5 November, 2024
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«Dopo tanti annunci di una “nuova Tiscali” auspichiamo che il ritorno di Renato Soru al comando della società di Sa Illetta riporti in auge la “vecchia Tiscali”, azienda leader che ha fatto conoscere la Sardegna in tutto il mondo

E’ il commento del segretario generale della Uilcom Sardegna Tonino Ortega a proposito del ritorno di Renato Soru alla guida della società insieme al banchiere Claudio Costamagna, numero uno della newco Amsicora (che ha acquisito una partecipazione del 22,059% in Tiscali).

«Confidiamo che anziché continuare a vendere pezzi di azienda come ha fatto la vecchia proprietà adesso venga finalmente definito e presentato un piano industriale, con idee chiare e concrete che puntino al rilancio di questa importante realtà in modo da salvaguardare l’intero perimetro aziendale e le tante professionalità che negli anni la stessa Tiscali ha costruito. E, soprattutto, auspichiamo ci sia la volontà di avviare subito questo rilancio coinvolgendo tuttiIl mercato delle TLC in cui opera Tiscali è particolarmente complesso – aggiunge Tonino Ortega – e ha visto una forte contrazione dei ricavi e un livellamento delle offerte. A fare la differenza può essere solo la qualità del servizio ma difficilmente si può garantire qualità se si continua a non avere sistemi efficienti, si risparmia su reperibilità e presidi specialistici, non si punta a risolvere tempestivamente le richieste dei clienti o, peggio ancora, si continua a pensare di affidare a terzi l’intera gestione dei propri clienti!»

«Auspichiamo, dunque, che con i nuovi vertici, messi in sicurezza i principali aspetti finanziari, si ragioni finalmente in termini industriali, ridando nuova vita a quella che era, e vuole ritornare ad essere, una delle principali e più ammirate realtà isolane, raro spiraglio di luce nel tormentato mercato del lavoro sardo

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«La sospensione dell’erogazione del secondo acconto dei contributi pubblici 2016 alle emittenti radiotelevisive locali disposto dal Governo Nazionale lo scorso 25 febbraio è un atto irresponsabile e dannoso

Lo sostiene il segretario Generale della Uilcom Sardegna Tonino Ortega in difesa delle emittenti sarde penalizzate da questo ritardo.

«I contributi pubblici, che incidono mediamente per circa ¼ dei ricavi totali iscritti a bilancio dalle emittenti locali sarde, sono fermi alla erogazione del primo acconto del 2016 – evidenzia Tonino Ortega -. Questo ennesimo ritardo si rifletterà in modo sempre più negativo sull’andamento occupazionale e sulle condizioni economiche dei lavoratori delle TV private sarde.»

Per questo la Uilcom Sardegna si appella alle Segreterie Nazionali perché possano intervenire anche legalmente per sbloccare l’erogazione del nuovo acconto lasciando impregiudicati i presupposti dei ricorsi sui quali dovrà pronunciarsi il giudice.

«Il nuovo regolamento per le graduatorie approvato dal Consiglio dei ministri il 7 agosto 2017 doveva essere più snello e garantire stanziamenti più rapidi – spiega il numero uno della Uilcom sarda – ma la realtà dei fatti sta dimostrando che il cambio di passo per ora non c’è stato ed i contributi dovuti anche per il 2017 e il 2018 restano ancora fermi e dimenticati da tutti. Il Governo nazionale dovrebbe intervenire nel pieno delle sue prerogative per riaffermare il principio della semplificazione e della velocizzazione procedurale che doveva ispirare il Regolamento

Infine, dalla Uilcom Sardegna un appello alla nuova Giunta regionale in attesa di composizione.

