2 November, 2024
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Il presidente della Regione, Christian Solinas, è intervenuto stamane alla firma del contratto con cui Ats ha affidato alla società Inso, aggiudicataria dell’appalto, la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori per la realizzazione del nuovo ospedale di San Gavino Monreale. All’incontro, che si è tenuto questa mattina a Cagliari, hanno partecipato gli assessori regionali della Sanità, Mario Nieddu, e della Difesa dell’ambiente, Gianni Lampis, unico esponente del Medio Campidano nella Giunta Solinas, il commissario straordinario di Ats, Giorgio Steri, il sindaco di San Gavino Monreale, Carlo Tomasi, ed il direttore dell’attuale nosocomio, Sergio Pili.

«Stiamo mantenendo gli impegni con il territorio – ha detto Christian Solinas –. I sardi devono poter ricevere le cure in strutture moderne e adeguate. San Gavino Monreale e il Medio Campidano attendono da tempo risposte e oggi diamo un segnale forte a tutta la Sardegna.»

«Abbiamo compiuto un passo fondamentale per la realizzazione di un’opera necessaria per il Medio Campidano e di grande importanza per tutte le aree circostanti – ha aggiunto l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu -. Una struttura sanitaria moderna concepita sugli attuali modelli per intensità di cure ed assistenza.»

La struttura, finanziata per 68 milioni di euro, sorgerà in un’area attigua al vecchio ospedale e avrà uno sviluppo in prevalenza orizzontale. Fra le caratteristiche principali, la suddivisione in tre blocchi: il blocco centrale, a corte, adibito alle degenze, e due fabbricati ‘di testata’ in cui troveranno posto, rispettivamente, la piastra tecnologica e l’accoglienza. Distaccati dall’ospedale, invece, gli edifici che ospiteranno l’asilo nido e la Centrale tecnologica.

La struttura ospedaliera è concepita in modo da destinare ai servizi diurni le aree più vicine all’accettazione e accoglienza, riservando la Piastra tecnologica ai servizi di diagnosi e cura a maggiore intensità.

«Ora lavoreremo affinché l’opera vada avanti senza ulteriori ritardi. La Sardegna ha bisogno di nuovi ospedali. Si spendono risorse importanti per la manutenzione di strutture vecchie e ormai obsolete per i moderni criteri di organizzazione sanitaria. Per essere efficiente la sanità ha bisogno anche di strutture adeguate ed il nuovo ospedale di San Gavino sarà in grado di dare risposte in termini di qualità dei servizi e delle cure», ha spiegato l’assessore della Sanità.

«Una battaglia – ha concluso l’assessore regionale dell’Ambiente, Gianni Lampis – lunga oltre vent’anni. Era il 1997 quando fu stilata la prima relazione in cui si rappresentava l’esigenza di dare al territorio del Medio Campidano una nuova struttura ospedaliera. Amministratori locali, organizzazioni sindacali e i cittadini oggi possono festeggiare insieme alla politica regionale la vera discontinuità rispetto al passato: dopo tante illusioni sono arrivati i fatti.»

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Il tavolo tecnico regionale ha individuato le soluzioni per far fronte all’emergenza dell’ospedale di Ghilarza. Subito una selezione per l’assunzione dei medici necessari a coprire le carenze d’organico del reparto di Medicina dell’ospedale Delogu di Ghilarza e chiudere un accordo con le organizzazioni sindacali per utilizzare i medici di continuità assistenziale nel punti di primo intervento. È quanto è stato deciso, questa mattina a Cagliari, nel corso della riunione alla quale hanno partecipato l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, il presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale, Domenico Gallus, il commissario straordinario dell’Ats, Giorgio Steri, ed il direttore dei presidi ospedalieri dell’Ats, Sergio Pili. Per il reparto di Medicina, inoltre, in attesa dell’entrata in servizio dei nuovi medici, sarà istituita una graduatoria dei dirigenti medici in servizio nell’Ats, affinché ruotino e coprano le necessità del Delogu con turni non inferiori ad una settimana.

