22 November, 2024
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Per due giorni, dall’1 al 2 ottobre, Cagliari sarà la capitale mediterranea dove i più accreditati studiosi di malattie animali si riuniranno per fare il punto sulle evoluzioni e il diffondersi delle epidemie che in questi ultimi anni, anche in seguito ai cambiamenti climatici e ambientali e al sempre più crescente scambio di merci fra paesi lontani, ha portato la sanità animale a scontrarsi con fenomeni nuovi e più aggressivi. La risposta innovativa che il mondo scientifico sta costruendo, alla luce di numerosi studi e ricerche, punta sulla raccolta e la condivisione dei dati: su quei Big data che grazie alle nuove tecnologie informatiche possono essere incrociati e messi a confronto così da individuare le situazioni di criticità ancor prima che diventino ingovernabili. L’intreccio dei dati più prettamente sanitari con quelli ambientali, metereologici e socioeconomici può assicurare, secondo gli organizzatori della due giorni di studi, il miglioramento delle produzioni animali e alti standard sul benessere degli animali.

I lavori sono organizzati dall’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS) della Sardegna in collaborazione con il ministero della Salute e con l’organizzazione intergovernativa responsabile del miglioramento della Sanità Animale nel mondo, l’OIE (Office International des Epizooties), oggi denominata OIE-World Organisation for Animal Health. Ad affollare le sale del T-Hotel di Cagliari saranno, oltre alla direttrice generale dell’OIE, Monique Eloit, e al direttore generale dei servizi veterinari del ministero della Salute, Silvio Borrello, circa 150 studiosi provenienti da 25 Paesi soprattutto dell’area mediterranea: dal nord Africa al Medio Oriente passando per l’Europa. La Sardegna, da parte sua, interverrà con il direttore generale dell’IZS, Alberto Laddomada, sul tema della Peste suina africana, mentre Sandro Rolesu, dell’Osservatorio epidemiologico veterinario regionale, farà il punto sulla Blue tongue (lingua blu), la febbre catarrale che colpisce gli ovini. Porterà inoltre i saluti della Giunta regionale l’assessore della Sanità, Mario Nieddu. L’appuntamento della prossima settimana si inserisce nell’ambito della collaborazione e degli accordi sottoscritti, nel 2017, tra il ministero della Salute, gli istituti zooprofilattici italiani e l’OIE.

L’OIEè composto da 182 Paesi e ha sede a Parigi. A differenza dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) non fa parte del sistema delle Nazioni Unite. L’OIE è tuttavia riconosciuta dalla Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) quale riferimento per gli standard che si applicano ai commerci internazionali di animali e loro prodotti (carne, latte, formaggi, etc.). In questo contesto, l’OIE ha acquisito nel corso degli ultimi decenni un peso politico e un’autorevolezza sempre più crescente.

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Per il decimo anno l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna propone alcune delle ricerche più rilevanti svolte dai suoi laboratori negli ultimi due anni. Oltre al continuo servizio sul campo – l’assistenza ad allevatori nella sanità animale, ai cittadini con la sorveglianza e prevenzione delle malattie ad origine animale e i continui controlli sulla sicurezza alimentare – l’Istituto è impegnato quotidianamente nello sviluppo di nuove soluzioni e metodi sempre più efficaci nel campo della ricerca.

Nel triennio passato, la mole complessiva di attività e di finanziamenti per la ricerca dell’Istituto è cresciuta considerevolmente, anche in base alla capacità di attrarre finanziamenti che esulano dalla ricerca corrente, come il progetto Helix, progetto per il recupero della sostanza mucosa dalle chiocciole a fini cosmetici e farmaceutici, finanziato dal ministero della Ricerca, un programma di ricerca per l’utilizzo degli scarti di macellazione (progetto PRISMA)e un nuovo progetto relativo alla ricerca sul vaccino per la PSA presentato sui finanziamenti Horizon 2020 e recentemente approvato.

Le ricerche presentate quest’anno sono sette, e vanno da uno studio sulla Leptospirosi, malattia infettiva con ancora alte incidenze soprattutto in Paesi in via di sviluppo e nelle regioni tropicali – ma le cui tracce sono state rinvenute in cinghiali e mammiferi marini anche nella nostra Isola – ai virus su ovini e suini. Numericamente rilevanti le presentazioni delle ricerche sulla sicurezza alimentare, con indagini su molluschi, prodotti caseari e sugli allergeni nei prodotti ittici.

Il convegno è riservato ad operatori sanitari del territorio e aperto alla stampa.

Il programma della giornata:

8,30-09,00: Registrazione dei partecipanti

9,00- 09,15: Presentazione della giornata

Dir. Generale, Alberto Laddomada; Dir. Sanitario, Simonetta Cherchi; Dir. Amministrativo, Giovanni Deriu

9,15- 09,45: La ricerca corrente negli Istituti Zooprofilattici Sperimentali. Il ruolo del Ministero della Salute

Dir. Gen. Sanità animale e farmaci veterinari, Silvio Borrello; Marco Ianniello; Pierfrancesco Catarci

9,45-10,20: Isolamento e caratterizzazione di Leptospira spp. da matrici ambientali ed animali in Sardegna

Responsabile scientifico Maria Nicoletta Ponti

Relatrici: Maria Nicoletta Ponti – Ivana Piredda

10,20-11,00: Studio delle varianti genetiche che regolano l’infezione da lentivirus negli ovini di razza sarda

Responsabile scientifico: Ciriaco Ligios

Relatori: Elisabetta Coradduzza – Rosario Scivoli

11,00-11,30 Pausa caffè

11,30-12,10: Modulazione del fenotipo e della funzionalità di sottotipi di macrofagi con ceppi di peste Suina africana a diversa virulenza

Responsabile scientifico: Annalisa Oggiano

Relatrice: Giulia Franzoni

12,10-12,50: Ricerca e caratterizzazione molecolare di Vibrio parahaemolyticus e vibrioni ittici (V. vulnificus, V. splendidus, V. aestuarianus, ecc.) in molluschi bivalvi allevati e commercializzati nella Regione Sardegna

Responsabile scientifico: Fulvio Salati

Relatrici: Daniela Mandas – Pina Lorenzoni

12,50-13,30: Ricerca e caratterizzazione biomolecolare di microrganismi patogeni emergenti del genere Arcobacter in prodotti alimentari

Responsabile scientifico: Sebastiano Virgilio

Relatore: Sebastiano Virgilio

13,30-14,30 Pausa pranzo

14,30-15,10: Allergeni ittici negli alimenti: sviluppo di metodi innovativi per l’individuazione e la quantificazione

Responsabile scientificoBruna Vodret

Relatrice: Simona Cau

15,10-15,50: Gli stafilococchi coagulasi-negativi rappresentano un serio rischio per la salute umana ed animale?