«La Regione sarda è chiamata a monitorare l’andamento occupazionale dell’intero settore delle TV Private della Sardegna nella transizione dalla vecchia alla nuova normativa e vigilare sulla regolarità delle retribuzioni e sul rispetto dei CCNL da parte delle imprese destinatarie dei contributi Regionali – afferma Tonino Ortega che ribadisce la richiesta alle istituzioni isolane di valorizzare il patrimonio rappresentato dalle Tv locali -. Chiediamo ancora una volta un finanziamento stabile e corposo della legge regionale 3/2015 in modo da permettere alle emittenti isolane di investire in occupazione e, soprattutto, in termini di qualità ed innovazione tecnologica – conclude -. La politica sarda ha il dovere di tutelare il glorioso passato che fa di queste televisioni locali l’archivio di memoria storica della nostra regione

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Si è svolto oggi al ministero dello Sviluppo economico un nuovo vertice sul closing dell’accordo tra Tiscali e Fastweb e sul piano industriale di Tiscali. Il closing dell’accordo tra Tiscali e Fastweb, perfezionato lo scorso 16 novembre, porterà complessivamente nelle casse dell’azienda sarda 198 milioni di euro, di cui 50 già versati a novembre 2018 e il restante entro il 2019.

«E’ un primo passo per la gestione di questa vertenza che riguarda tanti lavoratori sardi – ha spiegato il segretario Generale della UILCom Sardegna Tonino Ortega al termine dell’incontro -. Apprezziamo molto la volontà dell’azienda di voler mantenere aperto il dialogo con il sindacato per lo sviluppo del piano industriale. Il piano di Tiscali presentato dall’amministratore delegato dott. Alex Kossuta verterà sugli ampliamenti della base clienti sui servizi Fibra, LTE e mobile. L’80% dei 198 milioni dell’accordo con Fastweb verrà usato per il rilancio dell’azienda compreso il pagamento di fornitori che servono per andare avanti con questi nuovi progetti. L’azienda – ha aggiunto Tonino Ortega – ha comunicato che qualsiasi soluzione riguardante l’occupazione presupporrà un percorso comune con le organizzazioni sindacali. Come UilCom Sardegna abbiamo chiesto di mantenere aperto il tavolo istituzionale presso la Regione Sardegna apprezzando la presenza della regione con l’on. Comandini. Non possiamo dunque che apprezzare il fatto che l’azienda voglia mantenere aperto il dialogo con il sindacato per lo sviluppo del piano industriale:»

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La Seconda commissione del Consiglio regionale, presieduta da Piero Comandini (Pd), a conclusione delle audizioni delle rappresentanze sindacali sulla vertenza Tiscali, ha approvato all’unanimità una risoluzione con la quale si impegna la Giunta a sostenere la battaglia dei lavoratori e dei sindacati per il mantenimento dei livelli occupazionali e la salvaguardia delle professionalità presenti nell’azienda di “Sa Illetta”. In particolare si chiede all’esecutivo presieduto da Francesco Pigliaru la partecipazione della Regione all’incontro in programma il prossimo 20 novembre a Roma, nella sede del ministero dell’economia e finanza, in vista di un possibile accordo finalizzato a scongiurare la riduzione del personale.

«Tiscali – così hanno spiegato nel corso dei rispettivi interventi i segretari Uil-Com (Tonino Ortega), Slc-Cgil (Roberto Camarra), Fistel-Cisl (Barbara Marongiu) – conta attualmente 650 dipendenti diretti ed un indotto che supera le 800 unità. L’intesa siglata lo scorso 30 luglio con Fastweb per la cessione a quest’ultima della licenza di Aria spa (società controllata da Tiscali) per 40 Mhz nella banda 3.5 Ghz ed un ramo di azienda di Tiscali che comprende le infrastrutture della più importante società delle telecomunicazioni in Sardegna, minaccia la sopravvivenza dell’azienda. Il rischio “spolpamento” per Tiscali – a giudizio dei rappresentanti dei lavoratori – è, infatti, concreto e l’assenza di un piano industriale preoccupa non poco chi vuole tutelare buste paga e competenze acquisite nel corso degli anni in un comparto strategico per lo sviluppo e la crescita dell’Isola.»

«Il tutto – hanno proseguito Ortega, Camarra e Marongiu – nonostante il Governo, per il tramite dell’intesa a suo tempo sottoscritta con Tiscali, abbia subordinato la proroga fino al 31 dicembre 2029 delle concessioni per le frequenze 3.4-3.6 Ghz, al mantenimento dei livelli occupazionali in Tiscali. Ed alla luce di tale constatazione, che la commissione Lavoro del Consiglio regionale ha quindi rivolto l’invito alla Giunta, perché si batta con Governo affinché siano rispettate clausole e condizioni stabilite al momento dell’accordo per la proroga dei diritti d’uso delle frequenze.»