«Accolgo con favore le decisioni prese oggi – ha affermato Domenico Gallus, presidente della commissione Sanità – e, soprattutto, mi auguro che diventino quanto prima definitive.»

«Il nostro impegno – ha precisato l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu – resta quello di scongiurare la chiusura dei presidi sanitari nel territorio, utilizzando al meglio le risorse a disposizione. Per garantire la continuità dei servizi confidiamo nella collaborazione tra i presidi e nell’applicazione del modello “a pendolo”. Ritengo che oggi, in questa direzione, sia stato fatto un passo importante per rispondere all’emergenza in modo concreto.»

Domenico Gallus.

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«La riapertura del Pronto soccorso dell’ospedale Delogu è una buona notizia, non solo per la città di Ghilarza, ma per tutti gli abitanti del Guilcer e del Barigadu.»

Così l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, commenta la ripresa delle attività del Pronto soccorso del nosocomio.

«L’intero sistema sanitario regionale – aggiunge l’assessore della Sanità – è in sofferenza per la carenza di medici specialisti. Una situazione che, nell’immediato, ci sta obbligando a tamponare le emergenze per ridurre i disagi ai cittadini. In particolare, per affrontare il periodo estivo, abbiamo aperto alla possibilità di reclutare medici attraverso contratti liberi professionali. Per garantire la continuità dei servizi al Delogu questo non è stato sufficiente, ma non abbiamo mai smesso di cercare alternative e grazie a una collaborazione su più fronti siamo riusciti prima a scongiurare la chiusura del reparto di Medicina interna e ora a riaprire anche il pronto soccorso, con due settimane di anticipo rispetto alla prospettiva iniziale.»

I rinforzi al Delogu arrivano da San Gavino e Carbonia. «La nostra sanità – spiega Mario Nieddu – raccoglie un’eredità pesante in cui la riorganizzazione si è fatta solo con i tagli. Nei territori, specie nelle aree rurali, le difficoltà che stiamo attraversando alimentano il senso di abbandono ed è per questo che il segnale che diamo ogni acquista un significato ancora più forte. Stiamo lavorando per dare risposte strutturali il più rapidamente possibile, ma nell’emergenza non lasceremo indietro nessuno. Non posso che ringraziare, ancora una volta, chi si è speso in prima persona per conseguire questo risultato, in particolare il presidente della commissione Sanità, l’onorevole Domenico Gallus, il direttore dell’ospedale San Martino, Sergio Pili e tutti i medici che hanno dato la propria disponibilità a coprire i turni, nonché tutto il personale sanitario del Delogu.»

Una notizia, quella di Ghilarza, che fa il paio con la riapertura del reparto di Rianimazione a Iglesias.

«Dopo la chiusura del vecchio reparto ospitato al Santa Barbara – conclude l’assessore Mario Nieddu – ormai mancano pochi giorni alla riapertura della Rianimazione al CTO. Una risposta importante alle tante preoccupazioni dei cittadini di Iglesias, anche nel Sulcis si continua a lavorare con la massima attenzione alla sicurezza dei pazienti, nel rispetto dei diritti e con l’obiettivo di migliorare l’offerta dei servizi.»

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«Ancora una volta, grazie a un impegno corale, siamo riusciti ad attivare sinergie in grado di dare risposte alle emergenze.»

L’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, esprime soddisfazione per la scongiurata chiusura dell’Unità di Medicina Interna dell’ospedale Delogu di Ghilarza. «La carenza di medici sta mettendo a dura prova i nostri presidi su tutto il territorio. In questo caso specifico il quadro si è complicato a causa di alcune assenze per malattia. Una situazione che, al momento, non consentirà di garantire la continuità al servizio di pronto soccorso, ma che non ci ha fatto desistere dal mettere in campo ogni strumento a disposizione, tra cui un piano delle emergenze per il reclutamento di personale attraverso contratti libero professionali. Oggi, evitando la chiusura temporanea del reparto di Medicina Interna, riusciamo a dare una risposta positiva ai cittadini e continueremo a cercare soluzioni per anticipare la riapertura del pronto soccorso. Il mio ringraziamento va a chi si è impegnato in prima persona per la soluzione di questa emergenza, al presidente della commissione Sanità, l’on. Domenico Gallus, al direttore dell’AOU Sassari, Nicola Orrù, al commissario del Brotzu, Paolo Cannas, e ai direttori delle strutture complesse da cui arriveranno i rinforzi al presidio di Ghilarza, al direttore dell’Assl di Oristano, Mariano Meloni, e ai direttori degli ospedali San Martino e Delogu, Sergio Pili e Serafino Ponti, nonché a tutti i medici che presteranno servizio per garantire la copertura dei turni».

