22 November, 2024
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La clamorosa protesta, messa in atto dai pastori sardi per porre all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale le drammatiche conseguenze – a livello dell’ economia di migliaia di famiglie di produttori – causate dal crollo del prezzo del latte ovino, ha suscitato un vastissimo movimento di solidarietà in Sardegna e in tutt’Italia.

La Federazione delle settanta associazioni dei sardi emigrati nell’Italia continentale, la F.A.S.I., esprime la propria adesione al legittimo desiderio dei pastori sardi di trovare un ascolto concreto delle loro ragioni presso le autorità regionali, nazionali ed europee che possono mettere fine a una vendita sottocosto del prezioso “oro bianco” che si produce negli allevamenti ovini dell’isola.

I sardi emigrati si sentono appartenenti a tutti gli effetti al Popolo Sardo e quindi sono particolarmente colpiti per la crisi che ha investito una realtà produttiva che da secoli ha connotato l’economia della Sardegna: nel mondo pastorale affondano peraltro le radici familiari di moltissimi di coloro che hanno lasciato l’isola e quindi la protesta dei lavoratori delle campagne non può non suscitare in essi una forte onda emotiva.

C’è poi da considerare il fatto che tutto l’agroalimentare prodotto nel comparto agropastorale sardo fa parte delle abitudini alimentari dei sardi emigrati, i quali sono ben determinati a continuare ad essere i primi consumatori finali fuori dei confini isolani.

La Federazione dei circoli dei sardi emigrati (istituzione legalmente riconosciuta dalla Regione autonoma della Sardegna) condivide le istanze rivendicative dei lavoratori corregionali nelle loro azioni di protesta perché essa è da sempre impegnata a sostenere l’economia agropastorale.

Le tantissime iniziative finalizzate alla promozione, valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari, svolte nei 70 circoli sparsi nella Penisola (che raggruppano  circa 30 mila soci), sono la prova concreta degli interventi di aiuto profusi nei confronti del mondo agropastorale. In modo particolare in questi ultimi anni, mediante progetti specifici relativi a questo settore produttivo, la F.A.S.I. ha consolidato il rapporto con  gli attori coinvolti nel sistema agropastorale sardo: consorzi di tutela, associazioni di categoria, piccoli e grandi imprenditori e, per ultimi ma non per importanza, movimenti e associazioni di pastori liberamente riconosciuti.

Con tutti loro la F.A.S.I. ha instaurato un rapporto di reciproca fiducia che ha consentito la  realizzazione di importanti iniziative che, sia nell’immediato che nel futuro, possono apportare un notevole beneficio all’economia della Sardegna. In tali iniziative il produttore primario, il pastore, si configura come la figura essenziale e più rappresentativa di tale filiera alimentare.

A questo punto, come F.A.S.I., ci permettiamo di dare un’indicazione su dove trovare gli elementi in grado di poter fronteggiare un problema così grave. Senza addentrarci in soluzioni tecniche, una cosa per noi è certa: la soluzione deve essere trovata all’interno degli organismi istituzionali democraticamente riconosciuti, e tra questi è fondamentale il ruolo dell’OILOS (Organizzazione Interprofessionale Latte Ovino Sardo), proposto dalla Regione autonoma dalla Sardegna e recentemente riconosciuto dal ministero delle politiche agricole, composto da: consorzi di tutela, associazioni di categoria, movimenti dei pastori, in rappresentanza del mondo della trasformazione del latte ovino sia a carattere industriale che cooperativistico.

Riteniamo che una grande responsabilità deve essere delegata a tale organismo sardo, in modo che possa dare risposte risolutive – nell’immediato e in prospettiva futura –  all’intero settore agropastorale: dopo l’emergenza, una nuova politica organica, innovazione, formazione, investimenti veri, politiche fondiarie, creazione di aziende di dimensioni competitive.

È evidente che è necessario un notevole sforzo di buona volontà e generosità da parte di tutti gli attori coinvolti, perché solo così si può dare uno sblocco e uno sbocco positivo al drammatico momento che tale settore sta attraversando.

Altrettanta solidarietà la F.A.S.I. manifesta nei confronti dei molti pastori di origine sarda che operano nelle regioni del centro Italia (Toscana, Umbria, Lazio, Marche), anch’essi appartenenti al nostro mondo dell’emigrazione, e che avvertono anch’essi il  disagio economico derivante da una congiuntura economica che, pur non essendo così grave come quella che ha colpito la Sardegna, inizia a penalizzare notevolmente  anche la redditività delle loro aziende.

A tutti i pastori sardi va la convinta e fraterna solidarietà della F.A.S.I.

Serafina Mascia

Presidente della F.A.S.I.

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È sempre grande l’interesse sulla figura ed opera del marxista critico e comunista umanista Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891-Roma, 27 aprile 1937); sono costanti e molteplici, infatti, le iniziative di Facoltà Universitarie e Associazioni che promuovono Convegni e presentazioni critiche sul grande pensatore sardo.

Gli scritti gramsciani, indipendentemente dalle idealità politiche personali, risultano il pensiero più letto, studiato e tradotto nel mondo, tra gli autori del Novecento. Autorevoli ed importanti traduzioni del suo pensiero sono ampiamente diffuse in Giappone, Cina, America Latina, Stati Uniti, Canada, India, Gran Bretagna, Germania, Francia, in diversi paesi dell’Est europeo e nei paesi arabi. Questo “successo” si spiega certamente con l’attualità e contemporaneità di un pensiero che riesce a spiegare il presente e varcare il limite temporale ed ideologicamente politico del Novecento, proponendosi sempre fondamentale, propositivo di idee e con tratti di modernità sociale, politica, umana e didattica. Come sostiene il ricercatore e studioso Gianni Fresu, il pensiero dialettico ed antidogmatico ha permesso a Gramsci di essere riferimento di contemporaneità e “sfuggire alle rigide classificazioni, di andare oltre la crisi e il crollo politico-ideologico”, dimostrandosi fondamentale in diversi ambiti disciplinari (pedagogia, critica letteraria, scienza politica, etc.) e rivelando le molteplici forme e natura del potere. Nel suo impegno di scrittura e di pensiero non trascurò le traduzioni e gli scritti per l’infanzia; con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo e formazione dei bambini, tra il 1929 e il 1931, operò la traduzione di ventiquattro fiabe dei fratelli Grimm. Anche nelle Lettere prestò particolare attenzione a favole e racconti di grande valenza pedagogica e culturale. Nella particolare classifica dell’UNESCO figura tra i maggiori 250 autori di ogni tempo e di ogni lingua. All’opera di Antonio Gramsci bisogna ancor più ora, in tempi di crisi di valori, rivolgersi con massima attenzione e “con reverenza”, come scrisse e sostenne lo stesso Benedetto Croce. La vitalità morale e intellettuale  del piccolo grande sardo, al cui cervello il regime fascista voleva “impedire di funzionare per almeno vent’anni”, ha generato capolavori di letteratura e pensiero che resistono, come alto esempio morale, alle macerie e disfatte ideologiche ed autoritarie del Novecento.

E proprio “con reverenza”, la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.), ha pubblicato gli Atti del Convegno, tenutosi a Parigi il 12 maggio 2018 su “La ricezione delle opere e del pensiero di Gramsci in Francia – La réception des oeuvres et de pensée de Gramsci en France”; la tappa d’Oltralpe, sostenuta dal patrocinio e contributo della Regione Autonoma della Sardegna, la collaborazione della Fondazione Gramsci di Roma e dal progetto “Sardinia Everywhere”, faceva seguito ai precedenti Convegni internazionali tenutesi a Roma il 5 dicembre 2017 e a Cornaredo (MI) il 7 dicembre 2017. La pubblicazione, stampata dalla rinomata Nuova Tipografia Popolare del pavese Ezio Gandolfi e magistralmente impaginata da Marika Re, è la documentata cronaca della giornata franco-sarda curata dall’infaticabile e puntuale Vicepresidente della F.A.S.I. Paolo Pulina ed incentrata sulle prestigiose e qualificate relazioni che hanno ricostruito le varie fasi attraverso le quali si sono diffusi in Francia gli scritti in traduzione di Gramsci e la scoperta “entusiastica” del pensatore sardo dal mondo intellettuale degli anni Settanta.