Responsabile scientificoSebastiana Tola

Relatrice: Sebastiana Tola

15,50-16,10: discussione e conclusioni.

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L’eradicazione della Peste suina africana (PSA) in Sardegna è vicina, un obiettivo atteso da 40 anni, da quando la malattia arrivò dalla penisola iberica. Dagli ultimi dati presentati oggi, durante una conferenza stampa a Villa Devoto a Cagliari, le misure adottate nel corso degli ultimi 4 anni e intensificate dal 2017 hanno portato a un forte miglioramento della situazione PSA nei suini domestici e nei cinghiali. Secondo il report, illustrato dal presidente Francesco Pigliaru e dai vertici dell’Unità di Progetto (UdP) per l’eradicazione della malattia, «la PSA è attualmente riscontrata, pressoché esclusivamente in alcune aree della Sardegna centrale, prevalentemente nei maiali bradi ancora presenti e in minor misura in alcune popolazioni di cinghiali. Molto probabilmente, il virus della PSA non è in grado di persistere nei soli cinghiali, in cui appare in via di graduale auto-estinzione. Le azioni di depopolamento dei maiali bradi ancora presenti continueranno quindi nelle prossime settimane e mesi, mentre la definitiva eradicazione della PSA è prevista nel 2019/2020».

Nella presentazione del rapporto, sul piano più prettamente tecnico-scientifico, sono intervenuti il responsabile dell’UdP e direttore generale della Presidenza della Regione, Alessandro De Martini, il direttore generale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS), Alberto Laddomada, e il Coordinatore unico per la lotta alla PSA dell’ATS, Franco Sgarangella. Proprio Sgarangella ha rappresentato l’UdP, ieri a Bruxelles, alla riunione tecnica con una delegazione della Sanità animale della Commissione europea, a cui ha partecipato anche il ministero della Salute, in cui sono stati illustrati i notevoli progressi raggiunti dalla Regione Sardegna nell’eradicazione della PSA.

«L’eradicazione della Peste suina, che ha tenuto i nostri territori in ostaggio per quarant’anni, era un obiettivo di legislatura – ha detto il presidente Pigliaru -. Aver affrontato questa battaglia complicata in modo così articolato, con capacità, determinazione, coraggio, arrivando a un risultato tanto positivo, è uno dei grandi successi della nostra azione di governo. Ci sono ancora passaggi da fare, naturalmente, ma vuol dire che abbiamo consolidato la lotta, coinvolto i territori, cambiato il clima e la prospettiva non solo in Sardegna ma anche a Bruxelles, da dove oggi finalmente arriva una apertura importantissima. Vuol dire che abbiamo fatto quello che nessuno aveva fatto prima, che siamo a un passo dalla vittoria definitiva, storica. È un caso di successo basato su punti chiari: abbiamo modificato i livelli di responsabilità – ha spiegato – sollevando i Sindaci dalla difficoltà della gestione diretta del problema e nello stesso tempo abbiamo individuato e seguito un modello scientifico che ha già funzionato in Estremadura cambiando l’economia di un’intera regione. Ancora, abbiamo facilitato in tutti i modi possibili l’uscita dall’illegalità. Siamo riusciti a fare tutto questo attraverso la formula di governance dell’Unità di Progetto, che si è rivelata vincente anche per il programma Iscol@. La storia di questa battaglia è la storia di un lavoro di squadra che ha coinvolto e messo insieme moltissime persone, cittadini, professionisti, amministratori, istituzioni di ogni livello – ha concluso Francesco Pigliaru -, che ha ringraziato quanti hanno lavorato per raggiungere il risultato. Nella considerazione dell’Europa stiamo passando dall’essere gli ultimi della classe a diventare un modello per gli altri, è un successo che appartiene a tutta la Sardegna e di cui andiamo orgogliosi».

«Il risultato di oggi è il coronamento di quanto messo in campo dal Sistema Regione, con impegno e determinazione, in questi ultimi 5 anni. Nel 2014 il ministero della Salute voleva commissariare la Sardegna in conseguenza della disastrosa situazione venutasi a determinare a seguito dell’esplosione di focolai nel biennio 2012-2013. Da lì è partita la scelta della Giunta di fare delle battaglia contro la PSA un impegno di legislatura». Così Alessandro De Martini che ha aggiunto: «Il 2014 non era l’anno zero, ma eravamo al 36esimo anno di presenza della malattia in Sardegna. Siamo quindi partiti dall’analisi degli errori del passato per costruire un piano d’intervento che avesse un approccio innovativo. Per fare questo abbiamo, con umiltà, cercato l’aiuto dei maggiori esperti sul campo; li abbiamo trovati in Sardegna e all’estero e con loro abbiamo elaborato la strategia d’intervento e pianificato le attività di questi anni. La questione della PSA in Sardegna – ha proseguito il responsabile dell’Unità di Progetto – coinvolge diversi temi e, tra questi, l’uso delle terre civiche e la gestione dei controlli che spettano alle amministrazioni locali in tema sanitario. E proprio avendo cura delle inevitabili difficoltà degli amministratori locali, abbiamo lavorato affinché il Consiglio regionale votasse la legge 34 del 2014 che ha permesso, tra l’altro, di sollevare i sindaci da responsabilità legate al tema degli abbattimenti, allontanando il più possibile dai Comuni la gestione di questi momenti di crisi. In ogni abbattimento, di animali non registrati e di cui fosse ignota la proprietà, i sindaci sono stati sempre informati a operazione in corso e mai prima». A questo si aggiunga che è stato avviato un confronto aperto con tutti gli attori coinvolti nella problematica: amministratori locali, allevatori e loro rappresentanze, cacciatori e loro associazioni e con tutti è stata intrapresa una forte collaborazione che ha contribuito grandemente al raggiungimento del risultato di oggi. 

Nel fare un bilancio dell’incontro di ieri a Bruxelles, Alessandro De Martini ha spiegato che ormai ci sono tutte le condizioni per la regionalizzazione del tema PSA in Sardegna, ovvero suddividere l’Isola in zone infette e indenni, così da permettere a queste ultime di riprendere la commercializzazione delle carni e dei suoi derivati fuori regione. I tempi attesi per la riapertura dell’export sono di circa 6 mesi.