Un segnale importante non solo per Ghilarza, ma per tutti i comuni del Guilicier e del Barigadu. «Le criticità che stiamo affrontando in ambito sanitario sono profonde. Scontiamo i problemi di una pesante eredità – precisa l’assessore della Sanità – ma l’attenzione per il territorio resta alta. Dopo aver scongiurato l’interruzione delle attività dei reparti di Ortopedia e Ginecologia dell’ospedale di Lanusei e della Neurochirurgia, a Nuoro, rispondiamo ancora una volta con lavoro e impegno per garantire i diritti dei cittadini sardi. Oggi interveniamo per tamponare le emergenze, ma siamo già al lavoro per portare quelle risposte strutturali che consentano di non dover rivivere più situazioni come quelle che la sanità sarda sta attraversando oggi».

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Fulvio Moirano.

Il Collegio di Direzione è l’organo dell’ATS deputato a supportare la Direzione aziendale nel perseguimento della missione aziendale e ad assicurare la partecipazione decisionale delle figure professionali presenti nell’ATS al governo complessivo della stessa, orientandone lo sviluppo ai bisogni della popolazione, agli standard più avanzati di assistenza sanitaria e di integrazione sociosanitaria ed all’implementazione degli strumenti del governo clinico.

Il 13 novembre scorso, presso la sede dell’ATS Sardegna, si è riunito in seduta plenaria, il Collegio di Direzione dell’Azienda per la tutela della salute – ATS Sardegna, costituito, ai sensi del Regolamento aziendale approvato con deliberazione del direttore generale n. 1072 del 5/10/2018.

Durante la seduta è stato eletto il Comitato Ristretto del Collegio di Direzione, composto come di seguito:

Presidente: Direttore Generale ATS: dott. Fulvio Moirano;

Direttore Sanitario ATS: dott. Francesco Enrichens;

Direttore Amministrativo ATS: dott. Vincenzo Lorusso;

Direttore della SC Servizio Socio Sanitario: dott. Giuseppe Frau;

Direttori DAP e DAD, in quanto coordinatori aziendali delle attività ospedaliere e distrettuali; si rimanda alla norma transitoria ex art. 9 Regolamento fino a formale atto di nomina;

Direttore Dipartimento Staff: dott. Paolo Tecleme;

Direttore del Dipartimento delle Professioni Sanitarie, Direttore SPS Carbonia dott. Antonello Cuccuru; si rimanda alla norma transitoria ex art. 9 Regolamento fino a formale atto di nomina;

Direttore ASSL Oristano: dott. Mariano Meloni;

Direttore ASSL Nuoro: dott.ssa Grazia Cattina;

Direttore P.O. Oristano dott. Antonio Francesco Cossu;

Direttore P.O Carbonia dott. Sergio Pili;

Direttori Distretto ASSL Sassari: dott. Nicolò Licheri;

Direttore Distretto Siniscola: dott. Pasqualino Manca;

Direttore Distretto n. 5 Cagliari : dott. Maurizio Rachele;

Direttore Distretto n. 2 Cagliari : dott.ssa Luisa Casu;

Direttore Dipartimento prevenzione: dott. Francesco Sgarangella; si rimanda alla norma transitoria ex art. 9 Regolamento fino a formale atto di nomina;

Direttore DSMD: dott. Alessandro Coni; si rimanda alla norma transitoria ex art. 9 Regolamento fino a formale atto di nomina;

Dipartimento del Farmaco dott. Paolo Sanna; si rimanda alla norma transitoria ex art. 9 Regolamento fino a formale atto di nomina.

