22 November, 2024
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«Quella approvata definitivamente oggi è una legge indispensabile che colma vuoto normativo e che soprattutto consente di avviare azioni di prevenzione e contrasto nei confronti di un fenomeno negativo come il cyberbullismo. Come già accaduto per la legge sulle unioni civili ci eravamo impegnati ad approvarla entro la fine della legislatura. Il fatto di esserci riusciti e di averla portata a casa con un voto unanime ci rende ancora più soddisfatti.»

Lo afferma il senatore del Partito democratico Silvio Lai che commenta così il voto della Camera dei deputati di ieri mattina.

«Voglio prima di tutto ringraziare la collega senatrice Elena Ferrara che ha svolto un lavoro enorme per riuscire a dotare il nostro paese di una normativa adeguata alla lotta al cyberbullismo – aggiunge Silvio Lai -. Un fenomeno che purtroppo è in costante aumento e che necessitava di un intervento legislativo. I diversi passaggi alla Camera ed al Senato hanno portato ad un testo definitivo in linea con le attese iniziali e dunque non possiamo che essere felici di questo risultato. Ritengo sia stato giusto dedicare la giornata di oggi a Carolina Picchio e a tutte le vittime del cyberbullismo. Penso anche a chi ancora oggi è vittima di atti di bullismo per via telematica. Da oggi avremo strumenti e risorse per combattere quella che era diventata una vera e propria emergenza e da questo punto di vista apprezziamo anche le parole della ministra Fedeli – conclude Silvio Lai – sul fatto che il MIUR è già a lavoro per attuare quanto previsto dalla legge.»

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«Le segnalazioni giunte alla commissione antimafia attraverso le audizioni richiedono la massima attenzione e la Giunta regionale deve farle proprie anche attraverso la definizione di un preciso dossier nei confronti del Governo. Dai temi della sicurezza degli amministratori a quello della gestione delle carceri, del sistema 41bis e delle difficoltà del personale penitenziario, sino alle azioni di prevenzione nei confronti delle infiltrazioni per traffico di droga e riciclaggio.»

Così il senatore Silvio Lai (Pd) commenta le notizie riguardanti la missione della commissione antimafia guidata dalla presidente on. Rosi Bindi, nell’isola.

«Sono rassicuranti le dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Cagliari sulla sicurezza del 41bis anche se occorre mantenere alta l’attenzione e valutare nel tempo il possibile rafforzamento della DDA in Sardegna, in ragione della popolazione carceraria – aggiunge il senatore del Partito democratico -. Va invece data risposta alle richieste segnalate dal personale della polizia penitenziaria, sottodimensionato per organico e impegnato in continue traduzioni per motivi sanitari che possono essere evitate non appena applicati i nuovi indirizzi di medicina penitenziaria ora in capo alla Regione, ma che richiedono il supporto attivo e le risorse del dipartimento carceri. Così come va tenuta alta l’attenzione sulle dichiarazioni che riguardano l’utilizzo dell’isola come base per il traffico di stupefacenti e come sede di riciclaggio di denaro grazie alle proprietà immobiliari di territori pregiati sul piano turistico residenziale.»

«Per ultimo sono davvero importanti le dichiarazioni del senatore Stefano Vaccari che ha ricordato come la Sardegna sia tra le prime nella triste graduatoria degli attentati agli amministratori. Le nuove tecnologie per la sicurezza che si vanno diffondendo nelle comunità locali sono importanti ma l’appello va al ministro Marco Minniti perché sia istitutiva in Sardegna una unità dedicata alle investigazioni contro gli attentati ai rappresentanti istituzionali. Si tratta, infatti, di un fenomeno negativo che mina profondamente le basi democratiche della convivenza – conclude Silvio Lai – e rende sempre più difficile trovare cittadini disposti a fare gli amministratori pubblici in moltissimi territori.»

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La prossima settimana una delegazione della commissione parlamentare antimafia guidata dalla presidente Rosy Bindi arriverà in missione in Sardegna per fare il punto sulla situazione della criminalità organizzata nella regione.

Martedì 16 maggio in Prefettura a Cagliari si terranno le audizioni dei prefetti di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano, successivamente sarà ascoltato il procuratore distrettuale del capoluogo. Nel corso della missione, verranno approfondite le tematiche relative alla gestione dei detenuti in regime di 41 bis e mercoledì 17 verranno effettuati sopralluoghi alla casa circondariale di Cagliari Uta e al carcere di Sassari.