Il responsabile dell’Unità di Progetto ha inoltre ricordato che, proprio per le limitazioni dovute alla PSA che impediscono il trasporto fuori dall’Isola degli scarti di macellazione e lavorazione delle carni suine, il presidente della Regione ha dovuto adottare delle ordinanze contingibili e urgenti per consentire la prosecuzione delle macellazioni e delle lavorazioni. Però ha sottolineato anche che il prossimo 2 marzo scade, improrogabilmente l’ultima ordinanza (la quarta dal 2016) che il Presidente della Regione può emettere. A questo punto, considerato che le strutture in grado di trattare questa tipologia di scarti presenti in Sardegna non sono assolutamente sufficienti, è necessario che il ministero della Salute autorizzi il trattamento degli scarti di macellazione negli impianti del territorio nazionale. Sino ad oggi il Ministero della Salute, a fronte di specifiche richieste della Regione, ha sempre negato questa autorizzazione ma, in considerazione dei risultati ottenuti, diventerebbe difficilmente comprensibile un ulteriore diniego. 

«Oggi – ha osservato Alberto Laddomada – siamo riusciti ad eliminare buona parte dei suini bradi presenti in Sardegna. E l’impatto di questa misura è stato una forte riduzione della presenza del virus nei cinghiali selvatici, che stiamo osservando in particolare sui campioni raccolti durante la stagione venatoria ancora in corso. Inoltre, si è molto ridotta anche la proporzione di cinghiali con anticorpi, che negli animali giovani – sotto i 18 mesi di età – è al di sotto dell’1%, ulteriore dato che suggerisce che la malattia è in via di estinzione tra i selvatici. Infine, è da più di quattro mesi che non si verifica nessun focolaio di malattia nei suini domestici. Se nei prossimi mesi – ha concluso il direttore generale dell’IZS – riusciremo a eliminare gli ultimi animali bradi, potremmo pervenire alla eradicazione della malattia già nel corso di quest’anno, o al più tardi nei primi mesi del 2020.»

«In questi anni – ha detto Franco Sgarangella – noi veterinari abbiamo chiesto molti sacrifici agli allevatori con cui abbiamo lavorato costantemente e fattivamente per accompagnare le aziende su percorsi rispettosi delle norme igienico sanitarie e di biosicurezza. Lo stesso abbiamo fatto con i cacciatori nella raccolta dei campioni dai cinghiali abbattuti. Dall’incontro di ieri a Bruxelles è emersa una importante apertura della Commissione UE relativamente all’export dei prodotti suini sardi.»

Le misure di controllo della PSA si focalizzano sulle tre popolazioni di suini della Sardegna: circa 178mila capi domestici allevati in 14034 aziende; circa 90mila cinghiali presenti nell’Isola; qualche centinaio di maiali bradi illegali ancora presenti nei territori, spesso più inaccessibili, di 7/8 Comuni tra Barbagia ed Ogliastra.

Le novità più incoraggianti, e che fanno ben sperare in una prossima eradicazione della PSA, giungono dai dati elaborati sulle analisi di laboratorio effettuate nei campioni prelevati dai cinghiali selvatici dove è stata riscontrata una notevole regressione del virus (che indica infezione recente) di oltre il 95% rispetto al passato. Si è passati infatti da una presenza del virus nell’1,69% dei cinghiali analizzati nel triennio 2012-15 allo 0,67% nel 2015-2018 e allo 0,08 registrato tra il 2018-2019. In parallelo, è diminuita anche la presenza di cinghiali trovati positivi agli anticorpi contro la PSA: dal 2012 ad oggi, si è scesi dall’8,5%, poi al 4,9% e, infine, all’1,87% della stagione venatoria in corso. Grazie alla collaborazione dei cacciatori, il numero dei campioni analizzati è cresciuto di anno in anno, attestandosi ultimamente sui 12mila campioni, e questo consente di avere un quadro sempre più preciso della situazione.

Sono sostanzialmente tre le azioni che hanno alimentato il trend positivo: l’avvio, nella primavera del 2015, del nuovo programma di eradicazione da parte dell’UdP, l’intensificazione dei controlli veterinari (secondo semestre 2017) da parte dell’ATS anche grazie alla creazione dei GIV (Gruppo di intervento veterinario) e dal dicembre 2017 il depopolamento massivo dei maiali bradi e irregolari.

Dal 2015 a oggi sono stati abbattuti 3.892 maiali bradi: 478 nel 2015-2016, 616 nel 2017, 2652 nel 2018 e 146 nel 2019. Il pascolo brado, vietato da quarant’anni, non è mai stato contrastato adeguatamente come in quest’ultimo triennio. Quasi 500 maiali bradi sono stati abbattuti nel 2016, dopo una prima finestra di regolarizzazione/emersione degli allevamenti illegali. L’attività di depopolamento è stata rivista e rafforzata nel 2017 dopo una seconda finestra. Quasi 3.500 capi bradi abbattuti tra il dicembre 2017 e metà gennaio 2019 (oltre il 90% in Barbagia e Ogliastra). I test di laboratorio hanno confermato in modo inequivocabile che i maiali bradi sono la prima fonte e serbatoio di virus, con positività del 70% in alcuni territori. Oltre 200 suini, inoltre, sono stati abbattuti in aziende registrate, ma con gravi irregolarità. Le “finestre” di regolarizzazione hanno comunque consentito la emersione di circa 500 allevamenti, ora registrati e regolarmente sottoposti ai controlli veterinari previsti dalle norme.

Se nel triennio 2012-2014 i focolai registrati nelle aziende erano stati 223, con un picco di 109 nel 2013, nel triennio 2015-2017 si è scesi a 56, mentre nel 2018 ci si è fermati a 5.

Tra il 2015 e il 2018, con il dato ancora in aggiornamento sull’ultima annualità, sono stati effettuati un totale di circa 200mila controlli nelle aziende e lungo la filiera suinicola, con un costante aumento delle attività nel corso degli anni.

La riunione del Comitato Veterinario Permanente, tenuta ieri a Bruxelles, aveva all’ordine del giorno la situazione epidemiologica della Sardegna sulla presenza della PSA. Il quadro è stato presentato dal rappresentante della Regione Sardegna e dell’Unità di Progetto, Franco Sgarangella, e dal direttore generale del ministero della Salute, Silvio Borrello. Il direttore ha illustrato i dati elaborati dalla Regione che evidenziano un marcato miglioramento, in questi ultimi anni, della situazione epidemiologica sia negli allevamenti domestici sia nei cinghiali, con il contrasto al pascolo brado illegale ormai limitato ad alcune zone della Sardegna Centrale dove, nel 2018, si sono verificati 5 focolai nel domestico.