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Si è svolto sabato 3 febbraio, a Cagliari, presso l’hotel Sardegna, il convegno “Eventi avversi e responsabilità in sanità: linee guida e percorsi assistenziali nella gestione del rischio e nella prevenzione dell’errore”.

L’evento, organizzato dall’associazione HCRM (Hospital & Clinical Risk Managers), ha avuto come moderatori il dottor Sergio Pili, dirigente ospedaliero nonché referente regionale HCRM ed il professore di igiene dell’Università di Palermo, nonché presidente HCRM, Alberto Firenze.

I vari punti del programma sono stati affrontati dalle voci autorevoli di Guido Manca Bitti, avvocato penalista esperto in colpa medica e responsabilità sanitaria: Carlo Diana, avvocato dirigente del servizio legale dell’ATS Sardegna; Francesco Paribello, professore di medicina legale dell’Università di Cagliari, Risk Manager AOU CA; Raimondo Ibba, presidente dell’ordine dei medici di Cagliari; Pierpaolo Pateri, direttore del servizio SPS Sanluri e presidente del collegio IPASVI di Cagliari; Paolo Serra, farmacista AOB e presidente regionale Società Italiana Farmacisti Ospedalieri; Pierpaolo Vargiu, medico, deputato, già presidente della commissione Affari sociali della Camera dei Deputati.

Durante i lavori sono state evidenziate luci e ombre della Legge Gelli, dal nome del suo relatore alla Camera dei Deputati, entrata in vigore il primo febbraio 2018.

Una legge che arriva a colmare alcuni vuoti della Legge Balduzzi. Con questa legge si introducono delle sensibili innovazioni inerenti la responsabilità degli operatori sanitari sia sul piano civile, sia su quello penale.

Qualora uno sfortunato evento si verifichi a causa di imperizia, se sono state seguite le linee guida, o in mancanza di queste, le buone pratiche clinico assistenziali “Best Practice”, viene esclusa la punibilità, sempre che le linee guida siano state calate nel caso in esame, quindi declinate localmente e coniugate nella specificità.

Le linee guida non sono però in grado di coprire tutti gli ambiti, non possono essere esaustive in tutti passaggi, da qui la necessità di intraprendere il comportamento più adatto che non si discosti dalla migliore prassi, ma che dimostri di aver preso in considerazione scelte alternative nella diagnosi o nella terapia.

Il perché delle scelte fatte deve essere sempre chiaro, facilmente ricostruibile dal punto di vista clinico-tecnico-scientifico. Deve poter permettere a chi deve valutare, di capire quale ragionamento è stato seguito e comprendere se il percorso diagnostico scelto è stato quello più appropriato.

Da qui l’importanza che, nei casi di responsabilità medica, a fianco del  giudice, ci sia, oltre al medico legale, un tecnico consulente del ramo medico in oggetto, che possa valutare la colpa e di conseguenza avere e dare delle certezze.

Quotidianamente gli operatori si ritrovano a doversi misurare con situazioni sopra descritte, difficili da decodificare in modo rigido e predefinito, un problema molto serio che, dati europei alla mano, mostra “errori medici” e “eventi avversi” presenti durante un ricovero ospedaliero stimato tra l’8 e il 10%.

Una cornice alquanto complicata se poi a questo, si aggiunge il problema delle politiche sanitarie puntate sul risparmio e la non accettabilità di organici amputati, che devono funzionare al meglio, nonostante l’inadeguatezza del numero del personale sanitario.

Tutto questo dà origine ad un sistema sanitario che risente della non sostenibilità attuale.

Di fondamentale importanza, alla luce di questi fatti, il ruolo di associazioni che approfondiscano il tema della gestione del rischio, improntando una sorta di rete multi-professionale che possa agire nella sicurezza del paziente e nella tutela dell’operatore sanitario, che ogni giorno si misura con una varietà di malati che pur soggetti della stessa malattia, restano pur sempre un caso diverso dall’altro e come tali devono essere trattati nella loro specificità.

