La responsabilità politica rimarrà, comunque, in capo ai primi cittadini».

Il vicepresidente Lai ha quindi posto in votazione l’emendamento 94, uguale al 150, che è stato approvato dall’Aula.

Si è quindi passati all’esame dell’emendamento soppressivo parziale n.250.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha sottolineato il fatto che la legge non chiarisce  chi deve effettuare un sequestro. «Se questo aspetto non viene definito nessuno se ne assumerà la responsabilità. Sarebbe opportuno fermarsi a riflettere e presentare un emendamento di sintesi».

Michele Cossa (Riformatori) ha  sollecitato u miglior coordinamento tra i diversi commi dell’articolo 3.

Antonio Solinas (Pd) in risposta al collega Fasolino ha difeso l’impianto della norma: «La responsabilità sull’accertamento delle violazioni urbanistiche va attribuita al dirigente o al responsabile del competente ufficio comunale».

Un chiarimento che non ha convinto Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha ribadito la richiesta di cancellare l’articolo 3. «Chi deve interpretare la norma non verrà a chiedere spiegazioni in Consiglio. Servono norme semplici: meglio fermarsi a riflettere»

Anche per Pietro Pittalis «non c’è chiarezza tra i punti 3 e 4 del comma 1, l’articolo uno va riscritto».

Salvatore Demontis (Pd) ha invece difeso la norma: «Se le competenze non sono del sindaco è evidente che sono dei dirigenti – ha detto – in assenza di un dirigente, il Testo Unico degli Enti Locali assegna i poteri gestionali al responsabile del servizio. Si può discutere sull’opportunità di assegnare responsabilità troppo grandi a chi non ha una qualifica, ma non esistono dubbi sull’attribuzione delle competenze».

Il vicepresidente Lai ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 205 che è stato respinto, a scrutinio elettronico palese, con 29 contrari e  19 a favore.

L’Aula è quindi passata all’esame dell’emendamento n.206, primo firmatario Oscar Cherchi (Forza Italia).

Il vicepresidente Lai ha dato la parola a Michele Cossa (Riformatori) che si è soffermato sul punto 4 del comma 1 dell’articolo 3 nel quale si stabilisce che le opere realizzate abusivamente vengono acquisite di diritto al patrimonio del Comune. «E’ una norma che potrebbe dar adito a questioni infinite perché non è chiara».

Marco Tedde (Forza Italia) ha ribadito che le disposizioni dell’articolo 3 dell’articolo 4  non sono coniugabili. «Se venisse fuori dall’Aula questo articolato sarebbe difficilmente applicabile».

Dello stesso tenore l’intervento di Oscar Cherchi (Forza Italia): «Chi ha scritto questa norma ha creato confusione. Non si capisce a chi è venuta l’idea di scrivere che, nel caso di abusi, l’area acquisita dai comuni non può essere superiore a 10 volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita. E’ una follia: se un’opera è abusiva va acquisita per intero».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha definito grottesco il contenuto del punto 4. «Ma quale può essere il livello di punizione inflitto a chi ha compiuto un abuso a causa di norme poco chiare? E’ una violenza ai danni dei cittadini. fermatevi e riflettete».

Il presidente Ganau, tornato sul banco della presidenza, ha quindi dato la parola a Ignazio Locci (Forza Italia) secondo il quale «si sta tentando di disciplinare due fasi diverse la prevenzione e la sanzione dell’abuso edilizio. Mettere insieme in un singolo articolo questi due passaggi rischia di creare confusione».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito “un esproprio proletario” la previsione del punto 4 del comma 1. «Non è sufficiente acquisire il manufatto abusivo, si prevede una sanzione che incamera nel patrimonio comunale anche opere analoghe a quelle abusive. E’ una visione poliziesca prevedere di sequestrare aree dove potrebbero realizzarsi opere abusive. E’ il momento di fermarsi, l’articolo va riscritto».

Mario Floris (Uds) rivolgendosi al presidente Gianfranco Ganau ha affermato: «Si discute una materia sensibilissima. Nessuno sa spiegare che cosa ha scritto. Assessore e maggioranza devono rispondere alle domande della minoranza. Il testo contiene cose inaudite, è un pastrocchio. Chiedo la cortesia di avere delle spiegazioni quando queste vengono richieste».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n.206 che è stato respinto dall’Aula con 29 voti contrari e a 18 favore.

Ha quindi preso la parola il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni che ha ricordato al presidente di aver depositato un ordine del giorno sull’Imu agricola per chiedere l’impugnazione del decreto del Governo da parte della Giunta. Il presidente Ganau ha chiarito che l’ordine del giorno è all’attenzione del Consiglio e domani sarà la conferenza dei capigruppo a decidere se metterlo in discussione. Gianfranco Ganau ha quindi chiuso la seduta e aggiornato i lavori dell’Aula a domani mattina, alle 10.30. 

 

   

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

Dopo il cordoglio per le vittime dell’attentato di Tunisi, in Consiglio regionale prosegue il dibattito sul DL n.130 in materia urbanistica. I lavori del Consiglio regionale sono ripresi stamane. Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la seduta esprimendo la vicinanza del Parlamento sardo «alle famiglie delle vittime dell’attentato di ieri a Tunisi e alla giovane democrazia tunisina che con fatica ricostruisce il Paese».

Il presidente Ganau ha chiesto all’Aula un minuto di raccoglimento, «che segna anche il nostro sdegno e condanna a ogni forma di terrorismo e di violenza«.

I lavori del Consiglio sono poi ripresi con l’esame degli emendamenti all’articolo 2 del Piano casa. Dopo il parere della Commissione e della Giunta, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione, che il presidente Ganau ha concesso.

Alla ripresa, ha preso la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia), secondo cui nella maggioranza e nella Giunta «si finge di fare qualcosa e non si fa invece nulla. Questa è la rappresentazione dell’articolo 2. Quel poco che state facendo andrà di certo a danneggiare le imprese e la Sardegna. Ma d’altronde, quando si tratta di imprese, avete già dimostrato qual è il vostro livello di interesse verso il settore produttivo in occasione della Finanziaria». Rivolto poi ai consiglieri di maggioranza ha detto: «Siete soggiogati dai voleri di un soggetto che predica bene e razzola male, è giusto che facciate sentire la vostra voce dentro la maggioranza. Fate capire al piccolo manovratore che ci siete e fatevi rispettare».

L’on. Mario Floris (Uds) si è rivolto al capogruppo del Pd e ha detto: «Questo articolo non è una grande riforma come ci è stato presentato. E’ la sola modifica di un nome: da concessione edilizia a permesso di costruzione. Ma non cambia nulla. Insomma, attribuire a questo articolo la trasformazione della legge urbanistica della Sardegna è offensivo».

Per l’on. Oscar Cherchi (Forza Italia), che ha ricostruito la legislazione urbanistica che si è succeduta in Italia a partire dal 1942, «oggi ci troviamo con estrema urgenza a discutere l’articolo 2. Dopo 14 anni la Regione si sveglia e pensa di proporre all’Aula una legge che stravolgerà il sistema del rilascio delle autorizzazioni a costruire. Tutto questo non ha nulla a che fare con la semplificazione».

Per l’on. Fabrizio Anedda (Sinistra sarda) «c’è l’esigenza di una vera legge urbanistica che dica dove e come si deve costruire. Anche il pericolo e manicheo Ppr, come lo definite, non si discosta dal decreto Floris. Bisogna stare attenti a non introdurre premialità nei centri storici di Cagliari e Quartu, sarebbe prima necessario censire l’edilizia dei centri storici».

Ha preso poi la parola l’on. Michele Cossa (Riformatori): »Questo articolo uniforma la terminologia sarda a quella italiana, con 14 anni di ritardo. Ma vi vorrei ricordare che la Regione ha competenza primaria in materia urbanistica: c’è molto da riflettere su questa legge, che si pone su una posizione di retroguardia rispetto alla legge nazionale, orientata invece verso la semplificazione. Questo vostro piano casa è un piano di retroguardia e fa il possibile per fare un passo indietro perfino da quello Stato al quale pretendiamo di affermare la nostra specialità. C’è molto da riflettere, soprattutto sugli effetti che le leggi producono. Com’è stato per gli effetti del Piano casa, che insieme alla crisi hanno portato il licenziamento a decine di migliaia di operai sardi dell’edilizia».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) ha osservato che in materia urbanistica «la Sardegna avrebbe potuto fare molto di più avendo la competenza esclusiva per arrivare ad una vera semplificazione, invece è stato aggravato, ad esempio, il procedimento amministrativo sul silenzio-assenso laddove si prevede la sostituzione degli uffici regionali in caso di inerzia di quelli comunali». Occorre riportare il quadro normativo in linea con quello nazionale, ha aggiunto, «senza arroccarci su problemi di retroguardia, riconoscendo che qui non c’è grande riforma e non si fa altro se non cambiare alcuni passaggi terminologici privi di significato».

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu ha evidenziato che «il tema non è solo nominalistico, fa parte della evoluzione normativa ed amministrativa dello jus edificandi dato che, modificando la legge 23 dell’85, cambia di conseguenza tutto l’impianto». Il dibattito finora svoltosi in Consiglio, ha però osservato Erriu, «è singolare perché nel 2013 la Giunta Cappellacci in una sua legge parla proprio di permesso di costruire ma senza una norma regionale di appoggio, cosa che pone problemi in una Regione con competenza primaria sull’urbanistica; questa è una norma di semplice allineamento che dà certezza giuridica e pur non semplificando è utile».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato che, permesso o concessione, «parliamo sempre di un potere autorizzativo della pubblica amministrazione e forse se ne poteva pure fare a meno; è interessante invece capire perché ci stiamo muovendo in modo asimmetrico rispetto al quadro normativo nazionale ed accontentandoci di un topolino, dopo aver detto di voler superare il Piano casa per strutturarlo in modo stabile». Fuori da questo palazzo, ha proseguito Zedda, la situazione è molto diversa: «Friuli, Toscana, Calabria, Piemonte, Marche, Abruzzo, Puglia, Sicilia, Campania e Lazio (addirittura fino al 2017) hanno prorogato il Piano casa, confermandone la validità, noi invece siamo gli unici in Italia che fanno il passo del gambero».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha messo in luce che il dibattito somiglia alla situazione in cui «la maggioranza non riesce ad indossare l’abito che un bravo sarto come l’assessore Erriu sta cercando di confezionare, compito impossibile perché la legge che sta venendo fuori non soddisfa nessuno nemmeno all’interno della maggioranza e con i rattoppi in corsa la situazione è perfino peggiorata». Il decreto Renzi del 2014, secondo Rubiu, «è molto più avanti di quanto stiamo discutendo e molte Regioni hanno recepito la legge nazionale; sarebbe molto più utile fermare i lavori, recepiamo quel decreto e ripartiamo, così facciamo un buon servizio ai Sardi e dimostriamo che la politica sa andare oltre la dialettica maggioranza minoranza».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha osservato che «qualcuno ha detto che questo dibattito è inutile ma o il collega Lotto non è sintonizzato con l’opinione pubblica o forse si riferiva al lavoro che ha fatto la maggioranza, perché oggi anche Confindustria manifesta critiche durissime contro questa legge». Citando un documento degli imprenditori, Pittalis ha riferito che «se la nuova legge venisse approvata sarebbe un ulteriore gravissimo attacco all’economia della Sardegna ed il testo in esame è fortemente peggiorativo rispetto alla precedente stesura». «La maggioranza – ha concluso – sta portando avanti una azione debolissima ma i problemi non sono questi, non fatevi travolgere dal furore ideologico».

L’Assemblea ha quindi iniziato l’esame dell’emendamento n. 114 che sostituisce la rubrica del secondo Capo della legge con la dizione “semplificazioni e riordino in materia edilizia”.

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha sostenuto che «è vero che è necessario aggiornare le norme regionali a quelle nazionali ma la perplessità nasce dal riferimento all’urbanistica mentre la materia trattata è quella dell’edilizia; sul permesso di costruire non c’è nessun dubbio da nessuna parte ma il vero problema è la Sardegna è ferma da quattro mesi».

Il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) ha affermato che «la norma è la prosecuzione classica del niente assoluto, il permesso di costruire è una norma diffusa ovunque e purtroppo non ha nessuna incidenza positiva nell’ordinamento regionale».

Il consigliere Alessandra Zedda (Forza Italia) ha dichiarato che «sarebbe stato molto più veritiero dire cosa contiene il capo due altrimenti è una pratica da azzeccagarbugli, sforziamoci invece di rendere la legge un po’ più chiara semplificando la vita di chi dovrà applicarla».

Il consigliere Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto che «il permesso di costruire è ormai una acquisizione comune, nella proposta della Giunta Cappellacci c’era una altra visione di fondo che, ad esempio, superava la legge regionale 23 dell’85 ma, al di là di queste differenze, qui emerge che al di là del cambio del nome non si cambia la sostanza».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato per quanto potrà accadere dopo l’approvazione di questa legge, state perdendo di vista il vero contenuto della legge, sono subissato da messaggi che chiedono interventi decisi accusando perfino l’opposizione di essere troppo morbida con la maggioranza, siete finiti in un imbuto dopo che vi hanno cambiato la legge sotto il muso».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha parlato di «emendamento in linea con le cose che ha detto poco fa l’assessore, la proposta dà maggiore organicità alla legge in attesa della nuova legge urbanistica, chiamiamo le cose con il loro nome».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha detto che «l’adeguamento della legge regionale 23/85 al testo unico nazionale non è inutile, ci sono ancora le concessioni edilizie e non i permessi, la dia e non la Scia, vuol dire che la modifica non inutile, perché stiamo introducendo gli stessi nomi e gli stessi procedimenti della legislazione nazionale».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha voluto rassicurare la maggioranza sul fatto che «siamo qui per consentirvi di svolgere al meglio il vostro ruolo di maggioranza ma noi non abbiamo, ed è questa la differenza,  una coscienza esterna a questa Assemblea, siete assenti da questo dibattito anche se la Regione ha competenza primaria in materia urbanistica e state ignorando autonomia ed autogoverno, mentre noi non stiamo facendo ostruzionismo ma cercando di farvi capire che schifezza avete portato e come la state perfino peggiorando».

Il consigliere Attilio Dedoni (Riformatori sardi) quando si annuncia al mondo intero una rivoluzione copernicana uno si aspetta qualcosa di forte ma Copernico metteva all’indice i dogmi della Chiesa, qui non si fa nulla se non sostituire una parola con un’altra, siamo con la testa rivolta all’indietro.

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha sottolineato che «con l’urbanistica di dobbiamo comunque confrontare ma questa legge ci spinge controvoglia a giocare al gioco dell’oca, saltando qua e là per orientarsi fra tutte le leggi richiamate; se diciamo che anziché modificare la legge x facciamo semplificazioni in materia edilizia tutti capiscono».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha manifestato il suo orientamento favorevole all’emendamento, perché «la semplificazione dovrebbe essere la nostra stella polare, è questo che ci chiede la Sardegna, semplificare negli uffici tecnici e negli studi professionali per mettersi al servizio delle imprese e delle famiglie; la casa è il bene più prezioso ed i cittadini si aspettano dalla politica che non tradisca le loro aspettative».

Il capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, ha sostenuto che «l’opposizione sta esagerando e forse scimmiottando questa sinistra elitaria che per fortuna è stata rottamata: la maggioranza ha presentato molti emendamenti e, se l’opposizione cessa l’ostruzionismo, è possibile trovare un terreno comune confrontandosi sul merito delle questioni e non sulle terminologie».

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha definito il provvedimento «non una anticipazione di norme di carattere generale o una norma rivolta al contrasto del consumo di suolo, perché il permesso di costruire è previsto dal testo unico sull’edilizia dalle leggi successive, dal mille proroghe e allo sblocca Italia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha detto di non aver capito neanche dall’intervento del collega Arbau «quale è la posizione della maggioranza; siamo qui per confrontarci ma, se da parte vostra restate arroccati e la Giunta continua a rimanere in silenzio, non ci sono spazi e noi continueremo a mettere in evidenza i tanti punti di debolezza di questo testo: sarebbe molto più semplice lasciarvi fare perché si ripeterebbe la storia degli anni scorsi, dalle dimissioni di Soru alla sconfitta successiva del centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha precisato che l’opposizione «non ha utilizzato il termine inutile per il dibattito; è vero che la normativa nazionale sull’edilizia si applica in moltissimi comuni della Sardegna ma i problemi sono altri rispetto al permesso di costruire, i problemi riguarderanno i sardi che non potranno utilizzare né permessi né concessioni, nelle zone agricole e turistiche, nelle città e nei centri storici».

Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n.114 che il Consiglio ha respinto con 29 voti contrari e 19 a favore.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento 248 (Oscar Cherchi e più) che propone la soppressione dell’articolo 2 “titoli abilitativi”.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha ribadito le critiche al provvedimento e tra le proteste della maggioranza ha dato lettura di un sms di critica, trasmesso – così ha dichiarato Fasolino – da un elettore del centrosinistra. «Alla maggioranza non interessa il futuro e il bene della nostra terra», ha concluso il consigliere della minoranza che è stato ripreso, a conclusione del suo intervento dal presidente del Consiglio, per non aver dichiarato la sua intenzione di voto.

Marco Tedde (Fi) ha dichiarato il voto favorevole ed ha evidenziato le critiche rivolte da Confindustria e il conseguente allarme degli imprenditori sulle drammatiche conseguenze che deriverebbero per l’economia dell’Isola qualora il Dl 130 venisse approvato dall’Aula. «La maggioranza esca dall’angolo in cui l’ha relegata il segretario regionale del Pd», è stata la conclusione polemica di Tedde.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato voto favorevole per la soppressione dell’articolo 2 («è fuori dalla logica come lo è l’intero provvedimento») e con la prima parte dell’articolato «stiamo solo aggiornando la legge 23 dell’’85 alle norme nazionali».

Stefanio Tunis (Fi) ha dichiarato il voto favore ed ha ribadito la sostanziale ininfluenza delle norme contenute nel Dl 130: «Lo dimostra il fatto che se abrogassimo l’articolo 2 non cambierebbe assolutamente niente».

Ignazio Locci (Fi) ha dichiarato il voto a favore ed ha invitato la maggioranza a non mostare risentimento per le affermazioni della minoranza in ordine al ruolo del segretario regionale del Pd nelle diverse fasi di scrittura e riscrittura del provvedimento che è all’esame dell’Aula.

Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato di comprendere la scelta ostruzionistica della minoranza ma, ha affermato rivolto ai banchi di Forza Italia, rischiate di diventare “noiosi” e “inascoltabili”. Solinas ha respinto le critiche rivolte al segretario regionale del Pd («il centrosinistra non ha padroni») ed ha elencato una serie di circostanze che evidenzierebbero – a suo giudizio – un ruolo del cosiddetto “divino” nelle scelte e nelle decisioni del centrodestra. «”Il vostro divino” – ha proseguito il consigliere della maggioranza – non ha ancora scelto chi di voi farà il coordinatore regionale, vi ha indicato assessori ed ha, a suo tempo, imposto ai sardi Cappellacci». Il presidente del Consiglio ha ricordato anche al consigliere Antonio Solinas che negli interventi per dichiarazione di voto occorre esplicitare l’intensione di voto.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha ribadito che l’articolo 2 altro non è che un adeguamento alle norme nazionali già in vigore ed ha invitato i colleghi della minoranza a cessare l’attribuzione delle responsabilità dell’inadeguatezza del Dl 130 al segretario regionale del Pd. «Questo centrosinistra – ha spiegato Floris – deve dire oggi con chiarezza se ha sposato la linea di Soru che otto anni fa aveva rifiutato fino a provocarne le dimissioni da presidente della Regione proprio per i contrasti in materia di urbanistica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori) ha dichiarato il voto contrario all’emendamento 248 perché – ha spiegato – «introduce elementi di semplificazione anche se sarebbero necessarie ulteriori limature».

