22 December, 2024
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“The tragedy of Titus Andronicus” è l’opera giovanile di Shakespeare, il primo dramma, il più disarticolato ed il più feroce. È la tragedia della corruzione la cui bestialità attinge dalle radici più profonde della coscienza umana. È uno spaccato contemporaneo della società, dominata dalla sete di potere, dal desiderio di vendetta, dalla brutalità più spietata. L’adattamento curato da Daniele Monachella sposta l’azione dalla Roma Imperiale ad un’isola, un “non-luogo” multimediale. Idealmente la Sardegna. La mutazione di un’Isola trasformata dall’uomo e dominata dalla superficialità, dalla sete di potere e dalla violenza fine a se stessa, veicolo dell’ambizione personale e di girotondi catastrofici che tingeranno di rosso l’intreccio e i personaggi legati ad esso. Una vicenda dal sapore antico dove riti del caos, maschere ambigue, elementi della natura e canti apotropaici muteranno in forme dai connotati moderni e daranno vita al ciclo della carne-da-segare.

Il progetto nasce con una doppia finalità: sostenere e divulgare l’utilizzo della lingua sarda attraverso le opere teatrali e porre l’accento sull’insostenibile violenza verbale, fisica e mediatica che circonda la nostra attuale società.

Rispetto ad altri adattamenti dell’opera propone parte dei dialoghi in lingua sarda, non per una scelta arbitraria, ma per differenziare due culture opposte e conflittuali, entrambe peraltro caratterizzate da crudeltà, ambizione violenza e arbitrio, pur sotto la spinta di motivazioni diverse. La lingua sarda è affidata in massima parte agli “intragnados” del regno di Intragnas (ciò che è celato, marcio, nascosto perverso, maligno, furbo, astuto, sleale, malvagio, propenso al male), la lingua italiana ai “dominariani” dell’impero di Dominariu, ma alcuni personaggi, trascorrono facilmente da una lingua all’altra, un fenomeno non infrequente quando popoli diversi vengono a contatto in contesti di invasione coloniale o emigrazione/immigrazione. Lo spettacolo affida alla multimedialità la sintesi drammaturgia, possiede una sua forza e coerenza, nonostante un testo sovrabbondante e incide sul suo tessuto linguistico senza alterarne l’originale vigore. Le scene atemporali, costituite fondamentalmente da due strutture cubiche, che gli attori mettono in movimento per creare ambienti diversi rispondenti agli sviluppi della vicenda, sono funzionali alle scelte di regia, che puntano sull’essenzialità, quindi evitando la monotonia di una scena immobile.

Lo spettacolo, inserito nell’ambito della rassegna EstaTheatrOn organizzata da MAB Teatro con il contributo della Fondazione di Sardegna ed il patrocinio dei Comuni di Sassari, Alghero, Olbia e Nuoro, andrà in scena in due date il 19 ed il 21 agosto. La rappresentazione del 19 agosto è in programma a Nuoro nella Piazza Sebastiano Satta e per l’occasione l’ingresso sarà gratuito.

Il 21 agosto, invece, sarà proposto ad Alghero grazie anche al patrocinio della Fondazione Meta nello spazio allestito in Largo Lo Quarter.