“Il Consiglio regionale della Sardegna si impegna ad affiancare i 650 lavoratori di Tiscali interessati dalla cessione delle frequenze 5G da Tiscali a Fastweb intervenendo con la Giunta regionale in vista dell’incontro che si terrà al ministero per lo Sviluppo Economico il prossimo 20 novembre. E’ quanto è emerso questa mattina durante l’incontro alla commissione Lavoro del Consiglio regionale, presieduta da Piero Comandini. Il parlamentino di via Roma ha così accolto il grido d’allarme lanciato dallo scorso luglio dalla Uilcom Sardegna a tutela dei lavoratori sardi di Tiscali.” Lo scrive in una nota il segretario regionale della Uilcom Sardegns Tonino Ortega. “Come UILCom abbiamo chiesto che l’intero percorso venisse accompagnato integralmente alla presenza del ministero dello Sviluppo economico e della Regione Sardegna ha spiegato durante l’incontro il segretario regionale della Uilcom Sardegna, Tonino Ortega, che nei mesi scorsi aveva più volte stigmatizzato l’assordante silenzio della Regione sarda in questa delicata vertenza -. Abbiamo sollevato molte perplessità rispetto alla regolarità della cessione delle frequenze pretendendo massima trasparenza e chiarezza – ha aggiunto Tonino Ortega -. Chiediamo che la Regione Sardegna si faccia carico di questa disastrosa vertenza che rischia di trasformarsi in una bomba sociale e che appoggi la nostra richiesta a Tiscali di un piano industriale a sostegno dell’occupazione. Auspichiamo che, mettendo da parte i vari schieramenti politici e rimettendo al centro gli interessi dei lavoratori sardi, tutti insieme, istituzioni e sindacati, si possa trovare in modo responsabile un percorso condiviso da portare al Mise il 20 novembre che abbia un solo obiettivo: la tutela dell’occupazione sarda” .

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La segreteria regionale della Uilcom Sardegna ha intrapreso una campagna informativa e di sensibilizzazione per la tutela dei lavoratori a progetto impiegati nei call center. La campagna, già iniziata, proseguirà con la distribuzione di volantini informativi fuori dalle aziende con l’obiettivo di far conoscere ai lavoratori interessati l’esistenza del contratto nazionale che disciplina le collaborazioni nei call center outbound e che la maggior parte delle aziende disattende totalmente.

Spesso rinnovati di mese in mese, i contratti di collaborazione smascherano di fatto rapporti di lavoro dipendente con turni e orari da rispettare, lavorazioni e gerarchie interne ben precise. Il clima lavorativo fortemente oppressivo e competitivo è legato esclusivamente alle vendite telefoniche.

«Così come denunciato sulla stampa e confermato dai lavoratori arrivati presso la nostra sede sindacale – spiega Tonino Ortega, segretario generale della UilCom Sardegna – i responsabili di turno non esitano ad alzare i toni spesso oltre i limiti dell’umana dignità qualora gli obiettivi non vengano raggiunti. Nonostante il contratto preveda una paga oraria di € 6,67 a prescindere dalle attivazioni, sembrerebbe che quasi nessuna azienda lo applichi: gli stipendi mensili nella maggior parte dei casi sono di poche centinaia di euro e i contributi previdenziali spesso non vengono versati completamente o in parte. Anche dal punto di vista organizzativo le cose non vanno meglio: aree di lavoro inadeguate, areazione inadeguata, servizi igienici insufficienti, piani di evacuazione inesistenti e gestione dei rifiuti spesso demandata ai dipendenti

In questo desolante contesto il ruolo del sindacato e della UilCom Sardegna diventa centrale.