«La visita della commissione antimafia guidata dalla presidente Rosi Bindi in Sardegna per una missione dedicata al sistema carcerario sardo è un’iniziativa opportuna – commenta il senatore Silvio Lai -. Sarà l’occasione per verificare la sicurezza delle carceri ed il sistema della prevenzione delle infiltrazioni mafiose nell’isola.»

«Il sistema carcerario sardo è certamente uno tra quelli che ha superato il problema della qualità delle strutture dato che sono stati chiusi sia il carcere di Buoncammino a Cagliari sia quello di San Sebastiano a Sassari, sostituiti da strutture moderne, predisposte per ospitare i detenuti sottoposti al regime 41bis. Ritengo sia importante – conclude Silvio Lai – chiedere alla commissione in questa sua missione la massima attenzione per il sistema di sicurezza delle carceri tenuto conto della particolare condizione territoriale e del fatto che deve ospitare figure appartenenti alla criminalità organizzata che non ha presenza in Sardegna.»

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«Tutela e diritti garantiti anche ai lavoratori autonomi che fino ad oggi erano esclusi da strumenti e garanzie riservate solo ai lavoratori dipendenti. Il disegno di legge sul lavoro autonomo è un altro passo in avanti compiuto dal nostro Paese che va incontro alle esigenze di oltre due milioni di persone in Italia. Gli ultimi dati rilevati in Sardegna parlano invece di oltre 27mila tra collaboratori e professionisti che beneficeranno della novità introdotte dalla normativa.»

Lo scrive in una nota il senatore del Partito democratico Silvio Lai che commenta così il testo approvato dal Senato nei giorni scorsi.

«Si tratta di un provvedimento che era atteso da tempo che colma un vuoto normativo. Il testo prevede, tra le altre cose, che dal 1 luglio venga riconosciuta in via permanente l’indennità di disoccupazione ai collaboratori coordinati e continuativi. Questa viene estesa anche agli assegnisti e ai dottorandi di ricerca universitari. Per quanto riguarda invece congedo parentale e maternità i congedi parentali per gli iscritti alla gestione separata salgono da 3 a 6 mesi e potranno essere fruibili fino al compimento del 3 anno di vita dei bambini. E poi ancora gravidanza, malattia ed infortunio non comporteranno l’estinzione del rapporto di lavoro. Saranno deducibili anche per i professionisti le spese, entro i diecimila euro, sostenute per la formazione. Viene promosso e regolamentato il cosiddetto lavoro agile. I centri per l’impiego avranno uno sportello dedicato proprio al lavoro autonomo.  Queste sono solo alcune delle novità che, come detto, andranno a beneficio di tantissimi lavoratori e lavoratrici. In Sardegna i dati parlano di oltre 22 mila parasubordinati e di 4.300 professionisti. Numeri – conclude Silvio Lai – dietro ai quali ci sono storie di vita lavorativa e sacrifici che finalmente grazie all’approvazione di questo disegno di legge potranno avere la giusta tutela.»

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Si è svolto ieri a Sassari un convegno sulle politiche sanitarie organizzato dal Circolo Intregu, Life e dal gruppo del Pd al Senato. Tra i numerosi qualificati ospiti, c’era Federico Gelli, responsabile nazionale Sanità del Partito democratico.

