22 November, 2024
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Lo scorso 29 settembre si è svolta la giornata di premiazione dei partecipanti al 33° Premio Letterario “Giuseppe Dessì”, che il Parco Geominerario ha sostenuto con il suo alto patrocinio.

Giuseppe Dessì, scrittore e poeta di Villacidro, possiamo dire sia stato un antesignano del Parco, quando nel 1972 vinceva il Premio Strega con la sua opera “Paese d’ombre”.

Nell’opera narra del suo paese Villacidro, ma anche del vasto territorio al cospetto del Monte Linas che da Villacidro raggiunge, attraversando i luoghi e le tradizioni, i comuni di San Gavino, Guspini, Arbus, Fluminimaggiore e Buggerru.

Questo territorio cosparso di geositi di interesse internazionale, trova nella cascata di “Sa Spendula” il grande riferimento letterario che ispirò, con un sonetto, la lirica di Gabriele D’Annunzio a testimoniare l’importante apporto della letteratura nel Parco Geominerario.

Così un’appendice del sito Internet “parcodessì.it”: «L’immaginario dello scrittore si muove e spazia tra il ricco patrimonio ambientale, la cultura, le tradizioni, la storia e “preistoria” che fanno dell’isola un mondo affascinante e a tratti misterioso; quei luoghi, apparentemente fantastici arricchiti dalla “magia” letteraria sono tutti visibili nei paesi del Parco: Villacidro, Guspini, Arbus, Buggerru, Fluminimaggiore e San Gavino».

Assieme alla Fondazione Giuseppe Dessì, il Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna è impegnato a riprendere il progetto perseguito a suo tempo dalla Regione Sardegna per l’istituzione di un Parco culturale.

Oggi si sta lavorando affinché quel territorio che ha ispirato Giuseppe Dessì, fatto di cascate, di boschi, di tradizioni culturali, di geositi e di miniere, al cospetto della seconda cima più elevata della Sardegna, il Monte Linas, con tutto il suo patrimonio storico ed antropologico che lo caratterizza, possa pienamente esprimersi con la nascita di un Parco Letterario che operi in perfetta sintonia con il Parco Geominerario, arricchendone la conoscenza e la fruizione.

La nascita del Parco Letterario Giuseppe Dessì che fa proprio il tentativo regionale del 2001, non può che dare un grande apporto alla missione del Parco Geominerario, impegnato con i Geoparchi mondiali Unesco ad aumentare la conoscenza e la consapevolezza, fra le comunità residenti e non, del ruolo e del valore delle geodiversità, promuovendo le migliori pratiche di conservazione, educazione, divulgazione e fruizione del patrimonio affidatoci.

Tarcisio Agus

Presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna

Il giornalista Ferruccio De Bortoli cui è andato, assieme allo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli, il Premio Speciale Fondazione di Sardegna.

I vincitori della 33ª edizione del Premio “Giuseppe Dessì“.

 

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E’ stato siglato un importante accordo tra il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna e l’Universidad De Los Lagos – Santiago de Chile.

Lo scorso 28 aprile 2018, in occasione del IV Congresso internazionale del Centro Studi SEA tenutosi presso il Teatro Electra di Iglesias, la delegazione del Parco Geominerario si è confrontata con la delegazione cilena sul tema “Miniere dismesse e riqualificazione ambientale”.

Nei giorni scorsi l’incontro tra Sardegna e Cile ha dato origine alla firma di un accordo di collaborazione scientifica e culturale tra il Parco Geominerario, Storico ed Ambientale della Sardegna e La Universidad de Los Lagos (Cile).

Sardegna. L’Industria mineraria in Sardegna tra Ottocento e Novecento. Il quadro generale  di Giuseppe Doneddu (Università di Sassari); dalle bonifiche ambientali alla valorizzazione dei siti minerari. Il ruolo del Parco Geominerario della Sardegna di Tarcisio Agus (presidente del Parco Geominerario); Sfruttamento minerario ed ambiente. Una prospettiva sociologica di Maria Grazia Cugusi (Studi SEA); Dal colle ai villaggi: ipotesi di riqualificazione ambientale e valorizzazione del complesso storico, archeologico e minerario del Monreale (Sardara) di Roberto Ibba (Università di Cagliari).

