22 December, 2024
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A Nuoro, è sorprendente il diffuso numero di cultori delle arti e letteratura, interpretata alla luce di un pensiero moderno, attuale ed all’interno d una visione ampia, e non “minoritaria”, che sintetizza la vitalità dei diversi aspetti e significati della realtà cittadina nel segno dell’oltre e dell’ordinario. Artisti e letterati conciliano le loro attività di vita e professionali in un rapporto ambivalente di attenzione alla creazione artistica e alla scrittura, per esprimere la bellezza e i tempi da esplorare nell’intreccio folgorante dei sentimenti, cresciuti con pura passione, in un apparato creativo e linguistico di continua ricerca.
Anche Cecilia Piras, autorevole e sensibile scrittrice di poesia e narrativa in italiano, è rappresentativa artefice del prolifico fermento culturale nuorese.
Nata a Oniferi, ha trascorso l’infanzia e giovinezza tra il paese d’origine e Nuoro, dove attualmente vive, con il marito Gianni Umana, in un appartamento che si affaccia sulla Piazza De Bernardi. E proprio nella sua cucina-salotto, che profuma di caffè e ci offre, la incontriamo; luogo, dove – per diversi problemi di salute, che auspichiamo momentanei e possa risolvere a breve – trascorre le sue giornate da alcuni anni.
Ci racconta pacatamente della sua istintiva e naturale “necessità di scrivere”, radicata da sempre in lei come elemento di identità e rivelata con l’apprendimento scolastico alle elementari. Professionalmente è stata insegnante con un ruolo “itinerante” – era risultata vincitrice di concorso pubblico mentre frequentava l’Università a Sassari – che l’ha portata in numerosi centri interni dell’Isola (Nuoro, Bolotana, Budoni, Gavoi, Lula, Mamoiada, Orani, Orgosolo, Orotelli, Orune, Sarule) e a Passignano sul Trasimeno, comune della provincia di Perugia in Umbria, quando vi si era trasferita per meglio seguire i figli che frequentavano l’Università nel Continente. Per gli scolari delle elementari ha curato dei corsi di scrittura creativa e l’insegnamento di base per l’apprendimento della lingua inglese.
Una sfida letteraria d’oggi, innanzitutto con se stessa, è quella di essere impegnata ad affrontare delle narrazioni per l’infanzia: un modo raffinato per sognare e far sognare attraverso l’armoniosa sonorità delle parole.
Attualmente sta lavorando alla stesura di articoli per una rivista di formazione didattica.
Appassionata di poesia, apprezza particolarmente il sardo Peppino Mereu, il Nobel Salvatore Quasimodo ed il francese Jacques Prévert per la poetica sociale e la caratteristica romantica e passionale di tante note composizioni; ha collaborato, per tanti anni, con recensioni online ad un noto blog letterario e partecipato con le sue pubblicazioni a importanti ed internazionali fiere del libro; un suo componimento è stato selezionato per la realizzazione di un’antologia al femminile, progetto omaggio ebook alla poetessa Alda Merini.
Il percorso narrativo di Cecilia Piras si è concretizzato con la pubblicazione dei romanzi “Quando le ombre erano cristalli”, nel 2005 e a cura di un editore spagnolo; nel 2008 “Leggere nel silenzio”, ora disponibile anche in versione ebook e la coinvolgente opera “L’impronta di un tiranno fragile”, edita dalla Casa Editrice Kimerik e selezionata tra i 200 libri più belli d’Italia.
In quest’ultimo lavoro, già dalle prime pagine, si caratterizza subito la figura del protagonista, un investigatore, e se ne delineano i tratti e le ferme idealità: «Il mio non è un mestiere, ma una missione, uno stile di vita». Ed ancora: «Per me investigare è vivere»; per formazione professionale va alla ricerca di ogni “senso di irrisolto”, che condiziona anche il suo vivere e profondamente segna la stessa sfera privata ed il relazionarsi sentimentale. Un romanzo di simbolismi, dal percorso da “anomalo” giallo-noir, che seduce ed intriga per l’ingegnosa abile trama. Narrazione avvincente in un viluppo di elementi culturali e mentalità diverse, talvolta mitologiche, mentre scorrono le indagini sull’omicidio di un giovane archivista, filo conduttore e legame della trama.
L’introduzione di Antonello Umana esemplifica e rende pienamente l’essenza del romanzo «che mette alla berlina la paura dell’ignoto, del nuovo, del diverso, dello straniero, del passato, del dolore. La ricerca ma anche la negazione di un’identità». Un paese, Grazini, e una società che ha perso i valori in un coltivo di intolleranze “tra i suoi vecchi pregiudizi e la “nevrosi” della modernità”. L’inchiesta dell’investigatore, analisi sociale e di comunità, rivela misteri, ostilità, diffidenze e “squallide vicende di abusi di potere”… insomma, una certa “Italietta”. Un romanzo, veramente meritevole di essere considerato “tra i più belli!”, e legittimato anche dall’attenzione di quotidiani nazionali, da emittenti radiofoniche e dalla rivista “Benessere e salute”.
Da raffinata poetessa celebra la vita in tutti i suoi aspetti e tesse, con delicato lirismo, versi di valore creativo e sui valori emozionali di umanità e sentimento.
Il profondo significato del suo “necessario bisogno” di scrivere, si coglie nell’essenziale ed immediata semplicità di questi versi: “La penna è… Le penne pensano i pensieri delle nuvole/ le penne salgono sui nidi delle aquile/ e scendono nei sospiri della terra./ Le penne rubano le ali dei gioielli/ e combattono le guerre dei silenzi.//”, tratti dalla raccolta “Cocci di tessere corsare”; altre sillogi pubblicate sono “Abbracci da un’stratosfera” (2002, Editrice Kimerik) e “Gocce di libertà” (2022, Aletti Editore), la cui prefazione di Francesco Gazzè ne evidenzia “le soluzioni estetiche e di significato profondo”.
Cristoforo Puddu