«Le riforme approvate e proposte a livello nazionale hanno lo scopo di riavvicinare medici e cittadini – ha detto nel suo intervento Federico Gelli, iniziato dalla vicenda vaccini -. Sono provvedimenti che partono proprio dall’ascolto delle istanze che arrivano da addetti ai lavori e pazienti. È il caso della legge sulla sicurezza delle cure e sula responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie, approvata nei mesi scorsi ma anche della nuova norma sui vaccini alla quale stiamo già lavorando. Siamo finiti sul Financial Times e sul New York Times con relativi consigli di vaccinarsi per il morbillo prima di partire per l’Italia, come si fa per le malattie tropicali. In pochi anni siamo scesi sotto la soglia della protezione di gregge e i casi di morbillo dal 2015 al 2016 sono triplicati. Siamo già al lavoro su una legge nazionale al Senato che renda i vaccini obbligatori per le iscrizioni a scuola e daremo grande importanza alla fase di ascolto. E proprio l’ascolto è stata una delle basi su cui costruire la nuova legge sulla responsabilità dei medici e sulla sicurezza delle cure approvata lo scorso 28 febbraio. il primo aspetto importante – ha detto Gelli – è che non si tratta di un provvedimento del governo ma di una legge di iniziativa parlamentare dunque non calata dall’alto. È il frutto di mesi di lavoro e di incontri che ha portato a compimento la legge, dopo innumerevoli tentativi mai arrivati a conclusione in questi, grazie anche al fatto di aver ricevuto carta bianca dal governo, dalla maggioranza e dal Pd. L’impatto della medicina difensiva nei budget della sanità ha prodotto costi che erano oramai diventati insostenibili con oltre 12 miliardi di costi e 300mila cause giacenti nel contenzioso legale in sanità un fenomeno da bloccare e su cui era indispensabile intervenire, e lo abbiamo fatto con il supporto della commissione bilancio che al Senato vedeva come relatore il senatore Silvio Lai.

Ma la nuova norma affronta e disciplina anche il tema della sicurezza delle cure per i pazienti che diventa parte integrante del sistema salute. Dunque si fa carico non solo della tutela ma anche della sicurezza. Elemento centrale della legge è la prevenzione del rischio, bisogna impedire che un errore o un rischio diventi un danno a carico del paziente. Abbiamo quindi inserito la nascita delle funzioni di risk management ed elaborazione del rischio. Queste funzioni dovranno confluire in un centro regionale per il rischio clinico e la sicurezza nelle cure. Così un evento sentinella diventa un patrimonio che deve essere messo a disposizione della prevenzione.

Per quanto riguarda la responsabilità penale degli esercenti le professioni sanitarie: la riforma prevede la punibilità nel caso l’evento si sia verificato per imperizia ed esclude la punibilità quando sono state rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida e, in mancanza di queste, alle buone pratiche clinico-assistenziali. Siamo riusciti ad inserire nel codice penale una fattispecie dedicata esclusivamente agli esercenti le professioni sanitarie.

La parte che riguarda la responsabilità civile è quella forse più importante. Anche in questo caso le novità vanno a vantaggio sia dei pazienti, che rispetto ad oggi avranno strade ancora più privilegiate per poter ottenere il risarcimento del danno, anche con la possibilità di un’azione diretta nei confronti delle compagnie assicurative della struttura ospedaliera sia attraverso il tentativo ci conciliazione. Vantaggi anche per gli esercenti le professioni sanitarie perché in caso di azione diretta del paziente nei loro confronti l’onere della prova spetterà a questi ultimi, al contrario di quello che accade invece in caso di azione nei confronti della struttura sanitaria. È una legge sulla quale riponiamo molte speranze ed è un punto da cui partire – ha concluso Federico Gelli – per migliorare le tutele dei professionisti ma anche per dare maggiore sicurezza alle cure per i cittadini.»

Il convegno ha affrontato anche i temi delle riforme in campo regionale e, conseguentemente, era molto atteso l’intervento del direttore dell’ATS Fulvio Moirano.

«L’Azienda Unica per ora ancora non c’è. Fino alla definizione dell’atto aziendale tutto rimane come era prima – ha detto Fulvio Moirano -. Nei giorni scorsi sono state emanate dalla Giunta regionale le linee guida dell’atto aziendale, entro 20 giorni arriveranno le eventuali osservazioni della commissione sanità e poi avremo 30 giorni per definire l’atto aziendale. È necessaria però anche la riorganizzazione delle reti di offerta che anch’essa fa parte integrante del processo di riforma. Così come la nascita dell’Areus, la nuova Azienda regionale per l’emergenza urgenza. Mi è stato dato anche il compito di migliorare la qualità dei LEA che in Sardegna non sono tra i peggiori rispetto al resto dell’Italia ma neanche tra i migliori. E poi c’è la riduzione dei costi ed il miglioramento dei servizi e della sicurezza delle cure dei cittadini.»

Per il direttore dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari Antonio D’Urso l’incarico attualmente ricoperto è una grande opportunità professionale. «Stiamo partendo praticamente da zero e siamo pronti anche a raccogliere la sfida della nuova Legge Gelli per quanto riguarda gli aspetti legati al rischio clinico. Questa norma è una grande occasione anche per le aziende e per fare una corretta e adeguata gestione del rischio clinico ma questo solo se non si disperde lo sforzo straordinario fatto e se la norma non viene interpretata come un libro delle procedure».

