23 December, 2024
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Alcuni marcatori immunologici possono predire il rischio di contrarre il diabete giovanile. Possono essere assai utili quando compaiono i primi sintomi per capire che si tratta di diabete. È questo, in sintesi, il risultato di uno studio, pubblicato di recente su Acta Diabetologica, effettuato da un gruppo di specialisti dell’Università di Cagliari e dell’ospedale Brotzu. Fernanda Velluzzi (endocrinologa), Stefano Mariotti (direttore dipartimento scienze mediche), Marco Songini (direttore diabetologia azienda Brotzu) e Andrea Loviselli (endocrinologo, responsabile corso laurea Scienze motorie), in collaborazione con i colleghi del Bambin Gesu di Roma e dell’Italian Hospital di Londra procedono spediti.

«La Sardegna detiene il triste primato di un’alta incidenza di diabete giovanile, seconda nel mondo solo alla Finlandia. Questo tipo di diabete – spiega l’endocrinologo Andrea Loviselli, ateneo di Cagliari – non è familiare e quindi non è prevedibile la sua acuta insorgenza in bambini sino a quel momento apparentemente sani. In realtà, la malattia nasce tempo prima ma non dà sintomi sino al momento della sua insorgenza acuta o addirittura al coma, la cui causa può sfuggire alla diagnosi vista l’assenza di marcatori di rischio.»

Lo studio, condotto su oltre ottomila scolari delle elementari e delle medie di 35 paesi e città della Sardegna, ha potuto identificare «in oltre dieci anni di osservazione continua, dei marcatori immunologici che possono predire il rischio di contrarre il diabete giovanile. Inoltre, visto che gli sforzi dei diabetologi di tutto il mondo vertono sulla ricerca di fattori che possano bloccare questo processo immunologico rivolto contro il proprio pancreas, la coorte – spiega il professor Loviselli – di questi soggetti che non hanno ancora contratto diabete potrà essere sottoposta a trattamenti preventivi, capaci di ridurre o addirittura eliminare l’avanzata del danno del pancreas e quindi di evitare l’insorgere della malattia».