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I massimi responsabili regionali del FAI (Fondo Ambiente Italiano) prendono posizione con un documento assai critico sul progetto di rilancio produttivo dello stabilimento Eurallumina di Portovesme. Maria Antonietta Mongiu Presidente Regionale FAI Sardegna, Fausto Pani Referente Regionale Ambiente FAI Sardegna, Franco Masala Referente Regionale Paesaggio FAI Sardegna e Sergio Vacca Referente Regionale Politiche del suolo e dell’energia FAI Sardegna, ricostruiscono la situazione del polo industriale di Portovesme, nel quale si inserisce il progetto Eurallumina.
«La Sardegna, percepita diffusamente come luogo di eccellenze ambientali e culturali, prima meta turistica nelle intenzioni degli italiani, nella realtà ha un territorio, per inquinamento e densità edilizia sulle coste, a “macchia di leopardo” – scrivono i quattro responsabili regionali del FAI -. Ospita aree di assoluta criticità per gli intensivi processi di inquinamento e per il vorticoso consumo di territorio, spesso coincidenti o prossimi ad aree di rara bellezza paesaggistica e di alto valore naturale. Uno degli esempi più significativi di questa attività industriale è quello dei “depositi di fanghi rossi” a Portoscuso e Portovesme, definiti un “disastro ambientale” nelle carte del processo in corso a Cagliari agli ex dirigenti di Eurallumina. Malgrado ciò, piuttosto che creare alternativi percorsi di lavoro per migliaia di disoccupati e cassintegrati della petrolchimica, della Carbosulcis, dell’Eurallumina, dell’Alcoa e di tutte le industrie nate già obsolete e poco remunerative, ancor più oggi nell’era dei mercati globalizzati, si ripropone con la proposta “Eurallumina” lo stesso vecchio e superato modello di sviluppo industriale. Un modello che non ha risolto il fenomeno della disoccupazione in Sardegna. Anzi lo ha accentuato, generando quel sottosviluppo così nocivo a uomini e paesaggi, che non ha creato duraturi posti di lavoro ma in più si è rivelato un autentico scempio culturale e ambientale.»
Dopo aver sintetizzato il progetto di riqualificazione produttiva proposto da Eurallumina, il Fondo Ambiente Italiano si sofferma sugli impatti ambientali e paesaggistici, facendo riferimento ad alcune ragioni tratte dalla relazione del soprintendente ai Beni paesaggistici architetto Fausto Martino, che ha espresso parere negativo alla riattivazione dell’impianto Eurallumina.
«Contrasto con il PPR (Piano Paesaggistico Regionale) vigente: nel PPR l’area viene definita “di recupero ambientale” e prescrive il divieto di interventi rivolti ad aggravare le condizioni di degrado ovvero che possano pregiudicarne il recupero. Inoltre la Scheda d’Ambito di paesaggio contenuta nel PPR (scheda n. 6 Carbonia e Isole Sulcitane – lo strumento di indirizzo delle “azioni di conservazione, ricostruzione o trasformazione del territorio”) orienta univocamente verso la riqualificazione dell’area industriale:
– Punto 10. Riequilibrare progressivamente il rapporto tra la presenza industriale del polo di Portovesme, l’insediamento urbano, la fruizione turistica, le attività agricole e la pesca marina e lagunare dell’Ambito, riducendo i problemi di interferenza delle attività industriali con il sistema ambientale.
– Punto 11. Riqualificare le aree del degrado industriale, selezionando ambiti prioritari di intervento, su cui attivare un progressivo processo di disinquinamento e di rigenerazione ambientale, che necessita di un coordinamento unitario per i comuni interessati in relazione ai problemi di alto rischio ambientale, per i programmi di disinquinamento e di monitoraggio ambientale.
Quanto qui richiamato fa scrivere al soprintendente che l’intervento in esame non sia conforme alla disciplina paesaggistica dettata dal PPR per l’area.»
