22 November, 2024
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La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha discusso in plenaria un Recovery Fund da 750 miliardi di euro, nell’ambito di un nuovo bilancio UE a lungo termine.

Dopo la presentazione delle nuove proposte da parte della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, e l’impegno, espresso dalla rappresentante croata del Consiglio dei ministri UE Nikolina Brnjac, a lavorare con i Paesi UE per concludere rapidamente i negoziati con il Parlamento sul pacchetto di misure, i leader dei gruppi politici del PE hanno preso la parola per esprimere le loro posizioni

«La solidarietà europea è tornata e stiamo aprendo un nuovo capitolo per l’UE», ha detto Manfred Weber (PPE, DE). I nuovi fondi devono essere spesi per nuove idee e non per i vecchi problemi dell’Europa. “La solidarietà va di pari passo con la responsabilità”, e quindi deve essere chiaro come il denaro sarà restituito, ha aggiunto, chiedendo nuove risorse proprie e sottolineando che i giganti digitali devono fare la loro parte.

Iratxe García Perez (S&D, ES) ha ringraziato Ursula von der Leyen per una proposta ambiziosa e per aver dato al Parlamento europeo “il ruolo che merita” nella progettazione del Fondo di ripresa. Avvertendo che è in gioco la sopravvivenza del progetto europeo, ha esortato il Consiglio ad adottare il nuovo bilancio a lungo termine (Quadro Finanziario Pluriennale – QFP) a maggioranza qualificata, per evitare di tenere l’UE «in ostaggio di quattro Stati membri che preferiscono una risposta nazionale a una europea».

«È una svolta senza precedenti nella storia d’Europa», ha detto Dacian Ciolos (Renew, RO). “Il QFP e il Fondo di ripresa devono concentrarsi sul futuro”, con il Green deal e l’Agenda digitale quali elementi costitutivi, ha aggiunto. «Possiamo avere opinioni diverse su alcuni dettagli, ma apprezzo molto l’approccio», ha detto, ricordando agli Stati membri che “l’UE non è un bancomat”: “la solidarietà comporta dei valori”.

Jörg Meuthen (ID, DE) ha respinto la proposta della CE come «completamente sbagliata e senza senso», senza una base giuridica adeguata, senza responsabilità o senso economico. La Commissione vuole spendere soldi «come se non ci fosse un domani». È un costo enorme per i contribuenti europei, ha concluso.

Ska Keller (Verdi, DE) ha detto: «Non dobbiamo ripetere i grandi errori del passato e costringere i paesi all’austerità e a ideologie cieche di mercato», ha esortato. «Dobbiamo invece assicurarci che i soldi siano ben investiti in progetti che aiutino nel lungo termine, creino posti di lavoro e salvino l’unico pianeta che abbiamo».

Johan van Overtveldt (ECR, BE) ha detto che se vogliamo permettere prestiti e sovvenzioni, ci devono essere delle condizioni chiare. Il denaro deve andare dove ce n’è più bisogno, e ci devono essere meccanismi di sicurezza per le nostre imprese. Le persone che lavorano e risparmiano non devono essere quelli che “sborsano” per questi programmi.

«Invece di creare una rottura netta con i dogmi del passato», il fondo di ripresa si ferma «nel bel mezzo del guado» ha detto Manon Aubry (GUE/NGL, FR). Dopo aver accolto con favore le nuove proposte sulle risorse proprie, ha chiesto la cancellazione del debito contratto per la crisi, prestiti perpetui diretti agli Stati membri e il condizionamento del sostegno pubblico su considerazioni sociali.

La Commissione ha anche presentato il suo programma di lavoro per il 2020 rivisto, che darà priorità alle azioni necessarie per stimolare la ripresa e la resilienza dell’Europa.

Prossime tappe

Il Parlamento ed il Consiglio discuteranno le nuove proposte e decideranno la loro forma definitiva in prossimi negoziati.

 

 

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La Conferenza dei Presidenti ha adottato una mozione di risoluzione, proposta dai leader di quattro gruppi politici e dalla commissione per gli affari costituzionali, nella quale sono esposte le condizioni per l’approvazione finale da parte del Parlamento europeo di qualsiasi accordo di uscita con il Regno Unito. Il progetto di risoluzione sarà discusso e votato dal Parlamento mercoledì prossimo in Plenaria.