Tutti i rappresentanti della Commissione europea hanno sottolineato e apprezzato il grande lavoro fatto dalla Regione Sardegna e da tutte le amministrazioni coinvolte in collaborazione con il Ministero. I responsabili della Commissione Europea hanno incoraggiato il Ministero e la Regione ad andare avanti sulla strada intrapresa aprendo alla prossima “regionalizzazione” della Sardegna e quindi alla possibilità di riavviare l’export. Le buone pratiche utilizzate in Sardegna sono state sottolineate dai Commissari europei e da diversi Paesi membri che si sono complimentati per il lavoro svolto.

Dalle esperienze maturate tra il 1978 e il 2014 la Giunta Pigliaru ha valutato punti di forza e di debolezza nei diversi piani di eradicazione messi in campo dalla Regione in questi decenni. Il passaggio principale che ha determinato un cambio di rotta rispetto al passato è la nascita dell’Unità di Progetto (UdP) per l’eradicazione della PSA in Sardegna. L’UdP, vera novità sul piano organizzativo, per la prima volta ha messo in stretto collegamento tutti i soggetti istituzionali, e non solo, coinvolti nella lotta al virus. Un coordinamento che ha permesso di attivare un lavoro di squadra mai visto sul piano legislativo e quindi operativo nelle diverse azioni intraprese per debellare la malattia. L’UdP ha una organizzazione piramidale dove sono chiari: responsabilità, compiti e obiettivi. E dove l’informazione e il dialogo non impediscono un processo decisionale rapido ed efficace. Proprio l’approvazione della legge 34 del 2014, licenziata dal Consiglio Regionale, ha permesso per la prima volta di sollevare i sindaci, troppo esposti, dalle attività di abbattimento degli animali irregolari.

L’UdP ha coordinato le azioni degli Assessorati di Sanità, Agricoltura e difesa dell’Ambiente, dell’Azienda Tutela della Salute (ATS), dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS), del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale, delle Agenzie regionali Forestas e Laore Sardegna. Ha poi collaborato con le istituzioni governative e dell’Unione europea, con le Prefetture e le forze di polizia nazionale, con le comunità locali e con i sindaci, con Università e Centri di ricerca nazionali ed esteri, con allevatori e trasformatori e le loro rappresentanze di categoria, con i cacciatori e le associazioni venatorie. Proprio attraverso la straordinaria collaborazione delle compagnie di caccia si è riusciti a monitorare costantemente la presenza della PSA nei cinghiali selvatici. L’Unità di Progetto ha inoltre promosso campagne informative e corsi di formazione per i cittadini e i diversi portatori di interesse.

Novità importanti, che hanno contribuito a migliorare notevolmente le attività di contrasto alla PSA, sono arrivate attraverso la riorganizzazione dei servizi veterinari che ha permesso un particolare rafforzamento dei controlli lungo tutta la filiera suina: allevamenti, macelli, punti di trasformazione e vendita, ristoranti, agriturismo, porti e aeroporti. I servizi veterinari sono stati infatti inseriti nell’ATS, mentre l’eradicazione della PSA è stato uno degli obiettivi fondamentali assegnato al direttore generale ATS, Fulvio Moirano, da parte della Giunta. Altro impulso positivo è arrivato con la nomina del Coordinatore unico per la lotta alla PSA all’interno dell’ATS, Franco Sgarangella. Ha inoltre contribuito alla buona riuscita delle attività la rotazione dei veterinari ufficiali, la creazione di 12 team addizionali (veterinario + agente tecnico), in forza all’UdP e seguiti dal Coordinatore unico, il piano interno dell’ATS per verificare l’efficacia dei controlli e la riorganizzazione dell’ufficio sanzioni.

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Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha risposto al presidente Francesco Pigliaru che, lo scorso 16 ottobre, aveva chiesto l’impegno del ministro della Salute nei confronti della Commissione europea in materia di peste suina africana.

DI seguito il testo della lettera del presidente della Regione.

Illustre Ministra,

innanzitutto desidero ringraziarLa per l’attenzione dimostrata fin dai primi giorni del suo insediamento rispetto alla problematica della peste suina africana (PSA) in Sardegna e per le azioni intraprese da Lei e dai suoi collaboratori nei confronti del Commissario Andriukaitis e dei servizi della Commissione europea in supporto di quanto messo in atto dalla Regione Sardegna e dalla Unità di Progetto per pervenire alla eradicazione della malattia.

Tali azioni sono continuate nel corso degli ultimi mesi, con una serie di capillari interventi di controllo lungo tutta la filiera suinicola ed in particolare nelle aziende zootecniche, nelle attività di ristorazione, nei porti e negli aeroporti, con esiti complessivamente favorevoli. Si è continuata anche la attività di regolarizzazione di aziende non registrate, attività comunque ormai terminata così come convenuto in sede di Unità di Progetto con il rappresentante del Ministero della Salute, Direttore generale Silvio Borrello.

La situazione epidemiologica in Sardegna rimane complessivamente favorevole, con la malattia confinata nelle aree della Barbagia e dell’Ogliastra, dove si sono verificati negli ultimi mesi alcuni sporadici focolai di malattia, peraltro eradicati rapidamente e con grande determinazione.

Le attività di depopolamento dei suini bradi – principale fonte di malattia – e di repressione della illegalità sono già riprese dopo un rallentamento nel periodo estivo in cui molte forze regionali essenziali per la lotta alla PSA sono state impegnate nella campagna antincendio. Anche nei cinghiali selvatici la situazione sembra evolvere nella direzione auspicata di un graduale esaurimento della malattia, evoluzione che sarà comunque accuratamente verificata nel corso della prossima stagione venatoria, alla quale ci si sta adeguatamente preparando.

Il Consiglio Regionale ha recentemente adottato la Legge Regionale 2 agosto 2018, n. 28 “Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda”, dalla quale mi attendo un ulteriore impulso verso la professionalizzazione del settore e la eradicazione della PSA.

La Regione Sardegna, quindi, sta continuando con grande determinazione il grande sforzo profuso negli ultimi anni per arrivare al risultato da tutti auspicato, e i risultati confermano la qualità degli interventi fatti.