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha ribadito il ruolo del segretario regionale del Pd (definendolo “l’innominabile”) nelle scelte e nelle decisioni della maggioranza in materia di edilizia e urbanistica. «Fermiamoci al recepimento delle norme nazionali – ha concluso il consigliere della minoranza – e ragioniamo sugli emendamenti e sulla seconda parte del Dl 130».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il contenuto dell’articolo 2 “questione di lana caprina” a fronte delle disposizioni dell’articolo 57 dello Statuto di Autonomia. Pittalis ha quindi replicato con fermezza alle critiche mosse dall’onorevole Antonio Solinas ed ha ricordato che il centrosinistra ha candidato alla presidenza della Regione, Francesco Pigliaru, nonostante le primarie vinte da Francesca Barracciu.

Il capogruppo di “Soberania e Indipendentzia”, Emilio Usula, ha dichiarato voto contrario «come sarà quello che esprime l’intera maggioranza». Usula ha quindi evidenziato come il Dl 130 sia in linea con il programma del centrosinistra ed ha replicato al collega Fasolino, affermando di aver ricevuto decina di sms che lo invitano a proseguire con l’approvazione della legge.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, ha evidenziato che la minoranza continui a ostacolare l’approvazione del Dl 130 nonostante le parti a cui rivolgono critiche siano nella seconda metà dell’articolato. «Approviamo la prima parte che è il recepimento delle norme nazionali – ha dichiarato Lotto – e quando sarà il momento ci confronteremo sugli articoli che più stanno a cuore ai consiglieri di minoranza».

Il consigliere Antonio Solinas ha preso la parola per proporre un emendamento orale all’articolo 2 ed ha sottoposto all’attenzione dell’Aula la sostituzione delle parole “concessione edilizia” con “permesso di costruire” nella legge regionale 11/85 e nella normativa regionale.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il favore alla proposta del consigliere Antonio Solinas («va nella direzione corretta»).

Il presidente Ganau, a seguito dell’assenso dell’Aula ha dichiarato “acquisito” l’emendamento orale all’articolo 2, proposto da Antonio Solinas.

Il consigliere Oscar Cherchi (Fi), primo firmatario dell’emendamento 248 ha quindi dichiarato il ritiro dell’emendamento soppressivo totale. 

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’emendamento n. 115, presentato dal consigliere sardista Christian Solinas (Psd’Az) che riscrive l’articolo 2 limitando a tre fattispecie il rilascio del permesso di costruire: a) nuove costruzioni, b) ristrutturazioni urbanistiche, c) ristrutturazioni edilizie su edifici con volumetrie superiori a 1500 metri cubi.

Solinas, illustrando l’emendamento, lo ha definito “provocatorio” perché finalizzato a chiarire in Aula quale dovrebbe essere l’atteggiamento della Regione Sardegna su materie nelle quali esercita la potestà primaria. «Chiedo ai sovranisti dove sta l’esercizio di sovranità se ci limitiamo a trascrivere nell’ordinamento giuridico sardo leggi nazionali – ha detto il consigliere sardista – noi con questo emendamento vogliamo dare più libertà ai cittadini e affermare che il diritto di proprietà va compresso solo in alcuni casi».

Solinas si è poi soffermato sui centri storici: «Sono tutti nati in assenza di pianificazione e di regimi vincolistici ma sono migliori rispetto a quelli realizzati con i piani di lottizzazione che opprimono il senso del bello».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha fatto riferimento alla legislazione nazionale in materia urbanistica rispetto alla quale la Regione Sardegna ha la possibilità di ragionare su modelli alternativi: «Per questo voterò a favore dell’emendamento – ha detto Cherchi – che definisce la nostra autonomia, e disegna una Regione realmente speciale».

Stefano Tunis (Forza Italia), dopo aver ringraziato il presentatore dell’emendamento, ha rimarcato l’utilità di ribadire il valore del diritto di proprietà. «Dobbiamo convincere i sardi che vedono messo in discussione questo diritto che questa legge viene fatta per migliorare il loro patrimonio edilizio – ha affermato Tunis – purtroppo non è così, questa norma mette in discussione proprietà che hanno radici profonde nelle vicende familiari dei cittadini sardi».

Per Michele Cossa (Riformatori) l’emendamento n. 115 «esalta la potestà primaria della Regione sarda in materia urbanistica. Se questa legge non verrà cambiata provocherà un disastro».

Marco Tedde (Forza Italia) ha invitato il Presidente della Regione Francesco Pigliaru a liberarsi dal giogo imposto dal segretario regionale del Pd Renato Soru in materia urbanistica: «Chi vuole imporre i vincoli predica bene e razzola male. Chi oggi condiziona il dibattito è stato già bocciato dagli elettori».

Per Ignazio Locci (Forza Italia) l’emendamento va nella direzione di semplificare la materia. «Prende spunto dall’art 10 del Testo unico sull’edilizia, lo semplifica e lo depura da previsioni inutili». Locci ha poi negato di voler fare ostruzionismo e invocato un’apertura da parte dalla maggioranza: «D’ora in poi discuteremo di contenuti e quello sarà il terreno su cui confrontarsi».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ricordato l’iter del provvedimento in Commissione «dove tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza sono stati bocciati» per chiarire il motivo della sua contrarietà alla legge: «In Aula la minoranza cerca di fare il suo dovere. Noi ostacoliamo ciò che riteniamo negativo per la Sardegna. Questa legge è dannosa, se avessimo sentore di una vostra volontà al confronto non esiteremmo a cambiare atteggiamento».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione l’emendamento n. 115 che è stato respinto dall’Aula.

Si è passati poi all’esame del testo dell’articolo 2 emendato oralmente dalla proposta del presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas.

Marco Tedde Forza Italia) ha invitato nuovamente la maggioranza a tenere conto delle sollecitazioni da parte delle associazioni di categoria: «Siete sordi, sentite solo i diktat dell’ombra che aleggia sull’Aula – ha affermato Tedde – Pigliaru prenda in mano le redini e consenta di approvare una legge che vada nell’interesse dei sardi».

Alessandra Zedda (forza Italia) ha invece parlato di “chiusura totale” da parte della maggioranza nonostante gli appelli degli operatori del settore. «Questa legge non è gradita ai sardi. Vi imploriamo di fermarvi a riflettere e di ascoltare le voci che fuori dal Palazzo ci avvertono della gravità della norma che si va ad approvare».

Voto contrario al testo della legge ha annunciato Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha difeso l’azione ostruzionistica della minoranza. «Il nostro è garantismo – ha detto Cherchi – vogliamo evitare che si approvi una legge inutile».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha precisato la natura politica della sua decisione: «L’integrazione di Solinas va bene ma in questa sede voglio rimarcare l’inutilità di una legge decisa da altri. Il mio è un voto negativo con apertura di fiducia. C’è la volontà di pochi di creare un clima più sereno, confido che si materializzi una coscienza rimasta finora latitante. Vi diamo il tempo di fare ciò che fino ad oggi non è stato fatto».

Ignazio Locci (Forza Italia), rivolto al consigliere del Pd Luigi Lotto, gli ha ricordato il suo ruolo di fiero oppositore all’interno del consiglio comunale di Sassari governato dal centrodestra: «Lo conobbi nel corso di uno stage – ha detto Locci – e ne apprezzai la capacità di discutere caparbiamente sulle questioni di merito. Non capisco perché adesso ci accusi di fare ostruzionismo. Noi difendiamo le posizioni degli operatori del settore edilizio e non ci si deve scandalizzare se si esprime un dissenso politico».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha chiesto alla maggioranza di rispondere alle domande rivolte dai rappresentanti degli ordini professionali e delle associazioni di categoria: «Cosa pensate delle loro osservazioni? – ha chiesto Fasolino -. Sembrate più interessati ad applicare le direttive del vostro segretario di partito piuttosto che a dare risposte alla società sarda».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha invece annunciato il voto favorevole del suo gruppo al testo dell’articolo «perché convinti dalle aperture fatte dal presidente della Commisione Urbanistica Antonio Solinas. E’ un segnale di disponibilità che accogliamo perché siamo contrari ai dogmatismi che negano la schifezza di questa legge».

Anche Gianluigi Rubiu, capogruppo di Area Popolare Sarda, ha annunciato il voto favorevole al testo dell’articolo corretto dall’emendamento orale del presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas. Poi, in segno di protesta per i continui brusii in Aula, ha deciso di rinunciare al suo intervento.

Il presidente Ganau, infastidito dall’accaduto, ha bacchettato i consiglieri invitandoli ad assumere un comportamento più consono e ha annunciato la decisione di procedere a richiami formali ed eventualmente all’espulsione dall’Aula dei consiglieri che disturbano lo svolgimento dei lavori.

Ha quindi preso la parola Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha ribadito la volontà della minoranza di cambiare il provvedimento: «Abbiamo insistito sull’articolo 2 per evidenziare un aspetto: i tecnicismi potevano andare in coda alla legge lasciando la preferenza alle questioni più importanti – ha detto il consigliere azzurro – si potevano affrontare da subito le disposizioni sull’agro o sugli insediamenti turistici».

A Pittalis ha replicato Luigi Lotto (Pd): «L’articolazione della legge è una questione di tecnica legislativa – ha sostenuto Lotto – il problema vero sono alcune norme sulle quali voi farete la battaglia. Quello è il vero motivo di scontro. Gli aspetti tecnici potevano passare tranquillamente».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo dell’articolo 2 che è stato approvato. Subito dopo il voto, la seduta è stata interrotta ed è stata aggiornata a questo pomeriggio.

Consiglio regionale 2 copia

Ieri sera il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 1 del disegno di legge n. 130 in materia di urbanistica.

I lavori si sono aperti con l’intervento del consigliere di Forza Italia Stefano Tunis che si è detto «vagamente sorpreso dall’intervento del capogruppo del Pd che accusava l’opposizione di creare un nesso fra occupazione e legge sull’edilizia salvo poi contraddirsi rilevando che il piano casa della giunta precedente non aveva aumentato i posti di lavoro; ora dovrebbe spiegare se la legge in esame ha le potenzialità di creare sviluppo». «In realtà – ha continuato Tunis – chiude ogni spazio impedendo a cento alberghi sardi di ammodernare le loro strutture ed all’agricoltura con una sorta di sterilizzazione delle campagne; la Giunta voleva cominciare il domani ma ha perso la bussola scrivendo tre versioni dello stesso testo senza far capire quale sia la sua idea di sviluppo».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha osservato che «la legge lancia affermazioni nel vuoto a cominciare dalla semplificazione, dalla riqualificazione e dall’efficienza energetica, recepisce norme nazionali ed europee ma non fa un passo avanti». «La Scia – secondo Locci – è una sorta di surrogato del Suap (sportello unico per le imprese) che oltretutto non dice nulla sui tempi e in particolare sulle lungaggini degli uffici pubblici, non specifica i casi di silenzio-assenso, non indica come migliorare il tessuto urbanistico regionale limitandosi ad una premialità del 5% senza consentire aumenti volumetrici». «Speriamo di incontraci – ha auspicato il consigliere – sul terreno di un confronto articolato, ad esempio, sull’idea di città moderne orientate all’efficienza energetica ed all’architettura sostenibile; ma questo è indubbiamente un compromesso al ribasso».

Il consigliere Marco Tedde, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato in apertura il ritardo con cui la Giunta risponde alle interrogazioni, «impedendo alla minoranza di denunciare con tempestività certe nomine illegittime nella sanità a Sassari non ultima la nomina di un super coordinatore dei distretti che non risponde ai requisiti indicati dalla legge». Arrivando al contenuto della legge ripete, a parere di Tedde «ripete un mantra come semplificazione, miglioramento del tessuto urbano e dell’efficienza energetica, ma l’unica cosa che ha fatto la commissione è stato rivoltare come un calzino il testo della Giunta, come se fosse colpita dalla sindrome di Vitangelo Mostarda, il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila, in preda ad una crisi di identità». La legge, ha concluso, «in effetti scontenta tutti ma soprattutto scontenta la Sardegna; la Giunta avrebbe dovuto indicare una linea magari da non condivisa ma chiara, almeno Soru ha il coraggio delle sue azioni».

Il consigliere Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia ha insistito su quello che a suo giudizio è un aspetto importante del dibattito, cioè «la necessità che la maggioranza deve cogliere di aprirsi al confronto ed all’ascolto; il coinvolgimento delle categorie, sotto questo profilo, è stato sulla proposta della Giunta ma poi il testo è stato completamente cambiato, altrimenti non si spiegherebbe perché alcune associazioni hanno acquistato pagine di pubblicità sui giornali per far conoscere la loro posizione». Zedda ha poi rivolto alla maggioranza «un ulteriore appello a valutare insieme le questioni più importanti per dare un senso a questa legge farraginosa che, a parte tutto, crea enormi difficoltà interpretative anche agli utilizzatori istituzionali come i comuni».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha sottolineato che «alla fine di questo percorso molti discorsi fatti oggi si riveleranno privi di fondamento perché la legge darà trasparenza ad un settore che ne ha molto bisogno, lo sportello unico per l’edilizia aiuterà molto il comparto e gli incentivi volumetrici nei centri storici dove esistono piani particolareggiati serve a contenere il consumo del suolo e a stimolare la ripartenza dell’edilizia popolare, un discorso molto interessante già avviato con Area». Inoltre, ha proseguito, vanno evidenziati «gli aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica e all’utilizzo di prodotti della bio-edilizia, incentivi per la predisposizione dei piani attuativi». Se poi, ha commentato Solinas, «solo otto Puc sono stati approvati in Sardegna non è colpa del Ppr, del resto il centro destra aveva promesso la rivisitazione del Ppr e di fatto aveva disincentivato la realizzazione dei Puc». Certo, ha riconosciuto Solinas in conclusione, «con l’opposizione restano differenze profonde anche nel merito e la maggioranza ha proposto con coerenza la sua linea, non c’è stata nessuna convocazione urgente della direzione su questo tema». 

Ha quindi preso la parola il capogruppo di Area Popolare Sarda Gianluigi Rubiu che ha definito l’edilizia «un settore trainante per l’economia della Sardegna, uno dei pochi che potrebbero farci uscire dalla crisi».

Rubiu ha poi precisato che nessuno dei consiglieri di minoranza si batte per favorire il consumo del suolo o l’ampliamento delle strutture alberghiere: «Vogliamo invece trovare soluzioni positive per i cittadini sardi – ha detto Rubiu – per le famiglie che risiedono nei centri storici e non hanno possibilità di acquistare una nuova casa e vorrebbero invece ristrutturare le loro dimore».

Rubiu ha poi sottolineato il contrasto tra la legge in discussione e il decreto “Milleproroghe” approvato dal Governo nei mesi scorsi. «Il provvedimento dell’esecutivo Renzi supera i contenuti del Dl 130 – ha sostenuto il capogruppo di Aps – ci sono innovazioni che voi non avete ritenuto opportuno mutuare come quella che inserisce l’installazione di pompe di calore tra gli interventi di manutenzione ordinaria». Rubiu, infine, ha rivolto un appello alla maggioranza per riportare il Dl n.130 in Commissione.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha richiamato le sollecitazioni arrivate nelle scorse settimane dalle associazioni di categoria finalizzate a una modifica del provvedimento: «Noi portiamo in Aula le voci delle imprese e degli amministratori locali, non quelle degli speculatori». Pittalis ha quindi ricordato l’appello rivolto alla Giunta dall’Ance attraverso un annuncio sulle pagine dei giornali e le dichiarazione dei rappresentanti di Anci e Confartigianato.

Dal capogruppo azzurro, infine, una richiesta ai partiti alleati del Pd: «Non andate a rimorchio del Partito Democratico, vi stanno facendo ingoiare una legge che produrrà solo danni – ha affermato Pittalis – ascoltate invece chi vi invita a riesumare il Piano Casa provvedimento che ha portato benefici al settore dell’edilizia e contribuito a una crescita dell’occupazione».

Chiusa la discussione sull’articolo 1, il presidente Ganau ha messo in votazione emendamento soppressivo n.249. Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) che ha espresso forti perplessità sul contenuto dell’articolo 1 e annunciato il voto favorevole all’emendamento: «Le finalità indicate non hanno senso. Non sarà questa la legge che risolverà la crisi della Sardegna».

Voto favorevole ha annunciato anche Alessandra Zedda (Forza Italia). Rivolgendosi al presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas, Zedda ha precisato di non aver niente da dire sulle attività di partito «ma nessuno può contestare l’urgenza e la straordinarietà della riunione convocata da Soru. Questo si diceva sul vostro sito, basta ammetterlo».

Michele Cossa (Riformatori) ha manifestato l’esigenza di procedere a una semplificazione e razionalizzazione delle norme. «Non vogliamo l’eliminazione dei vincoli, ma vincoli basati su regole chiare – ha detto Cossa – ciò significa facilitare la vita dei cittadini».

Il consigliere di minoranza ha poi ricordato che il Piano Casa ha cercato di porre rimedio alla paralisi dell’edilizia causata dal PPR. «Furono misure emergenziali, frutto di un accordo tra Governo e Regioni. Queste misure hanno ottenuto risultati. Gli effetti positivi cominciavano a vedersi proprio nel momento in cui questa Giunta ha deciso di cancellare il Piano Casa».

Stefano Tunis (Forza Italia), annunciando il suo voto favorevole, ha invitato la maggioranza a individuare insieme gli obiettivi della legge. «Noi ci batteremo fino allo stremo per convincervi a fare un passo indietro. Avete l’obbligo morale di dare una risposta a chi vi ha eletto».

Ignazio Locci (Forza Italia) si è detto convinto dell’opportunità di prorogare il Piano Casa. «Questa norma non farà altro che portare complicazioni negli uffici tecnici comunali – ha sostenuto Locci – a breve l’assessorato dell’urbanistica dovrà far seguire alla norma una serie di circolari esplicative. Nonostante si affermi la volontà di semplificare, questa legge non farà altro che creare una situazione di stallo».

Concetto ribadito anche da Ignazio Tatti (Aps): «Questa legge non semplifica nulla, rischia invece di creare ulteriore confusione». Tatti ha quindi difeso l’approccio alla questione della Giunta Cappellacci: «Sul Pps ai sindaci fu data la possibilità di esprimersi – ha affermato esponente di Area popolare sarda – questa legge rappresenta invece un’ulteriore colpo alle speranza di rilancio delle zone interne».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha ammonito il Partito Democratico: «Questa legge farà più danni all’economia della Sardegna di quelli che ha fatto il PPR ma sarà un boomerang per il Pd in termini elettorali». 