Universidad de Los Lagos. Minerìa, ambiente y sociedad: Una Mirada desde Chile di Julio E. Crespo (Universidad De Lagos, Santiago de Chile); Minería en Chile: entre “Nuestro Cobre” a la mundializaciòn de divisas di Juan Guillermo Estay Sepùlveda (Universidad de Los Lagos, Santiago de Chile).

Nell’ottica di scambi ed esperienze nasce l’accordo firmato dal presidente del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna, prof. Tarcisio Agus, e dal dott. Oscar Garrido Álvarez, Magnifico ed Eccellentissimo Rettore della Universidad de los Lagos, in Cile.

Si tratta di un’interessante opportunità confronto con una nazione ove insistono ancora le miniere più importanti al mondo ed in particolare con le escavazioni a cielo aperto dei giacimenti di rame e oro. Nonostante i grandi profitti anche il Cile guarda all’ambiente con particolare interesse tanto che nell’agosto dell’anno scorso respingeva il progetto di estrazione del ferro “Dominga”, salvando la vita dei pinguini di Humboldt e degli altri animali marini che popolano le coste interessate al nuovo polo industriale nella regione di Coquimbo (Cile Centrale).

Con l’accordo si stabilisce di sviluppare programmi di studio congiunti, interscambi e collaborazione nel campo della ricerca, in aree di reciproco interesse, come storia, ambiente e sostenibilità. Lo stesso accordo si inserirà nel quadro della collaborazione culturale e scientifica stabilito tra i due Paesi e entrambe le parti si impegnano davanti ai propri rispettivi consigli a rendere possibile l’estensione dell’accordo ad altre istituzioni dei propri rispettivi Paesi.

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Apre al pubblico la Galleria Anglo Sarda a Montevecchio.

«Montevecchio, “La grande miniera”, con la riapertura della galleria “Anglo Sarda”, fruibile tutti i giorni durante questa estate, si aggiunge un altro tassello storico dell’industria ottocentesca in Sardegna – dice Tarcisio Agus, presidente del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna -. In un ambiente che parla semitico, tra punta Malacuba dal dio “Malakbel”, il passo di genna “Serapis”, “Montiana”, da monte di Diana e l’Arcuentu da “Erculentu”, si distende, a levante del passo dedicato al dio greco – egizio Serapide, la grande infrastruttura mineraria dell’unica miniera, impiantata e resa grande da imprenditori sardi, il sassarese Giovanni Antonio Sanna e dal suo genero Alberto Castoldi.»

«Manca soltanto il recupero della laveria “Principe Tomaso” per completare l’opera, che consentirà ai visitatori di capire il grande duro lavoro dell’estrazione mineraria, partendo proprio dall’Anglo Sarda, che si incunea nella roccia metallifera, già oggetto di cavatori romani, per strappare dalle viscere della terra la galena da cui si ricavava il piombo, l’argento ed una percentuale d’oro – aggiunge Tarcisio Agus -. L’atmosfera della miniera si coglie partendo proprio dal duro lavoro degli uomini e donne che vi operavano, i più nel sottosuolo, ma una parte operava esterna, prima con le cernitrici e le addette al crivello, antico strumento per la separazione del minerale dallo sterile, soppiantato poi, con il grande impianto della laveria. Complesso architettonico che si impone all’arrivo verso Montevecchio, costituito da tre grandi sezioni: Frantumazione, Sink And Float e Flottazione. Processo resosi necessario dalla introduzione della meccanizzazione e dell’esplosivo in miniera, per separare ingenti quantità di minerale dallo sterile che immancabilmente con l’avanzamento in galleria veniva giù dalle pareti frantumate dalle cariche esplosive. A seguire poi sono la falegnameria, le forge, la fonderia e le officine, in uno scenario di professionalità che concorsero a rendere meno faticoso il lavoro dell’uomo nel sottosuolo realizzando l’autopala, ancora oggi in molte miniere del mondo, nota come “Autopala Montevecchio”.»