Il rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli si è soffermato sul ruolo, le competenze e le funzioni dell’Ateneo. «La nuova legge è certamente una grande occasione da sfruttare per quanto riguarda la gestione del risk managemente ma serve anche una revisione della legge 517 del 1999. L’attuale modello di governance disciplinato da quella norma infatti non appare ancora attuale e non sembra assicurare il giusto ruolo alla ricerca ed alla formazione, elementi cardine delle AOU insieme ovviamente all’assistenza sanitaria. La proposta dunque è di lavorare alla definizione di una governance più forte ed adeguata ma anche di attivare una rete nazionale delle AOU e soprattutto di fare in modo che la ricerca diventi il perno delle attività».

Cesco Scanu, presidente provinciale dell’ordine dei medici di Sassari ha voluto prima di tutto esprimere soddisfazione per la nuova legge sulla responsabilità dei medici. «Le nostre esigenze sono state ascoltate e sono state riportate nella legge. La data del 28 febbraio rimarrà nella storia della medicina italiana perché era una legge attesa da almeno 20 anni. Questo provvedimento risponde alle sacrosante esigenze di tutela della salute dei cittadini e consegna dignità alle professioni sanitarie. Sicuramente a noi sanitari potrà permettere di svolgere con maggiore serenità la nostra professione. Bisognerà però anche intervenire su alcuni aspetti, ad esempio per quanto riguarda le polizze assicurative per i neo laureati che spesso non possono permettersele.»

Tra gli interventi anche quello del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. «La legge Gelli è una norma che rasserena l’ambiente e consente di risparmiare e di porre fine alla medicina difensiva e offre garanzie per il miglioramento della qualità dei servizi. Per quanto riguarda la riforma sanitaria in Sardegna auspico che l’atto aziendale, strumento riorganizzativo della azienda unica, si possa fare contando su una nuova rete ospedaliera. Occorre per questo che giunta e maggioranza si incontrino per concordarne una rapida approvazione in aula, altrimenti la azienda unica rischia di basarsi su una rete ospedaliera superata. Sono consapevole che sulla proposta della giunta siano state riscontrate ostilità da parte dei territori, ostilità che vanno superate con l’ascolto da parte delle parti politiche e garantendo l’avvio di nuovi servizi prima di cancellarne altri».

I lavori del convegno sono stati coordinati da Carla Fundoni, capogruppo del PD in consiglio comunale. “Quella di oggi è stata un’utile occasione per presentare le ottime riforme nazionali del PD in tema di sanità. Il giudizio sulla legge Gelli è sicuramente molto positivo così come il lavoro dei rappresentati sardi del partito in Parlamento.»

Tra questi anche il senatore del PD Silvio Lai, relatore in commissione Bilancio del provvedimento presente al dibattito.

«Questa legge – ha detto – può far risparmiare 30 miliardi di euro in Italia e 100 milioni di euro solo in Sardegna che fino ad oggi venivano spesi per esami ed indagini inutili prescritti solo per la medicina difensiva. Dati che confermano la bontà e l’utilità della nuova normativa.»

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«Sono trascorsi quasi quattro anni dall’alluvione del 2013 gli automobilisti che ogni giorno transitano nella strada provinciale che collega Olbia con Tempio sono ancora costretti a utilizzare percorsi alternativi e più lunghi per raggiungere i due centri. Questo perché risulta ancora chiuso il tratto della SP38 gravemente danneggiato dall’alluvione. Chiediamo al ministro dei trasporti di verificare i motivi della mancata realizzazione degli interventi per i quali le ultime notizie ufficiali riguardano la pubblicazione dei bandi di gara per gli ultimi lavori da eseguire.»

È quanto afferma il senatore del PD Silvio Lai che, sull’argomento, ha presentato un’interrogazione urgente.

«I fatti sono purtroppo tristemente noti – aggiunge Silvio Lai -: l’alluvione del 2013 aveva provocato una profonda voragine nella zona in località Monte Pinu e tre persone avevano perso la vita. Da quel momento il tratto di strada danneggiato è stato chiuso ed è stata attivata una viabilità provvisoria alternativa che però obbliga gli automobilisti ad un percorso più lungo rispetto a quello originario.»

