21 November, 2024
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Il presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, Tarcisio Agus, ha inviato osservazioni alla mappa dei siti di stoccaggio per lo smaltimento di scorie radioattive in Sardegna, al ministro dell’Ambiente Sergio Costa e, per conoscenza, al ministro dello Sviluppo economico
Atefano Patuanelli, al ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Dario Franceschini, al presidente regione Sardegna Christian Solinas e all’assessore regionale dell’Ambiente Gianni Lampis.

«La segnalazione al ministero dell’Ambiente e per conoscenza al ministero dello Sviluppo e dei Beni culturali, tende, in particolar modospiega Tarcisio Agusa rimarcare che l’area scelta di fatto è dentro un Parco Nazionale (Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna) che fino all’emanazione del Decreto del 8 settembre 2016, l’ambito di tutela si esplicava solo nelle 8 aree minerarie, ma con il suddetto decreto, al Parco viene assegnato anche il compito di tutela, studio, classificazione, protezione e valorizzazione di tutti i geositi della Sardegna.»
«Il Parco è anche Storico ed Ambientale, per cui non può non tener conto dei beni Storici e Naturali, come il geosito più importante del territorio, la Giara di Gesturiaggiunge Tarcisio Agus -. Si segnala il non rispetto di uno dei geositi più importanti della Sardegna, in quanto l’ubicazione dei depositi, di fatto lo accerchierebbe. La Giara inoltre è vincolata dalla legge regionale 31/89, quale Monumento Naturale della Sardegna. Nel territorio della Giara vive allo stato brado una colonia di 600 cavallini, che sono entro un’area SIC, ma anche tutelati dalla direttiva CEE n. 43/92 del 21 maggio. A sud est della Giara si ricorda la presenza del Nuraghe di Barumini che oltre ad essere prossimo ai centri della Marmilla, risulta prossimo anche alle altre aree di Villamar, Guasila e Segariu. Su Nuraxi è la testimonianza più rappresentativa di quel mondo che dovremmo meglio studiare e valorizzare, non mascherare con infrastrutture fuori contesto.»
«Oltre tuttoconclude Tarcisio Agussi ricorda che il Nuraghe di Barumini è parte integrante del Patrimonio dell’Umanità Unesco. Tutti i comuni detengono nel proprio territorio le testimonianze della storia della Sardegna, ma in particolare, si è posta l’attenzione sul patrimonio nuragico perché è il bene identitario più significativo dell’Isola. In proposito, rimarcandone l’importanza, si è fatto riferimento ad alcuni aspetti di particolare rilevanza storico culturale come le statue di Monti Prama, i Micenei, con i quali sono certificate le interazioni e gli Shardana, sempre più riconosciuti come parte del mondo nuragico.»

Il Muma Hostel di Sant’Antioco si è aggiudicato il Premio Ecolabel 2020 per la migliore interpretazione e applicazione dei principi ispiratori del marchio Ecolabel UE delle strutture ricettive.

Una struttura che ha formulato una proposta di turismo che coniuga accoglienza, educazione, sostenibilità e valorizzazione del territorio, ed in cui gli ospiti vengono accolti in un museo, il Museo del mare e dei maestri d’ascia e soggiornano in un Centro di Educazione Ambientale: con questa motivazione il MuMA Hostel di Sant’Antioco questa mattina ha ottenuto il premio Ecolabel 2020, l’ambito riconoscimento per la migliore interpretazione e applicazione dei principi ispiratori del marchio Ecolabel UE.

La cerimonia di premiazione si è svolta questa mattina in diretta streaming sulla piattaforma di Zoom, in ottemperanza alle normative anti Covid-19, alla presenza del direttore generale Ispra Alessandro Bratti, del ministro dell’Ambiente, del Territorio e del Mare Sergio Costa, e di oltre 120 fra istituzioni, enti e aziende pubbliche e private. A rappresentare il MuMA, la direttrice dell’ecostello Alessandra Tore.

«La certificazione Ecolabel rappresenta perfettamente quella che è la filosofia della nostra piccola cooperativa nel sud della Sardegna ha commentato Alessandra Tore – che coniuga elementi legati alla vocazione turistica del territorio alla valorizzazione ambientale, attraverso un processo che è legato soprattutto all’istituzione dei CEAS, Centri di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità».