Nadia Pische

         

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Il 7 dicembre presso la Hall dell’Ospedale Sirai, si è tenuta una tavola rotonda dal titolo: Ospedale e territorio fare sistema al servizio del paziente, organizzata dalla Direzione dell’Ospedale Sirai e dall’Associazione “Amici del Sirai”. Alla giornata di studio, moderata dal direttore delle professioni sanitarie Antonello Cuccuru, sono intervenuti il direttore dell’Ospedale Sergio Pili, il presidente della Conferenza Socio Sanitaria e sindaco di Gonnesa Hansel Christian Cabiddu, il pediatra di Libera scelta Paolo Zandara e il medico di Medicina generale Domenico Salvago.

I lavori sono stati introdotti da Antonello Cuccuru che ha delineato la nuova geografia della sanità regionale, in attesa dell’emanazione della rete territoriale. Antonello Cuccuru, ha illustrato inoltre quanto contenuto nel Rapporto OASI 2017 (Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema Sanitario Italiano), realizzato da Cergas e SDA Bocconi, che dal 2000 monitora lo stato del settore sanitario pubblico e privato in Italia, dove si evidenzia che “la prevenzione, insieme alla gestione delle non-autosufficienze è il tallone di Achille dello scenario sanitario italiano. Le fonti pubbliche coprono il 95% della spesa ospedaliera, ma solo il 65% della spesa per assistenza residenziale a lungo termine (LTC) e il 60% della spesa per prestazioni ambulatoriali. I pazienti cronici pluri-patologici rappresentano, oggi, il 21% della popolazione e, data la complessità del loro quadro clinico, tendono ad assorbire gran parte dell’offerta delle prestazioni ambulatoriali, facendo sì che i pazienti occasionali si rivolgano più frequentemente al circuito a pagamento

Il direttore del Sirai Sergio Pili, in attesa del nuovo ospedale del Sulcis Iglesiente, ha raffigurato uno scenario regionale di incertezza con timore che, in assenza di precise indicazioni di programmazione sanitaria, si vada alla deriva. Secondo il direttore del Sirai, in questi ultimi anni, siamo rimasti prigionieri di logiche di spartizione e di campanili, dove hanno prevalso i numeri dei primari e delle strutture complesse rispetto ai servizi realmente necessari. Definire il ruolo dell’ospedale del futuro -dentro un territorio-, afferma il Direttore del Sirai, non può inoltre prescindere da un insieme di fattori dovuti all’invecchiamento della popolazione, alle cronicità di lunga durata, ai costosi farmaci innovativi, alla non autosufficienza, che rischiano di mettere in ginocchio la più importante conquista sociale di tutti i tempi: la sanità per tutti, equa e inclusiva.

Per il presidente della Conferenza socio sanitaria Hansel Christian Cabiddu, si registra sia un’insufficienza di risorse, sia una frammentazione delle competenze istituzionali (disperse tra SSN e Comuni), dove le famiglie vengono lasciate sole con il compito di auto-organizzarsi, o attraverso un impegno diretto nella cura del proprio parente, o con l’aiuto di un caregiver informale, o ricorrendo al ricovero sociosanitario in solvenza completa. Il Sindaco ritiene prioritaria la difesa dei servizi dedicati delle patologie tempo-dipendenti (Emodinamica e Stroke) che non possono essere mercanteggiati con altri interessi. Ha detto, infine, che tali obiettivi dovrebbero essere visti dalla politica come il vero ritorno degli investimenti in sanità, volando alto nel pensiero politico, nell’idea di welfare e nella (ri)programmazione socio-sanitaria.