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Si chiama “In Regionale con Gusto – Scoperte enogastronomiche a portata di treno”, il progetto targato Regionale Trenitalia e Gambero Rosso, il nuovo viaggio su rotaia capace di fotografare le bellezze italiane dal finestrino di un treno: viste privilegiate dai treni del Regionale di Trenitalia, che ogni giorno collegano capillarmente i piccoli e grandi centri italiani, in un viaggio alla scoperta delle bellezze enogastronomiche dei dintorni di ogni regione.

Il viaggio in Sardegna di In Regionale con Gusto – Scoperte enogastronomiche a portata di treno segnala Ristoranti, Trattorie, Wine Bar e gelaterie migliori, tutte con la distanza a piedi dalla stazione.

Baciata dal sole e bagnata da acque cristalline la Sardegna è un vanto tutto italiano dalle bellezze incontaminate e dalle tradizioni culinarie ben radicate a cui i turisti di ogni dove non sanno resistere. Da ogni luogo si sprigiona un senso di orgoglio per la propria identità, unica nel proprio genere, che conserva intatte le proprie tradizioni enogastronomiche.

Non resta che scoprire le meraviglie di questa terra, partendo proprio dal suo capoluogo, Cagliari, dove è possibile immergersi in una storia millenaria, racchiusa dai suoi quattro quartieri storici, godere di panorami naturalistici mozzafiato e visitare numerosi siti di interesse tra cui il suggestivo centro medievale di Castello, con la sua Cattedrale, le sue torri pisane, le sue imponenti mura e i suoi bastioni, il Bastione di Saint Remy, la Porta dei Leoni, la Cattedrale di Santa Maria, gli antichi palazzi signorili e la Cittadella dei Musei. Non manca la natura incontaminata con la splendida spiaggia Poetto, la principale spiaggia di Cagliari che si estende per circa 8 km, e il Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline, una vera e propria oasi in mezzo alla città in cui i protagonisti indiscussi sono i fenicotteri rosa, divenuti ormai simbolo del parco.

Poco distanti, Elmas, originario villaggio di pescatori e agricoltori sulle rive dello stagno di Cagliari e, oggi, città del principale aeroporto della Sardegna intitolato a Mario Mameli; e Uta, cittadina con un ricco patrimonio storico-artistico, archeologico e naturalistico con i quasi quattromila ettari di foresta di lecci, sugherete e macchia mediterranea del monte Arcosu.

Proseguendo nel sud della Sardegna, al centro del Campidano di Cagliari troviamo Villasor, un centro agricolo noto per Casa forte degli Alagon, detto anche Castello Aragonese o Castello Seviller e i resti dell’antico insediamento nuragico Su Sonadori, a s’Acqua Cotta; e Samassi, il cui territorio si estende attorno al piccolo colle su cui poggia la chiesa romanico-pisana di San Geminiano, oggi simbolo di questo paese altresì noto per gli eccellenti prodotti enogastronomici e per la sua cucina tradizionale raffinata.