In Sardegna ad oggi sono 5 le licenze Ecolabel UE rilasciate alle strutture ricettive: oltre al MuMA Hostel, il Rio Molas a Muravera, il Cala Luna a Cala Gonone, il Domus de Janas a Bari Sardo e i Mistral 1 e 2 a Oristano.

livello nazionale le strutture ricettive con licenza Ecolabel sono 52.

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La Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara ha partecipato al convegno “ArteEclima: tra emergenze e difesa dei nostri Beni culturali” organizzato nella Sala dei presidente a Palazzo Giustiniani dalla senatrice Michela Montevecchi, segretario della presidenza del Senato della Repubblica.
Sono intervenuti, come relatori:
– la dottoressa Ana Luiza M. Fores, direttore dell’Ufficio regionale Unesco per la scienza e la cultura in Europa;
– il professor Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte;
– il generale Roberto Riccardi, comandante dei Nuclei di Tutela del Patrimonio Culturale dei carabinieri;
– l’on. Sergio Costa, ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Il contrasto e la mitigazione dei cambiamenti climatici per salvare la bellezza dell’Arte, del Paesaggio e dell’eredità culturale, perché, come sostenuto da Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo.
E’ questo il messaggio strategico lanciato dal convegno.

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Il presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, Tarcisio Agus, ha scritto una lettera al ministro dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare, Sergio Costa, nella quale espone le problematiche e le esigenze dell’Ente.

Di seguito il testo della lettera, inviata, per conoscenza, anche al sottosegretario di Stato dello stesso ministero dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare, Roberto Morassut; al presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas; all’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis; all’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili.

«Ill.mo Sig. Ministro,

ho chiesto tempo fa la possibilità di un incontro con la SV per presentarLe il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e le sue problematicità che, a mio avviso, si trascinano sin dalla sua origine.

Immagino che il suo dicastero lo tenga impegnato su fronti molto più importanti ed attuali e, nelle more di uno spazio di audizione del nostro Ente, cerco di esporLe gli elementi più rilevanti che ritengo meritino attenzione.

Il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna è assimilato agli Enti di cui alla legge 9 maggio 1989 n.168 e la sua gestione è affidata ad un Consorzio ai sensi dell’art. 13 della legge 8 luglio 1986 n. 349, ma viene accostato ad un’Area Protetta, ai sensi della legge 6 dicembre 1991 n. 394, tanto che nel decreto istitutivo si fa riferimento, per le sanzioni, all’art.30 della stessa legge, nonostante, mi pare, non rientriamo nella sua classificazione ai sensi dell’art. 2.

Peraltro i comuni compresi nel Parco Geominerario non beneficiano delle Misure di incentivazione previste dall’art.7.

Tutto questo ha da sempre creato disorientamento e forti perplessità nell’agire e nella programmazione per il territorio del Parco, bisognoso più di altri di risorse per la sua caratteristica fisica e storia industriale che ne costituisce un unicum in Sardegna, ma non solo.

Il decreto Istitutivo, come modificato dal decreto dell’8 settembre 2016, assegna al Parco, ai sensi dell’art. 2, l’impegno a perseguire la finalità di assicurare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio tecnico-scientifico, storico-culturale ed ambientale dei siti e dei beni ricompresi nel territorio, nonché quella di garantire uno sviluppo economico e sociale dei territori interessati in un’ottica di sviluppo sostenibile. Seguono nove commi di attività da porre in essere.

Il Parco si estende su un territorio di 3.500 kmq, con al suo interno 86 comuni, con ambiti di grande pregio naturalistico ed ambientale, ma anche, 6.739 ettari di aree inquinate, dovute alle pregresse attività minerarie, con 1.947 fabbricati, suddivisi in 743 civili, di cui numerosi di alto pregio architettonico, come le direzioni delle miniere, gli ospedali e le foresterie; 425 industriali, con diversi complessi di pregio architettonico e storico culturale, 412 ruderi e 367 aree di fabbricati demoliti che con l’andar del tempo andranno sempre più aumentando.

Se per un verso gli interventi relativi al programma delle bonifiche ambientali, finanziate dal suo Ministero, muovono i primi passi, dopo venti anni dalla legge istitutiva del Parco, restano ancora al palo il recupero del vasto patrimonio immobiliare, costituito da diversi borghi minerari, con rilevante valore storico, culturale ed ambientale che potrebbero esser recuperati e destinati a finalità sociali, culturali e produttive.