«Siamo convinti che solo attraverso un’azione di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti sarà possibile restituire dignità ai lavoratori e rendere giustizia ad un comparto produttivo strategico – spiega Tonino Ortega -. Tutti devono collaborare in questa direzione: Ispettorato del Lavoro ed Asl, aziende committenti (i grandi operatori che appaltano le vendite), ma soprattutto occorrono le segnalazioni dei lavoratori dipendenti di queste aziende

Per questo la Uilcom Sardegna mette a disposizione i suoi uffici e i suoi funzionari per fornire ai lavoratori interessati tutte le informazioni necessarie per superare queste situazioni ma ancora di più, si mette a disposizione delle aziende interessate per condividere insieme tutti i percorsi sindacali necessari a ristabilire il rispetto delle regole e la dignità dei lavoratori.    

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Appello della UilCom al Consiglio regionale della Sardegna per la tutela dei lavoratori di Tiscali. Il futuro di 650 famiglie è infatti in pericolo dopo l’accordo commerciale con cui, a fine luglio, Tiscali ha ceduto a Fastweb la piena proprietà dello spettro in banda 3,5 Ghz con cui l’azienda svizzera si assicurerà un accesso a lungo termine allo spettro per il 5G che rappresenta il futuro prossimo delle telecomunicazioni.

Per questo il segretario generale della Uilcom Sardegna Tonino Ortega ha scritto questa mattina al presidente della commissione Lavoro Piero Comandini chiedendo la convocazione urgente dei soggetti interessati (Tiscali, Fastweb e organizzazioni sindacali di categoria) affinché finalmente le istituzioni sarde diano il corretto contributo alla soluzione di questa vertenza. 

«In questi giorni è in atto l’asta per l’assegnazione dello spettro di banda restante per le frequenze del 5G a cui stanno partecipando i restanti operatori delle Telco e come lei avrà visto il valore degli spettri di banda in questione (come quello in capo a Tiscali) stanno avendo un valore ben più elevato rispetto all’accordo commerciale del 31 luglio scorso di 150 milioni di euro», scrive Ortega ripercorrendo le tappe dell’operazione che «rischia di essere devastante per il futuro delle 650 famiglie sarde di Tiscali, soprattutto, alla luce della mancanza di un Piano industriale che delinei la strategia di Tiscali per il futuro».

La Uilcom ribadisce il suo rammarico per lo spregiudicato atteggiamento imprenditoriale in Sardegna di Fastweb che, dopo la cessione della gara SPC nel 2016, ora con l’acquisizione delle frequenze 5G «continua, per la seconda volta, a spolpare dal punto di vista industriale l’azienda più importante della Sardegna nel settore Telco, si prende senza scrupoli le infrastrutture e il core business ma non tiene minimamente conto del futuro dei lavoratori in una regione caratterizzata da un altissimo tasso di disoccupazione». 

«Per questi motivi – conclude Tonino Ortega – penso che la Regione Sardegna non debba continuare a stare alla finestra ma debba essere attore principale a fianco delle organizzazioni sindacali e di tutti i lavoratori di Tiscali

 

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Resterà aperto il tavolo sindacale a garanzia dei circa 650 lavoratori sardi interessati dalla vendita delle frequenze 5G da Tiscali a Fastweb. Nel corso dell’incontro che si è tenuto questa mattina a Roma il ministero per lo Sviluppo Economico ha accolto, infatti, la richiesta formulata dalle organizzazioni sindacali, in particolare della UilCom che alla fine di luglio aveva lanciato il grido d’allarme per la tutela dei lavoratori sardi di Tiscali. Il proseguo dei lavori è stato aggiornato al prossimo 23 ottobre perché è stato ritenuto opportuno un ulteriore confronto successivo all’apertura della procedura di cessione del ramo d’azienda ex. Art. 47 legge 428.