Il volume, centoventi pagine e con una ricca documentazione fotografica, si apre con la “Premessa” di Paolo Pulina e i saluti al Convegno di Serafina Mascia, Presidente della F.A.S.I., di Virginia Mura e Giuseppe Dessena, rispettivamente assessore del Lavoro ed assessore della Pubblica Istruzione della Regione Autonoma della Sardegna, e di Maria Luisa Righi della Fondazione Gramsci, Roma. Le relazioni parigine, ben si collegano alle tante iniziative svolte durante l’Anno gramsciano deliberato nel 2017 dalla Regione Sardegna e coincidenti con l’Ottantesimo della morte. Introduce i lavori l’ampia relazione di Paolo Pulina, la cui tesi in Lettere Moderne (Università Statale di Milano, anno accademico 1977-1978, relatore il professor Franco Fergnani, docente di Filosofia morale) era proprio incentrata su La ricezione di Gramsci in Francia e contribuì, grazie alla pubblicazione di ampi estratti dello studio specifico sugli anni 1949-1975, al rafforzamento e diffusione delle opere e del pensiero di Gramsci; Pulina dedica la seconda parte del suo intervento agli aggiornamenti relativi al periodo 1976-2017. Segue il contributo di Jean-Yves Frétigné, titolato “I quattro Gramsci. Primo abbozzo di una ricerca sulla ricezione di Gramsci e della sua opera in Francia dal 1990 ai giorni nostri”, che anticipa la primissima tappa di una ricerca relativa alla diffusione di Gramsci in Francia nel corso degli ultimi venticinque anni; Frétigné è autore della particolarissima biografia francese Antonio Gramsci: vivre c’est résister, pubblicata per le edizioni Armand Colin nel 2017. Anthony Crézégut propone invece una sintesi della sua tesi di laurea (Le prigioni immaginarie di Gramsci. Genealogia di una prima edizione francese 1947-1959) e la base di lavoro per un articolo di imminente pubblicazione in una rivista storica francese. Il saggio-relazione di Marco Di Maggio analizza la ricezione di Gramsci nel partito comunista francese dal 1953 al 1983. Giuseppe Còspito interviene con la rivisitazione del suo saggio sul volume di Christine Buci-Glucksmann interprete di Gramsci, pubblicato in Francia nel 1975 dall’editore Fayard e successivamente in Italia dagli Editori Riuniti. Interessante il contributo di Anna Chiara Mezzasalma che confronta la ricezione di Gramsci, con i suoi differenti interessi, passaggi e incontri, in Francia e nelle due Germanie, fino alla caduta del muro di Berlino. Sébastien Madau, figlio di emigrati sardi originari di Ozieri e nato in provincia di Marsiglia nel 1980, relaziona sulla sua personale scoperta di Gramsci come ambasciatore della Sardegna; la documentazione del Convegno  si conclude con la relazione The most original communist thinker produced in the Twentieth-Century West (Eric Hobsbawm), intervento dotto del docente di storia contemporanea Carlo Felice Casula.  A cornice della giornata parigina internazionale l’attore Bruno Putzulu ha letto una lettera di Gramsci e la “Lettre à Gramsci” di Marc Porcu; Pasqualina Deriu ha declamato una sua poesia dedicata alla memoria del poeta Marc Porcu; Giulio Biddau e Vittoria Lai hanno omaggiato Lao Silesu; Andrea Vallebona  ha coordinato un incontro con i giovani sardi a Parigi, nel cui dibattito sono intervenuti per la F.A.S.I. la presidente Serafina Mascia ed il presidente onorario Tonino Mulas.

Cristoforo Puddu                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  

 

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Erika Calcagnini (di Rocca di Papa, RM; tesi magistrale presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – Corso di laurea in Letteratura italiana, Filologia moderna e Linguistica) e Maria Stella Malvaso (di Cagliari; tesi triennale presso l’Università per stranieri di Siena – Corso di laurea in Lingua e Cultura Italiana) sono risultate meritevoli dei premi F.A.S.I. per tesi di laurea su Grazia Deledda relative all’anno accademico 2017/2018.

La prima ha presentato una tesi dal titolo “Lo sguardo dell’anima e del paesaggio nella narrativa di Grazia Deledda” mentre la seconda ha svolto una ricerca intitolata “Uno studio critico su ‘Marianna Sirca’ di Grazia Deledda”.

La premiazione in forma ufficiale delle due laureate è avvenuta a conclusione dei lavori del Consiglio direttivo nazionale della F.A.S.I. (al quale partecipano i presidenti di tutti i 70 Circoli affiliati) tenuto nella mattinata di domenica 2 dicembre 2018 a Milano presso l’auditorium del Centro Cardinale Schuster, in via Sant’Antonio 5.   

I riconoscimenti economici alle due giovani studiose sono stati consegnati da Serafina Mascia, presidente della F.A.S.I., e da Gemma Azuni, componente del Comitato Esecutivo della F.A.S.I., tra gli scroscianti applausi dei presenti.

Il bando prevedeva che a valutare le tesi presentate fosse una Commissione, presieduta dalla presidente della F.A.S.I., e formata da componenti del Comitato Esecutivo e da esperti esterni. Dato però il fatto che, sia per la sezione Tesi di laurea magistrale  sia per quella Tesi di laurea triennale, era stato presentato un solo lavoro, il  Comitato Esecutivo della F.A.S.I. aveva deliberato  all’unanimità di affidare a un giudice unico – professore ordinario di Letteratura Italiana moderna e contemporanea particolarmente esperto di studi deleddiani – l’incarico di valutare, in totale autonomia, se i lavori pervenuti apportavano “contributi originali” (come richiesto dal bando) agli studi su Grazia Deledda e quindi se erano meritevoli di un premio in denaro.

Il professore incaricato dalla F.A,S.I. ha giudicato positivamente i due lavori e li ha ritenuti degni di un riconoscimento e ha demandato al Comitato Esecutivo della FASI il compito di stabilire questo riconoscimento. La decisione del Comitato esecutivo è stata quella di assegnare alle autrici delle due opere i riconoscimenti economici previsti dal bando.

L’antefatto del bando

La F.A.S.I., Federazione delle 70 Associazioni Sarde nell’Italia continentale, che promuove e incoraggia gli studi fuori dell’isola sulle personalità che rappresentano l’alta cultura della Sardegna, nel giugno 2017, a 90 anni dall’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura e a 80 anni dalla morte, ha inteso rendere onore alla grande scrittrice Grazia Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936).

Interprete del mondo dell’emigrazione sarda organizzata nell’Italia continentale, la F.A.S.I., in rapporto alle ricorrenze sopracitate e all’avvio dell’“impresa” culturale dell’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia della scrittrice, e anche come attuazione di una deliberazione presa all’unanimità da parte della Consulta regionale per l’Emigrazione, aveva voluto dare un proprio specifico  contributo alle celebrazioni deleddiane.

Ritenendo opportuno premiare e segnalare i giovani meritevoli di tutti i Dipartimenti di studi letterari istituiti presso tutte le Università dell’Italia continentale che con i loro lavori avessero apportato contributi originali agli studi su Grazia Deledda, aveva indetto un concorso a premi per tesi di laurea magistrale e triennale sull’argomento conseguite nell’anno accademico 2017-2018.

Lo scopo era  quello di diffondere nelle scuole la conoscenza dell’eredità artistico-culturale e di pensiero lasciateci dalla scrittrice, oggi studiata in tutto il mondo ma  ancora presa in scarsa considerazione nella Penisola: di fatto era scomparsa dai progetti didattici e dai programmi scolastici nazionali, fino al cambiamento operato fortunatamente negli ultimi due anni grazie a benemerite iniziative della commissione Cultura della Camera dei deputati.

Per l’anno accademico 2017-2018 la F.A.S.I. aveva deciso pertanto di offrire i seguenti premi:

1) un premio di euro 1.500,00 al primo classificato per laurea magistrale;

2) un premio di euro 500,00 primo premio per laurea triennale

per tesi riguardanti Grazia Deledda contenenti originali e nuovi apporti alla materia studiata e valutate in ambito accademico con punteggio non inferiore a 90/110.

Nella mattina di domenica 2 dicembre 2018, l’epilogo del concorso, con il quale, sia detto senza immodestia, la F.A.S.I. organismo centrale e i suoi 70 Circoli hanno dato ancora una volta conferma dell’alto livello dell’attività promozionale della cultura sarda che essi svolgono in maniera intensiva, praticamente nel corso di tutte le settimane dell’anno.

Paolo Pulina

Vicepresidente della FASI

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Questo l’annuncio ufficiale dato, domenica 9 settembre 2018, dal direttore del Dipartimento di Storia, scienze dell’uomo e della formazione dell’Università di Sassari, prof. Marco Milanese: «Ieri è mancata Caterina Virdis Limentani, già ordinaria di Storia dell’arte moderna nella Facoltà di Lingue del nostro Ateneo e già Direttrice del Dipartimento di Scienze dei Linguaggi. La sua produzione è prevalentemente dedicata alla pittura e alla miniatura del Rinascimento europeo e alle indagini tecnologiche relative alla pittura. Ha inoltre rivelato interesse continuo per l’estetica e la produzione degli artisti del nostro tempo, dimostrandosi attenta in particolare ai classici della pittura contemporanea».

Caterina Virdis Limentani ha insegnato Storia dell’arte moderna, Storia dell’arte fiamminga e olandese, Iconografia e iconologia nelle Università di Padova (1970-2006), Milano Cattolica (Scuola di specializzazione, 1999-2002) e Sassari (2007-2011).

Ha partecipato in campo internazionale a numerosi congressi, pubblicazioni scientifiche, mostre, mentre in campo nazionale ha diretto rilevanti campagne di ricerca, ha curato mostre e organizzato convegni specialistici in sedi prestigiose. Suoi allievi insegnano Storia dell’Arte Moderna in varie Università italiane e occupano posizioni di rilievo in istituzioni museali. La sua produzione scientifica comprende riflessioni metodologiche e studi su specifici artisti del Nord, come Rubens e Van Dyck. Si è inoltre particolarmente dedicata alla pittura e alla miniatura del Cinquecento europeo, con una particolare attenzione a Hieronymus Bosch, sul quale è intervenuta anche recentemente nel catalogo della mostra di Madrid.

L’ultima sua fatica,  firmata con Maria Vittoria Spissu, è stata presentata qualche settimana fa a Stintino, quando la prof.ssa Virdis stava già male: «La via dei retabli. Le frontiere europee degli altari dipinti nella Sardegna del Quattro e Cinquecento».

