18 July, 2024
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Sono quattro i sindaci del Sulcis, accreditati dall’Anci, per sfilare in occasione della parata del 2 giugno a Roma. San Giovanni Suergiu, Masainas, Santadi e Domusnovas rappresenteranno il sud ovest sardo nei festeggiamenti della Repubblica Italiana alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella.

«Un grande onore portare simbolicamente le nostre fasce nella capitale – spiega la sindaca di San Giovanni Suergiu Elvira Usaiperché è come se portassimo con noi l’orgoglio e le speranze delle nostre comunità in un momento storico complicato. I comuni e i loro amministratori costituiscono l’ossatura democratica della Repubblica e a loro è affidato il ruolo più importante, quello di essere al servizio del cittadino anche nella periferia più lontana d’Italia.»

Si è svolta questa mattina nel reparto di Pediatria del CTO di Iglesias una semplice e commossa cerimonia di donazione di due poltrone letto e un cardiomonitor per la rilevazione della pressione arteriosa e della saturazione di neonati e bambini: attrezzature che serviranno a migliorare non solo l’assistenza ma anche l’accoglienza e il comfort del reparto. Tutto questo grazie all’associazione ‘Il sogno di Giulia Zedda’ per la prima volta nel Sulcis iglesiente, che insieme all’associazione ’Fantasia e cuore’ hanno voluto esaudire ancora una volta quello che era uno dei desideri della piccola Giulia, ossia quello di rendere meno gravosa la degenza ospedaliera dei bambini. Le numerose donazioni ai reparti pediatrici della Sardegna hanno infatti fatto nascere il progetto ‘Ci pensa Giulia’ portato avanti con tenacia e dedizione dai genitori, papà Alfio e mamma Eleonora che da poco è stata insignita del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica da parte del Presidente Sergio Mattarella.I progetti dell’associazione sono molteplici ma con un unico obiettivo: regalare un sorriso ai bambini meno fortunati. La donazione ha visto la collaborazione anche dell’Associazione “Fantasia e cuore” di Selargius che si occupa principalmente di organizzare spettacoli teatrali il cui ricavato va interamente in beneficenza.

«Questa donazione è solo la prima di una lunga serieha sottolineato Eleonora Galia, la mamma di Giulia nonché presidente dell’associazione -, abbiamo riempito i reparti pediatrici di giochi, attrezzature e colori perché questo era il desiderio di Giulia, vivere a colori.»

«E’ con profonda gratitudine che, come primo cittadino, accolgo questo bellissimo dono in nome di Giuliaha sottolineato il sindaco di Iglesias Mauro Usai -, il Reparto di Pediatria del CTO è un’eccellenza del Presidio, grazie agli operatori sicuramente ma anche alle Associazioni che ci supportano costantemente.»

«Le attrezzature che riceviamo oggi sono particolarmente graditeha concluso la direttrice generale dell’Asl Sulcis iglesiente Giuliana Campusun gesto che supporta la sanità pubblica in un momento così difficile. Gli ospedali sono luoghi di cura ma la qualità dell’assistenza deve sempre andare di pari passo con l’umanizzazione degli ambienti e la piena soddisfazione dei bisogni dell’individuo nella sua sfera psicofisica.»

 

Parlare di omofobia nel 2024 è ancora un qualcosa di complicato per via di vari punti di vista e delle definizioni che vengono date a questo fenomeno. Per alcuni è un problema marginale, per altri non esiste parlarne, per altri ancora si tratta di comportamenti schifosi. Il 18 gennaio 2006, a Strasburgo, il parlare sullo stesso piano del razzismo, della xenofobia, dell’antisemitismo e del sessismo. Tuttavia anche se ben descritto dal punto di vista della legge la società civile non risponde in modo concreto e corretto. Più della metà degli omosessuali denuncia atti di bullismo omofobico per lo più nelle scuole.