«Dal cantiere o cantieri di levante ove ancora permangono i castelli di Sant’Antonio e il complesso di Piccalinna che fanno di Montevecchio uno scenario industriale tratteggiato dal gusto del bello, non essenziali capannoni che alloggiano macchinari e maestranze ma delle vere e proprie opere d’arte assai rare negli scenari industriali. Elementi che poi si rispecchiano, nell’unico borgo minerario autentico, Montevecchio, ancora in essere, al centro del quale, quasi un piccolo castello, il palazzo Castoldi, ricco di affreschi, con la cappella privata dedicata a Santa Barbara – conclude il presidente del Parco Geominerario -, ove si rimarrà estasiati per l’originaria ricchezza decorativa nell’apparato pittorico delle pareti e delle volte, nei suoi diversi ambienti dedicati.»

 

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Se Masua, Porto Flavia, Piscinas e l’Argentiera si affacciano sul mare in un’affascinante intreccio panoramico, storico e culturale, non è da meno tutto il resto del patrimonio geologico – minerario che si cela nell’entroterra isolano.

Nella stagione estiva i grandi attrattori della Sardegna sono le spiagge, i litorali e, soprattutto, il mare incontaminato, dove tuttavia alcuni gioielli del Parco Geominerario si specchiano. Può dunque essere l’occasione per una gita nell’entroterra alla scoperta della fatica dell’uomo, necessaria a strappare ricchezza dalle viscere della terra.

Con quest’animo, proteso alla scoperta dell’ambiente e del sapere, il Parco Geominerario invita coloro che hanno scelto il sole di Sardegna a tuffarsi per una o più giornate nel paesaggio interno. Seppur non bagnato dalle acque mediterranee ci coinvolge in un mare di storia, di progresso sociale e innovazione tecnologica. Conoscenza e natura, binomio ristoratore dello spirito e del corpo.

Prof. Tarcisio Agus

Presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna

 

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Si è svolta questa mattina la cerimonia del taglio del nastro per il restauro della pensilina di San Giovanni in Miniera, nella frazione di Bindua, a Iglesias, alla presenza dell’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, insieme all’amministratore di IGEA, Michele Caria, il presidente del Parco Geominerario, Tarcisio Agus, il sindaco di Iglesias, Mauro Usai, il consigliere regionale Gianluigi Rubiu e rappresentanti dei sindacati e delle associazioni dei minatori. Il sontuoso ingresso, noto anche come ‘Ponte Cartau’, rappresenta l’accesso alle bellezze del Parco Geominerario, tra cui la Grotta di Santa Barbara, visitata ogni anno da migliaia di turisti.
La pensilina venne eretta negli anni ‘50 a sottolineare l’importanza del complesso minerario che racchiude. La ristrutturazione, a cura di IGEA, è costata circa 150 mila euro e i lavori sono durati un anno e mezzo.

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E’ stata riaperta al pubblico questa mattina la Reggia nuragica di Seruci. L’obiettivo, inseguito da anni, è stato raggiunto grazie ad un lavoro sinergico tra l’Amministrazione comunale di Gonnesa e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna.

Alla cerimonia inaugurale, con il sindaco Hansal Cristian Cabiddu e la Giunta comunale di Gonnesa, erano presenti, tra gli altri, l’assessore regionale della Pubblica Istruzione Giuseppe Dessena; il presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna Tarcisio Agus; il presidente del Cammino Minerario di Santa Barbara Giampiero Pinna; Sabrina Cisci, responsabile per il Sulcis Iglesiente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna; Angela Scarpa, presidente del circolo Acli – Bene Comune di Iglesias.

Sono previste visite guidate tutti i giorni alle 9.30, 10.30, 11.30, 16.30, 17.30 e 18.30.

Prezzi: intero, 8.00 euro; ridotto ragazzi dai 6/12 anni e senior +65 anni, 5.00 euro; gruppi (almeno 20 adulti paganti), 5.00 euro; scuole, 5.00 euro.