Se si controlla l’OPAC (il catalogo online) dell’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane), sono oltre sessanta le pubblicazioni registrate a nome di Caterina Virdis Limentani come autrice, come coautrice, come prefatrice, come postfatrice.

Da quest’elenco riportiamo le opere che hanno per oggetto artisti e fenomeni artistici dell’isola di Sardegna, terra natale alla quale Caterina rimase sempre affettivamente legata. I cataloghi seguenti sono una testimonianza viva della sua appassionata collaborazione con la F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) e in particolare con il Circolo sardo “Eleonora d’Arborea” di Padova, di cui era attualmente presidente.

  • Insularità: percorsi del femminile in Sardegna / a cura di Caterina Limentani Virdis; Sassari: Chiarella, 1996; 247 p.; 30 cm. In testa al front.: Comune di Sassari.
  • Paola Dessy: sculture e grafica / a cura di Giuliana Altea, Marco Magnani, Caterina Limentani Virdis, Gian Franco Martinoni; stampa 1999 (Rubano: Grafiche Turato); 46 p.: ill.; 22 cm. Catalogo della mostra tenuta a Padova dal 4 dicembre 1999 al 9 gennaio 2000.
  • Stanis Dessy: dipinti e opere grafiche nel centenario della nascita / a cura di Caterina Limentani Virdis; Padova : Il poligrafo, 2000; 142 p. : ill.; 27 cm. Catalogo della Mostra tenuta a Padova nel 2000.
  • L’ arte dell’incisione a Sassari nel Novecento: produzione, formazione, politiche espositive / a cura di Caterina Virdis Limentani e Paola Dessy; testi di Caterina Virdis Limentani;  Villanova Monteleone: Soter, 2008; 58 p.: ill.; 22×22 cm.
  • Vincenzo Manca: opere 1937-2009 / a cura di Caterina Virdis Limentani; con scritti di Annalena Manca; Padova: Cleup, 2010; 82 p.: ill.; 21×23 cm. Catalogo della mostra tenutasi a Sassari, Palazzo della Frumentaria, 9-26 aprile 2010
  • Albino Manca: L’officina di uno scultore dal mito di Roma al sogno americano / a cura di Giuliana Altea e Caterina Virdis; Roma: Gangemi, 2010; 206 p.: ill.; 24 x 31 cm. Mostra tenuta a Roma al Vittoriano nel 2010. La mostra andò anche nella sede della Legione di Carabinieri di Cagliari dove ci sono quattro statue gigantesche,  realizzate da Albino Manca, proprio sul frontone della Legione.
  • Ascoltare la pietra: sculture di Pinuccio Sciola / a cura di Caterina Virdis Limentani e Roberto Favaro; con uno scritto di Claudio Mazzoli; Roma: Gangemi, 2013; 143 p. : ill.; 22 x 24 cm. Catalogo della Mostra tenuta a Padova nel 2013.
  • Stanis Dessy: maestro del colore e delle tecniche / testi di Caterina Virdis Limentani; Nuoro: Ilisso,  2013; 112 p.: ill.; 30 cm. Catalogo della mostra tenuta presso la Pinacoteca comunale “Carlo Contini”, Oristano 17 maggio-6 luglio 2013.
  • Album delle ore d’ozio di Enrico Costa (1841-1909): impiegato di banca / [a cura di] Paolo Cau; postfazione di Caterina Virdis Limentani; Sassari: Mediando, 2014; 122 p.: ill.; 25 x 29 cm.

– La via dei retabli: le frontiere europee degli altari dipinti nella Sardegna del Quattro e Cinquecento / Caterina Virdis Limentani, Maria Vittoria Spissu; Sassari: Carlo Delfino, 2018; 335 p.: ill.; 31 cm.

Mostre organizzate dalla F.A.S.I. a cura di Caterina Virdis Limentani

Mostra “Sul filo dell’Arte: tessiture d’artista in Sardegna”, catalogo ed. Charta, Teulada, Casa Baronale Sanjust dal 25 agosto al 29 settembre 2001; Cagliari, Centro d’Arte “Exma” dal 26 ottobre al 1° dicembre 2001.

Mostra “Trafitture Preziose” di Giovanna Sechi, Padova, Oratorio di San Rocco, dal 30 settembre al 15 ottobre 2005.

Mostra “Francesco Ciusa: gli anni delle Biennali (1907-!928), coordinatrice Caterina Virdis Limentani, Venezia, Palazzo Molin Adriatica, dal 3 novembre 2007 al 6 gennaio 2008; Firenze, Palazzo Medici Ricciardi, dal 25 gennaio 2008 al 26 febbraio 2008.

Mostra “Antonio Corriga. Pitture e grafiche”, Padova, Circolo culturale sardo, dal 18 marzo al 30 maggio 2016.

Mostra “Elio Pulli dalla terra al sole”, Padova, Circolo culturale sardo, dal 16 al 30 dicembre 2017.

Mostra “Antonio Corriga. Pitture e grafiche”, Siena, Circolo “Peppino Mereu”, aprile 2018.

Testimonianze personali su Caterina dall’interno della  F.A.S.I.

Serafina Mascia, presidente: «Amica carissima, donna generosa e tenace, grande intellettuale impegnata nel trasmettere e far conoscere l’arte, la cultura e la storia della Sardegna lavorando con semplicità nei circoli della F.A.S.I. e nelle nostre città di emigrazione. Curatrice delle più prestigiose mostre della F.A.S.I. e delle attività culturali del Circolo sardo di Padova».

Tonino Mulas, presidente onorario: «Piccola, minuta, dolce e forte. Grande Caterina. Storica dell’arte e intellettuale impegnata, in politica e nel sociale, consigliera regionale veneta del PCI-PDS (dal 1990 al 1993), poi nella F.A.S.I.  Un esempio di rigore,  di misura, di generosa partecipazione, per tutti noi».

Sia Pierangela Abis (già responsabile del Coordinamento Donne) che Francesca Concas (attuale coordinatrice) ricordano con rimpianto il contributo dato da Caterina alle iniziative del  movimento delle donne dei Circoli della F.A.S.I.

Personalmente, dopo averla avuta come giovane e appassionatissima (era appena laureata) docente di Storia dell’ arte al Liceo classico “Azuni” di Sassari, ho ritrovato Caterina nel mondo F.A.S.I. La prima volta di questo “ritrovarci” le manifestai il positivo ricordo che in classe avevamo del Suo insegnamento, finalmente in grado di motivarci allo studio della storia dell’arte, dopo precedenti esperienze con professori didatticamente incapaci. Con mia grande meraviglia si ricordava di un mio tema che il prof. Brigaglia aveva letto in un consiglio di classe per motivare il voto più alto.

Nell’occasione mi regalò una copia del libro di memorie scritto da Marcella Piras Zara, Tramariglio: 1941-1945: cronache familiari da un luogo singolare della Sardegna (Padova: Cleup, 2002). Caterina, parente dell’autrice, è nominata spesso nel libro, ambientato nella colonia penale di Tramariglio (dal catalano Tramarill, “tra due mari”), vicino ad Alghero. Qui il direttore non era un carceriere nel senso vero, ma una figura bonaria che trattava i carcerati come se fossero figli suoi con l’intenzione, forse, di redimerli.

Ultimamente, Le avevo fatto avere una copia del libretto  di Teresa Mannu, Canzunetti, giogghi firastrocchi e gobbuli…: testi inediti della tradizione orale sassarese raccolti dalla mamma di Salvator Ruju / a cura di Sandro Ruju; Sassari: Edes, 2016.

Mi aveva scritto: «Caro Paolo, grazie del bel libretto, curato, elegante, sorprendente per l’impegno della raccoglitrice e  degnamente corredato dall’ottima introduzione del nostro amico Sandro Ruju. Mi dispiace di essere mancata all’appuntamento, ma ultimamente passo da un malanno all’altro. […] Non voglio affliggerti con questi resoconti sanitari, invece preferisco dimostrarti quanto mi stia a cuore il possesso di un libro che contenga i testi  popolari sassaresi di antica tradizione. Sono certa che mi sarà utile per un mio lavoretto dedicato alle memorie familiari, del quale mi permetto di farti conoscere un capitolo».

Il dolore che mi procura la scomparsa di u’amica ritrovata nel modo che ho appena detto è molto forte. Per quello che Lei ha fatto per la F.A.S.I. merita un ricordo adeguato alla Sua professionalità di studiosa e al Suo amore per le iniziative a favore della nostra organizzazione.

A Padova è intitolata al marito di Caterina prematuramente scomparso, Alberto Limentani (1935-1986; professore di Filologia Romanza nelle Università di Cagliari, di Venezia e di Padova), la biblioteca della Accademia Galileiana di Scienze, Lettere e Arti.

L’Università di Padova ha pubblicato il volume Uno sguardo verso Nord : scritti in onore di Caterina Virdis Limentani / a cura di Mari Pietrogiovanna; cura editoriale di Chiara Ceschi, Padova: Il poligrafo, 2016, 494 p.: ill.

Speriamo che – oltre Padova – anche l’amata città di Sassari e la mai dimenticata isola di Sardegna facciano la loro doverosa parte in memoria di una studiosa sarda così illustre!