Antonello Peru (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento 249 perché, a suo giudizio, enuncia finalità «che non trovano rispondenza nelle previsioni normative contenute nell’articolato del Dl 130».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole all’emendamento n. 249 ha definito “legge rattoppo” il Dl 130 «dopo che dai lanci di agenzia si apprende delle proposte modificative avanzate dalla Giunta». «Nell’articolato – ha denunciato il consigliere della minoranza – sono presenti elementi di illegittimità e la Giunta aggiunge disordine al caos normativo che si va delineando nel corso degli approfondimenti  alle disposizioni contenute nel Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole e ha ricordato come rispetto al testo originario proposto dalla legge le successive modifiche intervenute in commissione e avanzate dall’esecutivo regionale ne abbiano peggiorato il contenuto e complicato la comprensione.

Marco Tedde (Forza Italia) ha dichiarato voto favorevole ad un emendamento “opportuno perché rappresenta un cappello infausto ad un articolato dannoso”. «Questa norma – ha denunciato il consigliere della minoranza – è falsa e bugiarda e le affermazioni della maggioranza in rodine alla semplificazione, alla riqualificazione e al riordino rappresentano un mantra falso».

Il capogruppo dell’Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 249 e rivolto ai banchi della maggioranza ha dichiarato: «Avete semplificato tutte le procedure perché con questa legge non si potrà realizzare alcunché». Rubiu ha invitato l’Aula a procedere ad oltranza nell’esame degli articoli e degli emendamento del Dl 130.

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad un “un’ulteriore e più ampia riflessione” ed ha evidenziato che i tempi con cui si procede nell’esame del Dl 130 fanno sì che si possano stimare in 560 ore di lavoro, i tempi necessari per approvare i 32 articoli di legge.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato voto favorevole ad ha affermato che la condotta dell’opposizione non può essere definita di ostruzionismo. «La verità è che abbiamo tanto dire su questa legge – ha dichiarato l’esponente della minoranza – mentre la maggioranza è arroccata nelle posizioni dettate dal segretario regionale del Pd».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione l’emendamento 249 (Cherchi Oscar e più) che non è stato approvato (20 voti favorevoli e 33 contrari). Posto in votazione non è stato approvato neppure l’emendamento 306 (19 voti a favore e 33 contrari).

Aperta la discussione sull’emendamento n. 200 (Cherchi Oscar e più) che abroga il primo comma dell’articolo 1 (“La presente legge contiene disposizioni di semplificazione delle procedure in materia edilizia, urbanistica e paesaggistica e di riordino normativo”).

Hanno dichiarato voto a favore e ribadito le critiche più volte espresse nei precedenti interventi i consiglieri Alessandra Zedda (Fi); Oscar Cherchi (Fi), Ignazio Locci (Fi); Michele Cossa (Riformatori), Attilio Dedoni (Riformatori), Marco Tedde (Fi); Giuseppe Fasolino (Fi); Stefano Tunis (Fi); Marcello Orrù (Psd’Az); Luigi Crisponi (Riformatori); Gianluigi Rubiu (Aps); Pietro Pittalis (Fi).

L’Assemblea ha respinto l’emendamento n.200 con 33 voti contrari e 21 favorevoli.

Il Consiglio ha poi iniziato la discussione generale sull’emendamento n.201

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci (Forza Italia) ha affermato che «nella norma non c’è traccia di aumenti volumetrici finalizzati all’efficienza energetica ed in ogni caso il 5% è troppo poco; oltretutto si va in controtendenza rispetto alle indicazioni dell’Unione europea e dello stesso governo nazionale che ha introdotto incentivi fiscali per le stesse finalità, poteva essere un’occasione per dare un bel segnale ai Sardi».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha definito la norma «piena di affermazioni di principio cui non seguono fatti concreti, eppure c’è molto bisogno di riqualificazione e miglioramento del nostro tessuto urbanistico: come sappiamo ci sono edifici orribili che andrebbero demoliti ed invece sono paradossalmente tutelati dal Ppr».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha parlato di «un emendamento centrale perché richiama la Regione a promuovere il miglioramento della qualità architettonica e abitativa ma non ci sono strumenti per dire cosa e dove si vuole migliorare, cosa si vuole salvaguardare; manca insomma un’idea di come diffondere anche il saper costruire che, negli anni, si è radicato in Sardegna nel solco di una lunga tradizione».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, sempre di Forza Italia ha dichiarato il suo voto favorevole all’emendamento «perché gli incentivi sono del tutto insufficienti, avremmo fatto bene a lavorare sull’impianto della legge proposto dall’assessore almeno per un periodo breve, altrimenti sarà difficile anche per il centro sinistra portare a casa qualche risultato apprezzabile nell’arco del mandato».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha rilevato che «con la nostra proposta vogliamo in qualche modo richiamare l’attenzione dell’Aula sulla notizia che nella pausa pranzo la maggioranza ha trovato un nuovo accordo che consisterebbe nel rinvio alla legge urbanistica delle questioni relative all’agro e ai premi volumetrici: se fosse vero di questa legge non rimarrebbe che il solito tassello».

Il consigliere Marco Tedde, vice capogruppo di Forza Italia ha sottolineato che «perfino il personaggio pirandelliano di Uno nessuno e centomila si rivolterebbe nella tomba, questa norma è un caso patologico di disonestà normativa, una norma scritta nel vapore acqueo che, fra l’altro, opera un furto con destrezza di alcuni contenuti del piano casa del centro destra: la differenza è che quel piano ha funzionato e questa non funzionerà».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha evidenziato che «la necessità di sopprimere il secondo comma dell’art. 2 nasce dalla considerazione che, da una parte, si predica la riduzione del consumo del suolo e, dall’altra, si sta per dare via libera all’inceneritore di Tossilo che, se realizzato, inquinerà infinitamente di più».

Il consigliere Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha affermato che «chi ha scritto la norma o era distratto o non ha seguito la logica del buon padre di famiglia: qui si stanno tradendo le aspettative di tutti i Sardi, compresi gli amministratori locali e i semplici cittadini che hanno votato il centro sinistra».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha detto che, «oltre alla mancata semplificazione, questa parte della norma afferma il contrario di ciò che vorrebbe, il miglioramento del patrimonio edilizio perchè non c’è nessuno strumento, in particolare, per riqualificare quelli che la legge stessa definisce contesti compromessi anche perché le premialità volumetriche non sono né convenienti né economicamente sostenibili».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu, ricordando il testo della norma, ha invitato il Consiglio «a leggere la disposizione dell’art.23 che disciplina gli interventi in siti con qualità urbanistica di pregio ma questo passaggio non esiste nemmeno in letteratura: ancora peggio lasciare la determinazione di queste caratteristiche ai comuni, ennesima prova che siamo di fronte ad una legge confusa e inapplicabile».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha citato una recente agenzia di stampa con cui è stata rilanciata la posizione di Italia Nostra che ha chiesto di «sottoporre la legge a procedura di valutazione ambientale strategica, come previsto dalla legislazione nazionale ed europea, ritenendo che si tratti di una pianificazione edilizia potenzialmente in grado di produrre trasformazioni nell’ambiente: in effetti, è un tema che fa il paio con l’eliminazione dal testo, operata dalla maggioranza, del requisito della sicurezza strutturale degli edifici».

Non essendoci  altri iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione l’emendamento n. 201 che il Consiglio ha respinto con 31 voti contrari e 22 favorevoli.

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione il testo dell’art.1.

Alessandra Zedda (Forza Italia), intervenendo per dichiarazioni di voto, ha definito confusionarie le disposizioni della legge: «Usate termini chiari che consentano ai comuni di applicare le norme – ha detto Zedda rivolgendosi alla maggioranza – evitate dichiarazioni fuorvianti. La legge non contiene nessuna delle finalità indicate».

Secondo l’esponente della minoranza, la norma in discussione non potrà essere migliorata. «Con i contenuti attuali non ha nessun senso approvarla – ha detto – prendetevi il tempo che volete per esitare una legge urbanistica che affronti il tema dello sviluppo economico e del territorio. Oggi ci sono solo proclami inutili».

Oscar Cherchi (Forza Italia), annunciando il suo voto contrario, ha evidenziato le contraddizioni tra il testo dell’articolo 1 e il Titolo I. «Non si parla di miglioramento edilizio, non ci sono ragionamenti sulle norme urbanistiche e sul Piano paesaggistico. La legge dice tutto e il contrario di tutto».

Per Marco Tedde (Forza Italia), il testo della legge sembra scritto dal mago dell’horror Steven King: «Non è una buona norma ma il tentativo confuso di riordinare un settore – ha detto Tedde – non si parla di urbanistica e non si introduce nessun elemento di semplificazione».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha ricordato le critiche avanzate dall’associazione ambientalista “Italia Nostra” alla legge. «Gli ambientalisti chiedono di sottoporre a VIA il provvedimento. E’ un atteggiamento intollerabile nei confronti del Consiglio regionale. Per questo mi corre l’obbligo di denunciare queste cose e dire qual è il nostro stato d’animo nel difendere un’altra visione».

Voto contrario al testo dell’articolo 1 ha annunciato anche Stefano Tunis che ha segnalato tre errori all’interno dell’articolo: 1) le premesse (visto il mancato ascolto degli appelli rivolti al consiglio dal mondo associativo e delle categorie professionali);  2) il contenuto (si pensa a uno strumento per semplificare le procedure ma si ottiene il risultato opposto mettendo la materia nelle mani dei burocrati); 3) le conclusioni ( la norma non è coerente con gli obiettivi indicati).

Per Angelo Carta (Psd’Az) l’articolo 1 è una furbata per estorcere il voto alla minoranza. «Se ci fosse solo questa norma in gioco l’avremmo votata all’unanimità. Nessuno può essere contrario alle finalità indicate, il problema è che a queste cose occorre dare gambe». Carta ha poi contestato l’atteggiamento di chiusura della maggioranza che «invece ha il dovere di aprirsi al confronto per arrivare al varo di una buona legge».

Antonello Peru (Forza Italia) ha sottolineato l’assenza di norme che garantiscano lo sviluppo dell’isola e segnalato la sua contraddittorietà rispetto alle disposizioni della Finanziaria 2015 in materia di centri storici. «Poche settimane fa abbiamo approvato una norma per incentivare l’albergo diffuso nei centri storici del paesi dell’interno – ha detto Peru – questa norma invece rende quasi impossibili gli interventi di riqualificazione».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) si è detto «seriamente preoccupato» per le lamentele di Ance, Confartigianato, Federalberghi, Anci e Italia Nostra. «Perché ascoltate solo Soru? Perché non ascoltate la vostra gente? – ha chiesto Fasolino – approvare la legge è dannoso per la Sardegna. Fermatevi e prorogate il Piano Casa. Noi ci impegniamo a discutere una legge organica in materia di urbanistica».

Secondo Michele Cossa (Riformatori) manca in Consiglio uno strumento che valuti l’impatto delle leggi nel tessuto economico e sociale. «Il Ppr ha prodotto la paralisi dell’attività edilizia in Sardegna. Non si può affrontare una materia come questa in questo modo. Giunta ha inviato un testo che è poi stato stravolto in commissione. La norma contiene termini diversi rispetto alla legislazione nazionale e alle norme regionali. Produrrà danni ancora più gravi del Ppr».

Il consigliere dei Riformatori Luigi Crisponi ha invitato la maggioranza a liberarsi «dall’ombra che si dipana e si materializza con chiamate da Bruxelles, mette timore disturba, non poco, la serenità dei lavori dell’Aula». Crisponi ha dichiarato irricevibile la proposta del centrosinistra: «Rigettiamo il tentativo di far passare come legge seria una norma che fa acqua da tutte le parti».

Il capogruppo Pietro Pittalis, dopo aver espresso apprezzamento per l’intervento del consigliere di Sinistra Sarda Fabrizio Anedda che aveva definito la legge«una semplice correzione del PPR di Renato Soru», ha chiesto lumi sulla mancata previsione di norme sulla sicurezza strutturale che invece era stata disciplinata dal vecchio Piano Casa. Il capogruppo azzurro ha ricordato il contenzioso promosso dalla società Scivu Srl contro il provvedimento del Corpo Forestale che ha bloccato il suo progetto nella marina di Arbus: «Non è che ci sia la manina di qualcuno per eliminare alcune disposizioni importanti contenute nel Piano Casa? – ha chiesto Pittalis – che fine ha fatto il contenzioso?».

Efisio Arbau, capogruppo di Sardegna Vera, ha evidenziato la bontà delle finalità indicate dalla legge. «Il provvedimento non risolverà tutti i problemi ma indica una strada da seguire – ha sostenuto Arbau – il vostro è un processo alle intenzioni. L’Aula si appresta a discutere ed eventualmente emendare il provvedimento. Una volta entrati nel merito si potrà esprimere un giudizio compiuto».

Salvatore Demontis (Pd) ha spiegato il perché della mancata previsione di una norma sulla sicurezza strutturale. «Sarebbe stato pleonastico prevederla – ha detto il consigliere della maggioranza – una legge sull’edilizia non disciplina questo aspetto. E’ come se un testo di ortopedia parlasse di cardiologia».

Demontis ha poi difeso il PPR ed espresso la volontà di ripristinarlo. «Quanto fatto dal Piano Casa era illegittimo – ha affermato Demontis – lo pensano anche gli imprenditori che non hanno mandato avanti le lottizzazioni».

Il consigliere dell’Uds, Mario Floris, ha ricordato lo scontro sull’urbanistica che determinò la caduta della Giunta Soru. «Nessuno più del presidente Pigliaru, che da assessore si scontrò con il presidente Soru, può capire che cosa sta avvenendo. Il problema è vostro. Se non avete confermato Soru non potete meravigliarvi se oggi noi portiamo avanti una battaglia ideale. In Sardegna centinaia di generazioni hanno vissuto grazie alla campagna. La legge non tiene conto di questo». Il presidente Ganau ha quindi  messo in votazione il testo dell’articolo 1 che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente Ganau ha quindi posto in votazione l’emendamento aggiuntivo 302 (Tedde e più) che all’articolo 1 comma 2 dopo le parole “contesti paesaggistici e ambientali compromessi” aggiunge le parole “esistenti nel territorio regionale”.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore ed ha dichiarato che con gli emendamenti aggiuntivi si cerca di colmare le lacune presenti nel testo di legge. L’esponente della minoranza ha quindi ribadito che l’articolato in discussione “non ha niente a che vedere con il piano casa approvato nella scorsa legislatura” ed ha rievocato “l’ombra del segretario del Pd” sulla condotta della maggioranza. Pittalis in conclusione del suo intervento ha formulato un appello al centrosinistra perché “chiarisca le idee al suo interno”.

Il consigliere Marco Tedde (Fi) ha rivolto apprezzamento per l’operato del corpo forestale, riferendosi alle azioni intraprese a Scivu, ed ha accusato la maggioranza di soffrire “di una forte sindrome di Stoccolma”. «In ogni caso – ha concluso il consigliere della minoranza – continueremo a stimolare il dibattito e ad offrire un contributo per migliorare il Dl 130».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha invitato il presidente del Consiglio a esprimere ferma condanna per i tragici fatti accaduti a Tunisi, dove sembra siano stati uccisi tre turisti italiani. Il presidente Ganau ha quindi preannunciato una iniziativa in tal senso che sarà esplicitata nel corso dei lavori del Consiglio.

Oscar Cherchi (Fi) ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 e denunciato una riproposizione delle “dannose politiche del centrosinistra” sia in materia di turismo (tassa lusso, tassa di sbarco e simili) e sia in materia di edilizia e urbanistica con la riproposizione di vincoli e sanzioni.

Giuseppe Fasolino (Fi) ha ripreso il precedente intervento del capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, per auspicare un’apertura del Pd sui temi dell’edilizia. «Mi auguro che il Pd sardo – ha concluso Fasolino – diventi un partito più moderno e aperto come si sta dimostrando il Pd al livello nazionale».

Michele Cossa (Riformatori) ha auspicato che in Aula, dinanzi a temi importanti come sono quelli trattati nel Dl 130, si evitino le contrapposizioni frontali ed auspicato forme di proficuo confronto tra maggioranza e minoranza nel prosieguo dell’esame del provvedimento in Consiglio.

Stefano Tunis (Fi) ha sottolineato la rilevanza delle modifiche proposte dall’emendamento che ha come primo firmatario il suo collega di gruppo e di partito, Marco Tedde, e ha concluso con un velato riferimento al segretario regionale del Pd, affermando che “è facile predicare bene in veste pubblica e praticare il contrario in veste di imprenditore privato”.

Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato il voto favorevole all’emendamento 302 ed ha sottolineato che con le modifiche aggiuntive all’articolo 1 si offre l’opportunità alla maggioranza di migliorare e precisare le finalità in esso contenute».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto favorevole ed ha lamentato un “comportamento poco corretto” da parte della Giunta che «sceglie le agenzie per replicare e dibattere sul Dl 130 e non già la sede che è propria del confronto: il Consiglio regionale».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha richiamato le responsabilità politiche della maggioranza e del presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, sui contenuti del Dl 130. «Maggioranza e presidente – ha attaccato il consigliere della minoranza – si nascondono dietro Soru nonostante non sia più in Consiglio». Locci ha concluso riconfermando una condotta dell’opposizione “ferma e responsabile” ed ha ribadito l’invito al centrosinistra perché si confronti nel dibattito in Aula.

Il consigliere del Pd, Luigi Lotto, con tono deciso ha replicato con fermezza alle critiche rivolte dalla maggioranza ed ha ammonito: «Non potente pretendere che si approvi il pessimo piano casa varato nella scorsa legislatura e non pensiate di tenerci inchiodati in Aula per giorni sulla discussione del Dl 130». «Quella di oggi – ha proseguito Lotto – è una discussione inutile e le responsabilità del perché si perde del tempo sono tutte in capo alla minoranza». L’intervento del consigliere della maggioranza ha provocato forti contestazioni dai banchi del centrodestra ed è stato necessario l’intervento del presidente Ganau per consentire a Luigi Lotto di proceder con le conclusioni.  

Il capogruppo di Aps, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato la maggioranza ad “offrire una prova di apertura” votando a favore dell’emendamento 302. L’esponente della minoranza ha quindi sottolineato come associazioni ambientaliste e operatori continuino a formulare richieste di incontro con i capigruppo aventi per oggetto il Dl 130.

Antonello Peru (Forza Italia) si è detto dispiaciuto per le affermazioni fatte dal collega Lotto che ha definito inutile il dibattito in Aula ed ha ricordato che la proroga delle disposizioni del piano casa non è una richiesta di Forza Italia ma una richiesta dell’intera Sardegna.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni,  ha sottolineato i toni “un po’ esagerati” del consigliere del Pd, Luigi Lotto, e nel dichiarare il voto a favore dell’emendamento 302 ha invitato la maggioranza ad una ulteriore riflessione per valutare la possibilità di un’intesa con la minoranza sui principali punti del Dl 130.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), relatore del provvedimento, ha dichiarato che «un’ora di dibattito su questo emendamento merita da parte della maggioranza una risposta seria e concreta, propongo di modificare il parere negativa della commissione e della Giunta e di votare a favore dell’emendamento».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha approvato con 48 voti favorevoli e 3 contrari

Dopo lo scrutinio, l’Aula ha cominciato ad esaminare l’emendamento n.29

Il consigliere Stefano Tunis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha detto che «dopo l’approvazione dell’emendamento n. 302 in Consiglio si è creato un clima diverso; se necessario, prendiamoci un momento per riflettere».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az), primo firmatario dell’emendamento n.29 ha spiegato il contenuto della proposta ricordando che «spesso, nei nostri centri, troviamo case diroccate e degradate su cui i comuni non riescono ad intervenire; suggeriamo quindi di istituire un apposito capitolo di bilancio per consentire ai comuni di finanziare progetti di recupero urbano».