Tuttavia, non si sono ancora concretizzati da parte dei servizi della Commissione quelle azioni, ed in particolare la attuazione di una missione ispettiva in Sardegna, sulle quali lo stesso Commissario Andriukaitis aveva preso precisi impegni.

La condizioni che tuttora si applicano al commercio di suini e dei loro prodotti provenienti dalla Sardegna, in attuazione della Decisione di esecuzione della Commissione 709/2014/UE sono sempre più chiaramente sproporzionate al rischio PSA causato dalla migliorata situazione epidemiologica e di controllo della filiera suinicola.

Questa sproporzione ormai appare sempre più chiaramente discriminatoria nei confronti della Sardegna e dell’Italia, se la si paragona alle misure molto più blande che la Commissione applica nei confronti degli altri Stati Membri della UE in cui la PSA è presente e nei quali continua a diffondersi in modo estremamente preoccupante, come ad esempio dimostrato la scorsa estate in Romania, Polonia e Lituania, tutti paesi in cui si è verificato un numero di focolai di malattia molto più elevato rispetto alla Sardegna.

In tali circostanze, le chiedo un ulteriore impegno affinché entro il prossimo mese di novembre abbia luogo la missione ispettiva della Commissione in Sardegna, che non potrà che fotografare i progressi fatti e dai cui esiti mi attendo pertanto una rapida modifica della Decisione 709/2014/UE nella direzione richiesta.

Qualora, a fronte dei dati oggettivi di cui disponiamo, dovesse permanere un atteggiamento punitivo nei confronti della Sardegna e dell’Italia, non potremo rimanere inerti e, pertanto, Le chiedo, fin da ora, di assumere l’impegno di adire le vie legali nei confronti della Commissione stessa, che sta venendo meno ai principi sanciti nei Trattati dell’Unione Europea di proporzionalità e di pari trattamento tra Stati Membri.

Sono certo vorrà condividere le ragioni che animano questa mia richiesta e mi rendo disponibile a supportare, nelle forme che si riterranno più opportune, le azioni che intenderà assumere a tutela dei diritti della Sardegna.

Con stima

Francesco Pigliaru

Di seguito, la risposta del ministro della Salute Giulia Grillo.

Gentile presidente,

in relazione alla Sua nota del 16 ottobre u.s., desidero confermare ancora una volta il mio personale impegno, e quello dei miei Uffici, volto a sostenere gli sforzi che la Regione Sardegna sta compiendo nella lotta alla PSA, per superare le criticità, ancora irrisolte, nel settore suinicolo sardo e dell’industria di trasformazione ad esso collegata.

Al riguardo, nel condividere la posizione da Lei espressa, Le rappresento che più volte il mio Dicastero ha espresso con forza alla Commissione europea l’esigenza di un approccio scevro da pregiudizi e non discriminatorio nei confronti della Sardegna: invito che, lo scorso mese di settembre, è stato rivolto anche dal Sottosegretario, on.le Maurizio Fugatti, e dal Direttore generale, dott. Silvio Borrello, ai vertici della DG Sante e allo stesso Commissario Andriukaitis.

Desidero sottolineare, inoltre, che in occasione del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura, tenutosi lo scorso 15 ottobre, il mio collega, on.le Centinaio, ha posto in evidenza che la Sardegna è tuttora penalizzata rispetto ad altri Paesi membri colpiti dall’emergenza PSA, come unica Regione in cui la malattia è considerata endemica, ai sensi della decisione di esecuzione della Commissione 2014/709/UE del 9 ottobre 2014.

Da ultimo, nel corso della riunione del 17 ottobre u.s. del Comitato Permanente – SCOPAFF, la delegazione italiana ha chiesto formalmente che sia prevista, a breve, una revisione dei criteri di regionalizzazione applicati alla Sardegna, sulla base di una valutazione del rischio aggiornata all’evoluzione della situazione epidemiologica.

A tal fine, la nostra Rappresentanza permanente a Bruxelles presso la Commissione, a margine della predetta riunione, ha altresì sollecitato i funzionari della DG Sante a fornire un riscontro alle richieste, più volte reiterate, affinché abbia luogo la visita ispettiva da parte dei servizi della Commissione in Sardegna, e vengano comunicati gli esiti della valutazione del Piano di eradicazione 2018/2019, inviato lo scorso luglio.

Ciò premesso, gentile Presidente, non va tuttavia trascurato che le attività di eradicazione della malattia devono proseguire nella giusta direzione già intrapresa; auspico, infatti, che partendo dagli ottimi risultati conseguiti, vengano intensificate, in particolare, le attività di controllo per le verifiche delle anagrafi suinicole e dell’applicazione delle misure di biosicurezza, nonché l’attività di vigilanza del territorio per l’eliminazione dei suini bradi.

Nell’assicurare la prosecuzione di un dialogo costruttivo con la Commissione europea, per sviluppare ogni iniziativa utile per contribuire alla revisione della decisione di esecuzione 2014/709/UE, Le invio i mie più cordiali saluti.

Giulia Grillo

«Esprimo soddisfazione per il sostegno all’azione della Regione Sardegna e per la disponibilità a collaborare manifestata dalla ministra Grillo». Così il presidente Francesco Pigliaru, che ha aggiunto: «Sappiamo di essere sulla strada giusta nell’eradicazione di una malattia che per troppi anni ha tenuto in ostaggio un comparto e un’intera Isola. Oggi abbiamo raggiunto risultati importanti che, in sinergia con le istituzioni nazionali e quindi europee, potrebbero permettere alla Sardegna di liberarsi da questo embargo così fortemente dannoso. Sconfiggere la PSA porterebbe a uno sviluppo nuovo dell’intero settore suinicolo, e per le zone interne potrebbe essere uno dei migliori antidoti allo spopolamento».

 

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Bruxelles,-Pigliaru-incontra-il-commissario-europeo-Andriukaitis

«Un passaggio fondamentale per dire all’Europa che la Sardegna, dopo 40 anni, ha finalmente deciso di affrontare una volta per tutte la piaga della Peste suina africana, e lo ha fatto con coraggio, impegno, determinazione, professionalità, raggiungendo obiettivi importanti. E i numeri che attestano questi risultati, che ci confermano che siamo davvero vicini a vincere questa battaglia, sono ora sul tavolo della Commissione.»