«La non conformità – si legge ancora nel documento del Fondo Ambiente Italiano – è sottolineata dal fatto che nell’area, anziché iniziare quanto prescritto dallo strumento regionale, si progettano interventi di segno completamente opposto:
1. il bacino dei fanghi rossi verrebbe ampliato orizzontalmente e verticalmente: orizzontalmente con l’individuazione di un nuovo settore (“Settore D”) di circa 20 ettari di superficie. Si passerebbe da una superficie di 159 ettari a una di 178. Verticalmente, il progetto prevede l’incremento dell’altezza di circa il 74%, della quota attuale fino a raggiungere la quota finale di 46 m. Vi è oltretutto il problema che eventuali interventi di “mitigazione vegetazionale” (ossia, di utilizzo di piante e arbusti per ridurre l’impatto dell’opera) sarebbero attuabili solo una volta pieno il deposito, e che non sono quindi previste soluzioni a breve e medio termine per ridurre l’impatto di tale ampliamento;
2. per alimentare lo stabilimento si vorrebbe costruire una nuova centrale a carbone, cioè un impianto che utilizza un combustibile fossile tra i più inquinanti al mondo, oltre che un nastro trasportatore. Il carbone inoltre verrebbe importato dall’estero;
3. l’ampliamento della vasca per i fanghi rossi viene progettato a ridosso di un sito di importanza comunitaria esplicitamente tutelato dal PPR. La creazione quindi di un’enorme collina artificiale di rifiuti tossici a ridosso della linea di costa, affiancata da una nuova centrale a carbone e dalle infrastrutture atte a trattamento, trasporto, trasbordo, delle materie prime (ivi compreso il carbone) andrebbe così ad annullare il valore paesaggistico dell’area e, di conseguenza, quello delle vocazioni economiche e culturali locali, le quali traggono la loro legittimazione proprio dalle emergenze ambientali e culturali di cui si è diffusamente trattato.»
«Il MIBACT – concludono i responsabili regionali del Fondo Ambiente Italiano – ribadisce quanto il Consiglio di Stato, a partire dagli anni Novanta, ha sancito: non è lecito aggravare le compromissioni ambientali in aree ad alto valore paesaggistico e culturale in virtù del fatto che, precedentemente a vincoli e riconoscimento del loro valore, altri lo hanno fatto. In parole povere, non vale il principio per cui si può compromettere ad libitum un luogo perché già prima qualcun altro aveva iniziato a farlo.»
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Sabato 18 marzo, alle ore 10.00, presso l’aula consiliare del comune di Gonnosfanadiga, via Porru Bonelli, si terrà una conferenza stampa per presentare la nascita della consulta Ambiente Territorio Energia (ATE).
Alla consulta hanno, finora, aderito i comuni di Guspini, Gonnosfanadiga, Sardara, Villanovaforru e Palmas Arborea; i comitati No Megacentrale (Guspini), Terra che ci Appartiene (Gonnosfanadiga), No TrivelPaby (Pabillonis), Fuori dalle Pale (Villanovaforru), Terrasana (Decimoputzu), Progetto Comune (Villacidro), No Trivelle (Sardegna), Pro Nosu a Tutela del Territorio (San Gavino Monreale), Per la Salute e la Qualità della Vita (Oristano); l’associazione ambientalista Italia Nostra ed esperi quali l’ing. Mauro Gargiulo, il prof. Sergio Vacca e la dott.ssa Mariapaola Morittu.
La consulta è stata costituita per realizzare un luogo di confronto e di iniziativa comune attorno alle diverse tematiche legate alle emergenze ambientali del territorio, in particolare essa scaturisce dal movimento di mobilitazione contro i numerosi interventi di speculazione energetica, portati avanti, soprattutto, dalle multinazionali.
Nel corso dell’incontro, verranno illustrate anche le iniziative di lotta contro la recente decisione da parte del ministero dell’Ambiente, che ha espresso parere favorevole per la realizzazione di un mega impianto termodinamico solare nelle campagne tra Gonnosfanadiga e Guspini.
Sabato mattina il complesso di Sahta Chiara, Aula VII dei Bastioni Pigafetta, ad Alghero, ospiterà il dibattito pubblico “il DADU è tratto?”, organizzato da INU Sardegna, sul futuro del Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica (DADU) dell’Università di Sassari.
L’Istituto Nazionale di Urbanistica ha lo scopo di promuovere e coordinare gli studi di urbanistica e di edilizia, diffonderne e valorizzarne i principi e favorirne l’applicazione. Per questi motivi preoccupa la notizia che il Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica (DADU) dell’Università di Sassari potrebbe avviarsi a concludere la sua felice esperienza, che per la Sardegna possa venir meno un presidio di cultura territoriale, che possa scomparire la qualità dell’architettura e del paesaggio in Sardegna come presupposto per uno sviluppo sostenibile.