«La strada in questione è particolarmente trafficata – scrive ancora Silvio Lai nell’interrogazione – è evidente dunque che la prolungata chiusura del tratto di Monte Pinu comporti evidenti disagi a chi deve quotidianamente raggiungere il posto di lavoro o usufruire dei servizi allocati nei due principali centri della Gallura. Cittadini, professionisti ed attività economiche della zona subiscono un danno al quale bisogna porre fine nel più breve tempo possibile. Per i lavori, il cui soggetto attuatore è l’ANAS, erano stati stanziati circa 10 milioni di euro ma successivamente si era deciso di effettuare un intervento più complessivo di messa in sicurezza prevedendo una manutenzione straordinaria anche per altri tratti considerati pericolosi. Questo aveva comportato un aumento dei costi. Ad oggi però la strada risulta ancora parzialmente chiusa. Da qui – conclude Silvio Lai – la scelta di interessare dell’argomento il ministero dei trasporti per verificare con il soggetto attuatore che non vi siano ulteriori ostacoli e per fare in modo che si arrivi rapidamente alla riapertura al traffico di tutta la SP 38.»

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«Nel disegno di legge sulla concorrenza approvato dal Senato, sono presenti misure utili per cittadini e crescita economica.» Lo scrive, in una nota, il senatore del Partito democratico Silvio Lai.

«È stato un parto lungo e complesso – aggiunge Silvio Lai -, anche per le pressioni di chi intendeva condizionare la stesura delle nuove norme, ma il ddl concorrenza, oggi approvato dal Senato, rappresenta un punto fermo della stagione delle riforme per rendere più semplice e meno onerosa la vita dei cittadini a fronte del raggiungimento di obiettivi primari tra i quali la crescita economica e  l’innalzamento del  livello di concorrenzialità in alcuni settori produttivi e nel campo delle professioni.

Favorire il libero mercato consentendo crescita e concorrenza non deve far mai dimenticare, come prevede tra l’altro la legge, la necessità di mantenere alta la necessità di controlli per evitare, in attività delicate come quelle energetiche, distorsioni applicative ed effetti distorti. Nel testo approvato c’è anche la cosiddetta norma “Booking” che vieta clausole contrattuali penalizzanti per gli albergatori. Un intervento normativo che era stato sollecitato dalla Federalberghi, in particolare da quella sarda, e che potrà consentire agli albergatori di vendere le stanze a prezzi inferiori rispetto a quelli concordati con le agenzie online. Su questo punto avevamo assunto un impegno che siamo felici di aver rispettato.»

«Molte ed importanti le altre questioni affrontate. Dalle misure che producono sconti sulle polizze Rc auto alla lotta alle frodi, dal diritto d’anticipo sulla erogazione dei fondi pensioni complementari alla semplificazione per le procedure di mobilità per pay-tv, internet, telefonia fissa e mobile fissando il tetto massimo di 24 mesi per i contratti. Ed ancora – conclude Silvio Lai – dal superamento delle tariffe di maggior tutela per gas ed energia elettrica ai minor costi per i servizi bancari, da una maggiore trasparenza nell’esercizio delle professioni a nuove disposizioni per farmacie, servizi sanitari, trasporti e gestione dei rifiuti.»

Ora la legge andrà alla Camera per la definitiva approvazione.

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L’accentramento verso lo Stato dei poteri in materia di coordinamento di finanza pubblica e la conseguente riduzione degli spazi di autonomia finanziaria delle Regioni, unitamente al rilancio del federalismo fiscale e della rinnovata unità politica e istituzionale delle Regioni, soprattutto alla luce dei recenti esiti referendari che hanno riaffermato il quadro istituzionale disegnato nel 2001 con la modifica del titolo V della Costituzione repubblicana. Sono stati questi, in sintesi i temi sui quali si sono confrontati i presidenti delle assemblee elettive nel corso del workshop dal titolo “Autonomia finanziaria, coordinamento della finanza pubblica, federalismo fiscale: il comune problema delle risorse” ed al quale hanno partecipato in qualità di relatori il presidente del Friuli Venezia Giulia, Franco Iacop, i docenti delle università di Sassari e Padova, Omar Chessa e Luca Antonini, il magistrato della Corte dei Conti, sezione di Trento, Gianfranco Postal, il componente la commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, Silvio Lai, l’assessore al Bilancio della regione Sardegna, Raffaele Paci, e il presidente della commissione Bilancio del Consiglio regionale della Sardegna, Franco Sabatini.