Il presidente Ganau ha osservato che, così come formulato, l’emendamento non ha copertura finanziaria e, in caso di mancata indicazione della stessa, non è ammissibile.

L’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, a nome della Giunta, ha definito il contenuto della proposta apprezzabile, sottolineando però che «già la legge regionale n. 19 prevede questa tipologia di interventi ed uno stanziamento di 20 milioni nel triennio; inoltre, all’28/ bis dello stesso DL 130, sono previsti interventi di riqualificazione secondo uno schema molto ampio che va dalla sostituzione edilizia alla modifica della destinazione d’uso agli incrementi volumetrici, ricalcando in qualche modo il grande progetto di riqualificazione delle periferie avviato dal senatore Renzo Piano».

Il consigliere Angelo Carta ha chiesto di poter abbinare il suo emendamento alla discussione dell’art. 28/bis della legge ed l’assessore Erriu ha accolto la richiesta.

Subito dopo, il presidente del Consiglio ha disposto una sospensione della seduta per convocare una conferenza dei capigruppo e fare il punto sulla prosecuzione dei lavori.

Al termine della sospensione, il presidente ha comunicato il calendario dei lavori: nella giornata di domani, giovedì, il Consiglio proseguirà l’esame del Dl n. 130 dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 20.00 mentre venerdì si proseguirà sempre con il Dl n. 130 ma solo dalle 10.00 alle 14.00. Alle 16.00 si terrà la seduta solenne dell’Assemblea con la partecipazione della presidente della Camera, Laura Boldrini.

Consiglio regionale 42 copia

Prosegue in Consiglio regionale il dibattito sul disegno di legge n. 130/A “Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio e per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia”.

In apertura dei lavori, il Consiglio ha respinto l’emendamento n° 295 presentato al titolo della legge, con 33 voti contrari, 1 a favore e 3 astenuti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha chiarito che l’assenza dell’opposizione ha motivazioni politiche.

Il presidente ha quindi messo in votazione il titolo della legge.

Per dichiarazione di voto, il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «in un momento così difficile per la Sardegna fa un po’ specie che il Consiglio regionale non riesca a far partire i lavori per colpa della maggioranza che non riesce a trovare la quadra al suo interno». La legge, ha sostenuto, «è del tutto inadeguata e non produrrà nessun risultato, sarebbe stato davvero molto meglio prorogare il piano casa come avevamo chiesto, oggi non stiamo facendo niente di buono per la Sardegna; lo stesso titolo è incoerente rispetto ai contenuti, non c’è nemmeno semplificazione ma il semplice recepimento di alcune parti del testo unico nazionale sull’edilizia». L’unica cosa che si sta facendo, ha concluso Tedde, «è riordinare la proposta della Giunta regionale, che la maggioranza ha definito addirittura privo di logica espositiva».

Il consigliere Oscar Cherchi, anch’egli di Forza Italia, ha definito il titolo «quasi un poema; la semplificazione per voi resta un modo di pensare ma non si va oltre perché, in concreto, si va verso il solito tassello rimandando a qualcosa che si farà dopo senza dire quando, avete fatto incetta di tasselli in tutta la Sardegna».

Il consigliere Ignazio Locci, sempre di Forza Italia, ha affermato che «è evidente che il titolo dice il contrario del contenuto della legge, una legge che complicherà la vita a tutti gli uffici tecnici della Sardegna edc anziché mettere ordine si farà ulteriore confusione».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha riconosciuto di aver sbagliato a fidarsi dell’assessore Erriu «quando promise di varare un nuovo piano casa entro il 2014; il titolo fa anche un po’ ridere perché riordino e semplificazione devono essere fatti soprattutto all’interno della maggioranza, mentre dovremo essere noi a cercare di semplificare questa legge che, fuori dall’Aula, è attesa da larghi settori della società sarda, da chi vuole investire rispettando l’ambiente contribuendo per quanto possibile a risollevare la nostra economica».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha detto che «il titolo è quasi una offesa all’intelligenza delle persone perchè è vero che nell’edilizia c’è un grandissimo bisogno di semplificazione anche per disboscare una vera e propria giungla di norme e competenze, che incutono quasi terrore in chi vuole fare un intervento in una situazione resa ancora più grave a causa della crisi economica, oltre che paura negli uffici tecnici che entrano nel panico temendo l’intervento della magistratura». Questa legge, ha aggiunto, «non contiene nessuna semplificazione ma introduce ulteriori elementi di complicazione e confusione».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha osservato che «siamo al terzo tentativo di presentare uno strumento organico in questa materia, avete proceduto random cambiando più volte il testo ma ora delle due l’una: o non avete una pallida idea dell’urbanistica o l’atteggiamento schizofrenico sta arrivando al momento più alto». Questa legge, ha precisato, «complica una materia già farraginosa come hanno detto più volte gli operatori del settore ed i professionisti; sta nascendo una nuova oligarchia burocratica e si sta trasformando una seduta del Consiglio in una seduta spiritica».

Il consigliere Alessandra Zedda, vicecapogruppo di Forza Italia, ha definito la discussione «inutile per una legge riempita di enfasi che dentro non ha nulla; non si sa su quale patrimonio edilizio si voglia intervenire mentre da più parti la Sardegna sta chiedendo di fermarvi, una richiesta alla quale anche noi ci associamo». Meglio fermarsi, ha spiegato Zedda, «e rinviare tutto alla nuova legge urbanistica; come avete fatto nella sanità non c’è nulla di quanto proclamato in campagna elettorale, solo due righe messe in croce (e anche molto male) senza una idea di sviluppo della nostra Sardegna, ottenendo l’unico risultato di mettervi tutti contro».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha dichiarato che «fa davvero sorridere il fatto che una legge che vuole guardare al futuro per salvaguardare l’ambiente sia accompagnata dalla resa della Giunta di fronte alla vicenda dell’inceneritore di Tossilo, vicenda molto più pesante di un presunto inquinamento nel campo del turismo». Il presidente di Federalberghi, ha ricordato, «vi definisce dilettanti perché negare perfino l’adeguamento delle strutture alle esigenze del mercato, o negare agli agricoltori addirittura la presenza nelle loro campagne, significa che si sta facendo tutto il contrario di quanto lo stesso governo nazionale intende fare per rilanciare l’edilizia».

Il consigliere Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto che «oggi è la dimostrazione che una certa politica è la causa principale dei problemi che la Sardegna sta vivendo, tuttavia l’inizio della seduta è, secondo me, positivo perché almeno una parte della maggioranza sta cercando di dialogare non con i segretari di partito ma con la gente». Per Fasolino «è assurda l’esclusione delle zone agricole perché occorre chiedersi cosa faranno gli agricoltori con un ampliamento di 30 metri quadri, la verità è che non c’è una idea di Sardegna, non c’è una idea di turismo, non c’è una idea di sviluppo». E’ fondamentale invece, ha concluso il consigliere, «dialogare con le persone, con le categorie e con gli operatori economici anziché chiudersi in una sede di partito: questo non può essere accettato». (Af)

Il consigliere di Area popolate sarda, Peppino Pinna, ha criticato la mancata proroga delle disposizioni contenute nel piano casa entro lo scorso novembre. L’esponente della minoranza ha ricordato i benefici prodotti dalle norme introdotte nella precedente legislatura che, a giudizio di Pinna, hanno registrato ricadute positive in termini economici e sociali. «Lo sviluppo creato – ha dichiarato il consigliere del gruppo “Aps” – è infatti paralizzato e gli uffici tecnici dei Comuni sono sommersi di richieste di aumento delle volumetrie domestiche. Peppino Pinna ha quindi fatto appello alla maggioranza «perché riconsideri la possibilità di prorogare le disposizioni del piano casa».

Il consigliere, Gianni Tatti (Aps), ha sottolineato le modifiche intervenute rispetto al testo originario del Dl 130 trasmesso alla competente commissione consiliare. L’esponente della minoranza ha quindi denunciato come le audizioni della IV commissione si siano svolte su un testo di legge che nel frattempo è stato stravolto “in altre sedi”, diverse da quelle del Consiglio. A giudizio di Tatti le norme in discussione incentivano ulteriori forme di spopolamento delle zone interne della Sardegna.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna-Uds) ha dichiarato che “«il titolo dà conto della confusione che esiste sulla denominazione da dare al provvedimento». Il decano dell’Aula ha quindi manifestato contrarietà per le modifiche intervenute ed ha invitato il Consiglio a riconsiderare la riproposizione del titolo originario.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, in riferimento alla dicitura del titolo “norme per la semplificazione e riordino di disposizioni in materia edilizia e urbanistica” ne ha sottolineato l’importanza ma ha affermato che nessuno degli obiettivi indicati potrà essere conseguito con l’entrata in vigore delle norme contenute nel Dl 130. Attilio Dedoni ha quindi invitato la maggioranza a «evitare la distruzione delle poche opportunità offerte da leggi adeguate a fronteggiare la crisi».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, in riferimento al mancato raggiungimento del numero legale in apertura di seduta si è rivolto ai consiglieri della minoranza per formulare con tono polemico che «la maggioranza è salda, compatta e non ha la memoria corta riguardo alle occasioni in cui è mancato il numero legale nella precedente legislatura». «La nostra agenda – ha aggiunto l’esponente di Sel – la detta solo il nostro programma e leggi che approviamo hanno come obiettivo quello di favorire la ripresa dell’economia sarda». Daniele Cocco ha concluso evidenziando che la maggioranza è disponibile a valutare eventuali modifiche migliorative delle norme contenute nel Dl 130.

Il capogruppo di Area popolare sarda, Gianluigi Rubiu, ha evidenziato che il centrosinistra con il Dl 130 ha raggiunto l’obiettivo «di scontentare tutti e tutte le categorie che gravitano nel comparto economico e nel comparto dell’edilizia e del suo indotto». «Il provvedimento in discussione – ha aggiunto Rubiu – preclude ogni possibilità di sviluppo, riafferma limitazioni e vincoli, e non contiene norme per la semplificazione delle procedure».

Il capogruppo del Psd’Az, Christian Solinas, ha sottolineato la necessità di procedere con la semplificazione del quadro normativo in materia di edilizia e urbanistica. «Non servono nuove leggi in materia – ha dichiarato il capogruppo della minoranza – ma un testo unico che cancelli le difficoltà interpretative e applicative che derivano dalla convivenza di tanti testi normativi che con “stralci” restano in vigore per pezzi». Christian Solinas ha invitato il Consiglio a “fermarsi” per riflettere sulle norme in discussione e sulla coerenza del testo di legge».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato in apertura del suo intervento il voto favorevole al testo in discussione ed ha affermato di condividere la richiesta del suo collega Christian Solinas per procedere nel verso della semplificazione delle norme e delle procedure. Pietro Cocco ha definito un atteggiamento caratterizzato da una forte “presunzione” la condotta tenuta nel corso del dibattito dagli esponenti della minoranza consiliare. Il capogruppo Pd ha quindi evidenziato i numeri della crisi, anche nel comparto dell’edilizia, che, a suo giudizio, certificano il fallimento del centrodestra al governo della Sardegna.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha evidenziato che sui giudizi espressi sul Dl 130 «parlano i fatti e le dichiarazioni fatte da addetti ai lavori e dalle organizzazioni delle imprese, dei lavoratori e dei professionisti».

«Il piano casa – ha spiegato l’esponente della minoranza – con oltre 40mila concessioni edilizie ha rappresentato una misura efficace per aiutare il settore dell’edilizia in tempi di crisi profonda». «Pensate a ciò che ha prodotto il centrosinistra in un anno di governo», ha attaccato Pietro Pittalis, «perché i sardi non dimenticano di essere ancora governati dalle norme volute da Renato Soru che ancora oggi detta la linea in materia di edilizia e urbanistica».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non essendoci altri consiglieri iscritti a parlare ha posto in votazione il titolo della norma che è stato approvato con 31 voti favorevoli e 21 contrari.      

Il presidente Ganau ha quindi messo in discussione l’articolo 1 della legge.  Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha chiesto di esaminare prima il Titolo I “Disposizioni generali e norme di semplificazione e riordino in materia urbanistico-edilizia”. Il Presidente Ganau ha fatto notare che per prassi i titoli delle leggi non vengono discussi né votati. Pittalis ha però insistito, sottolineando la necessità di avere disposizioni chiare ed efficaci per evitare interpretazioni fuorvianti.

Contrarietà alla proposta di Pittalis ha espresso il capogruppo del PD Pietro Cocco che, richiamando le indicazioni ricevute dagli uffici, ha invitato l’Aula a procedere con le stesse modalità.

A favore della proposta di Pittalis si è invece schierato il consigliere dei Riformatori Michele Cossa: «Non è questione irrilevante – ha detto – i titoli assumono un peso importante ai fini dell’interpretazione delle legge».

Il Presidente Ganau, accogliendo la richiesta dell’opposizione, ha quindi deciso di mettere in discussione il Titolo I della legge dando la parola al consigliere Marco Tedde. L’esponente di Forza Italia ha sottolineato l’assenza nel Titolo I di qualsiasi riferimento alla riqualificazione del patrimonio edilizio. «E’ uno degli obiettivi principali del provvedimento, bene avrebbe fatto la Giunta a inserire questo passaggio. E’ un sintomo dell’inadeguatezza di una legge che si pone obiettivi formali ma non ha gli strumenti per raggiungerli. La norma che uscirà da questo consesso sarà un mostriciattolo».

Sulla sessa linea di Tedde anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha rivolto un monito all’Aula sul rischio che una legge poco chiara possa essere esposta a contestazioni e interpretazioni discutibili. «Le costruzioni di case nei territori costieri e le successive demolizioni ordinate dalla magistratura non sono solo il risultato di abusi – ha detto Dedoni – in molti casi si è trattato di errate interpretazioni delle norme. E’ giusto privilegiare la tutela del paesaggio ma la demolizione di una casa si traduce in un atto distruttivo del lavoro e della ricchezza. Per evitare danni  la legge deve essere chiara».

Per Giuseppe Fasolino (Forza Italia), il Titolo I non rispecchia le disposizioni successive. «Ciò che manca è la previsione di incentivi per i privati e le imprese per ristrutturare e migliorare abitazioni o attività. Se si dice che una ristrutturazione si può fare diminuendo la volumetria dello stabile del 15% è chiaro che nessuno la farà».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha ironicamente invitato l’Aula a modificare il Titolo I con la dicitura “Canne al vento”. « Il clima di ineluttabilità, presente nel romanzo di Grazia Deledda, è lo stesso che si respira oggi in Aula – ha detto Tunis – qualunque proposta di buon senso, animata da spirito di lealtà nei confronti del popolo sardo, viene travolta dalla filosofia di Canne al Vento».

Tunis ha quindi accostato il presidente Francesco Pigliaru alla figura di Efis (protagonista del romanzo deleddiano): «Il presidente, come Efis, uccide per lealtà e per amore. Pigliaru dovrebbe però capire che non è servo di nessuno se non del popolo sardo. La gente chiede altro: che la politica si liberi dal giogo dell’ideologia, lo spirito che aleggia in quest’Aula deve essere allontanato o eventualmente curato con strumenti adeguati». Un riferimento chiaro al segretario del Partito Democratico ed ex presidente della Regione Renato Soru che nei giorni scorsi ha convocato la direzione regionale del partito per discutere del Dl sull’edilizia: «Come è possibile mettere in legge ciò che trova spiegazione solo nella mente di un uomo? – ha concluso Tunis – Noi vogliamo aiutarvi, siamo a disposizione ma usciamo fuori da questo giogo».

Il presidente della Commissione Urbanistica Antonio Solinas (Pd) ha stigmatizzato l’atteggiamento ostruzionistico della minoranza: «L’opposizione sta mettendo in campo tutti i tentativi possibili per bloccare la legge. E’ legittimo, lo abbiamo fatto anche noi nella scorsa legislatura – ha detto Solinas – però non ho mai sentito nessuno chiedere di discutere e votare i singoli titoli di una legge».

Solinas ha poi ricordato che dal 2004 al 2009 il centrosinistra ha cercato di darsi una legislazione in materia urbanistica a differenza del centrodestra «che nella scorsa legislatura non ha nemmeno provato a elaborare una proposta in materia».

L’esponente della maggioranza ha quindi difeso il lavoro fatto in Commissione: «Abbiamo sentito sindacati, organizzazioni di categoria e ambientalisti – ha detto Solinas – abbiamo ascoltato le critiche e accolto alcuni suggerimenti. Non ci stiamo inventando nulla. In campagna elettorale abbiamo detto che avremo cancellato il PPS, messo un tassello all’edilizia, questo stiamo facendo con l’obiettivo per il futuro di approvare entro il 2016 una nuova legge urbanistica per poi procedere al varo del nuovo PPR».

Solinas, infine, ha rispedito al mittente l’accusa di eseguire ordini di partito: «Nel partito democratico si è discusso serenamente. Non prendiamo ordini, né da Arcore, né da Villa Certosa. E’ facile criticare, in Commissione si è lavorato con spirito costruttivo. Andare a dire che questa è una legge che penalizza la Sardegna offende i tutti i sardi».

Angelo Carta (Psd’Az) ha rilevato la discrasia tra il Titolo I e le disposizioni in esso contenute. «I titoli delle leggi vanno nell’indice. Nel caso in discussione non si parla delle sanzioni, contenute nell’art. 3. Per questo il Titolo I va corretto inserendo anche la parte relativa alle sanzioni. La nostra – ha affermato Carta – non è una discussione banale, né strumentale».

Secondo Salvatore Demontis (PD), la minoranza non si rassegna al fatto che il Piano Casa non esista più. «E’ stato applicato per cinque anni e ha scoraggiato i Comuni ad adeguare i Puc al Piano Paesaggistico Regionale – ha detto Demontis – crediamo che la questione urbanistica vada affrontata in modo diverso. Ci è stata chiesta una nuova legge urbanistica, lo dite anche voi che serve un provvedimento generale. Se lo ritenete così importante perché non lo avete fatto nei cinque anni passati?».

Demontis ha poi difeso la linea del suo partito: «Il segretario non impone nulla, convoca la direzione su temi di interesse regionale e nazionale – ha detto Demontis – sono orgoglioso di appartenere ad un partito in cui si discute e poi si decide. In altre occasioni si decideva in riunioni ristrette in Costa Smeralda».

Pronta la replica di Pietro Pittalis (Forza Italia): « Non ho mai fatto una riunione in Costa per questioni urbanistiche, al massimo mi sono occupato del crollo di un muraglione a Orune, paese d’origine dei miei avi. Che la Costa Smeralda abbia costituito oggetto di attenzione della politica è un’accusa da rivolgere al centrosinistra. Nessuno ha mai volato in elicottero per andare a valutare possibili iniziative imprenditoriali nei territori né incontrato gruppi di investitori americani. Nessuno sta demonizzando il fatto che Renato Soru detti la linea – ha detto Pittalis – per noi però è un ritorno all’oscurantismo».