Per onorare i propri scopi fondativi, oltre che sostenere con forza il progetto di futuro che Architettura ad Alghero rappresenta, INU Sardegna ha scelto di associare il Dipartimento in forma pubblica, in un momento di dibattito sul futuro dell’urbanistica, dell’architettura, del territorio e del paesaggio in Sardegna.
All’incontro parteciperanno le federazioni e gli Ordini professionali, i sindaci di Sassari, Alghero, Villanova Monteleone, Olmedo, Castelsardo, i rappresentanti di dell’INU, dell’Università di Cagliari, di ANCI Sardegna, dell’Amministrazione provinciale gallurese, del Comune e della Stazione dell’Arte di Ulassai, delle Amministrazioni comunali di Cagliari, Uri, Ittiri, Bosa, dei lavoratori della miniera di Olmedo. Al pomeriggio la solidarietà al territorio si estenderà infatti alla miniera di Olmedo, i cui lavoratori sono stati licenziati tutti dalla multinazionale che l’ha acquisita.
Questo il programma completo della giornata:
9.30 Saluti di apertura: Mario Bruno, Sindaco di Alghero; Nicola Sechi, decano del Dipartimento; Roberta Porcu, presidente INU Sardegna
10.00 Seminario: Quale territorio senza cultura? coordinano Alessandra Casu, DADU e Vincenzo Cossu, INU Sardegna
Non ho imparato a leggere i manuali, Alessio Bellu e Fausto Cuboni, INU Sardegna
L’acqua, un elefante senza giungla, Fausto Pani, INU Sardegna e Sergio Vacca, DADU
L’industria non ha i cassonetti della differenziata, Chiara Rosnati, UniSS
Ci siamo inventati le regole mentre giocavamo a Monopoli, Gianni Mura, INU Sardegna
Cosa succede in città?, Francesco Indovina, DADU
12.00 Prèsidi e presidi di cultura del territorio, Arnaldo Cecchini, direttore DADU e Antonello Sanna, direttore DICAAR (UniCA)
12.30 Interventi a sostegno del Dipartimento da parte di Sindaci, Ordini professionali, altre Istituzioni.
In contemporanea: DADU impara a leggere e scrivere, DADU insegna a leggere e scrivere, videostoria a cura di studenti, docenti, dottorandi, assegnisti, collaboratori e personale DADU
13.00 Cerimonia di iscrizione onoraria del DADU a INU Sardegna
13.15 Prima presentazione pubblica del premio “Legarsi al territorio – Maria Lai”, Roberto Barracu, INU Sardegna ed Enrica Caire, Ordine APPC Nuoro e Ogliastra
13.30 Chiusura dei lavori.
Il Palazzo Boyl di Milis ospiterò sabato sera, dalle 15.00 alle 20.00, un convegno sull’energia organizzato dal FAI, #Fondo Ambiente Italiano in Sardegna.
Da quando i primi fuochi illuminarono le notti senza elettricità i nostri antenati costruirono il mito che un giorno sarebbero stati affrancati dal lavoro e che l’energia sarebbe stata inesauribile. La realtà è stata diversa. Il lavoro è una chimera per troppi e qualunque scelta sull‘energia necessita di valutazioni che oltrepassino il qui ed ora.
Per tale ragione il ¶FAI Sardegna s’interroga su quale energia per quale Sardegna? L’energia è tema sensibile da affrontare col massimo di partecipazione perché i decisori non siano lasciati soli ad assumersi responsabilità che riguardano la comunità regionale ed i territori per i decenni a venire.
La progressiva dismissione delle industrie energivore e la crescita delle fonti rinnovabili avrebbero dovuto produrre in Sardegna una diminuzione del consumo di energia ed un minor costo. E‘ diminuito il consumo ma non il costo. E‘ tempo allora di riflettere sulle diverse fonti di produzione e sul loro impatto nei territori. In troppi casi devastante. E‘ il caso di molte fonti energetiche che hanno occupato i territori a destinazione agricola.
E‘ necessario coordinare le fasi di pianificazione, di erogazione dei contributi, di costruzione e di gestione del #Piano Energetico Regionale. Chiedersi se non sia il caso di creare un’Agenzia Energetica Regionale che risponda alle molteplici esigenze di natura pubblica o privata da parte di singoli o società. Promuovere l’autonomia energetica delle comunità locali ed una diffusa pedagogia del risparmio e del riuso specie nelle aziende agricole e zootecniche messe in grado di “autoprodurre”.