Il presidente dell’assemblea sarda, Gianfranco Ganau, nel suo intervento di saluto ha evidenziato le crescenti difficoltà delle Regioni e ricordando i più stringenti vincoli di bilancio ha lamentato il «trasferimento di competenze senza che però siano garantite alle Regioni le necessarie risorse per esercitarle». «L’autonomia finanziaria e il federalismo fiscale – ha affermato Ganau – sono un binomio inscindibile per le Regioni a statuto speciale e l’autonomia finanziaria costituisce uno dei presupposti per lo sviluppo e il pluralismo istituzionale». «È di piena attualità – ha concluso il presidente dell’assemblea sarda – l’attuazione del federalismo fiscale all’indomani del referendum dello scorso dicembre che ha confermato nei fatti la riforma costituzionale del 2001, che è definita una riforma in senso federale dell’ordinamento».

Franco Iacop ha definito una “sfida” il tema dell’autonomia differenziata e confermando la necessità di un rilancio del federalismo ha introdotto il tema della mancata applicazione da parte dello Stato delle numerose sentenze della Corte costituzionale sui temi che riguardano la finanza e il bilancio degli enti territoriali.

A giudizio del docente di diritto costituzionale dell’Ateneo di Sassari, Omar Chessa, il punto nodale delle questioni aperte nel confronto tra Stato e Regioni è rappresentato da un crescente accentramento del potere statale in materia di coordinamento della finanza pubblica: «È ormai interpretata come una competenza finalistica e come tale comprende puntuali poteri amministrativi che incidono pesantemente sull’autonomia finanziaria delle regioni». Il docente sassarese ha quindi svolto una serie di ragionamenti di carattere tecnico scientifico ed ha definito la legge costituzionale n. 1 del 2012, quella che ha introdotto in costituzione il cosiddetto pareggio di bilancio, «una svolta che segna un punto di non ritorno, perché vanifica la potestà concorrente in materia di coordinamento di bilancio». «Con il pareggio di bilancio – ha dichiarato Chessa – la politica di austerità fiscale è una via costituzionalmente obbligata ed a cascata produce conseguenze devastanti sull’autonomia finanziaria delle Regioni e gli Enti Locali». Il quadro si complica con il riferimento all’Europa («il pareggio di bilancio è l’unico strumento per tenere unita l’Ue che non ha un’unione fiscale né un bilancio federale») e all’impossibilità dei governi di poter disporre di strumenti efficaci per compire autonome scelte di bilancio.

«Il taglio delle risorse alla Regioni – ha incalzato il docente dell’Università di Padova, Luca Antonini – significa comprimere welfare, assistenza sociale e sanità che sono competenze gestite dalle Regioni». È questo, a giudizio del professore veneto, il messaggio che deve arrivare ai cittadini, in tempi in cui appare chiaro che con la crisi si è “massacrato” il federalismo («così non è avvenuto in Germania») e con i tagli lineari si è “smantellato” l’intero sistema del welfare.

«Il 2017 – ha spiegato Antonini – doveva essere l’anno dell’entrata a regime del federalismo fiscale ma lo Stato ha continuato a varare norme che bloccano l’autonomia finanziaria degli enti territoriali, con il pareggio di bilancio, infatti, se si riducono le entrate delle Regioni necessariamente sono ridotte le spese per i servizi ai cittadini». Il professori Antonini ha quindi denunciato “l’azione di smantellamento del federalismo fiscale” ed il conseguente rischio che si affermi un “federalismo irresponsabile”, quello derivante dalla cosiddetta finanza derivata.

Il magistrato della Corte dei Conti, Gianfranco Postal, ha posto l’accento sull’insufficienza del sistema degli accordi di finanza pubblica tra singole Regioni e Governo ed ha evidenziato la sostanziale omologazione, sul tema della finanza pubblica e delle risorse, tra tutte le Regioni a partire dal 2001. Postal ha riaffermato inoltre l’efficacia delle norme di attuazione per il trasferimento delle funzione dallo Stato allo Regioni, citando, a questo proposito, i positivi esempio del Trentino.