Paolo Pulina

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Con Salvatore Cubeddu, a  Meolo (Venezia), presso Palazzo Cappello, sabato 23 giugno 2018, ho dato vita a un piccolo convegno  sul tema: “Attilio Deffenu (Nuoro, 28 dicembre 1890 – Croce di Musile di Piave, 16 giugno 1918): intellettuale, giornalista, esponente del sindacalismo e dell’autonomismo sardo”. L’occasione è stata offerta dalle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra. I luoghi della memoria: “Battaglia del Solstizio 15-22 giugno 1918”, organizzate dalla F.A.S.I. (Federazione Associazioni Sarde in Italia presieduta da Serafina Mascia), dai comuni di Fossalta di Piave, di Meolo, di Musile di Piave e dal Circolo culturale sardo “Ichnusa” di Mestre-Venezia, in collaborazione con Coldiretti Nord Sardegna – Associazioni Combattentistiche e Protezione Civile – Campagna Amica, e con il patrocinio della Regione del Veneto, della Regione Autonoma della Sardegna e della Città Metropolitana di Venezia.

Salvatore Cubeddu, da storico particolarmente esperto del sardismo e dei sardisti, ha ben ricostruito, con il sussidio di ampi documenti e delle autorevoli pagine commemorative scritte da Camillo Bellieni, il percorso biografico del giovane nuorese e l’evoluzione del suo pensiero riguardo alle sorti della Sardegna: da socialista e sindacalista rivoluzionario a teorico dell’antiprotezionismo; da nemico ideologico della guerra a fervente interventista, allo scoppio di quella che sarà la Prima guerra mondiale, essendosi convinto  della «necessità del conflitto in nome della civiltà europea e dell’avvenire della classe operaia, contro l’imperialismo dei tedeschi».

Da parte mia ho innanzitutto ricordato che Salvatore Murgia, nella quinta  puntata del suo scritto “Storie nostre. Francesco Dore (1860-1940), un medico olzaese prestato al giornalismo e alla politica” (ci si colleghi al link: http://www.labarbagia.net/notizie/attualita/8963/storie-nostre-francesco-dore-un-medico-olzaese-prestato-al-giornalismo-e-alla-politica-5-puntata), ha sottolineato la preoccupazione di Attilio Deffenu che gli fosse negata la partenza per il fronte dati i suoi trascorsi rivoluzionari e ha precisato come Attilio Deffenu riuscì a ottenere l’agognato arruolamento in prima linea: «Francesco Dore ebbe un ruolo decisivo, si può dire “fatale”, nell’aiutare Attilio Deffenu a raggiungere il fronte, da cui era tenuto lontano perché il Governo “temeva che egli vi volesse andare per farvi propaganda sovversiva contro lo Stato e la monarchia”. Nel febbraio 1916 Attilio Deffenu è, infatti, bloccato nell’Ospedale di Cagliari, dove divide la stanza con Carmelo Floris che “vorrebbe lavorare per la Sardegna”. A Cagliari ritrova anche il suo concittadino Francesco Ciusa “che mi sembra lavori, ma anche senta il peso della stanchezza”, e Mario Delitala “giovine e ardente, soldato di sanità”. In una lettera del giugno 1917 Attilio Deffenu chiede a Francesco Dore, “stimatissimo amico” delle antiche battaglie, “di fare qualche pratica perché quei precedenti non abbiano a costituire un ostacolo alla nomina” di aspirante ufficiale: egli voleva essere poi inviato “lassù dove farò con molto piacere alle schioppettate con gli austriaci”. E, alla fine, Francesco Dore riesce a convincere il generale Alfieri – allora sottosegretario al ministero della Guerra – “soltanto dopo avergli fatto garanzia che Attilio Deffenu avrebbe fatto al fronte il suo dovere di soldato, di patriota, e non la propaganda di un sovversivo”».

Sul ruolo del giovane Attilio Deffenu, che, raggiunto finalmente lo stato maggiore della Brigata “Sassari”, viene incaricato del servizio  propaganda, è fondamentale il  libro (quasi 400 fitte pagine)  sulla storia della Brigata curato da Giuseppina Fois nel 1981 per le Edizioni Gallizzi di Sassari (ripubblicato presso Della Torre nel 2006, riproposto in versione non integrale, in due volumi, dal quotidiano “La Nuova Sardegna” nel 2014). Alle pagine 169-172 la Fois pubblica la Relazione sui mezzi più idonei di propaganda morale da adottarsi fra le truppe della Brigata scritta dal sottotenente Attilio Deffenu nell’aprile 2018 e sottolinea che in essa viene «affermata la specificità del soldato sardo, che Attilio Deffenu tende a consolidare anche attraverso l’apprestamento di forme stabili di comunicazione sia all’interno della Brigata (un bollettino) sia  fra i sardi della Brigata e i sardi rimasti in Sardegna (un notiziario)».

Sul coraggio di Attilio Deffenu, che chiede di essere esonerato dalla carica di ufficiale addetto alla propaganda e all’assistenza presso il comando del 152° reggimento della Brigata “Sassari” perché vuole che gli sia affidato un plotone, e sulle ultime ore della sua giovane vita – cade valorosamente a Croce (frazione di Musile di Piave), al mattino del 16 giugno 1918 – il riferimento d’obbligo è al volume di Leonardo Motzo (che era stato comandante della compagnia d’assalto della “Sassari”), intitolato “Gli intrepidi Sardi della Brigata Sassari“, prima edizione 1930: si vedano le pagine 223-224 della terza edizione (Della Torre, 2007).

Il C.A. (aus) Enrico Pino, nel suo prezioso volumetto su “La Brigata ‘Sassari’ sul Piave  nella Battaglia del Solstizio”, opportunamente ristampato dalla F.A.S.I. per le manifestazioni del Centenario di quella battaglia dalle quali abbiamo preso le mosse, così racconta: «Alle ore 5,30 le prime pattuglie del 152° reggimento arrivano a nord di Croce, che trovano apparentemente sgombro e si dirigono verso Case Gradenigo. Alle ore 6,30 il 2° battaglione del 152° ha il primo contatto con il nemico a nord di Croce. Dopo un breve combattimento in cui fa prigionieri, continua il suo movimento, ma la resistenza degli austriaci, che possono usufruire anche dei nostri reticolati che erano stati posti a difesa del caposaldo, aumenta. Contemporaneamente, il movimento del 3° battaglione trova maggiori ostacoli e resistenza sulla destra del dispositivo del reggimento. Unità esploranti  sono state inviate in ogni direzione per frugare ogni casa, per individuare dove sono nascoste le mitragliatrici nemiche che sparano da ogni dove. Una di queste unità è agli ordini di Attilio Deffenu, il quale giunge con i suoi uomini davanti a Croce ma si rende immediatamente conto che il reparto è accerchiato; sente, però, che dietro di sé il battaglione ha preso contatto con il nemico ed ha iniziato il combattimento. La situazione è difficile ed il cerchio si sta stringendo. La pattuglia reagisce con violenza per sganciarsi, combattendo contro ingenti forze nemiche. Attilio Deffenu dirige gli uomini nel combattimento, ma una bomba raggiunge l’ufficiale che, ferito, in più parti del corpo, muore; è il primo degli ufficiali caduti nella giornata».

Ritornando alla Relazione sui mezzi più idonei di propaganda morale da adottarsi fra le truppe della Brigata, c’è solo un cenno ad uno “strumento” sul quale può far leva questa propaganda che Attilio Deffenu – ho scoperto, grazie alla collaborazione di Salvatore Tola, esperto ed appassionato di poesia in lingua sarda – tratta con ben più ampio approfondimento in un documento, che, salvo errore, può essere considerato fino ad oggi inedito.

Attilio Deffenu nella sua Relazione scrive: «Il vero figlio  dell’Isola – per qualunque causa si batta – sente il dovere di fare, come comunemente si dice, bella  figura, di non parer vile, mai, di fronte a qualsiasi pericolo. Una popolare canzone dialettale nata dalla guerra esprime assai bene questo diffuso stato d’animo quando dice, rivolgendosi al Sardo combattente: “Non solo i tuoi genitori, la tua donna, i tuoi parenti, la tua gente, ma anche i  sassi delle tue rocce si rivolteranno contro di te, se tornerai all’Isola con in fronte il marchio dell’infamia  e del disonore”».

Di che si tratta? 

Salvatore Tola sia  nel volume “La poesia dei poveri” (Cagliari, AM&D, 1997) sia nel saggio-antologia “La letteratura in lingua sarda” (Cagliari, CUEC, 2006) cita alcune frasi di un documento senza data intitolato “La canzone popolare sarda strumento di propaganda fra le truppe della Brigata ‘Sassari'” (depositato in “Fondo Deffenu” presso la Biblioteca “Satta” di  Nuoro). 

Escluso evidentemente, in base alle brevi citazioni pubblicate da Salvatore Tola, che potesse trattarsi di una copia con altro titolo della Relazione sopracitata, gli ho chiesto se poteva farmi avere il documento integrale. Così è avvenuto, e grazie alla cortesia di Salvatore Tola, è possibile pubblicare in questo sito l’interessantissimo documento. 

Paolo Pulina

La canzone popolare sarda strumento di propaganda fra le truppe della Brigata “Sassari”

di Attilio Deffenu

Una delle forme più efficaci di propaganda per i soldati sardi potrebbe essere costituita dalla canzone dialettale popolaresca.

Il sardo è per natura poeta: seguendo attraverso le desolate pianure del Campidano o pei sentieri erbosi nelle sterminate tanche fiorite il suo gregge randagio, accarezza con l’anima ingenua i sogni della sua nomade vita. Allora la fantasia si impenna ai voli e il canto sgorga appassionato e nostalgico dal suo cuore primitivo. La donna, le gioie della famiglia, i sacri doveri dell’amicizia, l’odio per il nemico, le gesta del pastore destro e forte, le opere dell’aratura e della vendemmia, le prodezze degli antenati gloriosi, il sogno della redenzione dell’Isola: tutto offre materia al sardo pastore. 