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, si è espresso così dopo l’incontro avuto questo pomeriggio a Bruxelles, con il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, Vytenis Povilas Andriukaitis. Alla riunione hanno partecipato il direttore generale del Ministero della Salute, Silvio Borrello, il direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, Alberto Laddomada, e, per la Rappresentanza permanente del Governo italiano a Bruxelles, la coordinatrice del settore Sanità, Giuliana Del Papa, e il referente per la Sanità animale, Ghebremedhin Ghebreigzabiher. «Insieme ai dati abbiamo illustrato il senso della sfida, gli strumenti messi in campo per combattere tanto la piaga quanto l’illegalità diffusa che è alla base del suo propagarsi – sottolinea il Presidente -, così la stretta collaborazione portata avanti con il ministero della Salute e il ministero dell’Interno, che ci hanno accompagnato lungo tutto il percorso. Da parte del commissario Andriukaitis, che ha sottolineato la preoccupazione per l’ampia diffusione che la malattia sta avendo ai confini dell’est Europa, abbiamo trovato molta attenzione per quanto stiamo facendo in Sardegna, per gli sforzi fatti, i risultati raggiunti, ma anche per il valore delle nostre azioni come buona pratica. Vogliamo essere pronti ad affrontare la svolta positiva che si potrà raggiungere presto con l’eradicazione definitiva, e stiamo mettendo ogni tassello al posto giusto per avere la Commissione al nostro fianco e per questo abbiamo chiesto la visita di una delegazione, in tempi ragionevolmente brevi, per vedere da vicino il nostro lavoro sul campo. È una partita cruciale per lo sviluppo soprattutto delle zone interne: vederci riconosciuto questo grande lavoro è importante anche perché abbiamo sempre saputo di dover ricostruire una credibilità, nel confronto istituzionale nazionale e internazionale, danneggiata da decenni di inazione. Siamo affidabili e lo stiamo dimostrando. Usciamo da questa riunione con una determinazione ancora più forte di prima – conclude Francesco Pigliaru – perché mentre la peste suina purtroppo si diffonde in territori lontanissimi dalla Sardegna, noi possiamo e dobbiamo liberarcene il prima possibile, per uscire definitivamente dalle aree considerate un rischio per l’intera Unione.»

«Dal punto di vista tecnico, abbiamo mostrato al Commissario Andriukaitis come, attraverso la nostra strategia, siamo riusciti ad intaccare il vero nucleo della malattia – spiega Alberto Laddomada -. Le azioni di depopolamento, articolate secondo piani precisi per il contrasto del brado e portate avanti tenendo aperto un dialogo costante con i territori, gli allevatori e i cacciatori, sono state e sono passaggi essenziali per arrivare all’eradicazione definitiva. L’assistenza tecnica costante e il sostegno economico garantito a chi si mette in regola e sceglie la legalità fa il resto. L’obiettivo è raggiungere una produzione virtuosa – conclude Alberto Laddomada -, e abbiamo agito per creare, sempre di più, le condizioni.»

«Abbiamo lavorato duramente tre anni prima di poter portare all’attenzione della Commissione europea numeri tali da essere presi in considerazione e che finalmente ci fanno ben sperare – aggiunge da Cagliari Alessandro De Martini, responsabile dell’Unita di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana in Sardegna, che fa capo alla Presidenza della Regione -. Come ribadiamo costantemente, questa è una battaglia culturale e di legalità. Al confronto con tutti gli attori coinvolti, dalle amministrazioni locali agli allevatori regolari sino alle associazioni di categoria, abbiamo aggiunto azioni e informazioni mirate per condurre dentro le regole chi ne stava fuori. I cittadini hanno capito e sono i nostri migliori alleati: la soluzione di questo problema, che per troppo tempo è sembrata impossibile, è ora a portata di mano – conclude Alessandro De Martini – e significa produzione, sviluppo, benessere.»

Di seguito l’aggiornamento delle informazioni diffuse lo scorso 11 aprile nel corso del quarto seminario GARA (Global African Swine Fever Research Alliance), che ha portato a Cagliari i maggiori esperti mondiali di PSA.

I dati PSA che emergono dagli studi elaborati dall’Istituto zooprofilattico sperimentale dicono che dal triennio 2012-2014 al 2015-2017 il numero dei focolai di Peste suina africana (PSA) nei maiali domestici si è ridotto del 75%, mentre la presenza della malattia nei cinghiali ha avuto un calo di circa il 64%. Se invece si dovesse fare il paragone con gli ultimi 10 mesi (agosto 2017 – maggio 2018), la riduzione dei focolai nel domestico oltrepassa il 90%.

Veterinari.

Sono circa 300 i veterinari che operano in tutta la Regione: garantiscono la Salute animale da un lato e la sicurezza alimentare della filiera dall’altro con controlli effettuati nelle circa 15mila aziende suinicole sarde.

Focolai nei suini domestici.

Nel periodo 2012-2014 si erano verificati 223 focolai, con una media di oltre 74 per anno e circa 6 al mese; nel triennio successivo, 2015-2017, ci sono stati invece 56 focolai con una media di 19 per anno e di circa 1,5 al mese. Il calo dei focolai è stato ancora più accentuato ed eclatante negli ultimi 10 mesi (agosto 2017 – maggio 2018) dove si sono verificati solo 3 focolai in 3 Comuni. Per quanto riguarda i due focolai di Aritzo (gennaio 2018) e Fonni (febbraio 2018), i controlli nelle zone di protezione e sorveglianza, così come previsti dalle norme, sono stati ultimati e non è stato trovato alcun riscontro di PSA negli allevamenti registrati. In queste zone di protezione e sorveglianza ricadevano territori di numerosi Comuni già categorizzati come ad alto ed altissimo rischio per PSA ed è confortante avere conferma che la situazione sia ora sotto controllo.

La malattia nel selvatico.

La situazione nel cinghiale è in chiaro miglioramento, come indicato dal trend di sieroprevalenza nell’attuale zone infetta (circa 10mila Kmq su un totale di 24mila Kmq dell’intera Isola). A partire dalla stagione venatoria 2012/2103 fino alla stagione 2017/2018, i valori sono stati i seguenti: 10,44%, 7,84, 7,37, 6,76, 4,70, e infine 3,80% in quest’ultima campagna di caccia. Tali dati registrano un calo progressivo della sieroprevalenza (indicatore importantissimo della avvenuta circolazione virale tra i cinghiali nei mesi/anni precedenti alla caccia). I numeri elaborati dall’IZS sono frutto dei test effettuati sui campioni prelevati dai cacciatori nei cinghiali abbattuti. L’affidabilità di questi dati è andata consolidandosi grazie a una crescente collaborazione con il mondo venatorio che in questi anni ha visto aumentare i campioni sottoposti a controllo da circa 3.200 a oltre 5.200 (+62%) a stagione. Il quadro inequivocabile emerso dalla situazione nei cinghiali conferma quanto gli studiosi dell’UdP vanno sostenendo da tempo: «In linea generale, a un miglioramento della situazione nei domestici corrisponde o fa seguito anche un miglioramento nel selvatico».

