2 November, 2024
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Il Terzo Settore è un mondo vasto e variegato che conta in Italia centinaia di migliaia di organizzazioni non a scopo di lucro avvalendosi dell’apporto professionale di 1 milione di lavoratori e 5 milioni di volontari.

E’ un modello di infrastrutturazione sociale che viene da lontano, un percorso che – sul piano legislativo – si fa risalire agli anni ’90 con le leggi sulle associazioni di volontariato (266/91), sulla cooperazione sociale (381/91), sulle associazioni di promozione sociale (383/2000), passando dalle norme che hanno promosso l’istituzione delle ONLUS (460/97). Le organizzazioni che si riconoscono in questa cornice normativa sono fondate su principi di solidarietà e democrazia, orientate alla realizzazione di attività solidaristiche, di tutela dei diritti, di promozione sociale, di mutualità e gratuità. Organizzazioni entro le quali una parte rilevante delle attività si sviluppa attraverso la donazione di tempo a titolo gratuito e di volontariato.

In Sardegna le attività volontaristiche rese all’interno delle associazioni di volontariato contano l’apporto di circa 100mila persone; a queste vanno sommate le attività di volontariato prestato dentro le cooperative sociali di tipo B, quelle che si occupano di inserimento lavorativo di persone in particolari condizioni di svantaggio personale e sociale; inoltre bisogna annoverare la disponibilità dei soci delle associazioni di promozione sociale, che in migliaia di strutture di base rendono possibile la realizzazione delle attività sociali grazie al volontariato. A tutto ciò va aggiunto il tanto lavoro volontario che cittadini – anche non organizzati all’interno di associazioni e cooperative – prestano in modo estemporaneo negli ambiti più svariati (cultura, tempo libero, sport, ambiente, cittadinanza attiva).

La riforma del Terzo Settore avvia un percorso di sostegno a tutti questi enti con l’esplicita ambizione di una maggiore interconnessione tra tutte le anime che lo compongono, attraverso una notevole semplificazione normativa e un unico registro nazionale che tuttavia non cancellerà le identità storiche.

La promozione del settore si svilupperà attraverso agevolazioni fiscali, maggiore limpidezza nelle modalità di collaborazione con gli enti pubblici, maggiore chiarezza e trasparenza nei bilanci e nelle rendicontazioni, utilizzo di strumenti di sostegno finanziario innovativi (social bonus), riconoscimento delle attività di volontariato svolte in ogni Ente di Terzo Settore e quindi potenziamento dell’apporto gratuito in tutte le organizzazioni che lo compongono e valorizzazione della figura del volontario.

La riforma istituisce anche il Servizio Civile Universale, con maggiori opportunità che verranno offerte ai giovani per prestare il proprio servizio in Italia e all’estero. Favorisce l’estensione nel sostegno ai Centri di Servizio per il Volontariato (in Sardegna si tratta del CSV Sardegna Solidale – gestito dall’Associazione la Strada e attivo dal 1998 – che ha gestito da allora oltre 30 milioni di euro in attività svolte dalle associazioni di volontariato aderenti), estendendo la governance a tutto il Terzo Settore, attraverso un’organizzazione condivisa e democratica, con una propria personalità giuridica, improntata al principio della “porta aperta”.

La riforma del Terzo Settore in Sardegna riguarderà 1.725 associazioni di volontariato, oltre 800 cooperative sociali, migliaia di circoli e strutture di base delle associazioni di promozione sociale e altri enti non lucrativi. Si stima vengano interessate oltre 8 mila organizzazioni, anche raggruppate in reti associative, al cui interno operano oltre 14 mila lavoratori e centinaia di migliaia di cittadine e cittadini sardi.

Per tutto questo la riforma è certamente una grande sfida che vogliamo affrontare con fiducia, riguarda tutto il mondo della solidarietà organizzata, l’economia sociale ed il volontariato in senso lato. È un grande potenziale riconosciuto da tutti e approvato dal Forum Nazionale del Terzo Settore che raggruppa tutte le nostre sigle.

Per questo rimaniamo sorpresi nel leggere l’attacco portato da una parte delle associazioni sarde di volontariato a nome di tutto il Terzo Settore sardo. Attacco in cui non ci riconosciamo e non si riconoscono le altre sigle del Terzo Settore in Sardegna. Un attacco mistificatore che richiama un’unità che in Sardegna non esiste e che riguarda solo una frazione di questo grande mondo, quello  che aderisce al CSV Sardegna Solidale. C’è tanta altra parte di volontariato nella nostra regione che non ci si riconosce e guarda con spirito positivo il percorso riformatore sui Centri di Servizio per il Volontariato basato sul principio della “porta aperta”.

La Regione Sardegna – per la competenza data dal suo Statuto Autonomo – dovrà avviare un proprio percorso attuativo che potrà essere l’occasione per iniziare una nuova stagione, in cui il mondo del Terzo Settore regionale si metterà al servizio di tutta la società sarda.

Francesco Sanna (confcoop federsol), Alfio Desogus (FISH), Tore Farina (UISP), Franco Marras (ACLI), Andrea Pianu legacoopsic, Franco Uda (ARCI)

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La prevenzione come principale azione per la tutela della salute e come chiave di volta per la sostenibilità del sistema sanitario. Sono i principi alla base dell’accordo quadro firmato oggi dall’assessore della Sanità, Luigi Arru, dal presidente dell’Anci Sardegna, Pier Sandro Scano, dal Direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani, e dal presidente dell’Uisp (Unione italiana sport per tutti), Tore Farina.

«E’ un momento importante – ha detto l’assessore Luigi Arru – perché parliamo troppo di sanità legata all’ospedale, ai posti letto, alle polemiche, mentre poco si punta sulla prevenzione e sui corretti stili di vita. Questo protocollo interistituzionale dà attuazione al nostro piano di prevenzione, per il quale la Giunta ha messo a disposizione 42 milioni.»

L’assessore Arru ha ricordato che la Sardegna ha un alto indice di invecchiamento e, al contempo, è una delle cinque blue zone, con concentrazione di centenari: «E’ dimostrato – ha spiegato – che avevano uno stile di vita corretto, facevano attività fisica costante, evitavano l’abuso di alcol e di fumo. Noi dobbiamo puntare su questi fattori, per gli anziani ma anche per i nostri ragazzi e per i bambini. Ci sono studi internazionali che certificano anche il risparmio in sanità grazie alla prevenzione e alla vita che facciamo fare a giovani e meno giovani».

Il presidente dell’Anci, Pier Sandro Scano, ha sottolineato come i Comuni siano disponibili a fare la loro parte, sensibilizzando i cittadini, mentre il direttore dell’Ufficio scolastico, Francesco Feliziani ha rimarcato come sia fondamentale l’attività fisica nelle scuole per i ragazzi. Farina, per la Uisp, ha puntato l’attenzione sul fatto che si tratta del primo Protocollo che coinvolge anche il mondo della scuola.