Nella mozione si riserva grande importanza al trattamento equo dei cittadini dell’Unione e si sottolinea la necessità che non ci sia discriminazione tra i cittadini britannici che vivono nell’UE e i cittadini UE che vivono nel Regno Unito.

Il Regno Unito deve continuare a godere di tutti i suoi diritti e a rispettare tutti gli obblighi coperti dai Trattati UE finché non lascerà l’UE, inclusi gli impegni finanziari a lungo termine dell’attuale bilancio UE, e anche qualora quest’ultimi proseguissero oltre la data di uscita. 

Il Regno Unito dovrà inoltre continuare, finché non lascerà l’UE, ad accettare le quattro libertà dell’UE (libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali), la giurisdizione della Corte europea di Giustizia, i contributi generali al bilancio e l’adesione alla politica commerciale comune dell’UE. I deputati insistono poi sull’importanza di affrontare la questione del confine tra l’Irlanda (Eire) e l’Irlanda del Nord.

«Un’uscita ordinata è requisito assoluto e precondizione per qualsiasi partnership futura tra l’UE e il Regno Unito. Ciò non è negoziabile. Con il privilegio di appartenere all’Unione si assumono delle responsabilità e assumersi tali responsabilità significa garantire le quattro libertà. Le quattro libertà sono il collante di tutto e sono indivisibili», ha dichiarato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. 

Secondo i gruppi politici e la commissione per gli affari costituzionali, l’avvio da parte del Regno Unito di accordi commerciali con Paesi terzi prima dell’uscita dall’UE sarebbe contro le regole. Si aspettano inoltre una sincera collaborazione del Regno Unito nei negoziati delle politiche dell’UE finché non lascerà l’Unione. Infine, avvisano che gli accordi bilaterali tra il Regno Unito e uno o più Paesi UE, per esempio riguardanti le istituzioni finanziare con sede nel Regno Unito, costituirebbero delle violazioni ai Trattati UE.

«Per noi, è una priorità assoluta definire i diritti dei cittadini il più presto possibile. Deve essere la prima questione da affrontare nei negoziati. I cittadini non devono diventare merce di scambio», ha sottolineato Guy Verhofstadt, coordinatore sulla Brexit per il Parlamento europeo.

I deputati sono fermamente convinti che i vantaggi di essere un membro dell’UE non possano essere gli stessi di un Paese che lascia. Secondo la mozione redatta da Manfred Weber (PPE), Gianni Pittella (S&D), Guy Verhofstadt (ALDE), Philippe Lamberts e Ska Keller (Verdi) e dal presidente della commissione per gli affari costituzionali, Danuta Hübner, la relazione futura tra l’UE e il Regno Unito potrebbe essere un accordo di associazione. Tale accordo richiederebbe il rispetto costante, da parte del Regno Unito, degli standard europei in materia di ambiente, cambiamenti climatici, lotta all’evasione e elusione fiscale, concorrenza leale, commercio e politica sociale.

I deputati concordano sul fatto che i colloqui sulle eventuali disposizioni transitorie possano iniziare sulla base di piani per il futuro rapporto tra l’UE e il Regno Unito, tuttavia solo nel caso in cui siano stati compiuti buoni progressi per la procedura d’uscita. Un futuro accordo di relazione può essere concluso solamente quando il Regno Unito avrà effettivamente lasciato l’UE; un accordo transitorio non può durare più di tre anni.

 

 

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Federica Mogherini.

Federica Mogherini.

I deputati del Parlamento europeo condannano con forza il divieto di ingresso negli Stati Uniti nel dibattito con Federica Mogherini.

Il Capo della politica estera dell’UE Federica Mogherini ha accolto con favore il chiarimento da parte delle autorità statunitensi che i cittadini dell’UE non saranno interessati dal divieto di ingresso, anche se in possesso della cittadinanza di uno dei sette Paesi interessati. Ha comunque chiarito che «ciò non cambia la nostra valutazione complessiva degli ordini esecutivi. (…) L’UE non respingerà nessuno che gode della protezione internazionale», aggiungendo che «questo è il nostro punto di vista e continueremo a difenderlo».