Su tale patrimonio il Parco negli anni ha investito alcune risorse dei trasferimenti annuali, peraltro dimezzati nel corso di questi anni e relativi a degli avanzi di amministrazione.

Una goccia d’acqua nel mare del bisogno finanziario necessario per il suo pieno recupero prima del suo definitivo disfacimento.

Il Parco intende, in questo nuovo anno, attivarsi per la predisposizione di un Piano di sviluppo socioeconomico, con il pieno coinvolgimento degli stakeolder territoriali, ma questo necessita di un organico adeguato di cui oggi non disponiamo, sia in termini numerici (7 dipendenti di cui 3 a tempo pieno e 4 part-time) che in termini di professionalità.

Attualmente al Parco è riconosciuta una pianta organica di 13 unità, ma per il blocco delle assunzioni non ci è possibile disporre pienamente neanche di quanto la pianta organica ci riconosce.

La gestione di un piano di sviluppo su un territorio vasto 3.500 kmq, con le finalità assegnateci meriterebbe una maggior attenzione sia di risorse finanziarie che di personale.

Per quest’ultimo aspetto potremmo rifarci in termini comparativi all’organico del più piccolo e del più grande dei Parchi Nazionali:

Parco 5 Terre – sup. 38,6 kmq. 12 Unità

Parco del Cilento – sup. 1.781 kmq. 40 unità

Parco Geominerario sup. 3.500 kmq. 7 unità (3 tempo pieno 4 Part-time).

Da questa breve analisi si evince che il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, in primo luogo, per i compiti assegnati dal Decreto Istitutivo, non è mai stato equiparato di fatto alle Aree Protette, nonostante al suo interno, oltre alle aree inquinate, siano presenti vasti territori (SIC e ZPS) caratterizzati da paesaggi eterogenei, abitati da varie specie animali e vegetali ed in particolare nell’area del Guspinese Arburese, permane il più vasto areale del cervo sardo, autoctono. Ma ancora, sono presenti vaste zone umide protette dalla convenzione Ramsar.

La situazione ibrida potrebbe essere risolta, riconoscendone la tipologia, quale Consorzio assimilato agli Enti di cui alla legge 9 mMaggio 1989, n. 168, ed inserendolo con le Università nei programmi di ricerca previsti dalla legge 168.

Il Parco, dall’insediamento degli organi, Presidente e Consiglio direttivo (giugno 2018), collabora strettamente con le due Università isolane, peraltro facenti parte a pieno titolo del Parco, con i Comuni e gli Enti regionali.

Esperienza questa della ricerca, messa in atto, in questo nuovo corso del Parco, con l’accordo quadro dell’Università di Cagliari e Sassari e in concorso con alcuni dipartimenti.

In particolare credo interessante e proficua l’opera avviata con il Comitato Tecnico Scientifico del Parco, nell’ambito delle bonifiche ambientali, ove siedono, il soprintendente regionale, docenti universitari ed esperti di sperimentata competenza nelle seguenti aree disciplinari: materie geologico-minerarie; materie ambientali; materie economico-sociali; pianificazione territoriale; materie storico-archeologiche e museali.

Il Parco grazie agli esperti del comitato, ora, oltre al rilascio del nulla osta di carattere edilizio, si sta pienamente occupando del recupero ambientale delle aree minerarie dismesse, portando importanti contributi di natura tecnica e scientifica, perché le discariche minerarie e gli ambienti minerari non siano più un grave danno all’ambiente ed alle popolazioni residenti, ma possano diventare risorsa. L’ultima proposta in ordine di tempo predisposta dal Parco in concorso con l’Università di Cagliari è il progetto di sviluppo Tour Remine.

Il progetto TouRemine vuole essere un progetto pilota che si propone il ricupero, la bonifica e l’infrastrutturazione di numerose realtà entro l’ambito del Parco, per un decisivo risanamento e fruizione ambientale, nonché per un nuovo processo sviluppo socio economico. Questo progetto integrato è oggi all’attenzione di Invitalia che cura i fondi per lo sviluppo destinati al sud Italia, con l’intento di estendere la sua portata a tutti i comuni appartenenti alla comunità del Geoparco, con tre obiettivi:

Infrastrutturazione: costruire e/o adeguare le infrastrutture che garantiscono la mobilità (dati/persone), l’accoglienza e la ricettività per rendere sfruttabili a fini commerciali e fruibili a scopi turistici i borghi e gli ambienti minerari.