I biglietti per la visita guidata del complesso nuragico di Seruci possono essere acquistati esclusivamente nella biglietteria del sito.

Per informazioni (dal 12 luglio): Ufficio del Turismo Piazza del Minatore, dal lunedì al sabato, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00; mail: ufficiodelturismo@comune.gonnesa.ca.it +39345 9418362 Iniziativa di sviluppo turistico coprogettata dal comune di Gonnesa e dalle Acli.

Alleghiamo gli interventi dell’assessore regionale della Pubblica istruzione, Giuseppe Dessena, della responsabile per il Sulcis Iglesiente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, Sabrina Cisci; e della presidente del circolo Acli – Bene Comune di Iglesias, e le interviste con il sindaco di Gonnesa, Hansal Cristian Cabiddu e con il presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna Tarcisio Agus.

    

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Sono trascorsi 50 anni dalla scoperta del nella grotta di “Su Benatzu” a Santadi ed è tanta l’emozione di orof. Antonio Assorgia che fece parte del Gruppo Speleologico di appassionati ricercatori con Franco Todde e Sergio Puddu, alla memoria dei quali dedica, in occasione del 50° anniversario della scoperta il libro: Il “Tempio Ipogeo” nuragico di Su Benazzu.

Nella cornice del museo GeoPunto a Genna Luas, coordinato dall’Associazione per il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, il Prof. Assorgia e numerosi altri illustri studiosi con il sindaco di Santadi, dott. Elio Sundas, hanno rievocato quell’importante scoperta che ancora, nonostante il tempo trascorso, attende una sua corretta ed ampia valorizzazione.

Il ritrovamento avvenne nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 giugno del 1968. Scoperta di grande rilievo scientifico che ebbe un risvolto amaro per gli scopritori, in quanto non venne loro riconosciuta la paternità del ritrovamento. «La negazione della paternità della scoperta ai tre speleologi – ricorda il prof. Assorgia – determinò anche il fatto che nessun esperto, che successivamente ebbe modo di esaminare i reperti archeologici, facenti parte del corredo votivo del Tempio ipogeo, non conoscendo gli autori della scoperta, né le modalità del ritrovamento, si preoccupò di intervistarli e di informarsi sulla particolare disposizione spaziale degli oggetti votivi, se vi fossero evidenze di qualche sequenza temporale nella loro deposizione, se vi fossero particolari tracce materiali di frequentazioni singole o collettive, quali fossero gli accorgimenti, messi in atto dai Nuragici, al fine di rendere difficile, se non impossibile, l’accesso al Sancta Sanctorum». Tutto ciò perché i tre speleologi, invece di lasciare il ritrovamento in sito ed avvisare la Sovrintendenza, raccolsero tutto il materiale ceramico e gli oggetti in bronzo, compreso lo splendido e raffinato tripode, e lo portarono nel loro Istituto.

Il tesoro nella grotta Pirosu, così chiamata la cavità ove si trovavano in gran numero i materiali rinvenuti, era costituito da un grande deposito di ceramiche costituite da vasi, ciotole, lucerne, una delle quali decorata con motivi ornamentali a cerchi concentrici ed a lisca di pesce e numerosi corredi votivi. Con essi erano numerosi bronzi costituiti da bracciali, pugnali ad “elsa gammata”, un tripode ed una colonnina.

Quella importante scoperta ancora attende d’essere compiutamente svelata per comprendere meglio l’era nuragica e la sua evoluzione, anche in rapporto con le nuove genti che arrivarono in Sardegna con Fenici e Cartaginesi e che in quel tripode bronzeo potrebbero ben essere rappresentati, perché, a detta del prof. Pasquale Zucca, frutto di commercializzazione dei mercanti aristocratici greci e fenici. 

Il rilancio scientifico e la fruizione del sito arricchiscono il patrimonio del Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna e della comunità locale di Santadi che da esso trae importanti elementi della memoria storica, ma anche nuove opportunità di sviluppo socio economico.