Finché si sentiranno frasi tipo «non ho nulla contro gli omosessuali, ma non tollero che si bacino in pubblico», saremo sempre tanto lontani dall’accettazione del fatto che l’amore non ha sesso. Secondo il report annuale di omofobia.org , gli episodi di omotransofobia denunciati in Italia tra aprile 2022 e marzo 2023 sono stati 115, e hanno colpito 65 vittime, distribuite in 62 località diverse. Nel nostro ordinamento non è prevista alcuna legge che tuteli l’omofobia. Nel 2023 in Italia, tra le vittime che hanno denunciato, 50 hanno subito aggressioni singole, 32 sono state vittime di aggressioni di gruppo o in coppia. Si sono registrati 2 omicidi, 4 suicidi, 1 tentato suicidio e 76 atti non aggressivi, ma comunque di grave rilevanza penale. I dati, ovviamente, non tengono conto di tutti quei casi che, per vergogna o per paura, non vengono denunciati. A queste forme si aggiunge poi la violenza domestica, specie a danno di ragazzi giovani che si trovano costretti ad abbandonare la famiglia perché questa non accetta la loro identità. Pertanto, appare lampante la necessità di emanare delle leggi che tutelino le persone che non chiedano altro se non di vivere serenamente la propria sessualità. Tanti ed eclatanti sono i fatti di cronaca che dovrebbero far riflettere sull’urgenza di legiferare in tale direzione..

Basti pensare a Cloe, l’insegnante trans che nel giugno del 2022 si è data fuoco nel camper in cui viveva, esasperata dall’odio e sfinita dalle vessazioni subite in continuazione. Ad ottobre 2022 Chiara che decise di togliersi la vita a soli 19 anni. Sempre ad ottobre del 2022 l’omicidio di Massimo, in Sicilia, adescato per un rapporto sessuale e poi ucciso barbaramente. A marzo 2023, a Modena, è accaduto anche ad Alessandro. I report raccontano gli episodi più atroci, ma tanti sono gli atti di bullismo omofobico che vengono perpetrati ogni giorno in un clima di intolleranza di matrice culturale. Lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dichiara: «Omofobia, biofobia e transfobia costituiscono un’insopportabile piaga sociale ancora presente a causa di inaccettabili discriminazioni e violenze, in alcune aree del mondo persino legittimate da norme che calpestano i diritti delle persone. E’ compito delle istituzioni elaborare strategie di prevenzione che educhino il rispetto della diversità e dell’altro, all’inclusione».

Alla luce di queste parole non bisognerebbe girarsi dall’altra parte ma affrontare come paese civile un semplice diritto alla libertà sessuale. Tanti gli articoli di giornale…

20/05/2022 Picchiato dallo zio a 16 anni perché gay, costole rotte e minacce.

21/05/2022 Laura discriminata perché transessuale “Lavoro negato”.

23/05/2022 Insulti omofobi sulla spiaggia di Recco.

23/05/2022 Scappata da un padre violento: «Ora posso essere me».

Giugno 2022 Lei e lei, affitto negato perché sono gay: «A casa mia voglio solo eterosessuali».

11/06/2022 Gay picchiata dal branco: «Nessuno mi aiutava».

E’ ora che si inverta la rotta e che il rispetto arrivi per tutti, a prescindere dalle loro “scelte sessuali”. E’ quello che chiedono in coro i ragazzi come Massimo Pibia, ad esempio, cittadino di Carbonia, stanco di leggere fatti di cronaca che parlano di omofobia. Non si chiede niente di trascendentale, semplicemente di poter vivere serenamente la propria sessualità. Ogni persona deve essere libera di esprimere la propria identità, senza temere discriminazioni. Tutti hanno diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza. Accettare e capire l’identità di ognuno permetterà di sopprimere molti ostacoli imposti dagli stereotipi di genere, nocivi per l’intera società. In questo modo, ogni persona sarà libera di realizzarsi pienamente, senza essere vittima di esclusione economica e sociale. Lottare per aver leggi attente, in modo che ogni persona possa accedere ai propri diritti senza discriminazioni. Perché come scrive Confucio: «Tra le persone veramente istruite non c’è discriminazione».