Nelle feste paesane poi – dove i costumi tradizionali e l’anima della primitiva terra trovano occasione di affermarsi attraverso una serie di usanze strane e pittoresche – il canto ha uno svolgimento ed un posto grandissimo. Si canta a gara, e la poetica tenzone acquista talvolta un carattere di asprezza e di vivacità che impressionano lo spettatore forestiero non prevenuto, perché attorno ai poeti si raccolgono e si formano due opposte schiere di partecipanti che stanno di fronte come due cani pronti alla zuffa; si canta da una voce di tenore isolata con accompagnamento dell’antica fisarmonica, si canta finalmente in coro. Niente v’ha di più caratteristico del canto corale sardo, strana monodia di voci gutturali che danno un senso di nostalgica melanconia che ricorda le nenie arabe.

Le tradizioni e le virtù poetiche dei sardi si sono conservate ed affermate anche attraverso la guerra attuale. C’è tutta una fioritura di canzoni dialettali nate dalla guerra, alcune delle quali – di notevole efficacia e ricche di concetti fortemente patriottici – hanno avuto un grande successo di diffusione e di popolarità.

Naturalmente il valore guerriero dei Sardi, le gesta gloriose della Brigata “Sassari” – che hanno avuto il meritato onore del riconoscimento ufficiale ripetute volte – costituiscono il tema quasi esclusivo del poetare dei sardi combattenti. Di tali componimenti è un saggio la canzone che si unisce (il testo di questa canzone non è presente, NdR). In essa un soldato dell’ottava compagnia descrive le ultime fortunate azioni della Brigata sugli Altipiani, alle quali egli stesso prese parte. La forma è primitiva, rozza, ma di indiscutibile efficacia e, nella sua ingenuità, il racconto risulta pieno di movimento e l’esaltazione finale del valore sardo sa trovare accenti di notevole eloquenza.

Il sottoscritto ne propone la stampa e la diffusione larga fra le truppe del Reggimento, convinto che ai fini di tenere alto il morale dei soldati ed accrescerne lo spirito combattivo gioverebbero tali pubblicazioni più che comuni pubblicazioni di propaganda, che non  arrivano – il più delle volte – a toccare il cuore e a far penetrare un’idea persuasiva nel cervello del nostro soldato.

Lo scrivente è convinto dell’opportunità di dare a tale forma di propaganda il più largo sviluppo: a tal fine propone di indire delle gare fra i poeti sardi del Reggimento per la compilazione di brevi componimenti dialettali di carattere guerriero ed improntati ai sensi del più ardente patriottismo. I componimenti giudicati migliori da una speciale commissione dovrebbero essere stampati e diffusi, e gli autori premiati con piccoli premi in danaro.

Tutto ciò che è gara stimola l’amor proprio del soldato, ne eleva il morale, ne accresce e lo spirito e l’energia.

Il sottoscritto non insiste sull’utilità di simile iniziativa: la Francia ha promosso in modo meraviglioso lo sviluppo della canzone popolare ai fini della propaganda di guerra: i più famosi poeti dialettali, per iniziativa dei comandi, circolano fra le truppe di prima linea per cantarvi le loro canzoni, tener lieto l’animo dei soldati, compiere opera salutare di resistenza e di incitamento.

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Si è conclusa a tarda notte, domenica 8 luglio 2018, la ventiduesima edizione della “Festa dei Sardi e Amici della Sardegna” organizzata a Cornaredo (MI), presso il centro sportivo “Sandro Pertini”, dall’Associazione di promozione sociale, culturale e ricreativa “Amedeo Nazzari” di Bareggio e Cornaredo, uno dei Circoli sardi più attivi nell’insieme dei settanta che sono affiliati alla F.A.S.I. – Federazione delle Associazioni Sarde nell’Italia continentale.

La serata inaugurale è stata giovedì 28 giugno e questo vuol dire che, anche quest’anno, decine di volontari, sardi e non sardi, per undici giorni consecutivi, hanno lavorato da mattina presto a notte tarda, sotto la direzione dell’onnipresente presidente Franco Saddi, per fare in modo che ogni sera, a partire dalle ore 19,30, fosse tutto pronto per servire a tavola una media di mille e più frequentatori (lo standard anche quest’anno è stato questo) attirati dalla gastronomia sarda.

Richiestissimi quindi il porcetto arrosto, i malloreddus, il formaggio pecorino, le seadas e gli altri dolci tipici, la birra  Ichnusa (oggi conosciuta e bevuta in grande quantità in tutto il territorio nazionale), il mirto, la grappa “filu ‘e ferru”. Chi ha preferito i vini dell’isola, ha trovato anche quest’anno una produzione di qualità.

I frequentatori anche quest’anno provenivano da Cornaredo e Bareggio e paesi limitrofi ma anche da altre province, anche piuttosto lontane (come era facile appurare davanti al banchetto allestito per raccogliere le firme per il progetto di legge di iniziativa popolare per l’inserimento del principio di Insularità nella Costituzione italiana, campagna di sensibilizzazione che vede impegnata anche la F.A.S.I. con i suoi Circoli).

In molti, dopo la cena, si sono fermati a seguire il consueto concerto gratuito: come ogni anno, ogni sera è stato possibile fare la conoscenza di talentuosi artisti e gruppi sia del luogo sia provenienti dalla Sardegna; come ogni anno, direttore artistico della rassegna degli eventi musicali è stato Giorgio Saddi. 

Non è mancata neanche quest’anno un’importante iniziativa culturale: un gruppo di donne, in un laboratorio di scrittura progettato dall’associazione “Chi dice donna dice donna”, ha creato e pubblicato, grazie al contributo del Circolo, il libro “Raccontiamoci – dove si annida la violenza”, presentato nel pomeriggio di venerdì 6 luglio. Nella serata dello stesso giorno la cantante sardo-argentina Eliana Sanna e I Taifa hanno dato vita al  concerto “Todo cambia” nato come progetto della F.A.S.I., finanziato dalla Regione Sardegna-Assessorato del Lavoro ed intitolato  “Canto sociale di donne fra due mondi (omaggio a Maria Carta, Mercedes Sosa, Violeta Parra)”

Il CD “Todo cambia” (che viene distribuito in edicola in allegato al quotidiano “L’Unione Sarda”) contiene dodici brani scelti e interpretati da Eliana Sanna e dai Taifa per mettere a confronto le sonorità e i testi di tre cantanti donne, accomunate da un’attenzione particolare per la musica popolare e da un deciso impegno sul fronte sociale e politico. Lo spettacolo e il CD “Todo cambia” saranno prossimamente proposti anche a Buenos Aires e a Tucumán: come ha detto Tonino Mulas, presidente onorario della F.A.S.I., responsabile del progetto, «è questo un modo per rafforzare e valorizzare il legame fra due federazioni degli emigrati: quella dei Circoli italiani e quella delle associazioni sarde in Argentina».

Nella serata di sabato 7 luglio, le sonorità sarde sono  state al centro del concerto  del Gruppo ittirese dei Niera con la straordinaria partecipazione dei Bertas: insieme hanno eseguito alcuni dei migliori brani dei loro repertori.

Numerose le autorità intervenute: i sindaci dei comuni di Cornaredo, Juri Santagostino, e il nuovo sindaco di Bareggio,  Linda Colombo; per la F.A.S.I.: la presidente Serafina Mascia; il presidente onorario Tonino Mulas; il vicepresidente vicario Maurizio Sechi; Antonello Argiolas, membro del Comitato Esecutivo.

Il parroco don Luigi Verga ha celebrato, presso la chiesa  dei santi Nazaro e Celso di Bareggio, l’affollatissima messa di domenica 8 luglio, alla quale hanno presenziato in costume i componenti del Gruppo Folk del Circolo, protagonisti di un sempre suggestivo offertorio; durante la Messa, esibizione delle launeddas dei Bagamundus (Tore Agus, Matteo Muscas, Nicola Diana) e canti liturgici in limba proposti dai Niera e dai Bertas, disposti in alto davanti all’organo. 

Naturalmente, anche quest’anno i proventi della Festa saranno destinati a dicembre a scopi di beneficenza per soggetti singoli e associazioni di volontariato solidale che necessitano di  sussidi  materiali. 

Nota conclusiva

Durante gli undici giorni della Festa è difficile  che Franco Saddi trovi qualche minuto libero dai compiti organizzativi e possa fare qualche chiacchiera in libertà. Quest’anno in due tornate di una decina di minuti ho potuto apprendere due storie del passato della sua numerosa famiglia di origine, residente a Pirri prima di trasferirsi in Lombardia (questo spiega perché il Circolo è intestato alla memoria di Amedeo Nazzari, nato a Pirri nel dicembre 1907: vero cognome paterno  Buffa). La prima storia: seduto accanto a lui e al giornalista di Videolina Giacomo Serreli (che ha presentato lo spettacolo “Todo cambia”), sono stato testimone del fatto che hanno scoperto che le loro famiglie erano state vicine di casa proprio  a Pirri e di qui è partita la stura di tanti – comuni – ricordi. La seconda storia: davanti alla struttura che ospita la Festa, durante la giornata, c’è un continuo via vai di grandi e piccoli che raggiungono l’attrezzato Centro Sportivo “Sandro Pertini”. Ebbene la piscina l’hanno costruita un bel po’ di tempo fa proprio i fratelli Saddi, i quali sono immortalati in una immagine di un prestigioso volume fotografico “DDS -Dimensione dello Sport – 40 anni di successi, 1977-2017”, che racconta quattro decenni di storia del nuoto milanese, lombardo, italiano, internazionale. Fondatore dell’impianto natatorio Remo Sacchi, padre del campione Luca Sacchi (bronzo olimpico nei 400 misti a Barcellona 1992), oggi apprezzato commentatore televisivo delle gare di nuoto.