I maiali allo stato brado.

A fronte di una popolazione, stimata a inizio dicembre 2017, di circa 3-5mila capi bradi presenti fra Nuorese e Ogliastra, negli ultimi 6 mesi sono stati abbattuti 2334 animali al pascolo non confinato illegale. I Comuni dove si è intervenuti sono: Arzana, Baunei, Desulo, Nuoro, Orgosolo, Talana, Urzulei, Villagrande Strisaili, Aritzo, Sant’Andrea Frius, Ovodda, Irgoli, Loculi e Orosei. I controlli sierologici e virologici indicano che la PSA era perfettamente endemica nei territori di Orgosolo, mentre altrove la situazione era più variegata suggerendo, certamente, l’altissimo rischio di questa pratica di allevamento, ma non necessariamente la sua endemicità in ognuno dei gruppi di maiali e territori in cui gli abbattimenti sono stati effettuati. L’endemicità della PSA ad Orgosolo è presumibilmente dovuta all’alto numero e alla densità dei capi bradi tenuti in quel territorio comunale e alla conseguente elevata probabilità di contatti tra i diversi branchi di maiali, che assicuravano una continua circolazione del virus. Nella sola Orgosolo, fra dicembre 2017 e maggio 2018, sono stati abbattuti 1083 capi. In contemporanea e per evitare le azioni di depopolamento, molti detentori di maiali illegali, in buona parte dei Comuni interessati dagli abbattimenti, hanno macellato clandestinamente i loro animali immettendoli nel mercato abusivo. L’avvistamento dei suini bradi è ora molto più sporadico, rendendo di conseguenza meno facile la stima dei capi rimasti che, a oggi, si ipotizza si siano ridotti a non più del 10-20% rispetto a inizio dicembre 2017. In ogni caso, è sicuro che il numero e la densità sono molto inferiori rispetto al passato e già questo depone a favore di un diminuito rischio di circolazione virale.

La presenza del virus.

La tendenza, chiaramente positiva, degli ultimi tre anni e quella, ancor più marcata, degli ultimi mesi, indica complessivamente una rarefazione della circolazione virale sia negli allevamenti registrati che nel cinghiale e lascia ben sperare sulla possibilità di eradicazione definitiva della malattia dalla Sardegna anche a seguito del forte e ulteriore impatto positivo che ci si attende come conseguenza al contrasto del pascolo brado, che continuerà anche nei prossimi mesi.

Fattori che hanno migliorato la situazione epidemiologica.

A determinare il trend positivo dei dati sull’arretramento della PSA, oltre al contrasto del brado, hanno contribuito indubbiamente le attività di controllo sugli allevamenti e sulla caccia, sia in termini quantitativi che qualitativi. Il miglioramento della situazione epidemiologica complessiva è infatti correlato a un miglioramento dell’attuazione delle attività da parte dei servizi veterinari (potenziati a giugno 2017 con il Gruppo di Intervento Veterinario e ora coordinati centralmente dall’Azienda Tutela della Salute, che ha competenza sull’intero territorio regionale) e dei cacciatori rispetto alle norme e al programma di eradicazione. Altro elemento che ha contribuito notevolmente a ridurre la presenza della PSA riguarda la formazione e l’informazione di allevatori e cacciatori, promossa nei territori dall’UdP, sulle buone pratiche dell’allevamento regolare e sui numerosi vantaggi economici e occupazionali che, soprattutto nelle zone interne della Sardegna, si potrebbero avere una volta sconfitta la malattia. In ultimo, un fattore esterno che potrebbe aver contribuito ai risultati illustrati nel corso del seminario è quello legato alla lunga e calda stagione estiva del 2017, che avrebbe favorito la inattivazione del virus nel ambiente, con il conseguente minor rischio di focolai nei domestici. La siccità e la mancanza quindi di cibo per molti mesi hanno causato una diminuzione della densità dei cinghiali, specie più giovani. La inattivazione del virus nell’ambiente e la diminuzione della densità dei capi selvatici hanno probabilmente reso più difficile la circolazione del virus tra i cinghiali e i maiali.

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L’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana in Sardegna si è riunita sabato a Cagliari alla presenza del presidente Francesco Pigliaru e dell’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria. Tutte le componenti dell’UdP, compresa la rappresentanza del ministero della Salute, hanno fatto il punto sul piano di eradicazione e sullo stato della malattia nei diversi territori dell’Isola.

Il presidente Pigliaru ha ricordato, ringraziando le donne e gli uomini impegnati ogni giorno sul campo, l’enorme sforzo che sta facendo la Regione per vincere questa battaglia di civiltà che ha un enorme valore economico e simbolico. Un impegno annunciato già dai primi giorni della legislatura e che, nonostante alcuni momenti difficili, sta iniziando a dare dei risultati anche sul piano culturale, dove la mentalità sta pian piano cambiando facendo intravedere la possibilità di un futuro di nuovo sviluppo economico, soprattutto per le aree interne della Sardegna. Francesco Pigliaru ha spiegato inoltre che la Regione si sta impegnando a tutto campo coinvolgendo i soggetti, compreso il governo nazionale, che a vario titolo possono garantire un sostegno per l’eradicazione della malattia. Uno degli ultimi passaggi c’è stato proprio la settimana scorsa a Nuoro, quando il presidente Pigliaru ne ha parlato direttamente con il ministro dell’Interno, Marco Minniti.

L’impegno messo in campo dalla Regione Sardegna nella lotta alla PSA è stato apprezzato e riconosciuto dalla componente ministeriale dell’UdP guidata dal direttore generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del ministero della Salute, Silvio Borrello. Il team giunto da Roma ha evidenziato il forte sostegno politico impresso dalla Giunta Pigliaru nella lotta alla malattia, invitando tutti a proseguire con il piano di eradicazione.