Nadia Pische

Oggi, sabato 4 novembre 2023, è stata una giornata densa di emozioni, valori e significati, snodatasi tra la città di Carbonia e il capoluogo della Sardegna, Cagliari, ove sono stati commemorati i caduti di tutte le guerre ed è stata celebrata la giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate. A Cagliari, il sindaco di Carbonia Pietro Morittu ha partecipato alla manifestazione che ha visto la Sardegna alla ribalta nazionale delle cronache per la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dal ministro della Difesa Guido Crosetto e dalle più alte cariche politiche e militari, tra cui il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. Una cerimonia emozionante con la sfilata delle Forze Armate, gli inni musicali e la parata delle frecce tricolori. Un’occasione per rendere onore e merito alle Forze armate che, con grande spirito di sacrificio e abnegazione, profondono quotidianamente il loro impegno, mettendo spesso a repentaglio la propria vita per garantire la sicurezza, l’incolumità delle persone e per affermare il valore della Pace.
Nella città di Carbonia, il vicesindaco Michele Stivaletta, accompagnato dal presidente del Consiglio Federico Fantinel e dal Comandante della Polizia locale Andrea Usai – ha reso omaggio, insieme ai partecipanti alla celebrazione odierna, a tutti quegli italiani, uomini e donne, che si sono immolati, perdendo la vita per la Patria, per la libertà, con l’obiettivo di costruire un futuro di pace duratura. Un futuro di pace che purtroppo, stando anche alle cronache attuali, è ancora lontano da raggiungere, basti pensare alla recrudescenza della guerra israelo-palestinese e del conflitto russo-ucraino, di cui ogni giorno leggiamo il triste bollettino dei caduti, tra cui tanti civili, donne e bambini.
In piazza Rinascita, ai piedi della lapide ai Caduti di Serbariu e ai piedi del Monumento ai caduti di piazza Chiesa a Bacu Abis, è stata deposta una corona d’alloro per ricordare i caduti di tutte le guerre e coloro che hanno indossato con orgoglio e coraggio le divise delle Forze Armate.

Ampia partecipazione stamane in piazza Roma, a Carbonia, per le celebrazioni del 25 aprile, 78° anniversario della Liberazione dal nazifascismo (1945-2023).
Alla cerimonia, organizzata dall’assessorato agli Affari Generali nella persona di Katia Puddu e dal comandante della Polizia locale Andrea Usai, hanno preso parte tanti nostri concittadini, le autorità civili, militari, religiose, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’Arma con i labari e il gonfalone della città di Carbonia.
Grande emozione al momento dell’inno nazionale, mirabilmente suonato dalla Banda Vincenzo Bellini di Carbonia. A seguire, la deposizione della corona d’alloro presso la targa dedicata ai caduti della Liberazione d’Italia, da parte del Corpo infermiere volontarie “crocerossine”.
Nel corso della mattinata, si sono tenute le allocuzioni di Riccardo Pietro Cardia (presidente della Sezione ANPI Carbonia), di Mauro Pistis (componente del direttivo regionale FIAP con competenza nel Sulcis Iglesiente).
Per l’Amministrazione comunale sono intervenuti il presidente del Consiglio comunale Federico Fantinel con un toccante e accorato discorso in cui ha messo in luce i valori trasmessi dall’esperienza del 25 aprile, che costituiscono i pilastri alla base della sua educazione familiare e del suo impegno politico-amministrativo, il sindaco Pietro Morittu, che nella sua oratoria ha citato Papa Francesco, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella,  il già presidente della Repubblica nonché partigiano Sandro Pertini, Piero Calamandrei, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Il sindaco ha rilanciato un appello per la pace e per la fine del conflitto russo-ucraino.

 

Nella giornata dedicata al ricordo della tragedia delle foibe e degli esodati dalmati, fiumani e istriani, giovedì 10 febbraio il comune di Carbonia ha commemorato le oltre 300mila persone che tra il 1943 e il 1947 furono inghiottite nelle voragini carsiche per mano dei miliziani di Tito.