Prof. Tarcisio Agus

Presidente del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna

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Nel corso dell’importante appuntamento di Livorno del 12 giugno 2018, il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna ha dato piena disponibilità per la sua partecipazione al programma di cooperazione Interreg P.O. Italia Francia “Marittimo”, progetto articolato su due nazioni, Italia e Francia e cinque regioni, Sardegna, Liguria, Toscana, Corsica e Provence – Alpes – Côte d’Azur (PACA).

Il progetto denominato ItinEra è dedicato allo sviluppo sostenibile ed alla promozione del turismo esponenziale e immersivo, attraverso la creazione di escursioni dedicate allo sviluppo sostenibile ed alla biodiversità.

In particolare si punta alla creazione di itinerari sostenibili articolati su tutte le regioni partner e rivolti al turismo crocieristico.

L’obiettivo generale è quello di contribuire ad aumentare la competitività internazionale delle PMI operanti nelle 5 regioni nell’ambito dell’eco-turismo.

Al fine di affrontare la sfida individuata, ItinERA:

1. sviluppa Linee Guida (LG) per una certificazione di qualità eco-turistica comune alle 5 regioni, propedeutica alla nascita di un marchio unico dello spazio del “Marittimo”;

2. sviluppa e promuove itinerari eco-turistici tematici a carattere sovra-nazionale, conformi ai requisiti previsti nelle LG;

3. offre programmi di formazione alle PMI del settore turistico per il raggiungimento degli standard di qualità previsti;

4. organizza eventi d’incontro volti a promuovere processi di governance pubblico-privata dell’offerta eco-turistica.

Primi beneficiari sono PMI, tour operators e compagnie di crociera operanti nell’area di cooperazione, nonché potenzialmente l’intera area stessa, grazie alla creazione di valore, nascita di nuovi attrattori turistici, sviluppo del tessuto imprenditoriale e crescita occupazionale.

Il Parco Geominerario nel corso dell’incontro ha presentato le sue potenzialità, accolte con particolare interesse dagli operatori turistici ed imprese, nello splendido contesto di Rocca di Frassinello nella Maremma Toscana entro la cantina progettata dall’Architetto Renzo Piano.

 Il Presidente

Prof. Tarcisio Agus

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Mercoledì 23 maggio, il Parco Geominerario Storico ed Ambientale della Sardegna e le comunità minerarie di Guspini ed Arbus, hanno recuperato, grazie all’intervento dell’assessora dell’Industria e della Società Igea, la Galleria Anglo Sarda a Montevecchio.

Galleria storica, tra le prime aperte lungo il filone minerario del Guspinese – Arburese, deve il suo nome allo sfruttamento  affidato dalla “Montevecchio” alla compagnia “La Piemontese – Compagnia Reale Anglosarda” con l’obbiettivo di accelerare i lavori ed aumentare il profitto.

L’avvio del cantiere è datato 1852 a levante del filone Sant’Antonio, intersecando concentrazioni eccezionali di galena. L’Anglo Sarda per questa sua caratteristica venne usata come location per l’accoglienza del Principe Tomaso di Savoia, giunto nel 1877 a Montevecchio, per inaugurare  la nuova laveria che ancora oggi porta il suo nome. Le cronache dell’epoca riportano dell’allestimento di un sontuoso pranzo in suo onore entro la Anglo Sarda, presso un gradino sfavillante di galena argentifera.

Di quella sontuosità mineraria oggi rimangono poco più di frammenti di filone che si possono ancora scoprire fra le concrezioni  minerali, con aggregati cristallini che passano dal giallo paglierino, al rosso bruno, sino  al verde azzurro. Interessanti risultano tutte le tecniche di armature della galleria ancora presenti in legno di castagno, ma si trovano anche quelle più recenti con le centine in acciaio. Lungo il percorso si può osservare il fornello di areazione, il fornello di riempimento e di scarico. Sono ancora visibili i così detti “traverso banco”, le gallerie di coltivazione che raggiungevano  il filone minerario disteso verticalmente, con una inclinazione di 30° .