Nei mesi scorsi il FAI ha sollecitato il governo regionale sulla sottrazione – a tratti spregiudicata – della terra alle colture agricole con le fonti rinnovabili. Sono stati distrutti paesaggi, divorati preziosi suoli agricoli, disseminati i territori di cattedrali nel deserto, creato ulteriori servitù. Dopo l’eolico, il fotovoltaico e il termodinamico solare a terra ad altissimo impatto ambientale l’ultima frontiera è il cosiddetto MINIeolico.
Non risultano ad oggi disposizioni ostative alla realizzazione di impianti di 60 kW potenza. Pertanto, per il FAI, è urgente che si disponga che, anche gli impianti eolici di potenza inferiore ai 60 kw, si possano realizzare in aree agricole, a patto che siano destinati all’autoconsumo energetico per l’azienda che lo richiede; che il richiedente sia un imprenditore agricolo professionale, e/o comunque una società agricola presente stabilmente nell‘isola; che siano assoggettati a V.I.A., ovunque localizzati, così come da ultimo ha stabilito la Sentenza della Corte Costituzionale (n. 188/2013 del 03.7.2013).
Interverranno: Antonia Fabiola Putzolu, sindaco di Milis; Maria Antonietta Mongiu, presidente regionale FAI Sardegna; Nicolò Migheli, sociologo; Antony Muroni, direttore de L’Unione Sarda; Antonello Pazzona, agronomo dell’Università di Sassari; Andrea Vallebona, ingegnere elettrico; Alfonso Damiano, ingegnere elettrico ed elettronico dell’Università di Cagliari; Paolo Randaccio, fisico dell’Università di Cagliari; Giacomo Oggiano, geologo dell’Università di Sassari; Franco Meloni, fisico dell’Università di Cagliari; Luciano Burderi, fisico dell’Università di Cagliari; Sergio Vacca, geo-pedologo dell’Università di Sassari; Angelo Aru, agronomo dell’Università di Cagliari; Ignazio Camarda, botanico dell’Università di Sassari; Chiara Rosnati, naturalista dell’Università di Sassari, Pietro Ciarlo, costituzionalista dell’Università di Cagliari; Ottavio Castello, direttore di Confservizi Sardegna; Michele Gutierrez, economista agrario dell’Università di Sassari; Fausto Pani, geologo; Pietro Tandeddu, esperto di politiche agricole; don Ettore Cannavera, responsabile della comunità La Collina; Giuseppe Pulina, agronomo dell’Università di Sassari; Mauro Mura, procuratore capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari.
La quarta edizione de S’Ischola de su Trabagliu, organizzata dall’Associazione culturale LAMAS, candida Pattada ad essere pensatoio stabile delle politiche per lo sviluppo della Sardegna. Come creare lavoro? Quale e come? è il titolo scelto. Industria, artigianato, agroalimentare, turismo, economia culturale saranno i focus programmati dal pomeriggio di venerdì 12 e per il sabato 13 settembre all’Hotel La pineta nel Parco La Pineta Salvatore Pala. Lamas, col contributo della #Fondazione Banco di Sardegna ed il patrocinio del #FAI (Fondo Ambiente Italiano), intende elaborare strumenti di sviluppo immediatamente traducibili in atti concreti dall’iniziativa privata e pubblica isolana. L’evento si strutturerà in cinque incontri attivi e circolari. Gli stessi titoli degli incontri sono in chiave di domanda:
– C’è ancora spazio per l’industria? Per quale?
– L’accoglienza è il lavoro di una stagione?
– Dalla terra e dal mare quale lavoro?
– C’è ancora spazio per il sapere delle mani?
– Con la cultura si mangia?
La scelta de #S’Ischola de su Trabagliu è dettata dal volere unire alle competenze di studiosi e tecnici la diretta esperienza di artigiani, imprenditori, industriali i quali si faranno interpreti del bisogno di praticità, concretezza, operabilità necessarie per uscire dall’attuale deserto occupazionale. Un esempio concreto lo si avrà venerdì 12, alle ore 20.00, quando l’intreccio di artigianato e di arte darà vita al concerto del #Quartetto Karel che suonerà con gli strumenti ad arco del liutaio pattadese Piero Virdis. Per l’occasione saranno eseguiti brani di tre compositori che seppero, con la loro opera, rendere in musica paesaggi della Sardegna: Lao Silesu, Gavino Gabriel, Ennio Porrino.