Prima di affrontare il discorso del rapporto tra cure primarie e ospedale, Paolo Zandara ha snocciolato impietosamente alcuni dati relati al definanziamento del SSN, riportando quanto previsto nel Documento di economica e finanza (Def) 2017, dove si prevede che il rapporto tra spesa sanitaria e Pil diminuirà dal 6,7% del 2017 al 6,5% nel 2018, per poi scendere ancora al 6,4% nel 2019, lasciando intendere che l’eventuale ripresa del Pil non avrà ricadute positive sul finanziamento pubblico del Ssn. Riprendendo quanto affermato dal Sindaco di Gonnesa, invita gli amministratori locali ad utilizzare lo strumento della Conferenza Socio sanitaria per tutelare in maniera più incisiva la sanità del Sulcis Iglesiente. Per quanto concerne alcune azioni che potrebbero migliorare l’integrazione, ricorda che dal 2011, la ricetta cartacea, di cui al decreto 17 marzo 2008, è stata sostituita dalla ricetta dematerializzata generata dal medico prescrittore. Il medico prescrittore, a prescrizione avvenuta, rilascia all’assistito il promemoria della ricetta dematerializzata provvisto di Numero Ricetta Elettronica (NRE) e codice di autenticazione dell’avvenuta transazione; un percorso apparentemente lineare ma che trova ancora oggi qualche ostacolo legato alla copertura della Rete. Forte di alcune esperienze formative multidisciplinari – il pediatra- ritiene che il tallone di Achille sia ancora rappresentato dalla insufficiente comunicazione tra medico e paziente. In ultima analisi, ha invitato la ASSL a mettere in atto alcune azioni, alla luce del ridimensionamento delle strutture ospedaliere pediatriche previste dall’atto aziendale ATS, attraverso l’istituzione di un Pronto soccorso pediatrico e la creazione di ambulatori di chirurgia pediatrica nel territorio.

Per il medico di Medicina generale e vice presidente SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) Domenico Salvago, che ha concluso il giro degli interventi, la sanità del Sulcis Iglesiente deve fare i conti con una politica nazionale di de-finanaziamento del SSN che spesso ha portato a privilegiare la sanità privata rispetto a quella pubblica e a creare una situazione di contrapposizione fra medici, personale sanitario e i cittadini-pazienti. Anche lo sciopero del 12 dicembre – ha aggiunto Domenico Salvago – rappresenta un indicatore di disagio di professionisti a causa del mancato rinnovo di un contratto bloccato da 8 anni.  Il territorio dovrebbe essere al centro dell’attenzione dei politici e degli amministratori del Servizio Sanitario Nazionale, per questo motivo prima di parlare di nuovi modelli concettuali come la medicina di iniziativa, di Case della Salute e di Ospedali di Comunità – a fronte di una apertura nel territorio ancora tutta in evoluzione, bisognerebbe concentrarsi su modelli sperimentabili nel nostro territorio. Per dirla con Cavicchi – che mi capita di leggere spesso su “quotidianosanità” – ha sottolineato ancora Domenico Salvago -, non ha senso ripensare la medicina generale, la specialistica, l’ospedale, come “enclave” cioè ciascuno separato dall’altro. Giusto per fare un esempio, si potrebbe cominciare a fare integrazione migliorando i servizi telematici resi disponibili dall’infrastruttura nazionale per l’interoperabilità del Fascicolo sanitario elettronico (FSE).  Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è, infatti, lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola con i professionisti sanitari per garantire un servizio più efficace ed efficiente.

Il dibattito conclusivo ha registrato la partecipazione di diversi interventi, che hanno rilevato la necessità di integrazione tra ospedale e territorio, attraverso la costruzione di percorsi diagnostici terapeutici assistenziali su patologie croniche, come ha sottolineato l’ex Direttore Sanitario Enrico Pasqui, e l’urgenza di far riacquistare sicurezza ai cittadini del Sulcis Iglesiente che scelgono di farsi curare al Sirai e al CTO, come ha invece fatto risaltare l’Assessora ai Servizi Sociali Loredana La Barbera.

La serata è proseguita con un concerto della OMA big band che si è esibita in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario di Carbonia.