«E’ fondamentale che la procedura di cessione delle frequenze sia strettamente legata al piano di rilancio di Tiscali anche in sede ministeriale – ha spiegato al termine dell’incontro il segretario regionale della Uilcom Sardegna, Tonino Ortega – auspichiamo che con il supporto del MISE e di tutti i soggetti coinvolti siano messe in atto le massime garanzie per le 650 famiglie sarde. E’ comunque inspiegabile – ha aggiunto Ortega – l’assenza della Regione Sardegna che a tutt’oggi, nonostante varie sollecitazioni, continua il suo assordante silenzio

Durante l’incontro al MISE – richiesto dalle OOSS nazionali il 31 luglio – i rappresentanti di Tiscali hanno ribadito la valenza dell’accordo precisando che non stravolgerà le linee di business aziendali (Tiscali continuerà a vendere anche servizi Fixed wireless access) e che i 150 milioni saranno dedicati essenzialmente allo sviluppo del piano industriale. Dal canto loro i rappresentanti di Fastweb, dopo aver evidenziato l’importanza strategica dell’avvio anticipato delle frequenze 5g, hanno precisato che Tiscali avrà accesso alla rete Fastweb (che ha la potenzialità di raggiungere 18 milioni di utenze), compreso il futuro accesso alla nuova rete 5g, i cui costi resteranno per intero in carico a Fastweb. Tutto ciò, insieme alle risorse finanziarie previste dall’accordo, consentirà a Tiscali un vantaggio competitivo che potrebbe garantirgli così la permanenza nel mercato delle TLC.  

Pierpaolo Mischi, segretario nazionale Uilcom, ha evidenziato due aspetti. Il primo di carattere procedurale, richiedendo che il ministero e l’AGCOM si facciano garanti affinché ci sia massima chiarezza e trasparenza sulla legittimità giuridica dell’operazione di cessione delle frequenze. Sul piano sindacale il segretario nazionale Uilcom ha ribadito che la preoccupazione reale riguarda la fase successiva all’accordo, per cui ha richiesto al rappresentante del ministro Luigi Di Maio, l’avvocato Marco Bellezza, che il ministero segua la vicenda accompagnando l’intero percorso già in sede di procedura di cessione di ramo d’azienda. «Siamo molto preoccupati dell’aspetto occupazionale – ha detto Pierpaolo Mischi – c’è in gioco il futuro di 680 famiglie, peraltro su territori già labili sul piano occupazionale, quali quello di Cagliari e Perugia».    

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Pieno sostegno alla vertenza dei lavoratori della Wind3 di Cagliari è stato espresso dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale presieduta da Luigi Lotto. Una presa di posizione chiara che si tradurrà in un atto ufficiale del Consiglio: si pensa a una risoluzione della Commissione o a un ordine del giorno unitario da votare in Aula.

Un pronunciamento ufficiale dell’Assemblea sarda è stato sollecitato in mattinata dai sindacati sentiti in audizione dal parlamentino delle “Attività Produttive”. La vertenza riguarda circa 340 operatori sardi il cui posto di lavoro è a serio rischio dopo la decisione della Wind3 di cedere un ramo d’azienda a una società di out source. «Un’operazione ingiustificata – secondo i segretari di categoria Francesco Marongiu (Slc Cgil), Jimmy Uda (Fistel Cisl) e Tonino Ortega (Uilcom) – la Wind3 è una società sana con i bilanci in utile non ha la necessità di ridurre i costi del personale esternalizzando un servizio. Al momento della fusione di Wind con Tre, il nuovo operatore aveva garantito al Governo il mantenimento dei livelli occupazioni e del business aziendale in Italia. Questo non sta avvenendo, Wind 3 non sta cedendo un ramo d’azienda ma solo un servizio prima assicurato dalla società Tre».

La vertenza riguarda complessivamente 900 lavoratori distribuiti in quattro Regioni (Sardegna, Sicilia, Lazio e Liguria). Domani, a difesa dei posti di lavoro, è in programma una manifestazione nazionale in vista dell’incontro al Mise fissato per giovedì 15 giugno. «Non abbiamo armi a disposizione per contrastare la cessione del ramo d’azienda – hanno detto i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil – per questo è necessario un sostegno della politica. Chiediamo al Consiglio regionale e alla Giunta di promuovere un coordinamento tra gli esecutivi della quattro regioni interessate per dare più forza ad un’azione nei confronti del Governo nazionale».