«Trump è stato eletto e noi vogliamo il dialogo», ha detto il leader del gruppo PPE Manfred Weber (DE). «Quando Trump dice che sta combattendo l’immigrazione clandestina o l’islamismo radicale, ci trova d’accordo. Ma il divieto di ingresso non è così. Il sospetto generalizzato di Paesi e di persone conduce alla xenofobia. Gli Stati Uniti sono sempre stati un Paese di libertà e di diritti fondamentali, ora Trump tollera la tortura». Così facendo, «uno Stato diventa esso stesso un criminale», ha concluso.

Gianni Pittella, in nome del gruppo S&D, ha dichiarato: «I provvedimenti di Trump sono un attacco alla civiltà giuridica europea e ai suoi valori fondamentali. (…) Siamo chiari: il “travel ban” contro alcuni cittadini non è diretto contro il terrorismo, è una bugia, è demagogia, colpisce alcuni Stati e altri no, quelli con cui Trump fa affari! Chiedo alle compagnie aeree di non rifiutare passeggeri di quei Paesi. (…) E noi dovremo evitare una visita di Trump in Europa fino a che le restrizioni restano. Porte sbarrate nei suoi confronti!»

Syed Kamall (ECR, UK) ha dichiarato che «questo divieto arbitrario invia il messaggio che vi sarebbe contraddizione tra l’essere un buon musulmano e l’essere un buon cittadino di una democrazia occidentale. Sta dalla parte di Daesh e di altri estremisti, che fanno esattamente la stessa affermazione […]. Tuttavia, gli americani hanno votato per il candidato, che sta facendo ciò che ha promesso di fare. Dobbiamo quindi accettare che questo Presidente, le sue priorità e le politiche siano la conseguenza della crescente ondata di malcontento».

Secondo Guy Verhofstad (ALDE, BE), il fatto che nessun terrorista proveniente dai Paesi vietati abbia mai compiuto attentati sul suolo degli Stati Uniti dimostra che si tratta di “pura discriminazione”, di una misura destinata ad alimentare il populismo e il nazionalismo. Anche l’Europa è minacciata da quelle forze, ha aggiunto, auspicando che i leader europei, quando si riuniranno a Valletta, si dichiarino contrari «al gruppo di populisti e nazionalisti che vogliono distruggerci». 

La leader del gruppo GUE/NGL Gabrielle Zimmer (DE), ha chiesto di «mettere i nostri valori contro il disprezzo di Trump, di mostrare, con una politica migratoria caratterizzata dalla solidarietà, che le persone in cerca di protezione non sono la causa di tutti i mali. (…) Che cosa sarebbe diventata l’Europa democratica del dopoguerra se i rifugiati del nazismo non avessero trovato un rifugio sicuro?»

«Chi avrebbe mai pensato che le libertà e i diritti che noi diamo per scontati avrebbero potuto dileguarsi così in fretta. Questo, apparentemente, è come muore una democrazia liberale», ha osservato la leader del gruppo verde Ska Keller (DE). Ha quindi invitato l’UE a essere il «campione della protezione del diritto internazionale, dei diritti umani e delle libertà. Cerchiamo di fare dell’Europa, ha concluso, il contraltare del modello Trump». 

Per Nigel Farage (EFDD, UK), quello che sta accadendo negli Stati Uniti è che «un verace eletto democratico stia facendo quello per cui è stato eletto». Le rimostranze europee sono una prova dell’“antiamericanismo comunitario” e ha proposto di invitare il Presidente Trump a venire al Parlamento, per tenere un «dialogo aperto con il più potente uomo neoeletto al mondo».

Il co-presidente del gruppo ENF, Marcel De Graaff (NL), ha invitato il presidente del Consiglio europeo Tusk e la Commissione a «seguire l’esempio del Presidente Trump, installando controlli alle frontiere nazionali. Tenere fuori i jihadisti. Non solo dai sette Paesi indicati da Trump, ma da molti di più».