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E’ stata inaugurata questa mattina la nuova sede territoriale dell’Agenzia Forestas, nei locali dell’ex ospedale F.lli Crobu di Iglesias, in località Canonica. Hanno partecipato alla cerimonia, svoltasi nella sala riunioni, subito dopo il taglio del nastro, gli assessori regionali della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano e dell’Urbanistica e degli Enti locali Cristiano Erriu, l’amministratore unico dell’Agenzia Forestas Giuseppe Pulina e il direttore territoriale Ugo Tanchis; il deputato Emanuele Cani; il consigliere regionale Gianluigi Rubiu; i sindaci dei comuni di Iglesias Emilio Gariazzo, Domusnovas Massimo Ventura, Gonnesa Hansel Christian Cabiddu, Villamassargia Debora Porrà, Santadi Elio Sundas, Fluminimaggiore Ferdinando Pellegrini, Siliqua Francesca Atzori, Nuxis Pier Andrea Deias, Musei Antonello Cocco, Villaperuccio Antonello Pirosu, Tratalias Marco Antonio Piras, Buggerru Laura Cappelli; il direttore della ASSL di Carbonia Maddalena Giua; l’ex direttore generale della Asl 7 Antonio Onnis; il vescovo della diocesi di Iglesias mons. Giovanni Paolo Zedda.

Al termine, il coro di Iglesias ha cantato tre brani.

Dalle 10.00 alle 16.00 il pubblico ha potuto visitare gli spazi della struttura e del parco oltre le esposizioni tematiche curate dall’Agenzia Forestas.

La nuova sede sarà il centro operativo per i complessi forestali di Pantaleo e Marganai, servendo tutto il Sulcis Iglesiente, che include i comuni di Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco, Domusnovas, Carloforte, San Giovanni Suergiu, Portoscuso, Gonnesa, Villamassargia, Santadi, Narcao, Fluminimaggiore, Calasetta, Sant’Anna Arresi, Giba, Nuxis, Musei, Perdaxius, Masainas, Villaperuccio, Tratalias, Buggerru, Piscinas e Siliqua.

Alleghiamo un ampio album fotografico e gli interventi dell’amministratore unico Giuseppe Pulina, del sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo e dell’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano.

                                     

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I sardi da oggi hanno uno strumento in più per combattere il cancro: con un sistema di web conference i medici sono in grado di chiedere in tempo reale un consulto o discutere e analizzare i casi più dubbi e complessi. Insomma, i pazienti non hanno più un solo specialista che li seguirà ma, di fatto, gli oncologi saranno a loro disposizione. Tutto questo con la rete e un’app che ieri è stata inaugurata al Policlinico Duilio Casula: l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari ha messo insieme tutti i reparti della Sardegna, grazie al grande lavoro del direttore di Oncologia Medica, Mario Scartozzi.

«Con questo sistema – spiega il professor Mario Scartozzi – siamo in grado di mettere in connessione tutti i medici e avere al centro delle nostre analisi ogni singolo paziente». Una vera e propria rivoluzione. Al progetto hanno aderito con entusiasmo Daniele Farci (Oncologia Businco-Brotzu), Sergio Pili (direttore sanitario di Carbonia e tra i promotori dell’iniziativa), Antonio Pazzola (direttore della Clinica Oncologica di Sassari), Salvatore Ortu (Olbia), Giuseppina Sarobba (Nuoro) e anche gli ospedali di Oristano, Alghero e Lanusei. All’incontro inaugurale ha partecipato anche Sara Ruggiu dell’assessorato della Sanità.

Ma, in pratica, cosa succederà da oggi? Tramite un’app i medici si collegheranno in conferenza: ogni giorno discuteranno un tipo di tumore diverso e ciascuno presenterà i propri casi, facendo vedere ai colleghi gli esami e le immagini radiologiche. In questo modo tutti porteranno la loro esperienza e, in tempo reale, si deciderà che tipo di protocollo o terapia seguire. Le diagnosi saranno fatte senza perdere giorni preziosi.