Il percorso di visita raggiunge anche la canna del Pozzo Sant’Antonio, a meno 25, che in superficie è sormontata dalla splendida  struttura mineraria che racchiude il castello del pozzo, con le sue splendide ed ampie finestre lignee di richiamo gotico e la merlatura di richiamo medioevale.

Oggi certamente non riecheggiano più il frastuono dei locomotori, alcuni ancora in situ, o le perforatrici di varia natura e dimensioni, spesso portate a spalle da uomini grondanti di polveroso sudore. La più simpatica e maneggevole la chiamavano amorevolmente “Sa Pisitedda”, “La Gattina”. Possiamo solo immaginare il duro lavoro entro quegli spazi quasi a misura d’uomo, senza  il  consumo di altra roccia che non fosse necessaria per strappare le vene d’argento dalle viscere della terra. Bisogna attraversare la galleria in silenzio, pensando alle centinaia di uomini che vi hanno speso la vita, in particolare quando le perforatrici lavoravano a secco e la meccanizzazione non aveva fatto ancora capolino in miniera. La fatica delle braccia era l’unica forza e per bucare la montagna si faceva ricorso all’esplosivo, mentre le gallerie diventavano canne di fucile dalle quali bisognava proteggersi, in angoli appositi o in bracci di altre gallerie che non fossero sulla verticale, dove la forza esplosiva della volata rigurgitava detriti e forza d’urto.

Un mondo sotterraneo fatto di pericolo e di sudore, ma anche di solidarietà e di conquiste sociali che meritano d’essere conosciute, perché la storia di quegli antri non può esser disgiunta dalla storia degli uomini, donne e bambini che vi hanno operato, dentro e fuori la miniera.

Il Presidente

Prof. Tarcisio Agus

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E’ stata aperta oggi ai visitatori e ai turisti, la Galleria Anglosarda, nell’ex miniera di Montevecchio. Al taglio del nastro erano presenti l’assessore regionale dell’Industria, Maria Grazia Piras; il presidente del Parco Geominerario, Tarcisio Agus; l’amministratore unico di IGEA, Michele Caria; i sindaci di Guspini, Arbus e San Gavino e i consiglieri regionali Rossella Pinna, Alessandro Collu e Gianni Lampis.

Ristrutturata e messa in sicurezza in seguito ai lavori svolti da IGEA, cui spetta la manutenzione delle miniere sarde, la storica Galleria entra nell’elenco dei siti minerari resi fruibili a nuovi utilizzi grazie ai recenti interventi dell’Assessorato dell’Industria. Si tratta del terzo sito che viene riaperto ai visitatori negli ultimi due anni, dopo Porto Flavia e Galleria Henry.

La gestione unitaria dei siti (Regione-Igea-Comuni-Parco) ha già portato a notevoli risultati in termini di presenze turistiche nel 2017 e nei primi mesi del 2018. A Buggerru, la Galleria Henry è stata visitata da oltre 14.500 persone nel 2017 e da un migliaio di persone nei primi tre mesi di quest’anno. Superano invece le 30mila presenze, nel 2017, le bellezze di Porto Flavia, mentre sono quasi 6mila i visitatori nei primi 4 mesi del 2018. Cifre consistenti anche a Montevecchio, versante di Guspini, dove lo scorso anno si sono contate oltre 10mila presenze. Tarcisio Agus, presidente del Parco Geominerario, l’ente che ha in campo la gestione della Galleria Anglosarda, ha annunciato novità importanti per i prossimi mesi. L’obiettivo è mettere a regime la rete dei siti minerari e naturali e consentire una fruibilità turistica ad ampio raggio, dalle ex miniere ai musei dislocati nei diversi territori, passando per alcune delle più importanti aree naturalistiche della Sardegna. A giugno partirà un programma di attività promozionali e in previsione c’è anche l’attivazione di un Centro unico per le prenotazioni. Non meno importante, in questi mesi, è stato il lavoro di IGEA che, nel caso della Anglo Sarda, ha consentito di liberare dalle macerie il tratto di Galleria ora visitabile agevolandone il ripristino prima della stagione estiva.