Industrializzazione: creare le condizioni per sfruttare gli scarti delle miniere per attivare potenziali nuove opportunità di business e lo sfruttamento sostenibile delle risorse.

Imprenditorialità: sviluppare percorsi di creazione d’impresa e offrire nuovi servizi alle imprese esistenti. In particolare vorrei evidenziare il secondo obiettivo, che prevede nel progetto il recupero di importanti immobili minerari da destinare a musealizzazione ed a nuove destinazioni socio – culturali, nonché la bonifica ed il recupero di minerali di valore, come per esempio nel progetto in TouRemine, la fonderia di antimonio a Villasalto diventata nel tempo discarica di antimonio, ci consentirà, se finanziato, di recuperare il minerale, oggi di nuovo richiesto dal mercato, e la fonderia, unica rimasta forse in Italia per questa tipologia di minerari.

Questa esperienza di recupero degli scarti minerari entro l’area del Parco Geominerario, è già in atto tra l’università e gli enti regionali, in particolare con la Carbosulcis, ove la bonifica delle discariche minerarie di carbone hanno contribuito, con la ricerca, a darci importanti risultati come il progetto “Aria” impianto sperimentale produzione isotopi, ma anche il recupero delle “Terre rare” o la sperimentazione su fertilizzanti e disinquinanti ecologici.

Sono convinto dell’importante apporto che può dare il Parco Geominerario se è posto in condizioni di operare, con un ruolo più lineare ed una dotazione organica adeguata.

Ill.mo sig. Ministro, la invito nei limiti delle sue disponibilità, a verificare con i suoi uffici questi due principali aspetti, dell’inquadramento normativo o nell’impossibilità che ciò avvenga, almeno il riconoscimento, anche ai comuni del Parco Geominerario, dei benefici previsti dalla  legge 349/1986, e la valutazione di una pianta organica adeguata alle funzioni assegnate ed ai complessi problemi di natura ambientale presenti entro l’area Parco, non certo assimilabili ai territori delle Aree Protette. Questo ultimo aspetto credo meriti una particolare attenzione perché devono assolutamente esser risolti, pena il perdurate dei rischi di natura sanitaria, già a suo tempo riscontrati dal rapporto del ministero della Salute del 2016, che pone il Sulcis-Iglesiente-Guspinese, la parte più consistente delle aree del Parco Geominerario, fra quelle “invivibili”, ove si sono riscontate le più alte percentuali di patologie oncologiche e mortalità, fra le 44 aree ad alto rischio in Italia.

Certo di una sua attenzione, nel pormi a sua disposizione per ogni ulteriore approfondimento e in attesa di un possibile incontro, porgo cordiali saluti.»

Tarcisio Agus

Presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna

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Stanno nascendo due nuove aree marine protette in Sardegna, nell’Isola di San Pietro e a Capo Spartivento. Ad annunciarlo, ieri sera, con un post pubblicato nel suo profilo Facebook, è stato il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Sergio Costa.

«Anno nuovo, ministero nuovo. Ed è una notizia che riguarda tutti noi e il nostro futuro – ha scritto Sergio Costa -. Oggi inizia un nuovo anno e combacia con il primo giorno di un ministero completamente rinnovato. Innanzitutto, voglio porre l’accento su una bellissima notizia che riguarda i nostri mari. È nata infatti una direzione generale che si occuperà ESCLUSIVAMENTE della tutela del mare. Da questo giorno finalmente la tutela del nostro mare e delle coste diventa prioritaria non solo a parole ma con atti concreti. Non pensate che sia solo un fatto amministrativo: è un importante tassello di una visione ampia, che stiamo costruendo, nello spirito di servizio per il bene del Paese.»

«Proprio per questo – ha aggiunto il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – oggi voglio annunciarvi che nell’ultimo provvedimento del 2019 in Consiglio dei Ministri (pochi giorni fa) abbiamo stanziato oltre due milioni di euro per ben 4 aree marine protette: Capri, di cui vi ho già parlato, Capo Spartivento e Isola San Pietro, in Sardegna, Costa di Maratea in Basilicata. È un passaggio importante perché voglio far crescere le aree marine protette in tutta Italia, e ciò costituirà una eccezionale occasione di sviluppo ecosostenibile. In questo si inserisce la legge Salvamare, che deve essere al più presto approvata al Senato dopo il primo si alla Camera. Il Paese non può più aspettare oltre!»