Il vicesindaco Michele Stivaletta e l’assessora della Cultura Giorgia Meli, in rappresentanza di tutta l’Amministrazione comunale, hanno voluto rendere un omaggio simbolico alle vittime deponendo dei fiori ai piedi della lapide nella piazza cittadina a loro dedicata, tra via Sanzio e via Santa Caterina.

«Nel rispetto delle normative vigenti, non è stato possibile organizzare una cerimonia pubblica con il coinvolgimento di tutta la cittadinanza, ma vorremmo tuttavia che questa nostra doverosa iniziativa di oggi portasse un messaggio ben preciso contro ogni discriminazione e disuguaglianza», ha commentato l’assessora della Cultura Giorgia Meli.

«Abbiamo organizzato questa manifestazione simbolicaha spiegato il vicesindaco Michele Stivaletta per contestare ogni azione di intolleranza, un tema per noi ancora drammaticamente attuale. Quello di oggi è un gesto semplice, ma che esprime profondo rispetto per la dignità umana, sincera vicinanza a chi ha visto calpestare i propri diritti, è stato perseguitato e torturato fino a perdere la vita per i suoi valori e per la provenienza geografica.»

I fiori ai piedi della lapide cittadina che racconta di una “sciagura nazionale”, così come è stata definita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è «un segnale alle generazioni presenti e future perché certi episodi vergognosamente taciuti nel corso della storia non accadano più», ha concluso il vicesindaco Michele Stivaletta.

Si è spento ieri sera, a Portoscuso, Renzo Sanna, 90 anni (era nato il 10 agosto 1930), per oltre 40 anni il “maestro” di intere generazioni. E’ stato assessore della Pubblica istruzione per cinque lustri e vicesindaco del comune di Portoscuso. Appassionato studioso e ricercatore della storia di Portoscuso e del territorio del Sulcis, ha scritto alcuni libri (uno dei quali ho avuto l’onore di pubblicare, “Sintesi cronologica di un microcosmo – Portoscuso”). A fine 2017 è stato insignito del prestigioso titolo di Cavaliere della Repubblica. A consegnargli l’onorificenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fu l’allora prefetto di Cagliari, Giovanna Tiziana Costantino.

Nel mese di luglio dello stesso anno, gli alunni della 1ª elementare, sezione D, dell’Istituto Vittorio Angius di Portoscuso, anno scolastico 1977/78, una delle sue decine di classi, per circa 1.500 alunni formati, hanno organizzato un incontro, presso “Il Ristorantino” di Portoscuso, per rivivere l’atmosfera di amicizia che li ha visti protagonisti del percorso della scuola elementare, accompagnati dal loro “Maestro”, il tanto amato Renzo Sanna.

L’incontro con i suoi ex alunni, rigorosamente in fiocco rosa in ricordo del 1° ottobre 1977, fu carico di grandi emozioni per tutti i partecipanti, quasi come se il tempo non fosse mai passato, e si concluse con un grande GRAZIE degli alunni al loro amato “Maestro”.

Renzo Sanna ringraziò i “suoi” ex alunni con un sonetto:

«Con un abile raro talento

Il tam-tam sonoro intelligente

Ha sortito il magico momento

Del simposio della classe col docente

 

Lieti tutti e con molto fervore

Si trovarono amici a festeggiare

Spensierati ricchi di buon umore

Per trarre bei ricordi d’annotare

 

Un programma gran pezzo di bravura

Ha reso una domenica di luglio

Nella sequenza speciale arcisicura

 

Caloroso giunga il mio ringraziamento

Per la meravigliosa gran serata

Suggestiva nel perfetto svolgimento.»

 

Un sonetto per dire grazie a modo mio per la magnifica serata con gli alunni di mezzo secolo fa, dove abbiamo rivisitato insieme i ricorsi del passato e l’amicizia che si è conservata nella sua totale integrità Grazie Claudia e…

Cordialità e stima

Renzo Sanna

Portoscuso e il Sulcis, che tanto amava, daranno l’estremo saluto al “maestro” Renzo Sanna, giovedì pomeriggio, alle 15.00, nella chiesa di San Giovanni Battista, a Portoscuso.