E proprio sulle norme di attuazione, il senatore Silvio Lai, ha posto in evidenza le differenze tra le diverse Regioni speciali: «Il Trentino ne ha ottenuto 77, la Valle d’Aosta 32, il Friuli Venezia Giulia 25, la Sicilia 14 e la Sardegna soltanto 12». «È evidente – ha dichiarato il componente la commissione parlamentare per l’applicazione del federalismo fiscale – un esercizio differente delle potenzialità di trasferimento delle competenze». Il parlamentare del Partito democratico ha quindi evidenziato due differenti atteggiamenti da parte delle Regioni dinanzi alla richiesta di contribuire al risanamento della finanza pubblica: «Alcune hanno acquisito maggiori competenze ed altre invece hanno accettato al riduzione delle risorse, le prime hanno dunque scommesso sulla propria capacità di rendere più efficienti funzioni prima esercitate dallo Stato, ed è questo il messaggio che serve per far crescere la reputazione delle amministrazioni territoriali».

Silvio Lai ha quindi insistito sulla necessità di un più forte coordinamento tra le Regioni speciali («se cade una cadono tutte e nel Parlamento italiano è diffusa l’idea che le Regioni a statuto speciale non partecipano al risanamento dei conti pubblici come invece fanno le Regioni ordinarie») ed ha concluso con l’auspicio di un rilancio del federalismo fiscale.

L’assessore del Bilancio della regione Sardegna, Raffaele Paci, ed il presidente della Commissione consiliare, Franco Sabatini, hanno illustrato l’esperienza della Sardegna e non hanno nascosto le difficoltà in ordine all’annosa questione delle entrate e soprattutto sulla vicenda dei cosiddetti accantonamenti. «Nella partita del confronto con lo Stato – ha dichiarato Paci – le carte le ha in mano tutte lo Stato e mi chiedo a cosa servano le sentenze della Corte costituzionale».

«Gli accantonamenti – ha insistito l’assessore – devono avere un termine, in caso contrario lo Stato di fatto modifica lo Statuto dell’autonomia speciale nella parte delle entrate attraverso una legge ordinaria». «Vogliamo contribuire al risanamento della finanza pubblica – ha affermato l’esponente dell’esecutivo Pigliaru – ma dopo che abbiamo sottoscritto l’accordo sulle entrate con un livello di accantonamenti pari a 513 milioni, lo Stato li ha aumentati fino a 848 milioni che con il pareggio di bilancio si traducono in 300 milioni di tagli alla spesa».  

«Tra il 2012 e il 2016 – ha aggiunto Franco Sabatini – la Sardegna ha registrato la cifra record di 2 miliardi e 644 milioni per accantonamenti e nel 2006, quando con l’intesa istituzionale, la Regione si è presa in carico Sanità e Trasporti, si stimava un incremento delle entrate da compartecipazione di circa 700 milioni, oggi con l’attuale quota annua di accantonamento pari a 683 milioni possiamo affermare che lo Stato ha solo scaricato sulla Regione anche i costi di Sanità e Trasporti lasciando niente in cambio.»

In sede di dibattito sono intervenuti con brevi ma significativi interventi i rappresentanti delle assemblee della Lombardia (Raffaele Cattaneo), Friuli Venezia Giulia (Alessandro Colautti), Provincia autonoma di Bolzano (Roberto Bizzo) e della Provincia autonoma di Trento (Bruno Dorigatti), che hanno riaffermato la necessità di un efficace coordinamento tra tutte le Regioni per arginare la centralizzazione dei poteri in materia di finanza pubblica in capo allo Stato e per il rilancio del federalismo ad incominciare dal federalismo fiscale. I presidenti delle assemblee hanno inoltre ribadito l’opportunità politica e l’efficacia del referendum promosso dalla Lombardia e dal Veneto, per il riconoscimento delle rispettive autonomie speciali.

 

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«Il nuovo protocollo sulla chimica verde deve essere lo strumento che deve consentire al territorio di ottenere da Eni investimenti sostitutivi a quelli previsti nel precedente documento e mai attuati. Impegni che erano stati assunti e che sono stati disattesi. L’occasione data dalla necessità di riscrivere il protocollo del 2011 deve essere colta fino in fondo e si deve partire da un presupposto: Eni non può dettare regole e imporre volontà in un territorio con il quale ha un altissimo debito, in termini di inquinamento e utilizzo del suolo e di impegni spesso rimasti solo sulla carta.» 