«Quello che voglio costruire, per il futuro di questo ministero e del Paese – ha concluso Sergio Costa – è una VISIONE che superi le logiche di partito ed elettorali, e che guardi al futuro. Quello dei nostri figli e dei nostri nipoti.»

«Il ministero dell’Ambiente già da decenni ha individuato l’ isola di San Pietro come area marina da proteggere – ha scritto, sempre su Facebook, il sindaco di Carloforte, Tore Puggioni -. Personalmente, assieme ai miei più stretti collaboratori ed al funzionario che si occupa dell’ambiente ho avuto diverse interlocuzioni con il Ministero competente, proprio perché voglio e vogliamo capire se questo progetto è fattibile, che problematiche esistono, se ci sono le condizioni tecniche per attuarlo, e sopratutto se può portare dei benefici alla nostra comunità.»

«Il Ministero è disponibile ad aprirci una strada, ma questo non vuol dire che si farà – ha aggiunto Tore Puggioni -. E’ chiaro che adesso siamo noi, cittadini di Carloforte, che dobbiamo decidere se procedere e come procedere. Dovremo farlo con grande serenità, raziocinio, competenza e cercando di evitare le inutili e sterili polemiche che non servono a nulla.»
«Da domani inizia una seconda fase, è chiaro che tutte le categorie devono essere interessate, la gente deve capire e discutere su questo argomento. Sono convinto che l’ambiente è una risorsa anche economica, dobbiamo capire ora i pro ed i contro di questo importante progetto. Le condizioni ci sono – ha concluso Tore Puggioni -, adesso si tratta di capire se la nostra isola potrà averne dei benefici.»

 

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Destano grande preoccupazione le conseguenze dell’incagliamento della nave mercantile Cdry Blue sulla scogliera di Capo Sperone. Una falla verificatasi nei serbatoi di carburante, stanno provocando uno consistente sversamento in mare e le operazioni sono ostacolate dal mare molto mosso, con onde alte 7-8 metri. La reazione operativa per mettere in sicurezza ambientale il cargo italiano Cdry Blue da parte del ministro dell’Ambiente Sergio Costa non si fa attendere.

«Le condizioni della nave mercantile, incagliatasi ieri a sud della Sardegna, sono monitorate minuto per minuto da uomini e mezzi messi in campo dalla Guardia Costiera di Cagliari – si legge in una nota del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare -. Dopo aver salvato i 12 membri dell’equipaggio, sono in corso i controlli nell’ambito delle operazioni di disincaglio e contenimento degli idrocarburi presenti a bordo della Cdry Blue.»

«Il Reparto Ambientale Marino in collaborazione con la Centrale Operativa del Comando Generale della Guardia Costiera informano costantemente il ministro Sergio Costa sugli esiti delle attività operative e continuano a pattugliare gli specchi acquei dove è avvenuto l’incaglio in attesa che l’unità antinquinamento della Castalia Supply Vessel Falisca, operante per conto del ministero dell’Ambiente – conclude la nota del ministero -, giunga già questa sera nei pressi della nave incagliata.»

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«C’è l’esigenza di monitorare costantemente l’andamento delle opere di risanamento ambientale, in parte già realizzate e in parte in corso di realizzazione.»

L’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, ha spiegato così i motivi dell’incontro di questa mattina, nella sede dell’Assessorato, con alcuni dirigenti della Eni Rewind che gli hanno presentato lo stato di attuazione delle bonifiche ambientali nei loro compendi di Porto Torres, Ottana, San Gavino Monreale ed Assemini.

«A luglio ho già visitato il sito di Porto Torres, insieme al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa – ha ricordato l’assessore Gianni Lampis -. Il prossimo mese andrò a San Gavino Monreale e ad Assemini, così da poter verificare di persona lo stato dei luoghi e le iniziative di risanamento ambientale programmate. Attuare i programmi già autorizzati nel più breve tempo possibile rappresenta per la Giunta regionale una priorità. L’auspicio è che, tempestivamente, si possano predisporre ulteriori investimenti compatibili con la tutela ambientale, valore dal quale non possiamo più prescindere.»

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«A questo punto possiamo immaginare che la chiusura delle centrali a carbone in Sardegna non avverrà entro il 2025.»