Si prosegue poi verso il Medio Campidano per sostare prima nella cittadella medievale di San Gavino Monreale, la Capitale Italiana dello zafferano e famosa per il suo carnevale e la fonderia di San Gavino, un tempo emblema della città oggi meta per gli amanti dell’archeologia industriale; per poi fermarsi nel verdeggiante e rigoglioso comune di Marrubiu, situato in una delle zone più fertili della Sardegna; ed infine visitare Uras che situato sotto lo splendido parco del monte Arci è un paese le cui radici affondano nella pastorizia, agricoltura e attività tessili. Eccoci giunti ad Oristano. Situata nella parte settentrionale della pianura del Campidano è una città per tutte le stagioni: diverse le attrazioni culturali e naturalistiche che regalano esperienze indimenticabili come la Sartiglia, la manifestazione equestre più importante e conosciuta in tutta Italia, ricca di storia e tradizione che si svolge la domenica e il martedì di carnevale nel suo centro storico.

E da Carbonia si fa ritorno verso il capoluogo della regione per conoscere altri luoghi interessanti. La stessa Carbonia che deve il suo nome e la sua nascita al bacino carbonifero Sirai-Serbariu e dove trova spazio l’archeologia fenicio-punica: all’interno di un parco archeologico è possibile trovare i resti di una colonia prima fenicia poi cartaginese. Si resta poi incantati dal suggestivo paese di Siliqua, dominato dal castello di Acquafredda, a cui Salvatore Quasimodo dedicò una lirica; qui i boschi, l’acqua e le rocce vulcaniche la fanno da padrona regalando un patrimonio naturalistico incontaminato. Tappa obbligata anche per il paese dell’arte della ceramica, di rilevanza internazionale: abitato sin dalla preistoria, Assemini è un connubio di artigianato, cultura, cucina e natura capace di regalare emozioni indimenticabili. Avvicinandoci alla meta finale incontriamo sul nostro cammino Decimomannu, avamposto strategico in epoca romana, il cui nome risale proprio a quest’epoca a indicare il decimo miglio da Cagliari dell’antico percorso stradale, e oggi importante centro cittadino che conserva antiche tradizioni di culto.

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Hanno preso il via i lavori di bitumazione in 19 strade di Sant’Antioco, alcune delle quali in condizioni di usura tali da pregiudicare la sicurezza dei cittadini. L’investimento è di 300mila euro, frutto della cessione di spazi finanziari da parte della Regione nel febbraio scorso. «Le strade su cui necessitano opere di ripristino e adeguamento del manto sono in misura maggiore rispetto a quelle interessate da questi lavori – afferma il sindaco Ignazio Locci – ma siamo convinti che con questo intervento si risolva una serie di criticità di vecchia data. Proseguiremo nel piano di recupero avviato negli anni scorsi, al fine di rendere sempre più sicuro il tessuto stradale di Sant’Antioco».

Ecco l’elenco delle strade oggetto dell’intervento: via Mazzini (tratto compreso tra via Cavour e Via Eleonora); Via XX Settembre (tratto compreso tra via Cavour ed Eleonora d’Arborea; Via Veneto; Via Lamarmora (tratto compreso tra via Cavour e via Garibaldi); Via Fiume (tratto compreso tra via Eleonora e via Veneto); Via Sardegna; Via Calabria; Via Sicilia; Via della Resistenza (tratto compreso tra via Calabria e Viale Trento); Via Toscana; Via Sauro; Via Toti; Via Salvatore Quasimodo (tratto terminale); Via Don Sturzo (tratto compreso tra via Salvatore Quasimodo e via Gabriele D’Annunzio); Via Napoli; Via Milano; Via Gallura; Via Goceano; Via Ogliastra. 

«I lavori dureranno circa 25 giorni – commenta l’assessore dei Lavori pubblici Francesco Garau – si tratta di opere urgenti in strade la cui pavimentazione si presenta in uno stato di conservazione precario e non sicuro, sia per la presenza di avvallamenti diffusi dovuti a lavori sui sottoservizi esistenti con ripristini non sempre realizzati a regola d’arte, sia per il normale disfacimento del tappeto ormai deteriorato a causa della costante azione esercitata dai veicoli e dall’acqua.»