Se nel 2013, stagione in cui vi fu l’ultima grande ondata di PSA fra i suini domestici, si erano contatti in Sardegna 109 focolai nel 2017 si è scesi a 17, mentre quest’anno si è registrato un focolaio ad Aritzo. Dei 17 casi segnalati la scorsa stagione ben 12 si erano verificati nella vecchia provincia di Nuoro, 2 in Ogliastra, 2 a Cagliari e 1 nella provincia di Olbia-Tempio. A seguito delle attività intraprese a partire dal 2015, con le campagne di regolarizzazione ed emersione dall’illegale per gli allevatori e con i depopolamenti dei suini al pascolo brado non censiti, la situazione epidemiologica della PSA è sensibilmente migliorata sia negli allevamenti suini domestici e sia nei cinghiali.

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La Sardegna avrà il suo primo Posto di Ispezione Frontaliero (Pif) per i controlli sulle carni provenienti dai Paesi fuori dall’Ue. La comunicazione è arrivata dal ministero della Salute, con una nota del Direttore generale, Silvio Borrello, nella quale si conferma «l’esito favorevole dell’audit condotto dal Food Veterinary Office della Commissione europea (FVO)».

Il Pif, con sede al porto di Cagliari, avrà valenza regionale e si occuperà dei controlli sull’importazione di prodotti di origine animale destinati al consumo da parte dell’uomo e dei prodotti di origine animale non destinati a consumo umano, imballati e non. Il Posto di ispezione di Cagliari fa parte della rete italiana e comunitaria, a garanzia della sicurezza alimentare e delle produzioni zootecniche, in particolare di quelle della nostra Regione.

«E’ un risultato importantissimo – spiega l’assessore della Sanità, Luigi Arru – atteso da anni dalla Regione e dalle associazioni degli allevatori. Il Punto frontaliero sarà utile per proseguire nell’azione di verifica e tracciabilità dei prodotti che arrivano sulle tavole dei sardi e nella difesa delle produzioni locali.»

 

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Copagri Sardegna saluta con favore la decisione del ministero della Salute alla libera vendita del porchetto precotto. Oggi a Milano, all’Expo, il direttore ministeriale della Salute animale, Silvio Borrello, ha annunciato che il maialetto sardo termizzato potrà essere liberamente commercializzato.

«Questa è la risposta ad una rivendicazione avanzata da anni da Copagri Sardegna a fronte di specifici atti comunitari inerenti la materia, è il riconoscimento della pari dignità dei cittadini sardi rispetto agli altri cittadini europei  ha dichiarato Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri -. Non vi era ragione al divieto. Al ministero e alla Regione compete solo il controllo sulla provenienza della materia prima da aziende sane e regolari e il controllo sulla corretta preparazione del prodotto nelle imprese autorizzate.»

Sul punto concorda anche Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri: «Manca il via libera alla commercializzazione dei prodotti stagionati (leggi prosciutti) che alla stagionatura di 190 giorni non presentano più segni di peste suina africana. Non si comprendono le ragioni di questa mancanza –  ha detto Pietro Tandeddu -. L’attenzione maggiore va rivolta alla lotta alla peste suina. In questo quadro non si comprende francamente  perché, nonostante le numerose e continue sollecitazioni, l’assessorato della Sanità non ci abbia fornito, ai fini di una sua larga diffusione,  il calendario delle “finestre  di emersione” stabilito per ogni comune dalle Asl per consentire  la regolarizzazione degli allevamenti  irregolari. Ciò pone seri interrogativi sulla capacità di coordinamento, da parte dell’assessorato, sui servizi veterinari nelle Asl».

Maialetti allo spiedo 2

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Maialetti allo spiedo 2

Il ministero della Salute apre all’esportazione del maialetto sardo di allevamenti certificati. La notizia è arrivata stamane, nel corso della Tavola rotonda organizzata dall’assessorato regionale della Sanità all’Expo di Milano. Sollecitato dall’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, il direttore generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del ministero della Salute, Silvio Borrello, ha espresso apprezzamento per quanto la Regione sta facendo sul fronte dell’eradicazione della peste suina, dopo anni di inerzia. «Certo non si può risolvere il problema in un anno – ha detto -. Ci sono certamente cose che devono essere corrette dal punto di vista organizzativo».

Silvio Borrello ha aggiunto che si potranno far partire le carni suine, provenienti da allevamenti certificati. Concordi i rappresentanti nazionali di Assocarni, che hanno accolto con favore la notizia.

«Ci sono ancora tante cose da migliorare – ha detto l’assessore Arru – ma siamo sulla strada giusta. È indispensabile la collaborazione di tutti, a iniziare da quella tra gli assessorati alla Sanità e all’Agricoltura, e sinergia tra associazioni di allevatori. Facciamo rete, continuiamo a lavorare tutti per lo stesso obiettivo.»

Anche l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, intervenuta alla Tavola rotonda, ha sottolineato l’importanza di lavorare per la qualità alimentare. «Con il Programma di sviluppo rurale, approvato ad agosto – ha detto l’assessore dell’Agricoltura – vogliamo cogliere la sfida della qualità, produrre eccellenze alimentari. Stiamo destinando ingenti risorse al programma in particolare sulla parte che riguarda il benessere animale e la produzione integrata. Immediatamente partiremo con misure che, crediamo, possono contribuire ad avviare la Sardegna verso la risoluzione definitiva della peste suina».

Per Elisabetta Falchi e Luigi Arru, l’apertura all’esportazione delle carni termizzate è un segnale importante è atteso da quelle tante aziende sarde che hanno mantenuto altissimi standard di biosicurezza, esempi virtuosi che ora potranno aprire i mercati.

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«Qualità e sicurezza alimentare dei prodotti tipici della Sardegna: dall’allevamento alla tavola» è il tema della Tavola rotonda, organizzata dall’assessorato regionale della Sanità e in programma domani, 21 ottobre, al Conference Center dell’Expò di Milano, con inizio alle 10.00.
Parteciperanno Silvio Borrello, direttore generale della Sanità Animale e dei Farmaci veterinari del ministero della Salute; l’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi; Davide Calderone, Direttore generale Assica; Roberto Moncalvo, presidente nazionale Coldiretti; Battista Cualbu, presidente Coldiretti Sardegna; Luca Sanna, presidente Confagricoltura Sardegna; Joaquim Goyache, Dipartimento Sanità Animale Università Complutense di Madrid; Eraldo Sanna Passino, direttore del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’università degli Studi di Sassari; Marco Pittau, Dipartimento di Medicina veterinaria Università degli Studi di Sassari; Alberto Laddomada, direttore generale Istituto zooprofilattico della Sardegna; Giuseppe Pulina, direttore generale Ente Foreste Regione Sardegna; Daniela Mulas, direttore Servizio Sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’assessorato regionale della Sanità.