Franco, sorridendo, legge quel DDS come Dimensione della Sardegna: gli anni di successo del Circolo “Amedeo Nazzari” non sono ancora 40 – sembra dire – ma si è sulla buona strada…

Parte dei collaboratori della Festa. Foto di Massimo Colombo

In maglione rosso e marrone i fratelli Saddi, che con i loro figli hanno costruito la DDS a Cornaredo.

Paolo Pulina

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Le manifestazioni in omaggio alle gesta della Brigata “Sassari” – nei luoghi in cui essa, nella Prima guerra mondiale, combatté valorosamente (e con grande sacrificio dei suoi componenti: fanti ma anche ufficiali) -, che si sono tenute nei giorni 22 e 23 giugno 2018 a Musile di Piave, a Fossalta di Piave e a Meolo (tutte località in provincia di Venezia), rientrano nel Progetto della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (F.A.S.I.) denominato “Centenario della Grande Guerra nei Luoghi della Memoria esistenti nei comuni della Battaglia del Piave” (detta anche “Battaglia del  Solstizio” secondo l’espressione coniata da Gabriele D’Annunzio).
Questa più recente tappa del percorso commemorativo del Centenario si è collegata anche alla ricorrenza di un particolare decennale: nei giorni 20-22 giugno del 2008, infatti, la F.A.S.I. e i tre Comuni interessati, con la collaborazione fattiva dei 131 Comuni di cui erano originari, avevano voluto ricordare, a distanza di 90 anni e con appositi monumenti, i 138 ragazzi del ’99 della Brigata “Sassari” caduti nella “Battaglia del Solstizio”.
Questa Battaglia, ufficialmente nota come Seconda Battaglia del Piave, fu l’ultimo tentativo di sfondamento della linea italiana operato da parte delle truppe austro-tedesche. Fu combattuta tra il 15 e il 22 giugno 1918. Il successo italiano determinò un rivolgimento del fronte che in quattro mesi portò alla vittoria finale dell’esercito italiano sul nemico austro-ungarico.
La delegazione della F.A.S.I  (la presidente Serafina Mascia, il presidente onorario Tonino Mulas, i componenti del Comitato Esecutivo Renzo Caddeo e Rita Danila Murgia, Saverio Vidili per il Circolo culturale sardo “Ichnusa” di  Mestre-Venezia), insieme con numerosi altri partecipanti non solo della zona (Associazioni Combattentistiche e Protezione Civile, soci dei Circoli sardi del territorio) ma provenienti anche da altre località (Coldiretti Sardegna – Fondazione Campagna Amica tra gli altri) ha rivisitato i diversi monumenti celebrativi, compresi ovviamente quelli  eretti nel 2008, davanti ai quali sono stati pronunciati i discorsi ufficiali.
Prima tappa nella piazzetta di Croce, frazione di Musile di Piave, dove al capitano “sassarino” Tito Acerbo (Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, 4 marzo 1890 – Croce, 16 giugno 2018), medaglia d’oro al valor militare, sono dedicati un cippo ed una colonna spezzata. Nello stesso giorno, nella stessa località, morì il sottotenente Attilio Deffenu (nato a Nuoro il 28 dicembre 1890), medaglia d’argento, e forse sarebbe giusto ricordarlo – come ha sottolineato qualcuno – almeno con un cippo (se non con una colonna) al fianco del coetaneo Acerbo.
Dopo i saluti della sindaca di Musile, Silvia Susanna, è stata illustrata la figura eroica del capitano Acerbo; è quindi seguita la deposizione di due corone di fiori davanti ai due monumenti.
Dopo che il generale di C.A. (aus) Enrico Pino (autore di un prezioso volumetto su “La Brigata ‘Sassari’ sul Piave nella Battaglia del Solstizio”, opportunamente ristampato per la circostanza) ha dato un sintetico quadro degli schieramenti che furono in campo nella zona, c’è stata la prima performance del tenore “Funtava Vona” di Orgosolo, che si è esibito in tutte le successive tappe del percorso.
Ci si è quindi trasferiti nel luogo, a poca distanza, in cui sono il cippo e la lapide che in «affratellante gemellaggio» i comuni di Armungia (paese natale di Emilio Lussu) e di Musile di Piave il 21 giugno 2008 vollero porre alla memoria del valoroso capitano della 8ª Compagnia (medaglia d’argento), che ruppe l’accerchiamento in cui era stata rinserrata e che «aprendosi la via nelle file nemiche con le baionette» ebbe la possibilità di rientrare nel reggimento.
In questa circostanza sono intervenuti Serafina Mascia e Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna.
All’aperto si è quindi tenuta a Musile la seduta straordinaria dei Consigli comunali di Musile, Meolo e Fossalta per celebrare il Decennale del conferimento della Cittadinanza Onoraria alla Brigata “Sassari”: la sindaca del comune di Musile ha letto e distribuito copia della delibera assunta unitariamente dai tre Comuni in  merito a questo riconoscimento. Erano presenti anche due alti ufficiali dell’attuale Brigata “Sassari”. Ha partecipato, guidata dal sindaco, Mario Bianchi, anche una delegazione del comune di Longone Sabino (Rieti), paese natale di Attilio Verdirosi, medaglia d’oro al valor militare a Fosson della Battaglia (frazione di Meolo).
Ci si è trasferiti quindi in località Osteria Fossalta di Piave, dove una lapide datata 20 giugno 2008 ricorda l’eroismo della Brigata “Sassari”: «Il sacrificio estremo dei reparti di protezione consentì agli esausti Battaglioni della Brigata  di ripiegare sulla linea di resistenza Palumbo – Losson – Meolo  da dove gli intrepidi Sardi, balzati al contrattacco il 23 giugno ricacciarono oltre il Piave l’invasore». Sono intervenuti Saverio Vidili ed il sindaco di Fossalta, Massimo Sensini, che ha illustrato nel dettaglio lo svolgimento delle azioni belliche in quel caposaldo e ha poi guidato la comitiva alla riva del vicino Piave, dove è stato eretto il «Battistero della Pace in memoria dei Ragazzi del ’99 eroici difensori in queste sponde del Piave». Il sindaco ha altresì illustrato il percorso “La Guerra di Hemingway”, che consente di scoprire i luoghi della Grande Guerra sul fiume Piave sulle orme del grande scrittore americano. Fossalta di Piave, durante la Grande Guerra, era al centro dei fuochi dei due eserciti nemici attestati sulle opposte sponde del fiume. «Tra questi due fuochi c’erano anche i volontari della Croce Rossa tra cui Hemingway, che si arruolò per andare a combattere in Europa come conducente delle ambulanze della Croce Rossa americana. Hemingway si trovò coinvolto nella ritirata dell’esercito italiano dopo la disfatta di Caporetto e passò del tempo a Fossalta di Piave, luogo dove venne ferito e che narrò nel suo romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”, menzionando la famosa Casa Gialla, la casa che vide appena ferito al Buso Burato, nella sera dell’8 luglio 1918». Al tramonto, nella Piazza del Municipio di Fossalta di Piave, la Coldiretti Sardegna ha aperto gli stand allestiti per far conoscere cultura, tradizioni e produzioni dell’isola e ha proposto una cena tipica sarda.
La giornata si è chiusa con l’applaudita Rappresentazione teatrale sulla Prima guerra mondiale raccontata dal punto di vista dei soldati e della popolazione che ha per titolo “La Guerra di Giovanni”: testi di Edoardo Pittalis (tratti dal suo libro omonimo); canzoni e  musiche eseguite da Gualtiero Bertelli e dalla Compagnia delle Acque. Sul palco: Pittalis, voce narrante; Bertelli, voce fisarmonica e chitarra; Paolo Favorido, pianoforte; Giuseppina Casarin, voce; Rachele Colombo, voce, percussioni e mandola.
La mattina di sabato 23 giugno, il ritrovo generale è stato a Losson della Battaglia, frazione di  Meolo, nella piazzetta Brigata Sassari.
Presso la chiesa di San Girolamo il parroco don Roberto Mistrorigo ha celebrato la messa, che è stata accompagnata dalla Corale “San Girolamo” e conclusa dall’esibizione del Tenore “Funtana Vona” di Orgosolo.
Sono seguiti quindi i discorsi di  commemorazione ufficiale presso il Monumento alla Brigata “Sassari” proprio nel decennale della collocazione di questo Monumento dedicato nel 2008 dalla F.A.S.I. e da 131 Comuni della Sardegna ai caduti della Battaglia del Solstizio. L’opera si deve all’architetto Franco Niffoi e all’artista Albino De Martis: «Il monumento, voluto dalla F.A.S.I., ha la forma di una sorta di nuraghe stilizzato in forme geometriche ed è stato realizzato con pietre della Sardegna: graniti, trachiti, basalti, porfidi e arenarie. Tutt’attorno le lapidi ricordano il nome e il paese d’origine dei caduti, 138 “Sassarini”  ragazzi del ’99, la cui identità è stata ricostruita dal luogotenente Antonio Pinna, consulente storico della Sassari».
Numerosi i discorsi ufficiali. Hanno preso la parola: la sindaca di Meolo Loretta Aliprandi; Serafina Mascia, presidente della F.A.S.I.; il vicepresidente della Regione Veneto, Gianluca Forcolin; i sindaci di Musile di Piave e di Fossalta; il sindaco di Longone Sabino; un consigliere  per ciascuna delle due associazioni nazionali degli artiglieri e del marinai; il figlio, venuto da Tucuman, in Argentina, di Gustavo Fossati, che figura anche lui tra i combattenti insigniti di medaglia d’argento al valor militare.
Alle ore 11,30 a Meolo presso la sede del Consiglio Comunale in Palazzo Cappello si è tenuta una conferenza su “Attilio Deffenu (Nuoro 1890 – Croce di Musile di Piave, 16 giugno 1918) intellettuale, giornalista, esponente del sindacalismo e dell’autonomismo sardo”. Ma di questa iniziativa riferirò a parte.
Tutte le manifestazioni di sono svolte con il patrocinio di: Regione del Veneto, Regione Autonoma della Sardegna, Città Metropolitana di Venezia.