Per Oscar Cherchi (Forza Italia), nella legge in discussione vengono proposti titoli poco chiari, rafforzati da ulteriori sottotitoli. «Di tutto si può parlare fuorché di semplificazione – ha affermato l’esponente della minoranza – non è questo il migliore modo di legiferare».

Ignazio Locci (Forza Italia) ha invitato la maggioranza a un atteggiamento più tollerante: «Non capisco quale turbamento vi crei il dibattito e il confronto in Aula – ha detto Locci – noi, nel rispetto del regolamento contestiamo l’impostazione oscurantista della legge , voi non avete dimostrato disponibilità al confronto, così non si aiuta l’economia della discussione. Non abbiamo paura di svolgere il nostro ruolo di oppositori, siamo pronti al dialogo ma al momento il giudizio rimane negativo».

E’ poi intervenuto l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci (Forza Italia) che ha espresso forti critiche sul metodo adottato dalla maggioranza nella predisposizione della legge: «All’inizio dello scorso anno l’assessore Erriu parlava di provvedimento pronto, come mai il segretario del Pd, a marzo 2015, ha ritenuto di dover convocare una riunione straordinaria sull’argomento? Evidentemente il percorso non era trasparente».

Cappellacci ha poi difeso il Piano Casa, adottato dalla sua Giunta: « Abbiamo fatto come la  Regione Puglia sulla base delle disposizioni nazionali – ha detto Cappellacci – la mia maggioranza ha intrapreso un percorso lungo di ascolto con i comuni, le associazioni di categoria e i sindacati. C’è stato un largo coinvolgimento delle parti sociali che non può essere dimenticato».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha invece contestato il metodo adottato in Commissione «dove si è deciso a colpi di maggioranza» e ricordato la contrarietà dei sardi alla politica urbanistica della Giunta Soru. Zedda ha poi rivolto un appello al presidente Pigliaru e agli altri partiti di maggioranza: «Nessuno può imporre la linea al Consiglio, le decisioni devono essere proposte dalla Giunta e discusse in Aula».

Giuseppe Fasolino (Forza Italia), ha difeso il Piano Casa e addossato al PPR il mancato adeguamento dei PUC: «E’ arrivato il momento – ha detto Fasolino – di pensare a una norma complessiva che dia alle amministrazioni locali la possibilità di metter in campo gli strumenti più idonei per il governo del territorio». (Psp)

Il consigliere di Forza Italia Marco Tedde ha osservato che «l’atteggiamento della maggioranza è una foglia di fico con cui si cerca di accontentare qualcuno scontentando però tutti, a cominciare dalle categorie produttive». E’sbagliato poi, a giudizio di Tedde, «attribuire al presidente Cappellacci perfino l’origine di una crisi economica globale mai conosciuta prima, dimenticando che hanno funzionato sia il piano casa che il taglio dell’Irap; quello che non ha funzionato è stato invece il Ppr di Soru che ha impedito ai comuni di fare i Puc, come dimostrano i dati della Sardegna».

Il capogruppo di Area popolare Gianluigi Rubiu ha affermato che «la legge dimostra il peso ideologico negativo che la maggioranza ha voluto attribuire alla legge; per esempio, anche con gli ampliamenti consentiti nei centri storici solo dove risiedono persone disabili». Bisogna cercare di essere più credibili, ha esortato il consigliere, «non mi appassiona il tema di chi ha governato prima o dopo, questo è un metodo che porta ad allontanarsi dal merito dei problemi, mentre invece è necessario un ascolto reciproco fra maggioranza e opposizione».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione il titolo primo della legge che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli e 20 contrari.

L’assemblea ha poi iniziato l’esame dell’art. 1.

Il consigliere Mario Floris (Sardegna) ha detto in apertura che «i più grandi avversari della politica sono i politici, siamo qui a discutere di cose che la gente e gli stessi consiglieri regionali non conoscono, mentre dovremmo ricordare che tutti abbiamo rispettato l’ambiente ed anzi siamo stati i primi al mondo, cosa di cui dovremmo essere orgogliosi». Invece, ha poi lamentato Floris, «continuiamo a dividerci sul null e sono sbigottito da quanto accaduto nel fine settimana; non mi impiccio dei problemi del partito ma segnalo l’allarme sulla reale capacità di Giunta e maggioranza di risolvere i veri problemi della Sardegna in materia urbanistica senza passare sotto le forche caudine di Soru, che da anni tiene sotto scacco uno dei settori primari della nostra Regione». Il braccio di ferro di Soru, ha commentato il consigliere, «è lo stesso del 2008 ed oggi si rimarca la stessa volontà vincolistica di allora, un dogma che mandò a casa la stessa maggioranza di centro sinistra nel 2008; sono conseguenze tristi e sarebbe meglio ripartire da zero, perché i veti di Soru ignorano il dramma dell’edilizia in Sardegna ma il Consiglio ha dovere di dare risposte alle comunità locali ed in questo momento occorre una virata radicale».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha detto che «proprio sul piano degli indirizzi generali la legge mostra la corda ed ingenera il massimo della confusione; la Giunta e la maggioranza vogliono bloccare l’edilizia per altri 10 anni con un sistema di divieti, vincoli e punizioni, rinnegando gli stessi concetti espressi nella relazione di maggioranza e soprattutto segnando un grave ritorno al passato, danno più grave nel Nord Sardegna dove allora chiuse una azienda su due nel settore edilizio». Orrù ha inoltre sottolineato che l’annullamento del piano paesaggistico è stato molto grave «perchè avrebbe dato respiro al comparto; ora parti della maggioranza dicono che nell’urbanistica devono essere coinvolti i comuni a cominciare dalle zone agricole, c’è qualcuno che per fortuna ha un minimo di buon senso ma la legge si rivela purtroppo incapace di replicare il piano casa mettendo in piedi un meccanismo macchinoso e problematico». Fermiamoci, ha consigliato in conclusione il consigliere sardista, «per lavorare a fondo sul merito e lavorare per una riforma organica che dia davvero risposte ai sardi».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) si è detto convinto che la finalità dell’articolo sia più che condivisibile. E’vero, ha riconosciuto, «che il Ppr non risolve granché, ci vorrebbe una nuova legge urbanistica prima di questa che, in effetti, è solo un nuovo piano casa». Purtroppo, ha lamentato Anedda, «dopo cinque anni la situazione delle imprese è drammatica soprattutto per il carico dell’invenduto; significa che non è stata una buona terapia perché bisogna non solo indicare cosa si può costruire e cosa no, ma soprattutto perché».

Il consigliere Oscar Cherchi (Forza Italia) ha commentato l’andamento del dibattito affermando che «come disordine mentale siamo arrivati al massimo e lo dimostrano le contraddizioni interne alla maggioranza; Federalberghi ha definito i politici dilettanti accomunando tutti ma rivolgendosi in realtà alla maggioranza ma oltre a quel dilettantismo c’è anche il dilettantismo legislativo di cui questa legge è un esempio emblematico». Entrando nel dettaglio del testo, Cherchi ne ha evidenziato la contraddittorietà perché si mischiano questioni edilizie, urbanistiche e paesaggistiche e, quanto alla semplificazione, ci si limita a recepire norme nazionali (peraltro certamente migliori di questa, senza però dire niente di nuovo e di buono». Anche noi, ha concluso il consigliere, «abbiamo la necessità di individuare le migliori soluzioni per il territorio ma per questo serve l’unità del Consiglio e non i diktat di Soru».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) entrando nel merito della legge ha espresso l’opinione che «che le finalità enunciate stridono con il contenuto mentre nel fare le leggi dovremmo tutti calarci nella realtà di ogni giorno e proprio questa è la grande occasione mancata». Soffermandosi sull’art.6 che prevede la cosiddetta Scia Cossa ha sottolineato che, da una parte, «si trasferisce la responsabilità delle certificazioni degli enti pubblici ai tecnici che ne assumono piena responsabilità anche sul piano penale, poi la mano pubblica fa rientrare tutto dalla finestra richiedendo documenti indispensabili per iniziare i lavori ma delle due l’una: o si fa la Scia o si chiedono le autorizzazioni, altrimenti tanto vale richiedere il permesso di costruire». In questo contesto, ha continuato, «i pochi che faranno un intervento saranno solo quelli obbligati a farlo, gli unici in grado di sopportare un calvario del genere; bisogna ricordare che la burocrazia non nasce dal nulla, nasce da norme malfatte come questa anche perché, fra l’altro, si chiamano le stesse cose con un nome diverso a seconda dell’applicazione della normativa nazionale o regionale».

Il consigliere di Sel, Francesco Agus, ha indicato nella risorsa ambientale e nel suolo “l’ultima risorsa strategica” nella disponibilità dei sardi, per affrontare le sfide del futuro. L’esponete della maggioranza ha dunque ribadito la necessità di cautela e di scelte ponderate perché, così ha dichiarato, «non dobbiamo pregiudicare il futuro possibile». Agus ha quindi affermato la necessità di cautela e confronto nell’esame di quelle parti del provvedimento che riguardano l’edificabilità nelle aree costiere e gli investimento in agro, evidenziando come serva tenere in considerazione il ruolo sempre più determinante del comparto agricolo anche in Sardegna.

A giudizio di Agus il provvedimento in discussione non può essere considerato tra quelli utili a programmare lo sviluppo e la conferma di tale affermazione, così ha spiegato il consigliere di Sel, deriva dal constatare come neppure il piano casa di cui il centrodestra invoca la proroga, lo sia stato per l’economia dell’Isola. «I paesi e le città si spopolano – ha aggiunto Agus – perché non c’è il lavoro e non perché non ci sono cubature da realizzare, così come il comparto edile tornerà ad essere da traino quando sarà risolto il problema dell’occupazione». Francesco Agus ha concluso affermando che le disposizioni contenute nel Dl 130 e nelle modifiche al testo presentate dalla Giunta, rispondono ai bisogni dell’oggi e sono utili a disincentivare la politica delle deroghe urbanistiche.

Il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, ha manifestato apprezzamento per i contenuti e i toni dell’intervento del consigliere Mario Floris e ne ha sottolineato lo spirito costruttivo e superpartes. L’esponente della minoranza ha rimarcato ulteriormente che le audizioni in commissione si siano svolte su un testo che è completamente differente da quello che è all’esame dell’Aula ed ha domandato, in tono polemico, alla maggioranza quanti e quali osservazioni formulate dagli organi professionali abbiano trovato accoglimento nel Dl 130. Giuseppe Fasolino ha quindi difeso il Pps approvato dalla Giunta Cappellacci e cancellato dell’esecutivo Pigliaru ed ha così replicato alle affermazioni del consigliere Agus in merito alle deroghe: «Le deroghe previste nel Pps di Cappellacci non erano arbitrarie come lo sono le intese normate dal Ppr di Soru».

Consiglio regionale 42 copia

La seduta del Consiglio regionale di ieri sera è iniziata con l’esame dell’ordine del giorno a cominciare dalla proposta di legge n° 190 (Cocco Pietro, Pittalis e più) – “Disposizioni urgenti in materia di enti locali e disposizioni varie”, sottoposta all’Aula in base all’art. 102 del regolamento (Iscrizione immediata all’ordine del giorno) dopo aver ottenuto il consenso unanime della conferenza dei capigruppo. Il presidente ha quindi avviato la discussione generale sulla proposta, dando la parola al capogruppo del Pd Pietro Cocco, primo firmatario del provvedimento.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato la condivisione del provvedimento da parte di tutti i capigruppo, aggiungendo che «si tratta di un passaggio dovuto a seguito delle iniziative di riordino delle autonomie locali avviate sia dal Parlamento che dalla Regione». «Lo scopo – ha chiarito Cocco – è quello di fare in modo che le province sarde siano rinnovate tutte con lo stesso sistema; inoltre, in questo provvedimento, abbiamo inserito sia una modifica finanziaria 2015 per incrementare le risorse a favore del servizio di trasporto dei disabili per l’annualità 2014 che una proroga delle graduatorie vigenti per altri 3 anni».

Il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha sottolineato l’importanza di «salvaguardare da una parte la continuità amministrativa e dall’altra l’occupazione sia nelle province esistenti che in quelle commissariate, in coerenza con il voto referendario espresso dai cittadini». «Ora inoltre – ha aggiunto Tocco – la Regione dovrà farsi carico di dare continuità anche ai servizi erogati alle comunità territoriali; esiste, fra i tanti, un problema di scarsità di risorse e anche per questo occorre governare con determinazione l’attuale fase di transizione, operando in modo rigoroso per redistribuire il gran numero di competenze che in passato sono state svolte dagli enti intermedi».

Il consigliere Francesco Agus (Sel) ha affermato che la situazione della Sardegna è per molti aspetti particolare, «una sorta binario parallelo in cui si trovano alcune province sarde rispetto ad altre, mentre in altre parti del territorio nazionale la cosiddetta legge Delrio viene applicata». Tuttavia, ha proseguito, «anche la Sardegna dovrà tener conto della Delrio, anche perché nella nostra Regione trovano già applicazione tutte le clausole negative a cominciare da quelle finanziarie; dopo il recente maxi taglio nazionale di un miliardo, in Sardegna si è aperto un buco di circa 50 milioni, secondo le prime stime». Se non vi farà fronte  a questa emergenza, ha avvertito Agus, «in Sardegna fra qualche mese saranno a rischio molti servizi essenziali e soprattutto la stabilità del personale, come sta già succedendo in molte realtà del territorio nazionale». «Il testo – ha concluso Agus – è un atto necessario che sana una parte dei problemi aperti dal referendum di due anni fa, di cui forse gli stessi promotori non erano pienamente consapevoli».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha detto di essere molto combattuto «pur non essendo un tifoso della province, perché il vero problema è quello di mettere al centro esigenze e bisogni dei cittadini e dei dipendenti di queste amministrazioni pubbliche». «La Sardegna – ha sostenuto – doveva fare una legge molto prima evitando i commissariamenti a la situazione di incertezza che ne è seguita; i commissari forse non sono la soluzione giusta perché commissariare è sempre una sconfitta, fermo restando che l’ alternativa potrebbe essere solo quella di far eleggere quattro consigli provinciali e non è detto che sarebbe una alternativa tragica, non dimentichiamo che i problemi che abbiamo di fronte non sono colpa dei cittadini ma del Consiglio regionale».

Per Salvatore Demontis (Pd), l’approvazione del provvedimento in discussione rappresenta un obbligo per il Consiglio. «Dopo il via libera alla legge “Delrio” sarebbe schizofrenico indire nuove elezioni provinciali – ha detto Demontis – per farlo, occorrerebbe inoltre ridisegnare le circoscrizioni elettorali».

L’esponente della maggioranza ha poi rimarcato la difficile situazione in cui si trovano gli enti intermedi: «Le province sono in pre-dissesto finanziario. Lo Stato, nelle more della riforma Delrio, ha ritenuto di dover prelevare dalle province importi così elevati che non consentono più la loro sopravvivenza».

Demontis ha poi sottolineato la paradossale condizione in cui si trovano le province sarde, «senza risorse ma costrette ad esercitare le loro funzioni», e l’inopportunità di continuare a drenare risorse regionali: «Si rischia un prelievo forzoso da parte dello Stato».

Demontis ha quindi evidenziato la necessità di trovare una soluzione al problema in attesa della riforma degli enti locali e del trasferimento delle funzioni alle Unioni dei Comuni. «Al momento – ha concluso il consigliere del Pd – non rimane che il commissariamento che non deve essere necessariamente affidato ai presidenti in carica».

Di grave ritardo nella discussione del provvedimento ha parlato invece Marco Tedde (Forza Italia).  «La legge in discussione denota carenza di programmazione – ha affermato Tedde – l’Aula nei mesi scorsi è stata impegnata nella riforma della sanità che ha portato solo ad un aumento di costi. Il riordino delle province sarebbe dovuto arrivare entro l’8 aprile. La realtà è che oggi siamo costretti a rincorrere una “normicchia” per evitare di andare a votare per le province in scadenza».

Il consigliere azzurro ha poi rivendicato il senso di responsabilità delle opposizioni che hanno dato parere favorevole alla procedura d’urgenza (prevista dall’art. 102 del Regolamento) per la discussione del provvedimento. «Se non fosse stato così – ha concluso Tedde – ci troveremmo nel caos più totale. La legge non è perfetta ma si potrà correggere grazie ad alcuni emendamenti».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha espresso forti perplessità per il ricorso alla procedura d’urgenza. Il consigliere di minoranza ha stigmatizzato l’atteggiamento assunto dalla Regione che, nonostante la possibilità di legiferare autonomamente in materia di enti locali, ha preferito fare riferimento alla riforma “Delrio”.

«Siamo ancora una Regione autonoma? – si è chiesto Cherchi –. Qual è la necessità di legiferare? Se dobbiamo adeguarci a una norma nazionale che bisogno c’è di arrivare con questa urgenza in Aula?». Cherchi ha quindi lanciato una provocazione alla Giunta regionale: «Presidente Pigliaru, convochi i comizi elettorali – ha detto Cherchi – così capiremo in che modo lo Stato si pone nei confronti della Sardegna».

L’esponente azzurro ha quindi ribadito la necessità di affrontare la questione relativa al personale delle province e ai servizi assicurati dagli enti intermedi. «Vista la confusione sull’argomento e vista la presentazione di alcuni emendamenti che stravolgono il testo originario – ha concluso Cherchi – è forse il caso di fermarsi per valutare attentamente che cosa portare avanti».

Di “atto di responsabilità” da parte del Consiglio ha parlato il capogruppo di “Sardegna Vera” Efisio Arbau. «L’ipotesi di andare alle urne per eleggere nuovi consigli provinciali non è percorribile – ha detto il consigliere di maggioranza – i sardi si sono pronunciati chiaramente per l’abolizione delle province». Secondo Arbau, l’imperativo della politica è adesso la costruzione di un breve interregno in attesa della riforma degli enti locali. «Non bisogna sprecare tempo né pensare a transumanze di personale – ha spiegato Arbau – ci sono già le strutture che devono essere messe a disposizione dei comuni».

Michele Cossa (Riformatori sardi) ha invitato il Consiglio ad approvare in tempi rapidi una riforma coraggiosa. «In attesa del riordino degli enti locali, il minimo che si può fare è commissariare gli enti per evitare la beffa delle elezioni – ha sottolineato Cossa – l’obiettivo però deve essere quello di ridisegnare il sistema delle autonomie locali». Secondo il consigliere dei Riformatori sardi, il Consiglio deve utilizzare quest’occasione per mettere in piedi un sistema moderno, capace di sperimentare e di dare risposte  alle esigenze del territorio. «Occorre favorire la semplificazione degli assetti istituzionali e della vita dei cittadini – ha affermato Cossa – ai commissari deve essere dato un mandato specifico in ordine alla liquidazione delle province e in ordine alla messa a regime della riforma che verrà effettuata. Liquidazione non può significare massacro. Lo Stato ha condannato a morte per asfissia, non tanto le province, quanto i servizi che le province devono assicurare. La transizione deve essere morbida».

Il capogruppo del Centro democratico, Roberto Desini, ha affermato che le province nelle condizioni in cui si trovano non hanno più senso di esistere ed ha rivolto accenti polemici a le forze politiche che, a suo giudizio, con il referendum abrogativo del 2013 hanno tentato di cavalcare l’onda del malcontento e del populismo nell’Isola. Il consigliere della maggioranza ha sottolineato l’assenza di un modello istituzionale alternativo a quello degli Enti intermedi ed ha auspicato che non si commettano ulteriori errori sul tema delle province. Desini ha concluso esprimendo favore al commissariamento in vista dell’attesa riforma del sistema delle autonomie locali.