Lo scrive in una nota il senatore del Partito democratico Silvio Lai.

«In questi mesi più volte abbiamo richiamato il tema degli investimenti sul fotovoltaico che Eni ha annunciato di voler avviare anche in Sardegna – aggiunge Silvio Lai -. Annunci che non possiamo negare abbiano suscitato in noi non poca perplessità. Ci siamo domandati, e lo abbiamo fatto anche pubblicamente, il motivo per il quale questi progetti venissero ufficializzati dall’amministratore delegato di Eni senza che il nuovo protocollo fosse ancora scritto e firmato. Non è pensabile che un’iniziativa di questo tipo possa andare avanti senza un confronto chiaro su quelli che saranno i benefici per il nostro territorio. Il rischio è sempre lo stesso: si annunciano investimenti per il territorio ma si comincia a realizzare quel che interessa prima di tutto ad Eni, in questo caso gli impianti fotovoltaici. Noi diciamo che questa volta si deve partire da quello che interessa al nostro territorio. Da questo punto di vista apprezziamo le parole chiare e nette pronunciate dall’assessore Maria Grazia Piras e che sappiamo essere condivise anche dal Presidente della Giunta.»

«Capiamo anche le preoccupazioni espresse in questi giorni dai sindacati e riteniamo che il loro coinvolgimento anche nella stesura del nuovo protocollo d’intesa possa essere un elemento di forza. Serve un territorio unito per chiudere positivamente una partita che non possiamo che definire di vitale importanza per il futuro economico del nord Sardegna. Ognuno – conclude Silvio Lai – deve svolgere il proprio ruolo se vogliamo che la firma di questo documento diventi non solo sulla carta ma in concreto un punto di partenza per il rilancio della nostra economia.»

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«Il nuovo decreto sul tonno rosso non ha recepito la richiesta che proveniva dalla pesca artigianale e neanche la risoluzione approvata dal Parlamento europeo. Nessuna nuova quota, questo significa che regioni come la Sardegna e la Liguria continuano ad essere escluse dalla ripartizione a livello nazionale e a rischiare pesanti sanzioni nella pesca occasionale. È una decisione sbagliata per la quale la responsabilità politica nel dicastero va al sottosegretario Castiglione che ha le deleghe. La battaglia non è persa, non demordiamo e continuiamo a lavorare per aumentare le tonnellate di tonno rosso pescabile e consentire anche ai pescatori sardi e liguri di ottenere le quote nel 2018. Serve, dunque, un’azione coordinata di tutte le istituzioni, anche quelle locali. Alla giunta della Regione Sardegna chiediamo di riprendere il lavoro avviato dalla Falchi e sospeso, e di intervenire sin da subito nei confronti del Governo per sostenere quanto diciamo da tempo sulla questione tonno rosso: l’Italia faccia quello che hanno già fatto nazioni come la Spagna e la Francia, apra all’incremento delle quote ed inserisca anche i pescatori di regioni fino ad oggi ingiustamente esclusi.»

Lo afferma in una nota il senatore del Partito democratico Silvio Lai che ricorda gli interventi e le proposte formulate in questi anni per porre rimedio alla situazione attuale.

«Recentemente la nostra proposta di emendamento al Decreto Milleproroghe aveva superato l’esame di ammissibilità in commissione Senato – aggiunge Silvio Lai -. La modifica prevedeva di destinare il 18% dell’aumento di 550 tonnellate previsto dall’UE ad una nuova categoria: quella dei pescatori artigianali di Sardegna e Liguria. L’emendamento non è però arrivato ad essere inserito nel testo definitivo del Milleproroghe per il diniego del responsabile pesca al ministero ed ora dunque questa battaglia deve continuare. È essenziale però che la Regione si attivi di nuovo nei confronti del governo e solleciti le modifiche necessarie ad attuare la risoluzione UE che rende giustizia alla Sardegna. Modifiche che dovrebbero riguardare anche l’accesso alla cosiddetta pesca accidentale che ad oggi rimane anch’essa preclusa ai piccoli pescatori ma continua ad andare a beneficio di chi già detiene le quote.»

«Noi – conclude Silvio Lai – siamo disponibili sin da ora a fare la nostra parte ma è necessario che anche la Regione intervenga a tutela dei nostri pescatori.»