Paolo Pulina

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A Parigi, sabato 12 maggio 2018, è stato realizzato punto per punto il programma del convegno internazionale su “La ricezione delle opere e del pensiero di Gramsci in Francia”, organizzato dalla  F.A.S.I. (Federazione delle 70 Associazioni Sarde in Italia),  in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna, il progetto “Sardinia Everywhere” e la Fondazione Istituto Gramsci e preannunciato in questo sito (si veda  il link: https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2018/05/si-terra-sabato-12-maggio-a-parigi-un-convegno-internazionale-di-studi-sulla-ricezione-delle-opere-e-del-pensiero-di-antonio-gramsci-in-francia/

Il convegno nella capitale francese ha concluso un trittico di colloqui internazionali sulla diffusione della conoscenza della figura e dell’opera di Gramsci in Francia. Grazie, infatti, alla collaborazione dell’Institut Français – Centre Saint-Louis di Roma e della Fondazione Istituto Gramsci, la F.A.S.I. nel dicembre 2017 aveva potuto organizzare due importanti convegni, a Roma il 5 dicembre, e a Cornaredo (Milano) il 7 dicembre, su un argomento ignorato da tutti i numerosi incontri di studi realizzati nel corso del 2017 (dichiarato “Anno Gramsciano” dalla Giunta regionale della Regione Autonoma della Sardegna), in cui ricorreva l’ottantesimo anniversario della morte del grande politico ed intellettuale sardo oggi di fama internazionale (nato ad Ales il 22 gennaio 1891 e morto il 27 aprile 1937).

Oltre che sui siti italiani che danno conto delle iniziative dei circoli  degli emigrati sardi nel mondo, la notizia del convegno aveva trovato ampia eco in alcuni siti web di riferimento per gli italiani che vivono a Parigi e, in generale, in  Francia.

Si vedano i seguenti link:

https://altritaliani.net/a-paris-journee-dediee-antonio-gramsci-et-reception-ses-oeuvres-en-france/ (Carla Cristofoli per la redazione di Altritaliani.net)

https://www.google.it/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://paris.carpediem.cd/events/6487610-la-r-ception-des-oeuvres-et-de-la-pens-e-de-gramsci-en-france-at-cit-internationale-des-arts/&ved=2ahUKEwj60sDdo_jaAhXmAJoKHYm0D4UQFjACegQICBAB&usg=AOvVaw39koAZWhiYDAKN2uBJlxxQ (Carpe Diem! – une locution latine, signifiant «profite de l’instant» ou «sois heureux maintenant». www.CarpeDiem.cd – site web, où se trouvent tous les événements à Paris, tirés de Facebook. Ne manque pas les événements les plus excitants à Paris!);

https://www.sies-asso.org/evenements/colloques/2554-la-ricezione-delle-opere-e-del-pensiero-di-gramsci-in-francia (S.I.E.S.-Sociéte des italianistes de l’enseignement supérieur);

Anche che la Società Dante Alighieri di Toulouse ha rilanciato la notizia.

Notevole è stato il successo per quanto riguarda i consolidati contenuti scientifici, l’efficienza organizzativa, il numero dei partecipanti (considerata ovviamente la difficile “trasferta” a Parigi  dell’incontro culturale).

Non si può non citare almeno la presenza della signora Gallico, cugina di Nadia Gallico Spano (che fu moglie del notissimo politico e intellettuale sardo Velio Spano), della già citata Carla Cristofoli, di Michela Secci (redattrice di “La Voce – Le magazine des Italiens de France-La rivista degli Italiani in Francia”), della pittrice Anne Viret (che accompagnò il poeta Antonio Canu a Padova in occasione della presentazione delle poesie algheresi di quest’ultimo presso il Circolo “Eleonora d’Arborea”), di Luis Dapelo, che è stato docente di letteratura latino-americana presso l’Università di Cagliari.
A Parigi è stato fondamentale il supporto organizzativo assicurato da Giulio Biddau per il reperimento della sede: l’Auditorium de la Cité Internationale des Arts (18 Rue de l’Hôtel de Ville), attrezzato non solo come sala convegni ma anche auditorium musicale.

Le relazioni su Gramsci in Francia (per ragioni familiari era assente il prof. Jean-Yves Frétigné, ma il suo intervento è stato sintetizzato  da chi scrive) sono state introdotte e chiuse da due brevi interventi della presidente della F.A.S.I., Serafina Mascia, che ha anche letto i messaggi inviati al convegno da due assessori della Giunta regionale sarda: Virginia Mura (Lavoro) e Giuseppe Dessena (Pubblica istruzione, Beni culturali). Il “filo rosso” delle  tre esposizioni è stato il concetto che il sardo Gramsci è un intellettuale oggi tradotto e conosciuto tutto il mondo e come tale è un “testimonial” eccezionale non solo di sé stesso come persona dotata di una intelligenza sopraffina (applicata alla politica, alla filosofia, alla teoria politica, alla critica teatrale e letteraria) e come simbolo perenne del martire che ha combattuto per affermare il valore universale della libertà e della democrazia ma anche come personaggio pubblico che promuove in tutto il mondo l’immagine della sua amatissima Sardegna e l’unicità della sua lingua, della sua storia, della sua cultura.

Dopo il buffet “alla sarda”, ottimamente preparato dall’organizzazione “Tour all’Italiana” che distribuisce a Parigi in particolare i prodotti enogastronomici sardi, si è svolta la seconda parte della giornata dell’incontro franco-sardo.

Andrea Vallebona, responsabile del progetto “Sardinia Everywhere”, ha dialogato con i giovani dirigenti del da poco costituitosi gruppo di giovani che intende impegnarsi per ri-fondare un’associazione dei sardi a Parigi che purtroppo manca da molti anni. Nel dibattito sono intervenuti per la F.A.S.I. la presidente Serafina Mascia ed il presidente onorario Tonino Mulas.

Nella terza parte della giornata culturale si sono ricordate, come da programma, la figura di Marc Porcu (10 dicembre 1953 – 13 giugno 2017), poeta e traduttore francese di origini sarde e la sua antologia poetica “Le cri de l’aube / L’urlo dell’alba”. L’attore Bruno Putzulu, anche lui di origine sarda, molto noto in Francia, ha letto dall’antologia di Porcu i versi della “Lettre à Gramsci”. La poetessa sarda – milanese Pasqualina Deriu ha dato brevi cenni biografici di Porcu e ha letto una sua poesia-racconto dedicata all’amico Marc. Chiusura quindi in bellezza con un omaggio a Lao Silesu (1883-1953), il musicista nativo di Samassi che nei primi decenni del Novecento fece fortuna a Parigi, soprattutto scrivendo canzoni, alcune delle quali divennero molto famose. Alcune sue “Mélodies” sono state eseguite e cantate  da due giovani talenti formatisi presso il Conservatorio di Cagliari: il pianista Giulio Biddau e la soprano Vittoria Lai.

Paolo Pulina

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Ha preso il via la XXXI edizione del Salone internazionale del libro di Torino, con omaggio a Manlio Brigaglia. scomparso oggi a 89 anni. Lo stand Sardegna è stato inaugurato dall’assessore regionale della Cultura, Giuseppe Dessena, e da una delegazione dell’assessorato al Turismo e di Laore.

I lavori sono entrati subito nel vivo con la presentazione di tre titoli.

Ultimo, ma non ultimo, il giovanissimo Matteo Porru che ha spiegato come il suo “Quando sarai grande” (editore Alessandro Cocco a cure d Edizioni La Terza) sia il suo libro più complesso, frutto di un’esperienza

«L’Aes conferma la sua presenza a distanza di oltre trent’anni dalla prima partecipazione e l’ho fatto portando editore associati e non in fiera», ha detto Simonetta Castia, presidente dell’Aes, associazione editori sardi -. Editori che così hanno avuto la possibilità di partecipare, di essere presenti alla più grande vetrina dell’editoria italiana e di promuoversi attraverso le opere che rispondono al tema generale del Salone “Un giorno tutto questo”. Un tema è una partecipazione che per Simonetta Castia vuole creare un ponte tra l’Isola e il mondo per «far sì che la diversità culturale della nostra terra, i suoi paesaggi, le nostre tradizioni e la sua arte possano incontrare il favore del pubblico così numeroso già dal primo giorno qui a Torino».