Il presidente del Consiglio ha quindi concesso la parola all’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, che ha illustrato “le buone ragioni” che stanno alla base della decisione di procedere con i commissariamenti delle province di Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari «qualora in una data compresa tra la data di entrata in vigore della legge e il 15 giugno 2015 si verifichi la scadenza naturale del mandato degli organi delle province o altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali».

L’assessore ha quindi spiegato che per far coincidere le elezioni amministrative della Sardegna con quelle del resto d’Italia, che si svolgeranno presumibilmente il 31 maggio, e far sì che gli organi provinciali vengano eletti con il nuovo sistema elettorale (elezione di secondo grado), la legge di riforma del sistema delle autonomie locali della Sardegna dovrebbe entrare in vigore in tempi brevissimi, in difetto della quale l’indizione dei comizi elettorali dovrebbe riguardare anche l’elezione diretta degli organi provinciali, che produrrebbe l’effetto di rinviare sine die l’attuazione del processo riformatore in atto. Si aggiunga, ha proseguito Cristiano Erriu, che qualora si dovesse procedere con la tradizionale elezione del presidente e dei consigli provinciali, nell’Isola ci sarebbero quattro province commissariate (Gallura, Medio Campidano, Sulcis e Ogliastra) e altre quattro amministrate da organismi eletti direttamente.

In merito alla impossibilità di far sopravvivere le attuali province, l’assessore ha ricordato il taglio di circa 50 milioni di euro complessivi all’intero sistema degli enti intermedi in Sardegna ed ha rimarcato l’urgenza della riforma del sistema delle autonomie locali, anche per rassicurare i tanti lavoratori delle amministrazioni provinciali e garantire ai diritti la certezza nelle erogazione dei servizi che stanno attualmente in capo alle province.

A conclusione dell’intervento dell’assessore Erriu, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al capogruppo del Pd, Pietro Cocco, che ha chiesto al presidente Ganau di accordare quindici minuti di sospensione per una verifica degli emendamenti presentati al testo sottoscritto da tutti i capigruppo del Consiglio.

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, si è rivolto al presidente per domandare, nel corso della eventuale sospensione dei lavori, la convocazione della conferenza dei capigruppo.

Il presidente del Consiglio ha prima posto in votazione il passaggio agli articoli della Pl. 190 che è stato approvato ed ha quindi dichiarato sospesi per quindici minuti i lavori ed ha convocato la capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau (La Base), ha annunciato il ritiro dell’emendamento aggiuntivo n. 4 all’articolo 3.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi sospeso la seduta per consentire il riordino degli emendamenti presentati.

Ripresi i lavori, il presidente Ganau ha ricordato gli emendamenti all’articolo 1 (scadenza mandato organi provinciali e nomina commissari): il n. 9; 5; 3; 1; 8 ed ha chiesto il parere della Giunta. L’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, ha espresso parere favorevole agli emendamenti 3; 5; 8; mentre ha invitato i proponenti al ritiro dell’emendamento 9 ed ha dichiarato parere contrario all’emendamento n. 1.

Il consigliere del Pd, Lorenzo Cozzolino, ha annunciato il ritiro dell’emendamento 9 e il presidente del Consiglio ha messo in votazione l’emendamento n. 5 (Cozzolino e più) che al comma 1 dell’articolo 1 aggiunge la seguente dicitura: «All’amministrazione straordinario sono attribuiti i poteri previsti dall’ordinamento in capo al presidente della provincia, giunta e consiglio provinciali». L’emendamento specifica inoltre che l’indennità corrisposta all’amministratore straordinario della provincia è «equivalente alla retribuzione lorda spettante al dirigente al vertice dell’Ente» e stabilisce che l’amministratore straordinario «provvede ad assicurare la continuità dell’espletamento delle funzioni già svolte dalla Province, in particolare provvede a “prorogare i servizi e i contratti per le tipologie di lavoro flessibile in essere fino al 31 dicembre 2015». L’emendamento è stato quindi approvato con 30 favorevoli e 22 contrari.

Il presidente ha quindi posto in votazione l’emendamento n. 3 (Cozzolino e più), sostitutivo totale dell’articolo 1 che di fatto supera la nomina dei commissari (previsto nel testo originario) con la nomina di amministratori straordinari delle Province «qualora in una data compresa tra la data di entrata in vigore della presente legge e il 15 giugno 2015, si verifichi la scadenza naturale del mandato o altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali nonché la scadenza delle gestioni commissariali». L’emendamento che riscrive l’articolo 1 della proposta di legge n. 190 stabilisce che i commissari nominati ai sensi della legge 15\2013 decadono entro 30 giorni dall’approvazione della legge e la Giunta, su proposta del presidente della Regione, dispone con propria deliberazione la nomina degli amministratori straordinari delle province. L’emendamento è stato approvato con 30 voti a favore e 22 contrari.

L’Aula ha invece respinto con votazione a scrutinio segreto (18 sì e 31 no) l’emendamento n. 1 (Rubiu e più) che puntava a garantire nei Comuni al di sotto dei 3.000 abitanti la ricandidatura dei sindaci anche per il quarto mandato.

Approvato con 48 voti e favore e uno contrario l’emendamento aggiuntivo n. 8 (Daniele Cocco, Sel) che aumenta da 8 a 10 i membri del Consiglio nei Comuni con popolazione fino ai 1.000 abitanti.

Il presidente, non essendoci iscritti a parlare e non essendo stati presentati emendamenti all’articolo 2, che modifica il comma 11 dell’articolo 30 della legge finanziaria 2015, l’ha posto in votazione ed è stato approvato con 49 sì e 2 no.

Ritirati gli emendamenti n. 6, 7 e 4, il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento aggiuntivo n. 7 (Ruggeri e più) che all’articolo 3 (Proroga efficacia graduatorie concorsi per assunzioni di personale) aggiunge un comma che così recita: «Per le aziende sanitarie, le aziende ospedaliere e le aziende ospedaliero-universitarie della Sardegna, poiché rientrano tra le amministrazioni pubbliche che hanno subito limitazioni delle assunzioni, si applica altresì l’articolo 4, comma 4 del decreto legge 31.08.2013, n. 101, convertito nella legge 30 ottobre 2013, n. 125». L’emendamento è stato approvato con 51 favorevoli e un voto contrario.

Approvato di seguito l’articolo 4 (entrata in vigore) il presidente ha aperto la votazione finale che ha avuto il seguente risultato: presenti, 53; votanti, 52; favorevoli, 33; contrari, 19.

L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n. 82 Sulla mancata ratifica da parte dello Stato italiano della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al primo firmatario del documento, il consigliere dei Rossomori Paolo Zedda che, in premessa, ha ricordato il travagliato iter della Carta Europea delle lingue stipulata a Strasburgo il 5 novembre del 1992 e ancora non ratificata dal Parlamento italiano.

Nel suo lungo intervento in sardo, Zedda ha sottolineato l’importanza della Carta per la protezione e promozione delle lingue storiche regionali e di minoranza e il suo ruolo fondamentale nella conservazione e nello sviluppo delle tradizioni e del patrimonio culturale europeo.

«La Carta – ha ricordato l’esponente della maggioranza – indica gli obiettivi e i principi che gli stati si impegnano a applicare a tutte le lingue minoritarie esistenti sul loro territorio e individua una serie di misure per agevolare l’uso delle lingue regionali o di minoranza in settori cruciali della vita pubblica quali l’insegnamento, la giustizia, le autorità amministrative e i servizi pubblici, i media, le attività e le strutture culturali, la vita economica e sociale e gli scambi transfrontalieri».

Zedda ha poi ricordato il tentativo andato a vuoto nella scorsa legislatura per la ratifica della Carta da parte del Parlamento e la nuova proposta all’esame della Commissione congiunta di Camera e Senato.

«E’ necessario adesso far sentire la nostra voce perché si arrivi alla ratifica della Carta delle lingue – ha detto Zedda – ciò consentirebbe di avere strumenti più efficaci per l’attuazione delle politiche linguistiche». Zedda ha quindi auspicato l’approvazione di un ordine del giorno unitario da parte del Consiglio «Su chi domandaus innoi, impari cun totu is sardus chi dd’ant nau in manera crara – ha detto il consigliere dei Rossomori –  est unu caminu lestru e chi s’arribbit a una lei de ratifica cun formas de tutela prus artas po sa lingua sarda cunfromma a cantu previdint is atras leis statalis e regionalis (Ciò che chiediamo qui, insieme a tutti i sardi che si sono espressi in modo chiaro, è un iter più veloce e che si arrivi a una legge di ratifica con forme di tutela più alte per la lingua sarda rispetto a quanto previsto dalle leggi statali e regionali)».

Il presidente Ganau ha quindi annunciato la presentazione di un ordine del giorno e dato la parola al consigliere di Forza Italia Marco Tedde. «Quella in discussione è una mozione necessaria – ha affermato Tedde – la riproposizione di un’analoga mozione presentata nel 2012 dall’on. Amadu. E’ evidente che lo Stato italiano è in notevole ritardo. Attendiamo che i colleghi del Parlamento assolvano al loro compito».

Il consigliere azzurro ha poi invitato la Giunta a promuovere un’azione forte nei confronti del Governo e del Parlamento «perché si arrivi a una ratifica della Carta in tempi rapidi» e segnalato una lacuna della mozione: la mancata previsione tra le lingue da tutelare del catalano di Alghero, indicato tra le lingue da proteggere  sia dalla legge nazionale 482/99 che dalla legge regionale 26/97.

Anche il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta, ha svolto il suo intervento interamente in lingua sarda sottolineando la necessità di esprimersi e di utilizzare più frequentemente l’idioma isolano nelle sedi istituzionali. «Est bellu a intendere sos pitzinnos allegare in sardu, nois semus fachende sa cosa zusta ma in su coro tenimus abberu sa limba? Ite cherimus faghere? Unu populu chena una limba no esistit (E’ bello sentire i bambini parlare in sardo, noi stiamo facendo la cosa giusta ma nel nostro cuore teniamo davvero alla lingua? Che cosa vogliamo fare? Un popolo senza lingua non esiste)».

Carta ha quindi sollecitato l’Aula a prestare più attenzione alla questione linguistica: «La mozione è giusta, l’ordine del giorno va bene – ha concluso il consigliere sardista – stiamo però dietro la lingua, usiamola e incoraggiamo i sardi a parlarla e a insegnarla ai figli».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ricordato i gravi ritardi accumulati sul versante della lingua sarda. «Siamo ancora fermi al 2000, data in cui l’Italia firmò la Carta delle lingue. Da allora non si sono fatti progressi nel riconoscimento del nostro idioma». Dedoni ha quindi sottolineato l’importanza della tutela del sardo «che ci identifica come nazione, seppur nazione senza Stato» e la necessità di riaffermare la specialità della Sardegna.

«La scuola fa poco per la tutela della cultura sarda – ha detto Dedoni – abbiamo una storia non spiegata, non è chiaro che cosa rappresenta la Sardegna nel Mediterraneo. La nostra specialità dobbiamo difenderla con le unghie. Il dirigente scolastico regionale, per giurisprudenza, è soggetto agli indirizzi politici dell’assessore regionale alla cultura».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al primo firmatario della mozione Paolo Zedda per l’illustrazione dell’ordine del giorno. Zedda ha espresso soddisfazione per l’unità d’intenti manifestata dall’Aula sul tema e ribadito i concetti già espressi nel precedente intervento.

Ganau ha poi dato la parola all’assessore alla Cultura, Claudia Firino,per il parere della Giunta.

Firino ha ricordato i passi compiuti dall’esecutivo regionale per l’ottenimento da parte dello Stato di una maggiore tutela della lingua sarda e delle sue varianti. «La tutela comunitaria è importante perché contiene gli indirizzi più avanzati in materia di promozione linguistica – ha detto l’assessore – poche settimane fa vi è stato un trasferimento dallo Stato alla Regione delle competenze per l’attuazione della legge 482. La Regione programmerà e gestirà fondi per la tutela della lingua. Ciò favorirà una messa a sistema dell’insegnamento del sardo. Uno dei criteri per considerare una lingua viva è il numero di persone che la parlano. Questi strumenti consentiranno di ampliare la platea dei parlanti».

Al termine del suo intervento, Firino ha assicurato l’impegno della Giunta perché il processo di ratifica della Carta avvenga nei tempi più brevi possibili.

Per dichiarazione di voto è poi intervenuto il consigliere sardista Christian Solinas che ha proposto un’integrazione dell’ordine del giorno per il riconoscimento insieme al sardo e al catalano delle altre parlate alloglotte (tabarchino, gallurese e sassarese).

Sulla proposta il presidente Ganau ha chiesto il parere del consigliere Zedda che ha spiegato i motivi della mancata previsione delle parlate di Carloforte, Sassari e della Gallura tra le lingue da tutelare: «La Carta Europea dice che i dialetti delle lingue non territoriali non possono essere ammessi in questa forma di tutela».

Modesto Fenu (Zona Franca) ha espresso parere favorevole per un’integrazione dell’ordine del giorno e chiesto una breve sospensione dei lavori per concordare un testo. Il presidente Ganau ha quindi sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori, il consigliere Christian Solinas ha riproposto un emendamento orale che ribadisce la valenza del tabarchino, gallurese e sassarese come riconosciuto dalla legge regionale n. 26 e ottenuto un’integrazione dell’ordine del giorno.

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il documento che chiede al Parlamento:

a) Prevedere all’interno della Carta un innalzamento del livello di tutela in particolare nei settori dell’insegnamento e dell’informazione per garantire un’effettiva salvaguardia della lingua sarda e del catalano di Alghero;

b) Di procedere con urgenza a completare l’iter parlamentare per la ratifica da parte dell’Italia della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.

L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il presidente Ganau ha comunicato che all’ordine del giorno figura la mozione 116 (Piscedda e più) sul “Piano di sviluppo dell’aeroporto di Cagliari-Elmas” ed ha quindi dato la parola al primo firmatario, il consigliere del Pd Valter Piscedda.

Nel suo intervento Valter iscedda ha spiegato che il Piano di sviluppo aeroportuale dell’aeroporto di Elmas ricade in piccolissima parte nel comune di Cagliari e prevede, invece, un ampio processo di espansione verso il centro abitato di Elmas attraverso l’esproprio oneroso di aree private. Il consigliere ha poi lamentato, citando gli articoli 117 e 118 della Costituzione che «questa vicenda non siano stati applicati il principio di sussidiarietà e leale collaborazione, anche in senso dinamico con una rete di accordi ed intese; se il Piano venisse realizzato nella versione proposta avrebbero un forte impatto su Elmas e sulla popolazione residente». «Bisogna tener conto inoltre – ha aggiunto Piscedda – che non solo i terreni a disposizione dell’Enac sono triplicati in questi anni, passando da 75 ettari a 284, ma anche del fatto che altri 160 ettari sono passati dal demanio militare a quello civile; c’è insomma una larga disponibilità di aree pubbliche e non si comprende la necessità di acquisire altre aree private».

Siamo consapevoli che sviluppo è necessario, ha concluso l’esponente del Pd, «chiediamo solo che la Regione non conceda il via libera nella prossima conferenza di servizi del 31 marzo ed avvii un tavolo di concertazione per modificare il Piano, senza oltretutto allungare nemmeno i tempi perché piano è ancora in itinere».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto di aver ascoltato il discorso del collega Piscedda «con attenzione e con un approccio laico ma sembra un ricorso al Tar; gli argomenti sembrano solidi ma nascoste sotto certe tecnicalità ci sono cose da approfondir perché la decisione della Giunta non riguarda solo la comunità di Elmas ma tutta la Sardegna». L’l’aeroporto, ha osservato, «sta programmando il suo sviluppo per renderlo compatibile con le previsioni di traffico che dovrebbero raddoppiare passando da 3 milioni e mezzo a 6 milioni e mezzo; meglio un confronto con le parti interessate, sentendo l’Enac e la società di gestione dell’aeroporto in commissione».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha affermato che «il problema sollevato dal collega Piscedda non è cosa da poco ma è altrettanto vero che non si può affrontare un tema così complesso con una mozione, è una di quelle operazioni di cui la politica dovrebbe occuparsi il meno possibile lasciando il campo a rigorose valutazioni tecniche, fermo restando che la cittadinanza però va difesa e tutelata». Oggi, ha continuato, Cagliari è l’aeroporto più grande delle Sardegna, è uno scalo internazionale, è  al 10° posto fra i 35 grandi scali nazionali, non possiamo rinunciare ad un processo di sviluppo e a collegarci con tutto il mondo». «E’ un’operazione – ha concluso Crisponi – da prendere con le pinze e ci voglio professionisti molto attenti, altrimenti ci dovremo occupare ben presto della solita commedia all’italiana con risvolti molto drammatici».

Il consigliere Michele Cossa (Riformatori sardi) ha riconosciuto che «Elmas subisce molte conseguenze negative dalla presenza dell’aeroporto e ricava assai poco ma siamo in presenza di un progetto strategico di grandissima importanza per la Sardegna e ci vuole davvero un supplemento di istruttoria approfondendo il problema in tutte le sue parti».

L’assessore dei Trasporti Massimo Deiana ha dichiarato che «si tratta di un tema da tempo alla nostra attenzione e la nostra posizione è stata già espressa dalla Giunta; è vero in altre parole che si prevede una espansione del traffico ma è anche vero che il traffico non viene determinato dal progetto, perché lo scalo già oggi potrebbe sopportare un volume di traffico di 5 milioni di passeggeri». «Non c’è poi – ha assicurato Deiana – nessuna contrarietà ma si guarda anzi al progetto con grande interesse, però è stato già segnalato che lo sviluppo della struttura si può realizzare sacrificando la minor porzione di territorio possibile del comune di Elmas che, effettivamente sopporta la servitù ma non ha ritorni. Occorre quindi tutelare tutte le esigenze in gioco e su questo c’è un confronto in corso con le parti interessate, senza dimenticare che, in effetti, l’oggetto del contendere riguarda forse appena il 10% del progetto; mozione può essere perciò uno stimolo a proseguire su questa strada equilibrata, razionale e sostenibile».

Il consigliere Valter Piscedda (Pd) ha ringraziato tutti i consiglieri per gli interventi ed ha precisato che «non dobbiamo rinunciare né allo sviluppo né al Piano, ma il progetto deve essere sostenibile anche per la comunità; stiamo chiedendo non di fermarlo o rallentarlo ma solo di cambiarlo anche perché l’iter ha seguito un percorso istituzionale largamente incompleto, serve un supplemento di istruttoria per poter ragionare con tutte le carte in tavola senza posizioni preconcette, tenendo conto anche del fatto che siamo in un’area di grande pregio ambientale».

Conclusa la discussione generale, il presidente Ganau ha chiesto ai consiglieri di iscriversi a parlare per eventuali dichiarazioni di voto.

Il consigliere Christian Solinas, capogruppo del Psd’Az, ha annunciato che non parteciperà alla votazione perché, ha sottolineato, «l’argomento non ha nulla di legislativo».

Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha detto che «è giusto ascoltare un amministrazione locale ed un rappresentante dello Stato che altri organi dello Stato hanno deciso di ignorare ed è necessario riflettere sulle ragioni sacrosante di tutela di una comunità, ma ci sono interessi strategici della Sardegna ma non è possibile liquidare certi argomenti con una mozione, sarebbe più utile una mediazione prima di dividersi su un voto, nel qual caso non parteciperei».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha annunciato il voto favorevole. «In questa vicenda – ha affermato – non c’è niente di localistico, c’è un autorità romana che va contro gli interessi di una comunità».

Il consigliere Stefano Tunis (Forza Italia) ha auspicato di non essere stato frainteso: «Tutte le parti possono avere buone ragioni e da sindaco Piscedda ha agito correttamente ma è vero che il Consiglio non ha potuto effettuare gli approfondimenti che una questione di tale importanza richiede, sentiamo in commissione le parti interessate, altrimenti non parteciperemo al voto».

Il consigliere Angelo Carta (Psd’Az) ha messo l’accento sul fatto che «Piscedda ci ha posto il problema di una comunità che ospita una delle più grande strutture della Sardegna, un problema da consiglieri regionali e da amministratori locali, ma la mozione lascia margini di intervento e di modifica sui quali si può lavorare, con riferimento ai primi due paragrafi troppo divisivi, mentre il resto è giusto e ragionevole».

Il consigliere Pier Mario Manca (Sardegna Vera) ha detto che «Piscedda va ringraziato per la passione e per l’impegno, sono favorevole sia perché è una posizione coerente con i principi di crescita sostenibile che fanno parte del programma di governo sia perché c’è tutto il tempo per rivedere accordi e procedure, l’Enac non può farla da padrone in Sardegna, impedirlo significa dare senso e significato alla parola autonomia alla quale teniamo moltissimo».

Il consigliere Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha definito il dibattito «un paradosso, un tema così importante viene banalizzato troppo, la Giunta ha altre materie su cui far sentire la propria voce, va riconosciuto che nello specifico Piscedda ha difeso giustamente la sua comunità ma il Consiglio ha diritto ad una sua valutazione che non può essere affrettata; non parteciperemo al voto».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha osservato che «Piscedda ha parlato con chiarezza, il problema non è solo del sindaco di Elmas è un problema di tutta la Sardegna; stiamo discutendo di una mozione, e niente più, con cui si chiede che la Regione Sardegna possa dire la sua e confrontarsi con le altre parti interessate, niente di straordinario anzi dovrebbe essere la normalità».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la mozione, che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 4 astenuti.

Al termine dello scrutinio il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno questa mattina alle 10.00.

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Giornata di audizioni, in commissione Autonomia, per l’esame del disegno di legge n° 176 sul riordino del sistema delle autonomie locali.

Il commissario della Provincia Olbia Tempio, Giovanni Carta, ha così evidenziato  lo sforamento del “patto di stabilità” insieme con una previsione di chiusura in deficit del bilancio dell’amministrazione  gallurese (circa otto milioni di euro). La Provincia del Nordest potrà fare fronte alle spese obbligatorie fino al prossimo giugno ma nella bozza di bilancio ha azzerato le poste per gli interventi nelle strade provinciali  e per la messa in sicurezza degli 800 chilometri di stecche fluviali che interessano il territorio e per i quali sarebbero necessari circa 4.5 milioni di euro. Risorse che non sono disponibili così come è particolarmente critica la situazione per l’erogazione di tutti gli altri servizi che stanno in capo alle amministrazioni provinciali ad incominciare da quelle attinenti gli edifici scolastici. Il commissario Carta, a questo proposito, ha denunciato che la Provincia non è nelle condizioni di intervenire per risolvere il problema che riguarda tre scuole (due licei e l’agraria) ubicate in zone a rischio alluvione.

Tiziana Ledda, commissario del Medio Campidano,  ha quantificato in circa cinque milioni di euro le risorse che servono in aggiunta a quelle previste dal Fondo Unico degli Enti locali («bastano solo per i costi del personale») ed ha confermato lo sforamento dei tetti di spesa del patto di stabilità anche per l’amministrazione campi danese.  Insieme con l’impossibilità a garantire interventi di manutenzione nelle strade e per le scuole, Tiziana Ledda, ha posto in evidenza le preoccupazioni dei dipendenti per il loro futuro occupazionale.

La commissario della Provincia Ogliastra, Gabriella Mulas, ha preannunciato «il mancato rispetto dei vincoli del patto di stabilità ed uno sforamento di circa 2.8 milioni di euro, nonostante gli sforzi compiuti – così ha dichiarato Mulas – per la riduzione della spesa e l’applicazione di quanto disposto dalla delibera della giunta regionale n.23/20 che prevede, tra le altre, anche la chiusura di una delle due sedi dell’amministrazione provinciale».

Franco Sardi, commissario della provincia di Cagliari ha evidenziato le ripercussioni sul bilancio che derivano dalla cancellazione dello sgravio del 70% dell’Irap (1.041.000 euro di imposta nel 2015 contro i circa 350.000 euro dello scorso esercizio). Sardi ha quindi preannunciato la volontà, insieme con i presidenti di Sassari, Nuoro e Oristano, Alessandra Giudici, Costantino Tidu e Massimiliano de Seneen, di presentare ricorso al Tar contro il previsto decreto ministeriale (comma 418 della legge di stabilità) che definisce il riparto tra tutte provincie del miliardo di euro da riversare allo Stato per compartecipazioni tributarie. Una misura che se applicata nell’Isola, peserà oltre 50 milioni di euro sui già magri bilanci delle amministrazioni provinciali. In merito al bilancio, il commissario di Cagliari ha quindi confermato che a fronte di 71 milioni di euro di spese obbligatorie le entrate sono state di 61 milioni e che 6 milioni di euro sono stati reperite con l’innalzamento al livello massimo delle aliquote sulle imposte, ad incominciare da quelle per Rc auto.

Il presidente facente funzioni della provincia di Nuoro, Costantino Tidu, ha invece evidenziato il taglio dei trasferimenti correnti che sono passati dai 14 milioni di euro del 2014 ai 10 milioni per l’anno in corso ed ha rimarcato uno sbilanciamento tra entrate correnti e spese correnti superiore ai 14 milioni di euro. Tidu ha inoltre affermato che stante l’attuale situazione finanziaria l’amministrazione provinciale di Nuoro potrà garantire il regolare pagamento delle retribuzioni ai dipendenti (215 a tempo indeterminato, 40 a tempo determinato e 4 dirigenti) fino al prossimo giugno.

I presidenti e i commissari hanno inoltre fornito indicazioni sull’andamento delle partecipate e delle rispettive società in house (Multiss, Proservice, Ctm, Nugoro spa) e hanno rimarcato i rischi per il mantenimento dei livelli dei servizi e dei livelli occupazionali.

Sono intervenuti per richiedere chiarimenti o per svolgere alcune riflessioni i consiglieri Franco Sabatini (Pd), Michele Cossa (Riformatori), Salvatore Demontis (Pd), Roberto Deriu (Pd) e Giuseppe Meloni (Pd).

Il presidente della Terza commissione, Franco Sabatini, ha quindi proposto una riunione congiunta della Terza e della Prima commissione per dare corso ad una serie di approfondimenti con le audizioni dei presidenti e dei commissari della province, del presidente della Giunta e degli assessori della Programmazione e degli Enti Locali. Proposta accolta dal presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel) che, in conclusione dei lavori, ha evidenziato la necessità di alcune modifiche al testo del Dl 167 e una serie di “problemi aperti” per quanto riguarda gli Enti Locali che, così ha dichiarato Agus, «andiamo a superare con la riforma e che erogano servizi essenziali per i cittadini, con l’impiego di migliaia di dipendenti pubblici».    

In rappresentanza della provincia di Oristano, l’assessore dei Lavori pubblici, Giovanni Pia, ha messo l’accento sul fatto che «a causa di una serie di interventi legislativi, l’amministrazione presenta un disavanzo di circa 7.5 milioni che non consentirà di garantire alcuni servizi alla comunità, dal trasporto dei disabili alla manutenzione delle rete stradale e degli edifici scolastici», riservandosi poi di fornire un rapporto dettagliato sulla situazione finanziaria dell’ente che gli uffici finanziari stanno completando.

Successivamente è intervenuto il presidente dell’Anci, Piersandro Scano, che in apertura ha sintetizzato i contenuti del documento elaborato dall’associazione ad Abbasanta il 3 ottobre dell’anno scorso. «Il documento – ha spiegato – immagina una riforma fondata su due pilastri, la Regione ed i Comuni, e prevede il superamento delle province attraverso il potenziamento del ruolo degli stessi Comuni, evitando i rischi di un nuovo centralismo regionale. La diffusione dell’associazionismo fra enti locali, va inteso non solo come strumento per la migliore gestione di funzioni e servizi ma come vera e propria leva dello sviluppo locale».

Quanto alla possibile nuova mappa delle autonomie, Scano si è detto convinto che, «anche sul piano culturale, occorre tenere nella massima considerazione le regioni storiche della Sardegna e le esperienze che hanno rappresentato; considerare la storia come riferimento è il miglior antidoto al particolarismo. Serve inoltre molta flessibilità nell’approccio al territorio, immaginando la riforma come un processo dinamico che può articolarsi in almeno due fasi; considerando i tempi non certo brevi delle riforme costituzionali di cui si sta occupando il Parlamento, la Sardegna ha il tempo di definire un modello sardo che, da una parte, assegni un ruolo incisivo alla conferenza Regione-Autonomie locali e, dall’altra, disciplini le modalità di gestione associata dei servizi fondamentali da parte dei Comuni».

Salvatore Sanna si è soffermato sulla necessità di configurare un livello di governo intermedio che si occupi di programmazione e pianificazione territoriale, e Rodolfo Cancedda che ha suggerito, fra l’altro, di eliminare la doppia suddivisione fra Comuni basata sulla popolazione (da 0 a 3.000 e da 0 a 10.000) presente nel disegno di legge della Giunta ma non prevista dalla normativa nazionale.

Nel dibattito sviluppatosi dopo le relazioni dei rappresentanti delle autonomie locali, sono intervenuti i consiglieri regionali Roberto Deriu e Franco Sabatini del Pd, Michele Cossa dei Riformatori sardi ed Oscar Cherchi di Forza Italia.

Nelle sue conclusioni il presidente della commissione Francesco Agus ha sottolineato l’utilità del confronto con i rappresentanti delle autonomie anche perché, ha precisato, «la legge di riforma dovrà disciplinare contesti molto diversi per raggiungere l’obiettivo di un sistema sardo caratterizzato da una precisa identità; non solo, la nuova legge rappresenterà un banco di prova dell’attualità del nostro Statuto Speciale».

Le audizioni proseguiranno nella giornata di domani con l’intervento dei rappresentanti della Commissione paritetica Stato-Regione. Alle 10.00 saranno ascoltati i componenti espressi dalla Regione Alessandro Demartini e Mario Scano, mentre alle 11.00 sarà la volta del senatore Francesco Sanna e di Ilenia Ruggiu, designati dallo Stato.

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Confronto acceso questa mattina, nel corso dell’audizione in 2ª commissione dell’assessore della Pubblica Istruzione Claudia Firino sul piano di dimensionamento scolastico. L’assessore Claudia Firino ha ribadito ai consiglieri la validità del piano approvato dalla Giunta regionale lo scorso 6 febbraio, ha rimarcato la scelta della Regione di “investire in offerta didattica in ogni angolo dell’Isola” ed ha escluso che la delibera 5/26 nasca come “atto di razionalizzazione e come un piano di tagli” ma che, al contrario, vuol rappresentare una “scelta politica strategica che accresce gli impegni dell’amministrazione regionale per la scuola sarda”.

L’assessore Firino ha inoltre confermato le decisioni che attengono le pluriclassi («non sono il modello didattico più adatto e non rappresentano la nostra scelta formativa»)  e i cosiddetti istituti globali (gli unici previsti nell’Isola sono quelli di Seui e Carloforte).

La Firino, pur dichiarando di comprendere “le difficoltà che pone il cambiamento”, ha quindi sostanzialmente riconfermato le soppressioni e le determinazioni contenute nel piano ma ha anche dichiarato la disponibilità ad approfondire ulteriormente le segnalazioni pervenute alla commissione consiliare, oggetto dell’audizione dei sindaci tenutasi lo scorso 20 febbraio.

I consiglieri del Pd, Piero Comandini, Salvatore Demontis, Gianmario Tendas e Antonio Solinas, nel corso dei rispettivi interventi, hanno ricordato le critiche al piano avanzate dai sindaci e dagli operatori della scuola ed hanno proposto la sospensione di un anno dell’applicazione del piano di dimensionamento («si potrà così utilizzare il tempo per organizzare una proposta formativa partecipata e rispondente alle necessità dei territori») e insieme con la collega di gruppo, Rossella Pinna, e col consigliere Piermario Manca (Pds, gruppo Soberania e Indipentzia) hanno invitato l’assessore ad una maggiore propensione al confronto con gli amministratori locali. Nel merito dell’ipotesi della sospensione del piano, Claudia Firino ha replicato sottolineando la situazione di incertezza che si verrebbe a creare nell’Isola, in considerazione del fatto che il termine per le iscrizioni scolastiche è già scaduto lo scorso 15 febbraio.

Il confronto con l’assessore si è rivelato particolarmente acceso sulle problematiche attinenti l’Alta Marmilla e gli istituti di Ales e Ghilarza, per i quali i consiglieri dell’oristanese, Antonio Solinas e Gianmario Tendas, unitamente al rappresentante dell’Udc, Gianni Tatti, hanno invocato il mantenimento degli istituti scolastici esistenti in applicazione delle prerogative riconosciute alle aree svantaggiate. Le considerazioni espresse a tal proposito dall’assessore Firino non hanno soddisfatto, in particolare, il presidente della Quarta commissione, Antonio Solinas, che ha invitato l’assessore a tenere nella dovuta considerazione le proteste dei sindaci del territorio ed ha denunciato l’emergere di “un problema di natura politica, tale da rendere necessario un confronto interno alla coalizione che governa la Regione”.

A difesa del piano di dimensionamento scolastico si è invece dichiarato il consigliere, Paolo Zedda (Rossomori, gruppo Soberania e Indipendentzia): «Sono contrario al rinvio e abbiamo bisogno urgente di un segnale forte di cambiamento». A sostegno dell’operato della Firino si è registrato anche l’intervento del capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau (La Base), che però ha auspicato la proroga di un anno per l’istituto globale di Fonni.

Il presidente della commissione, Gavino Manca, ha quindi invitato l’assessore della Pubblica Istruzione ad una specifica valutazione delle problematiche evidenziate nel corso dell’audizione con i sindaci auspicando l’accoglimento delle proposte alternative, eventualmente formulate dagli amministratori e dalla commissione. Gavino Manca ha quindi dato lettura del report delle segnalazioni (accorpamento, soppressione di pluriclassi e chiusura istituti unici) che sono state elencate nel dettaglio all’assessore e che riguardano: Quartu (scuola Lao Silesu); Cagliari (scuole medie Cima-Manno-Conservatorio); Escalaplano; Giba; Masainas; Piscinas; Ales; Ghilarza; Tramatza; Perdasdefogu; Loceri; Osini; Villagrande Strisaili; Belvì; Nughedu San Nicolò; Nulvi; Ozieri, Thiesi; Siligo; Codrongianos; Cossoine; Martis; Erula, Santa Maria Coghinas; Florinas; Mara; Padria; Porto Torres; Castelsardo e Santa Teresa di Gallura.

Il Consiglio ha approvato il disegno di legge n. 34/A “Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, l’Aula ha proseguito nell’esame dell’ordine del giorno con l’esame degli articoli del Dl n°143/A – “Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna ai sensi dell’art. 2 comma 186/bis della legge 23 dicembre 2009 n° 191 e del Decreto legislativo 3 aprile 2006 n° 152”.

L’Assemblea ha approvato il titolo del disegno di legge. Prima di passare all’art. 1 il presidente ha comunicato il ritiro degli emendamenti da 1 a 15, presentati dal capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, e dal 16 al 25 presentati dal consigliere Ignazio Tatti, dell’Udc.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha annunciato di voler fare propri gli emendamenti 1 e 3 all’art. 4 presentati dal consigliere Arbau e poi ritirati.

Successivamente, il Consiglio ha approvato gli articoli 1 e 2  e 3 del disegno di legge.

Prima dell’esame dell’art. 4 il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau ha rivolto un appello ai colleghi di Forza Italia «in considerazione del lavoro proficuo fatto in mattinata; gli emendamenti sono superati dalla presenza di uno studio preliminare sulla dimensione degli ambiti su cui sono personalmente scettico ma occorre dare continuità al lavoro portato avanti fin qui».

Per Forza Italia, il consigliere Alessandra Zedda ha accettato la proposta di ritiro, chiarendo però che «si è voluto utilizzare questo strumento per aprire un momento di riflessione, non siamo contrari ad una pluralità di ambiti anche in vista riforma degli Enti locali, ma l’ambito unico ha dimostrato di essere quello più economico ed efficace oltre che il meno costoso».

Il relatore di maggioranza Salvatore Demontis (Pd) ha osservato che la legge non dice che ci saranno uno o più ambiti, si parla invece di una soluzione per dare il miglior servizio ai cittadini; «il comitato tecnico scientifico serve proprio a dare senso a questo passaggio oggettivo e non politico».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha affermato che «c’è un clima positivo che porterà forse ad una convergenza però occorre lasciare spazio anche ad osservazioni critiche; ha ragione il Cal a dire che alcune parti della legge sono lapalissiane, si potrà tornare sulla dimensione dell’ambito ma dire che la legge si può cambiare è inutile, così è un messaggio rivolto all’esterno».

Al termine di quest’ultimo intervento, l’Aula ha approvato l’art. con 30 voti favorevoli e 7 contrari.

Sull’art. 5 il vice capogruppo di Forza Italia ha dichiarato che, anche in questo caso, «la minoranza ha dato l’ennesima dimostrazione di voler dare un contributo utile, condividiamo l’emendamento del consigliere Arbau, espresso anche dal Cal, nel senso che riteniamo che il comitato istituzionale debba poter dare un parere anche sulle linee guida programmatiche del nuovo organismo di governo del settore».

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha tenuto a precisare che il testo della legge fa riferimento alla pianificazione strategica della Regione che resta in capo alla stessa Regione e non è giusto e opportuno confondere i due livelli.

Dopo l’intervento del consigliere Demontis, il Consiglio ha approvato l’art. 5 del disegno di legge.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato aperta la discussione sull’articolo 6 (organi dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna) e sugli emendamenti ed ha invitato il relatore di maggioranza ad esprimersi sull’emendamento all’emendamento n. 29 (sostitutivo parziale) e n. 35 (aggiuntivo). Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha espresso parere favorevole ed ha sottolineato che l’emendamento 29 recepisce le osservazioni formulate in proposito dal Cal.

L’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, ha formulato parere conforme  quello del relatore ma ha evidenziato (in riferimento all’emendamento 35) come “nessun parere possa considerarsi vincolante”. La consigliere di Fi, Alessandra Zedda, ha dichiarato il voto a favore per entrambi gli emendamenti mentre il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha proposto, sulla base dell’indicazione dell’assessore Maninchedda, un emendamento orale all’emendamento 35 per sopprimere la parola “vincolante”.