«Con questa piattaforma – dice ancora Mario Scartozzi – noi siamo in grado di discutere, ragionare e decidere il trattamento per tutti i nostri pazienti, utilizzando la vasta esperienza delle oncologie sarde». Il sistema è molto intuitivo e semplice e, aggiunge il primario di Oncologia Medica del Policlinico Duilio Casula, «servirà in particolare a ragionare  e aiutare il paziente, ovunque si trovi, nel percorso di cura e guarigione. Inoltre siamo in grado di discutere i casi con esperti nazionali e internazionali che si collegheranno da qualunque parte del mondo».

Grande soddisfazione del direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino. «In Sardegna – dice Giorgio Sorrentino – c’è ottima sanità e questa iniziativa dimostra che davvero l’unione fa la forza: mettiamo insieme tutti gli oncologi per assicurare il meglio ai pazienti». Per il direttore sanitario, Nazareno Pacifico, si tratta «di una vera e propria rivoluzione: l’Aou di Cagliari crede nell’innovazione e nella tecnologia. Noi ci prendiamo cura dei nostri pazienti».

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E’ stata celebrata questa mattina, all’ospedale Sirai di Carbonia, la “Giornata della solidarietà”, in memoria del maggiore Giuseppe La Rosa, medaglia d’oro al valor militare, caduto in Afghanistan in occasione di un vile attentato terroristico. Giuseppe La Rosa era di stanza al 3° Reggimento Bersaglieri della sede di Teulada e, come tanti suoi colleghi, frequentava come donatore il Centro Trasfusionale dell’ospedale Sirai di Carbonia.
Alla cerimonia, organizzata dalla Direzione della ASSL di Carbonia, dall’Associazione Nazionale Bersaglieri, dall’Associazione Amici del Sirai e con la collaborazione dell’AVIS di Carbonia, hanno preso parte il sottosegretario della Difesa on. Domenico Rossi, Generale di Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano e già Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito, dal 1995 al 1996 comandante del 1° Reggimento Corazzato di Teulada; il generale Giovanni Domenico Pintus; il vescovo della diocesi di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda; il direttore ASSL dott.ssa Maddalena Giua; il dirigente medico del Presidio dott. Sergio Pili; il direttore del Centro trasfusionale dott. Angelo Zuccarelli; il sindaco di Carbonia Paola Massidda.
I militari presenti hanno compiuto un gesto di generosità donando il sangue e così oggi nella provincia del Sulcis Iglesiente tra i Centri trasfusionali di Carbonia e Iglesias e l’unità mobile sono state raccolte ben 64 sacche di sangue.
Durante la breve conferenza commemorativa, gli ospiti presenti, con in testa il sottosegretario Rossi, hanno sottolineato l’importanza della donazione, richiamando i cittadini a compiere questo gesto periodicamente, un dovere civico necessario per tutte le persone che ne hanno la possibilità.
L’auspicio della ASSL di Carbonia è che si concretizzi nei prossimi giorni un accordo con la Caserma di Teulada per l’invio periodico di militari donatori che garantiscano l’autosufficienza trasfusionale del Sulcis Iglesiente.
Negli ultimi anni grazie al Progetto Mongolfiera, alle collaborazioni con le Scuole della Provincia e con la Scuola Allievi Carabinieri di Iglesias, la ASSL di Carbonia è riuscita a superare in alcuni periodi la cronica carenza di sangue e essere, non solo autosufficiente per i propri fabbisogni, ma di supporto ad altri centri trasfusionali dell’isola.
La ASSL invita tutti i cittadini in età compresa tra i 18 e i 70 anni a donare il sangue nell’interesse delle tante persone che necessitano di essere trasfuse.
La donazione di sangue non comporta alcun rischio per il donatore che oltretutto esegue gratuitamente tanti esami utili per verificare il proprio stato di salute.
Per donare il sangue bisogna essere maggiorenni, pesare almeno 50 kg e essere in buono stato di salute. Prima della donazione il donatore verrà valutato da un medico esperto in Medicina trasfusionale. Tutti i donatori riceveranno adeguato ristoro.

Con un vasto album fotografico, alleghiamo gli interventi del sindaco di Carbonia, Paola Massidda, e del sottosegretario di Stato, Domenico Rossi.