Anche Simonetta Castia, a nome di tutta la delegazione sarda a Torino e di tutti i sardi, ha voluto dedicare la partecipazione della Sardegna al Salone del libro a Manlio Brigaglia, storico, accademico, giornalista e soprattutto “facitore di libri” come amava definirsi, venuto a mancare proprio oggi: «Un grave lutto per tutta l’Isola».

Stasera, per il Salone Off, al cinema Massimo, alle ore 20.30 è previsto l’evento VISIONI SARDE: Corti di Sardegna. Proiezione dei cortometraggi “A casa mia” di Mario Piredda, vincitore del David di Donatello 2017; “Futuro Prossimo” di Salvatore Mereu, in selezione speciale ai Nastri d’Argento 2018, premio speciale della Giuria Visioni Sarde 2018 e ancora “L’ultimo miracolo” di Enrico Pau, in selezione ai Nastri d’Argento 2018.

Seguirà un dibattito sul cinema sardo alla presenza dell’assessore della Cultura Giuseppe Dessena, la presidente della FASI Serafina Mascia, e i registi Mario Piredda, Salvatore Mereu ed Enrico Pau. A coordinare i lavori Paolo Serra, responsabile regionale dei Centri Servizi Culturali Umanitaria Sardegna.

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La Sardegna va in mostra al 31° Salone internazionale del Libro di Torino, con editoria, festival, cinema e cibo. “Un giorno tutto questo” è il tema intorno al quale ruota il Salone, in programma dal 10 al 14 maggio. Tema attuale ed esistenziale, con un orizzonte aperto che strizza volutamente l’occhio al futuro. Ad accompagnarlo sono cinque domande alle quali ci si deve impegnare a rispondere, ciascuno per la propria Regione: Chi voglio essere? Perché mi serve un nemico? A chi appartiene il mondo? Dove mi portano spiritualità e scienza? Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione? E la Sardegna risponde declinando il tema, tra gli altri, “Tra isola e mondo”, portando in mostra – come novità di quest’anno – il lavoro di squadra di tre assessorati della Regione: Cultura, Turismo e Agricoltura con l’Agenzia Laore, e in stretta collaborazione con l’Associazione Editori Sardi (AES).
«La nostra identità è in continua costruzione – ha affermato l’assessore della Cultura Giuseppe Dessena – ed è ovviamente soggetta al mutare dei tempi e alle evoluzioni sociali, anche se mantiene le sue radici originarie forti: e sono proprio quelle che, in ogni mutamento, abbiamo non solo il compito ma il dovere morale di tenere vive e salde e trasmettere a chi verrà. Esattamente come stiamo provando a fare con le politiche messe in atto da questa Giunta regionale. Viviamo in un’isola, circondati dunque dal mare, che ci protegge e allo stesso tempo ci apre al mondo e agli scambi culturali, e “Un giorno tutto questo…”, cioè tutto ciò che siamo, dovrà essere l’eredità dei nostri figli. Siamo le nostre tradizioni popolari, la nostra preziosa lingua, l’ambiente e l’orografia unica che ci circonda, i nostri cibi e i vini, le maschere, i festival, il cinema e tanto altro. La nostra identità sta dunque su un piatto, dentro un bicchiere, in una pellicola, dentro le storie e i libri dei grandi autori sardi di ieri e di oggi, nelle espressioni artistiche che abbiamo saputo in molti modi esternare, esprimere ed esportare, appunto, nel mondo. Ecco perché quest’anno abbiamo voluto portare a Torino, fisicamente, anche ciò che anche molti dei nostri libri raccontano.» 
«L’incrocio tra il nostro patrimonio letterario e culturale con quello produttivo e agroalimentare può diventare un valore aggiunto per la Sardegna. Per questa ragione, sotto il titolo “Tra isola e mondo”, al Salone del Libro di Torino presentiamo un volto dell’isola forse meno conosciuto da chi la frequenta solo per il suo mare e che ci consente di proporre una lettura contemporanea e attuale dei nostri territori e del loro patrimonio materiale e immateriale. Grazie alla collaborazione con l’assessorato dell’Agricoltura e l’agenzia Laore, in questi mesi abbiamo portato avanti una serie di iniziative mirate a dimostrare che la nostra storia e la nostra convivialità possono dare impulso sia all’affermazione di nuove stagionalità che alla conoscenza delle nostre produzioni di eccellenza. Torino quindi è un’altra tappa di questo percorso, in cui stiamo mettendo in gioco la nostra capacità di offrire qualcosa di diverso sul nostro mercato principale, quello italiano, e affermare un modello di sviluppo turistico differente e sostenibile, che punta al rafforzamento dell’offerta nei segmenti del turismo lento, legato ai borghi, al patrimonio storico e culturale, all’enogastronomia, affinché diventino realmente complementari al balneare.»
«Rappresentare la Sardegna fuori dall’isola vuol dire portare un pezzo della nostra storia e di noi stessi soprattutto verso chi ancora non ci conosce. Significa raccontare i diversi territori dove unicità ambientali e tradizioni antiche ci permettono di produrre eccellenze agroalimentari sempre più apprezzate nel mondo. Cultura e cibo possono e devono muoversi assieme per descrivere e promuovere ciò che siamo. Crediamo fortemente in questa ricetta e con l’Agenzia Laore cercheremo di rappresentarla al meglio.»
L’AES, grazie al supporto della Regione Sardegna, partecipa al Salone del libro di Torino per dare il consueto contributo di professionalità ai 33 editori sardi aderenti e partecipanti, con oltre duecento novità. «Sono circa 2.000 titoli e 4.000 opere – ha detto la presidente Simonetta Castia – il Salone costituisce una straordinaria occasione di promozione dell’editoria sarda e dell’immagine dell’isola fuori dai propri confini. Quest’anno abbiamo deciso di onorarne la memoria, la storia e le sue peculiarità declinando il fitto programma di presentazioni, performance e dibattiti attorno al tema generale; un racconto che parta anche dalla sintesi di uno sviluppo non sempre lineare, caratterizzato da trasformazioni e processi di adattamento mai chiaramente compiuti e conclusi, in merito alle grandi responsabilità del presente riguardo al futuro dell’isola. Una “Sardegna quasi un continente”, per parafrasare il titolo del capolavoro di Marcello Serra, di cui ricorre l’anniversario, che può trovare nella diversità culturale data dai libri che ne raccontano le storie, l’arte, i paesaggi, la natura, le tradizioni e le culture, e i suoi atavici dilemmi, un essenziale fattore di crescita sociale, culturale ed economica. “Un giorno, tutto questo” – verrebbe da dire – è la Sardegna e i suoi libri». 
Allo stand Sardegna (Padiglione 2, J125 – H126) è previsto un nutrito programma di eventi che inizierà giovedì 10 maggio alle 16, con l’inaugurazione ufficiale dell’edizione 2018, sino al pomeriggio di lunedì 14 maggio. Alle più tradizionali presentazioni di libri, quest’anno, saranno affiancati eventi – sia al Salone in Fiera che al Salone OFF, ovvero nei luoghi più significativi e suggestivi della città di Torino – cinematografici, culinari e convegnistici.
Al cinema Massimo, alle ore 20.30 di giovedì 10 maggio, è previsto per esempio “Visioni Sarde”: Corti di Sardegna. Proiezione dei cortometraggi “A casa mia” di Mario Piredda, vincitore del David di Donatello 2017; “Futuro Prossimo” di Salvatore Mereu, in selezione speciale ai Nastri d’Argento 2018, premio speciale della Giuria Visioni Sarde 2018; e ancora “L’ultimo miracolo” di Enrico Pau, in selezione ai Nastri d’Argento 2018. Seguirà un dibattito sul cinema sardo alla presenza dell’assessore della Cultura Giuseppe Dessena, la Presidente della FASI Serafina Mascia, e i registi Mario Piredda, Salvatore Mereu ed Enrico Pau. A coordinare i lavori Paolo Serra, responsabile regionale dei Centri Servizi Culturali Umanitaria Sardegna.
Al Teatro Astra di Torino andrà in scena lo spettacolo “Quasi Grazia”, dedicato anche ai ragazzi delle scuole, tratto dal libro dello scrittore Marcello Fois, con Michela Murgia nel ruolo di Grazia e la regia di Veronica Cruciani.
Il pomeriggio di venerdì 11 e di sabato 12 maggio, alle ore 16.00, allo stand Sardegna, si svolgerà il doppio evento SARDEGNA FIABE DEL GUSTO, per raccontare l’isola attraverso i libri, il cibo e le bellezze dei territori: il Cannonau e la Barbagia venerdì 11, mentre sabato 12 il Carignano e il Sulcis.
Gli eventi, della durata di circa due ore, accompagneranno il pubblico alla scoperta dei territori partendo dalle proposte editoriali dedicate e illustrate dagli autori sardi, sino ad arrivare al racconto e alla degustazione di cibi tradizionali, con un particolare riferimento ai vini Cannonau e Carignano, da parte di grandi maestri dell’enogastronomia isolana. Parteciperanno gli chef Roberto Serra e Pierluigi Fais, con l’accompagnamento di letture tratte da collane tematiche dedicate alla tradizione e alla cultura della Sardegna. Presenteranno l’evento Giuseppe Dessena, assessore della Cultura, Barbara Argiolas assessora del Turismo e Pierluigi Caria assessore dell’Agricoltura.