Il presidente Ganau ha posto in votazione l’emendamento 29 (Solinas Antonio e più) che stabilisce in riferimento all’attività di direzione della gestione dell’ente che le funzioni di direttore siano attribuite ad un dirigente scelto tra soggetti estranei all’ente, con comprovata esperienza almeno quinquennale nel settore dei servizi idrici in organismi e enti o aziende pubblici o privati.  L’emendamento è stato approvato all’unanimità dai 41 consiglieri votanti. Di seguito con 39 voti favorevoli e 1 solo contrario è stato approvato l’articolo 6 e poi l’Aula ha dato il via libera all’emendamento orale del consigliere Antonio Solinas all’emendamento aggiuntivo n. 35 (Cocco Pietro e più) che è stato approvato con la seguente dicitura: “Nell’articolo 6, al comma 2, dopo le parole Giunta regionale sono aggiunte le seguenti parole: acquisito il parere della commissione competente per materia in Consiglio regionale”.

Si è proceduto con la discussione e l’esame dell’articolo 7 (Comitato istituzionale d’ambito). Il relatore della maggioranza, Salvatore Demontis (Pd) ha formulato il parere favorevole agli emendamenti 31 (Solinas A e più); 28 (Cocco Pietro e più); 36 (Cocco Pietro e più); 33 (Solinas Antonello e più) e all’aggiuntivo n. 30 (Solinas Antonio e più). L’assessore dei Lavori pubblici ha dichiarato il parere della Giunta conforme a quello espresso dal relatore della maggioranza. Il consigliere di Fi, Marco Tedde, ha preannunciato il voto a favore ma ha chiesto all’esecutivo un approfondimento in ordine alle incompatibilità e inconferibilità degli incarichi ai sensi del decreto legislativo 39/2013. Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha chiarito che gli incarichi oggetto del Dl 134 non riguardano l’attribuzione di funzioni di natura gestionale e quindi non rientrano tra quelli ricompresi nella legge Severino. Il capogruppo di “Sardegna Vera”, Efisio Arbau, ha sottolineato il maggior ruolo attribuito nell’ex Ato agli Enti locali ed in particolare ai piccoli comuni montani. Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha quindi proposto un emendamento orale al comma 2 dell’articolo 7 proponendo di aggiungere che ciascun sindaco componente del comitato istituzionale può delegare a rappresentarlo non solo un assessore ma anche un consigliere comunale del Comune di cui è espressione.

La consigliera di Fi, Alessandra Zedda, ha preannunciato il voto a favore e ribadito le perplessità espresse dal suo collega di gruppo Tedde in ordine alle eventuali incompatibilità. L’Aula ha quindi approvato l’emendamento soppressivo parziale n.31 che così recita: “nella lettera e) del comma 7, le parole – anche ai fini di assicurare, quando ricorrono le condizioni di legge, il controllo analogo – sono soppresse”; l’emendamento sostitutivo parziale n. 28 che così recita: “Al comma 1, sono introdotte le seguenti modifiche: la lettera a) è così sostituita: a) dal presidente della Regione o da un suo delegato. Alla lettera e) la parola – due – è sostituita dalla seguente – quattro -“; l’emendamento sostitutivo parziale n. 36 che così recita: “Il comma 3 dell’articolo 7 è sostituito dal seguente: 3. lo svolgimento dell’incarico di cui al comma 1 è gratuito e l’ente di governo dell’ambito rimborsa ai componenti del comitato, secondo le procedure adottate per le trasferte, le spese da questi sostenute”; l’emendamento sostitutivo parziale n. 33 che così recita: “Il comma 4 dell’articolo 7 è così sostituito: il presidente del comitato è eletto tra i componenti sindaci dello stesso”.

L’Aula ha approvato l’emendamento orale proposto dal consigliere Antonio Solinas ed ha dato il via libera all’articolo 7 ed all’emendamento aggiuntivo n. 30 che così recita: “Al comma 6, alla fine, dopo le parole – Consiglio delle autonomie locali – sono aggiunte le seguenti -nel rispetto dei criteri dallo stesso individuati”.

Il presidente Ganau ha aperto la discussione sull’articolo 8 (Conferenze territoriali) e sull’emendamento 34. L’articolo definisce composizione e compiti delle Conferenze territoriali, mentre l’emendamento 34 (Cocco Pietro e più), sottoscritto da tutti i partiti di maggioranza e opposizione, sostituisce il comma 1 con il seguente: “Nelle more dell’approvazione della legge per il riordino degli enti locali, il territorio della Sardegna è ripartito in conferenze territoriali coincidenti con le otto circoscrizioni elettorali”. Il presidente ha dato la parola al capogruppo di Sardegna Vera, Efisio Arbau, il quale ha sottolineato l’importanza dell’emendamento che garantisce a tutti i territori di essere rappresentati. Il presidente ha quindi messo in votazione l’emendamento che è stato approvato all’unanimità con 38 voti favorevoli. Approvato poi anche il testo dell’articolo 8 con 38 voti favorevoli. Il presidente ha poi aperto la discussione sull’articolo 9 (Personale dell’ente di governo dell’ambito della Sardegna). E’ intervenuta il consigliere Alessandra Zedda (FI), la quale ha ricordato che il personale dell’ex Autorità d’ambito è stato assunto con le procedure di mobilità, quindi era già in ruolo nelle pubbliche amministrazioni. Con questa legge si sta sanando, secondo Zedda, una situazione di incertezza e trovando una soluzione ideale. Messo in votazione il Consiglio regionale ha approvato l’articolo 9.

Il presidente ha poi aperto la discussione sull’articolo 9 bis (Collegio dei revisori dei conti) e sull’emendamento sostitutivo parziale n. 27, sottoscritto da maggioranza e opposizione. Il presidente della Quarta commissione, Antonio Solinas (Pd), ha illustrato l’emendamento spiegando che, poiché si tratta di professionisti, è stato stabilito che il collegio dei revisori avrà un compenso pari a quello spettante ai revisori dei conti dei Comuni con più di 15mila abitanti. Il presidente ha prima messo in votazione l’emendamento che è stato approvato. L’Aula ha poi approvato il testo dell’articolo 9 bis all’unanimità con 40 voti favorevoli.

Via libera anche all’articolo 10 che disciplina le disposizioni transitorie al subentro dell’Ente di governo dell’ambito. La norma stabilisce che entro quarantacinque giorni dall’entrata in vigore della legge, il presidente della Regione convoca ed insedia il Comitato istituzionale d’ambito. Entro sette giorni, invece, il presidente della Regione, con proprio decreto, dovrà nominare un Commissario straordinario scelto, sulla base di una designazione del Consiglio delle autonomie locali, tra coloro che esercitino la carica di sindaco presso i comuni capoluoghi di provincia. Il Commissario, che avrà la legale rappresentanza dell’Ente di governo dell’ambito e curerà l’ordinaria amministrazione, decadrà automaticamente alla data di insediamento del Comitato istituzionale.

Il presidente Ganau ha poi messo in discussione l’articolo 11 che conferisce al Presidente della Regione il potere sostitutivo di nominare un commissario ad acta in caso di inerzia da parte dell’Ente di governo d’ambito. La norma è stata approvata dall’Aula che ha poi dato il via libera a un emendamento sostitutivo parziale, primo firmatario Antonio Solinas (Pd), che limita i poteri sostitutivi del presidente della Regione “ai casi di ritardi o di omissione da parte dell’Ente di governo d’ambito della Sardegna nell’adozione di atti obbligatori per legge”.

Parere positivo del Consiglio anche per l’articolo 12, sull’attività di gestione delle acque meteoriche e di drenaggio urbano, e l’articolo 13 sulla gestione sostenibile delle risorse idriche.  

Si è poi passati all’esame dell’articolo 14 che fissa un termine di cinque anni per la cessione delle azioni di Abbanoa da parte della Regione ai Comuni. L’articolo è stato approvato all’unanimità. Disco verde anche per l’articolo 14 bis, che integra la legge regionale n.19 del 2006 (disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici), l’articolo 15 che abroga precedenti disposizioni in materia di servizio idrico integrato (legge 29 del 1997; articoli1,2,3 della legge 15 del 1999; art 6 della legge 7 del 2003; articoli 1,2 della legge 11 del 2005; il comma 3 dell’art 13 della legge 2 del 2007 e il comma 7 dell’art.21 della legge n4 del 2006) e l’articolo 16 (entrata in vigore della legge).

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della legge. Il provvedimento è stato approvato con 41 voti favorevoli, uno contrario e tre astenuti.

Al termine delle operazioni di voto, il presidente ha dichiarato chiusa la seduta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del Dl 134/A – “Istituzione dell’Ente di governo dell’ambito della Sardegna ai sensi dell’art. 2 comma 186bis della legge 23 dicembre 2009 n. 191 e del Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152”.

La seduta statutaria del Consiglio, obbligatoria in base dell’art. 20 dello Statuto, si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito e in considerazione del ritardo con cui alcuni consiglieri stanno raggiungendo la città di Cagliari a causa del maltempo, il presidente ha sospeso la seduta, rinviandola alle 11,30.

Alla ripresa dei lavori il presidente Ganau ha avviato la discussione del primo punto all’ordine del giorno, la riforma del servizio idrico regionale, contenuta nel Dl 134/A, dando la parola al relatore di maggioranza Salvatore Demontis, del Pd.

Demontis ha evidenziato in apertura che un passaggio importante dell’azione riformatrice del governo regionale. «Si tratta, infatti – ha detto – di una delle riforme fra le più urgenti, con cui si porta a compimento un processo che in realtà doveva essere completato già nel 2009; le conseguenze giuridiche e politiche di questo stallo hanno rallentato l’azione della Regione mentre la normativa statale ha fortemente innovato il settore e, sul piano regionale, pur non nascondendo le responsabilità del management di Abbanoa, vanno riconosciute quelle della classe politica per reiterazione gestione commissariale che ha avuto riflessi negativi nei rapporti fra Regione ed Enti locali». «La Sardegna – ha proseguito Demontis – deve avere una legge moderna in un settore strategico; l’impostazione di fondo tracciata dalla Giunta, è positiva perché traccia un equilibrio che tiene conto della particolare situazione del sistema regionale, attribuisce un giusto ruolo agli impianti attivi in aree sovra-comunale, e individuale linee principali di una gestione sostenibile che, se non ci fosse, aprirebbe la strada a conseguenze molto negative per i cittadini così come avviene nel settore dei rifiuti». «L’intervento della commissione – ha poi spiegato il consigliere Demontis – «si è articolato su alcuni rilievi relativi all’ambito unico e la sua eventuale modifica tendendo fermo il carattere solidaristico di questi organismi, la progressiva cessione di quote proprie a favore dei Comuni anche per assicurare un effetto-calmiere sulle tariffe». «Inoltre – ha concluso Demontis – vanno valutate positivamente le parti della legge riguardanti la disciplina transitoria per il superamento termine del 31 dicembre per riforma che secondo la legge nazionale doveva partire 1° gennaio, il raccordo fra territori, il centro unico responsabilità amministrative in attesa dell’entrata a regime del nuovo ente, la figura dell’amministratore unico: un testo, in definitiva, equilibrato e coerente».

Ignazio Tatti (Udc Sardegna), relatore di minoranza, ha messo l’accento all’inizio del suo intervento sul senso di responsabilità mostrato dall’opposizione in commissione, nella disciplina di un settore fra i più delicati della Sardegna. Il testo, comunque, presenta secondo Tatti alcune lacune significative. Sul metodo, ha affermato, «va criticata la Giunta che, dopo diversi mesi, non ha attivato la necessaria azione di confronto ed ha chiesto approvazione del proprio testo su una sorta di fiducia a ridosso della fine dell’anno». «Di conseguenza – ha spiegato – i tempi si sono ristretti anche per Cal del quale era necessario il parere». Per quanto attiene al contenuto del testo, a giudizio del consigliere Tatti non appare soddisfacente. «Intanto perché – ha dichiarato – non tiene nel giusto conto le osservazioni migliorative formulate sia pure tardivamente dal Cal, soprattutto in riferimento all’attività tecnico-amministrativa, la sovrapposizione di alcune figure di governo, il sistema dei controlli, la progressiva cessione delle quote di Abbanoa Spa ai Comuni, il blocco sostanziale delle conferenze territoriali fino all’entrata in vigore della nuova riforma degli Enti locali, il non giustificabile mantenimento del 49% delle quote in capo alla Regione». Tutto questo, ha sintetizzato il relatore di minoranza, «impedirà di fatto l’entrata in vigore immediata di una parte consistente della riforma ed assegna un ruolo generico agli Enti locali». Tatti, infine, ha assicurato un impegno del suo gruppo e dell’opposizione a sostegno delle proposte migliorative del Cal, attraverso emendamenti specifici

Il consigliere del Pd, Gianmario Tendas, ha auspicato l’approvazione del Dl 134 perché consente il superamento dell’attuale gestione commissariale ed ha sottolineato il ritardo con il quale si procede con l’approvazione della norma di riforma in Consiglio regionale. L’esponente della maggioranza ha inoltre saluto con favore le disposizioni riguardanti la costituzione dell’autorità di governo d’ambito ma ha dichiarato di “non essere sicuro” che le norme che ne regolano la composizione (3 assessori e 8 sindaci) siano le migliori tra quelle possibili.

Tendas ha espresso perplessità sui contenuti del punto j) comma 7) dell’articolo 7 (il controllo della gestione del servizio idrico integrato, anche al fine di verificare il rispetto, da parte del gestore, dei livelli qualitativi minimi dei servizi che devono essere garantiti nell’ambito e del rispetto degli standard economici e tariffari stabiliti nella convenzione di gestione) e manifestato critiche alla qualità del servizio reso da Abbanoa pur riconoscendone i recenti miglioramenti.

Il consigliere Marco Tedde (FI)  ha definito una “censura all’assessore” la relazione di maggioranza, illustrata dal consigliere Demontis (Pd), nella parte in cui si evidenziano i ritardi con il quale il Dl 134 arriva all’esame del Consiglio.

L’esponente della minoranza ha inoltre definito “singolare” il previsto parere espresso dal Cal che ha dichiarato “parere positivo al disegno di legge”, subordinandolo però all’approvazione di una serie di modifiche. A giudizio di Tedde il Dl 134 presenta evidenti problemi coerenza con il dettato del decreto n. 39/2013 per quanto attiene le incompatibilità.

Il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha rivolto un particolare ringraziamento al relatore, Salvatore Demontis, per la buona sintesi fatta dell’opinione della maggioranza a riguardo del Dl che istituisce “l’Ente di governo dell’ambito della Sardegna”, ed ha poi espresso due considerazioni a titolo “personale”.

La critica ha riguardato l’eccessiva presenza della Regione nella gestione integrata del servizio idrico. «La legge Galli – ha dichiarato Deriu – stabilisce attività di indirizzo in capo agli Enti locali, quelle di gestione, proprie del gestore che si aggiudica la gara, e di controllo che sono proprie della Regione». «La Regione – ha proseguito l’esponente della maggioranza – è presente invece in tutti e tre i momenti ed a questo proposito è inutile entrare nel merito di quanti debbano essere gli assessori presenti nel “comitato istituzionale d’ambito, perché il punto è se la Regione deve essere presente oppure no».

Deriu ha invece rivolto un plauso per il dettato dell’articolo 4 del Dl 134 perché «definisce tramite analisi scientifica l’ambito ottimale». La condizione («è una vera rivoluzione copernicana») significa – a giudizio del consigliere Pd – «tutelare i contribuenti in quanto l’ambito ottimale è la condizione per offrire beni e servizi con la tariffa al costo di produzione più bassa possibile.»

«Approviamo una legge coraggiosa e moderna – ha concluso Roberto Deriu – che sarà però osteggiata dalla burocrazia regionale.»

Mario Floris (Uds), dopo aver stigmatizzato il ritardo con il quale si è portato il provvedimento in Aula, ha evidenziato la necessità di procedere ad un esame attento di una legge così importante per la Sardegna.

«L’obiettivo della proposta è quello di costruire un’efficiente collaborazione tra regione e comuni per la gestione del servizio idrico integrato – ha detto Floris – il vero nodo della questione sono infatti le difficoltà causate finora ai territori e alle famiglie. In questi anni abbiamo assistito a una gestione “esosa” del servizio idrico che ha fatto rimpiangere le vecchie gestioni affidate ai comuni.»

Floris ha poi rimarcato i dubbi e le perplessità manifestate dai rappresentanti degli enti locali sulla proposta di legge in discussione. «La Giunta – ha affermato il leader dell’UDS – affida alla proposta una missione che è una speranza: costruire una collaborazione tra regione e comuni per evitare sovrapposizioni, rendere più semplici le procedure, migliorare i servizi. Ma tutto ciò va a cozzare con la presa di posizione degli enti locali che accusano la Regione di dirigismo e denunciano l’accentramento di potere». Secondo Floris, la legge dovrebbe porsi come obiettivo la realizzazione di un servizio idrico integrato che eviti imposizioni per i comuni e tariffe esose ai cittadini «come sta avvenendo in questi giorni con richieste di cauzioni e conguagli da parte di Abbanoa».

Il consigliere di minoranza ha quindi concluso il suo intervento invitando la Giunta ad ascoltare le istanze degli enti locali. «Si arrivi a una decisione condivisa – ha detto Floris – questo provvedimento nasce imperfetto perché a monte avrebbe dovuto avere la riforma degli enti locali».

Chiusa la discussione generale, il presidente del Consiglio ha dato la parola all’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, per la replica. L’esponente dell’esecutivo, dopo aver ringraziato la Commissione per il lavoro svolto, ha respinto le accuse di ritardi e rivendicato l’azione della Giunta finalizzata al superamento dell’attuale sistema di gestione del servizio idrico integrato.

«Accusare la Giunta di ritardi è strumentale – ha detto Maninchedda – la legge 191 del 2009 che aveva abrogato l’autorità d’ambito non aveva proceduto ad emendare il decreto 152 del 2006 che è stato modificato solo nel novembre 2014 dallo Sblocca Italia. La legge oggi in discussione rientra nell’insieme delle iniziative della Giunta per rendere sostenibile tutto il ciclo dell’acqua.»

L’assessore ha ricordato l’azione dell’esecutivo sui bacini, che ha consentito di sostenere un contenzioso con Enel davanti al Tribunale delle acque, e il risanamento di Abbanoa che ha portato il tribunale a recedere dalla richiesta di fallimento visto il miglioramento dei conti e dell’efficienza della società.

Maninchedda ha poi chiarito l’obiettivo della legge: costruire un sistema che porti a un miglioramento dei servizi. «Questa legge mette in luce una grande ipocrisia sulle gestioni passate – ha detto l’assessore – la verità è che molte amministrazioni hanno costruito impianti inadeguati, oggi diventati fatiscenti, sui quali la Regione deve intervenire». Maninchedda ha poi difeso la linea della Giunta di assegnare alla Regione il compito realizzare le connessioni e finanziare le infrastrutture senza scaricare i costi sulle tariffe idriche. «Noi vogliamo arrivare ad un miglioramento del sistema e uscire poi dalla partita – ha concluso Maninchedda – i conflitti istituzionali sono inutili e non fanno altro che generare debito».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato. Il presidente ha poi sospeso la seduta ed ha annunciato che gli emendamenti potranno essere presentati fino alle 15,30. Entro tale termine sono 36 gli emendamenti presentati. I lavori sono ripresi alle 16.00.

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