Un appello raccolto dalla Commissione. I consiglieri regionali Piero Comandini (Pd), Ugo Cappellacci (Fi) e Stefano Tunis (Fi) hanno sollecitato un coinvolgimento diretto del presidente della Regione Francesco Pigliaru ricordando il precedente favorevole del call center Vol2: «Nel 2010 si riuscì a salvare circa 470 posti di lavoro – ha detto Ugo Cappellacci – la politica anche questa volta può fare molto. Occorre individuare gli strumenti per trovare una soluzione alternativa alla cessione del ramo d’azienda. Ma per far questo occorre pressare il Governo unendo le forze con le altre regioni». Posizione condivisa da Piero Comandini e Stefano Tunis che hanno appoggiato l’idea di un coordinamento tra le regioni interessate: «Alla base del business di Wind3 c’è una concessione governativa – ha detto l’esponente del Pd – può essere lo strumento per convincere Wind3 a fare un passo indietro». Questa di Wind3 non è un’operazione a costo zero: «C’è il rischio che lo Stato debba farsi carico dei costi degli ammortizzatori sociali di una società che produce utili – ha sottolineato Stefano Tunis – un aspetto che non  può passare in secondo piano».

Al termine dell’audizione, il presidente Luigi Lotto ha assicurato l’impegno della Commissione: «Faremo di tutto per dare il massimo contributo alla vostra vertenza – ha detto Luigi Lotto – insieme alla Giunta decideremo quali azioni portare avanti».

In mattinata la Commissione ha sentito anche i rappresentanti sindacali dei lavoratori del Consorzio Agrario della Sardegna, ente con 104 dipendenti in pianta organica e 48 sedi distribuite nel territorio regionale.

Il Consorzio, da tempo in crisi, ha accumulato negli anni un passivo di circa 45 milioni di euro. Un buco di bilancio che ha indotto la direzione dell’ente ad applicare il contratto di solidarietà ai dipendenti con conseguente riduzione dell’orario di lavoro a 26 ore settimanali. Per abbattere i costi di gestione, il Consorzio ha inoltre annunciato la chiusura delle sedi di Nuoro e Santa Maria La Palma e il trasferimento dei 17 dipendenti negli uffici di Oristano e Cagliari.

«I lavoratori non sono sacchi di patate – ha detto la segretaria della Flai Cgil Annarita Poddesu – i trasferimenti di sede creeranno forti disagi ma ciò che preoccupa di più è la mancanza di una strategia per il futuro. Il Consorzio ha annunciato la presentazione di un piano industriale che però non è ancora arrivato. Chiediamo alla politica di lavorare insieme a noi per scongiurare la chiusura delle sedi di Nuoro e Santa Maria La Palma ed individuare un percorso di rilancio».

«Se siamo oggi in queste condizioni lo dobbiamo all’incapacità del Cda dell’ente – ha proseguito Mariano Masala segretario del Sinalcap Sardegna – non si può pensare di risanare i bilanci con il solo ricorso al contratto di solidarietà». «Il Consorzio agrario svolge un ruolo strategico nel territorio – ha sottolineato il segretario della Fai Cisl Bruno Olivieri – in molte aree dell’Isola ricopre una funzione sociale che non può venire a mancare».

I rappresentanti dei sindacati, rispondendo alle domande dei membri della Commissione Luigi Crisponi (Riformatori), Piero Comandini (Pd), Mario Tendas (Pd), Mariano Contu (FI), Antonio Gaia (Upc) e Gianluigi Rubiu (Udc), hanno poi respinto l’accusa di aver sottoscritto il contratto di solidarietà contro la volontà dei dipendenti: «Quell’accordo è stato firmato perché il Consorzio non ha lasciato altre vie d’uscita – ha detto Annarita Poddesu – l’alternativa a quella firma erano i licenziamenti. I sindacati hanno l’obbligo di difendere i posti di lavoro».

Il presidente della Commissione Luigi Lotto ha preso atto della posizione dei sindacati ed annunciato un ulteriore approfondimento da parte della Commissione: «Siamo davanti a una situazione complessa – ha detto Lotto – nei prossimi giorni rifletteremo su come affrontarla coinvolgendo la Giunta regionale e l’assessore competente».