Il Laboratorio pubblico #S’ischola de su trabagliu ha il compito di orientare i decisori specie in un momento in cui si sono rarefatti i luoghi di incontro, di partecipazione, di proposta. Come creare lavoro? Quale e come? Vuol far convergere intelligenze ed esperienze intorno ad un obiettivo il lavoro diventato la prima emergenza dell’isola. La due giorni di comunità intellettuale e sociale nel centro nord della Sardegna con oltre cinquanta contributi
dibatterà per produrre soluzioni;
elaborerà un “piano di rinascita” sociale;
discuterà di industria che non sia solo chimica di base;
creerà una rete di saperi e mondi spesso separati;
svilupperà l’idea che il lavoro non piove sui territori ma dev’essere elaborato dai territori stessi.
PROGRAMMA
Venerdì 12 settembre
Ore 16.00 Inizio lavori
Salvatore Mereu Regista Cagliari
Proiezione Transumanza
Ore 16.15 Lo stato dell’economia e del lavoro
Antonella Crescenzi Economista Ministero dell’Economia e delle Finanze Roma
Giorgio Macciotta CNEL Roma
Ore 17.00 C’è ancora spazio per l’industria? Per quale?
Introducono e coordinano
Tore Corveddu Lamas
Angelo Sini Lamas
Intervengono
Francesca Ticca Segretario Regionale UIL Sardegna Cagliari
Oriana Putzolu Segretario Regionale CISL Sardegna Cagliari
Michele Carrus Segretario Regionale CGIL Sardegna Cagliari
Tore Cherchi Coordinatore Progetto Sulcis Cagliari
Pietro Ciarlo Costituzionalista Università di Cagliari
Maria Antonietta Mongiu Presidente regionale Fai Sardegna
Antony Muroni Direttore L’Unione Sarda Cagliari
ORE 20.00 CONCERTO
Quartetto Karel – Strumenti ad arco di Piero Virdis –Pattada
Musiche di Lao Silesu, Gavino Gabriel, Ennio Porrino
Sabato 13 Settembre
Ore 9.30 L’accoglienza è il lavoro di una stagione?
Introducono e coordinano
Susi Ronchi Giornalista Cagliari
Gianni Manca Lamas
Intervengono
Vittoria Mereu Direzione Commerciale Marketing e Direzione Business – Tirrenia
Italo Meloni Direttore Cirem Università di Cagliari
Roberto Petza Chef Fondazione Accademia Casa Puddu Siddi
Franco Mulas Direttore Starwood Arzachena
Giuseppina Scorrano Esperta Turismo Cagliari
Attilio Mastino Rettore Università di Sassari
Ore 11:00 Dalla terra e dal mare quale lavoro?
Introducono e coordinano
Maria Francesca Chiappe L’Unione Sarda Cagliari
Salvatore Palitta Lamas
Intervengono
Angelo Aru Agronomo Università di Cagliari
Sergio Vacca Professore Scienza del Suolo Università di Sassari
Giuseppe Delogu Dirigente Corpo Forestale e Vigilanza Ambientale Regione Sardegna
Francesco Casula Direttore 3 A Arborea
Vito Gulli Direttore ASDOMAR Olbia
Alfonso Orefice Esperto di sviluppo rurale Cagliari
Ersilia di Tullio Responsabile Area Agricoltura Industria alimentare Nomisma Bologna
Nicolò Migheli Sociologo Cagliari
Ore 15.30 C’è spazio per il sapere delle mani?
Introducono e coordinano
Gian Franca Fois Lamas
Antonello Deiosso Lamas
Intervengono
Piero Virdis Liutaio Pattada
Antonio Fogarizzu Designer
Stefano Mameli Confartigianato Imprese Sardegna Cagliari
Anna Maria Sanna già Dirigente scolastica Cagliari
Rosario Musmeci Esperto Formazione e Istruzione Sassari
Ilene Steingut Direttrice Istituto Europeo Designer Cagliari
Silvano Tagliagambe Filosofo della Scienza Università di Sassari Cagliari
Ore 17.30 Con la cultura si mangia?
Introducono e coordinano
Salvatore Fenu Lamas
Maria Antonietta Mongiu Lamas
Intervengono
Filippo Martinez Regista Oristano
Giuseppe Giordano Presidente Calagonone Jazz Cagliari
Antioco Floris Direttore CELCAM Università di Cagliari
Franco Masala Storico dell’architettura Cagliari
Costantino Cossu Responsabile Cultura La Nuova Sardegna
Pinuccio Sciola Scultore e musico San Sperate
Romano Cannas già Direttore Sede Rai Cagliari