Giampaolo Cirronis

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La Giunta comunale di Sant’Antioco ha approvato una delibera con la quale si dichiara “denuclearizzato il proprio territorio e si impone l’assoluto divieto allo stoccaggio e al transito di scorie nucleari, nonché  la totale contrarietà all’individuazione della Sardegna come sede di Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico”. La delibera di Giunta, che costituisce un atto di indirizzo, verrà proposta al Consiglio Comunale al fine di incassare sostegno unanime di tutte le forze presenti nella massima assemblea cittadina, espressione della comunità antiochense.

È la terza volta che il comune di Sant’Antioco si esprime con atti ufficiali contro l’ipotesi che la Sardegna possa diventare sito di stoccaggio delle scorie nucleari. La prima, nel 2003, su proposta dell’allora sindaco Eusebio Baghino; la seconda, nel 2015, su impulso dell’assessore dell’Ambiente della Giunta di Mario Corongiu, Massimo Melis. «E arriviamo ai giorni nostricommenta il sindaco di Sant’Antioco Ignazio Loccicon un impegno solenne e formale che segue quello profuso dai nostri predecessori, per ribadire un concetto espresso a più riprese dagli anticohensi e dai sardi: la Sardegna non intende accettare rifiuti radioattivi, né oggi, né mai. E questa nostra sacrosanta posizione la recapiteremo al Presidente della Giunta regionale, al ministero della Difesa dell’Ambiente, al presidente del Consiglio dei ministri e a quello della Repubblica, Sergio Mattarella. È compito del Sindaco e dei singoli Consiglieri difendere con forza e senso di responsabilità il risultato referendario del 15-16 maggio 2011, come espressione massima della volontà dei cittadini e dell’intero popolo sardo».

Nel Referendum del 15-16 maggio 2011, infatti, il Popolo Sardo aveva sovranamente detto no alle scorie rispondendo al quesito “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?” con il voto favorevole della quasi totalità dei votanti (il 97%): si è così dichiarata l’assoluta indisponibilità del territorio sardo all’installazione di centrali nucleari e allo stoccaggio di scorie radioattive.

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Oggi 28 giugno 2020, a Bergamo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha presenziato alla commemorazione delle vittime del Coronavirus.
In onore delle vittime il Requiem di Donizetti è stato dedicato alle vittime della città orobica.
Come possiamo dimenticare tutto quello che è accaduto, le persone decedute a causa del Coronavirus, tutte quelle vittime che nel momento del trapasso non hanno potuto avere nemmeno il conforto dei propri cari,. L’aspetto più terribile e drammatico è stato il corteo di camion militari che innumerevoli trasportavano i feretri delle vittime decedute. trasferite per la cremazione.
La presenza di Sergio Mattarella è stata emblematica, ricca di significati, ma è stata soprattutto un richiamo rivolto a tutti, affinché non venga persa la memoria.
Ecco questo è un omaggio ai caduti del Covid-19. Un gesto nobilissimo che ha trovato un momento solenne con il Requiem di Donizetti, un’esecuzione composta ma commovente ed emozionante, a cui hanno presenziato tantissimi familiari delle vittime.
In questa occasione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ha mancato di sottolineare che è necessario non abbassare la guardia sul Coronavirus ed ha fatto un richiamo al Governo, affinché metta in atto tutte quelle iniziative che servono a fare ripartire il Paese che non può più aspettare.
Armando Cusa

Bergamo – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di commemorazione dedicata alle vittime bargamasche del covid-19 dalle autorità locali, oggi 28 giugno 2020.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Bergamo – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di commemorazione dedicata alle vittime bargamasche del covid-19, oggi 28 giugno 2020.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Bergamo – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di commemorazione dedicata alle vittime bargamasche del covid-19, oggi 28 giugno 2020.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Bergamo – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con le autorità locali, in occasione della cerimonia di commemorazione dedicata alle vittime bargamasche del covid-19, oggi 28 giugno 2020.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Bergamo – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di commemorazione dedicata alle vittime bargamasche del covid-19 dalle autorità locali, oggi 28 giugno 2020.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