Lo hanno detto Vincenzo Colla e Ilvo Sorrentino, rispettivamente vicesegretario generale della CGIL e segretario nazionale della FILCTEM CGIL, al termine del primo tavolo tecnico sul phase out del carbone in Sardegna, svoltosi lo scorso 30 maggio al MISE.

«Il dato politico emerso da questa riunione tecnica – hanno aggiunto Vincenzo Colla e Ilvo Sorrentino – è che la Sardegna, a differenza di altre regioni, ha bisogno di ulteriori incontri tecnici riguardo alla data prevista per l’uscita dal carbone. Non avendo una produzione al momento alternativa al carbone, per fare fronte alla domanda energetica, la Sardegna ha bisogno comunque di 400 MW da produzione termoelettrica (dichiarazione Terna al tavolo ministeriale). Per questo l’infrastrutturazione del Gas è necessaria per compiere in maniera non traumatica la completa transizione e per difendere e rilanciare lo sviluppo industriale della regione. Senza il gas la Sardegna muore.»

«Nell’incontro abbiamo ribadito – hanno sottolineato Vincenzo Colla e Ilvo Sorrentino – la necessità di un ‘tavolo politico’ che affronti il tema complessivo della transizione energetica e del phase out dal carbone come nella richiesta presentata da CGIL, CISL e UIL al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri Luigi Di Maio e Sergio Costa. Da ciò che è emerso nell’incontro – hanno concluso Vincenzo Costa e Ilvo Sorrentino -, possiamo immaginare che, per quanto riguarda questo territorio, la chiusura delle centrali a carbone non potrà avvenire entro il 2025 come, con forza, ha sostenuto anche la Regione Sardegna.»

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«Dobbiamo passare dalla gestione dell’emergenza a soluzioni di prospettiva anche nella vicenda della posidonia spiaggiata, considerando che si tratta di un importante problema ambientale soprattutto in una terra che vive di turismo.»

Lo ha detto l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, durante l’incontro con il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, nei siti di stoccaggio della posidonia ad Alghero.

L’assessore Gianni Lampis ha ricordato che al comune di Alghero, nel 2018 e 2019, sono stati concessi due finanziamenti, in totale 600mila euro, per la riqualificazione ambientale ed il ripristino delle originarie condizioni della spiaggia del Lido di San Giovanni, da effettuarsi anche mediante attività sperimentali, e per la gestione dei depositi di posidonia sul litorale algherese, compresa la rimozione permanente e lo smaltimento.
«È in fase di valutazione il progetto predisposto dall’Amministrazione comunale per il possibile recupero, dopo il conferimento, di ulteriori quantitativi di sabbia a seguito del trattamento in stabilimento. Anche per capire se quello di Alghero possa essere un esempio virtuoso per altre zone dell’Isola, coinvolte dalla presenza della posidonia spiaggiata. Contemperando la sua funzione di contrasto all’erosione costiera e la tutela dell’imprenditoria turistico-balneare sarda. Tema che, nel mio ruolo di coordinatore della Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni, intendo portare all’attenzione degli altri colleghi.»

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«Il Parco dell’Asinara è certamente uno strumento di tutela della meravigliosa isola, ma deve rappresentare anche un’occasione di sviluppo e di crescita per l’intera Sardegna. Un importante volano per l’economia turistica.»

Lo ha detto l’assessore regionale dell’Ambiente Gianni Lampis, durante l’incontro con il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, nella caserma “Falcone e Borsellino” del Corpo forestale, a Cala d’Oliva.

«La Regione, forte della collaborazione istituzionale garantita dal ministro Costa, deve fare la sua parte, innanzitutto facendo terminare la fase commissariale della Conservatoria delle coste, che dura da cinque interminabili anni – ha aggiunto l’assessore dell’Ambiente -. Insieme all’imminente nomina, di concerto con il Governo, del nuovo presidente del Parco, la ripresa dell’attività dell’Agenzia permetterà di realizzare i progetti che riguardano l’isola: la manutenzione del borgo Cala d’Oliva, il recupero dell’ex direzione carceraria da trasformare in struttura ricettiva, il restauro delle torri costiere, le bonifiche dall’amianto, la riqualificazione della rete idrica e della rete viaria ed infine il progetto del centro velico.»

«Affronteremo anche il problema del sovraffollamento della fauna selvatica, migliorandone la gestione grazie alla presenza degli uomini e delle competenze del Corpo forestale e di Forestas», ha concluso l’assessore Gianni Lampis.