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40 anni fa la strage di Ustica, che sconvolse l’Italia e cambiò per sempre il destino dell’aviazione civile nazionale. Quel 27 giugno del 1987, il volo IH870, della compagnia Itavia, partito dall’aeroporto di Bologna “Borgo Panigale” e diretto a Palermo “Punta Raisi”, interruppe improvvisamente il contatto radio con la torre di controllo di Roma “Ciampino” mentre sorvolava il Tirreno tra Ponza e Ustica. Diverse furono le ipotesi accampate sulle cause della sciagura, tra cui quella del posizionamento di una bomba a bordo, nella toilette dell’aereo, e di un possibile attacco terroristico. Ipotesi non convalidate dai ritrovamenti dei pezzi della fusoliera, che non confermarono la possibilità di un’esplosione in volo. In sede penale, e a scopo risarcitorio, fu accolta l’ipotesi che vedeva il DC-9 coinvolto in un terribile gioco di guerra, colpito in volo da un missile lanciato da un aereo NATO contro un MIG libico. Ancora oggi, tuttavia, non è stata chiarita la dinamica di quella che è considerata una delle più terribili tragedie aeree italiane, seconda solo a quella di Montagnalonga, e che costò la vita a 81 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Mancano ancora troppe risposte a quella che fu una delle giornate più nere dell’ultimo quarantennio.
Oscar Piano, di Carbonia, era allora un dipendente Itavia e di quella giornata conserva un ricordo molto lucido.«Fu un giorno terribile. Anche perché 24 ore dopo l’incidente noi dipendenti sapevamo con certezza, tramite un consigliere del presidente dell’Itavia, che era stato un missile ad abbattere l’aereo.» Anche per il signor Oscar Piano ci sono alcuni punti che non tornano.
«Il comandante Domenico Gatti era uno dei migliori piloti, conosciuto come uno dei più pignoli. Inoltre, l’aereo veniva fuori dalle revisioni fatte in Alitalia, il che era indice di garanzia massima, secondo le politiche di allora. 81 vittime per giochi di guerra, sembrerebbe, anche se ancora oggi non si è accertato nulla. Pare che il missile fosse partito da un aereo decollato dalla nave francese “Clemenceau”, nel Golfo di Napoli.»
Francesco Cossiga, all’epoca Presidente della Repubblica, confermò di aver avuto informazioni riguardo questa ipotesi, in un’intervista rilasciata nel 2008.
Per quanto le aggravanti fossero state attribuite ad un fattore esterno alla compagnia aerea civile, chi ne fece maggiormente le spese furono i dipendenti Itavia.
«Purtroppo, il gioco politico e mediatico di allora ha infangato la memoria dei piloti, la dignità della compagnia e dei lavoratori che, in quella compagnia, lavoravano ricorda Oscar Piano -. Eravamo 1.200 dipendenti, la maggior parte dei quali concentrati tra gli uffici di Via Sicilia e Ciampino, a Roma, ed il resto sparsi per gli altri aeroporti italiani. Ci fu tolta completamente la dignità. Non ci fu dato alcun riconoscimento. Tranne a chi si adeguò alle leggi delle compagnie che li assorbirono. Nelle grandi città, come Roma e Milano, i colleghi ebbero la fortuna di poter andare a lavorare in altre aziende. Chi, invece, come me, lavorava in periferia, avendo famiglia da mantenere, dovette accettare quello che gli venne dato. Noi oggi chiediamo solo che ci venga riconosciuta la dignità che allora ci è stata tolta. Quello lo pretendiamo, perché abbiamo fatto grande l’Itavia.»
Oscar Piano ha un grande desiderio: «Vorrei tanto che il presidente Sergio Mattarella riconoscesse pubblicamente che i dipendenti dell’Itavia erano dei grandi lavoratori, dal primo comandante all’ultimo operaio. Hanno fatto grande la compagnia senza mezzi, con poche persone ma con grande fiducia nell’azienda. Per noi era una famiglia».
Federica Selis