22 November, 2024
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Il TAR della Sardegna ha accolto il ricorso presentato da Gruppo d’Intervento Giuridico, Lega per l’Abolizione della Caccia, Lega Anti-Vivisezione e WWF, patrocinato dall’avv. Carlo Augusto Melis Costa, ed ha disposto con decreto presidenziale n. 260, la sospensione del decreto dell’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente del 20 luglio scorso, relativo al calendario venatorio regionale 2018/19, nella parte in cui prevede la caccia alla lepre sarda ed alla pernice sarda.
Sulla sentenza del TAR prende posizione l’associazione Caccia Pesca Ambiente che in una nota sostiene che «il Tar ha sospeso la caccia a lepri e pernici senza dare la possibilità alla Regione Sardegna e alle associazioni di presentare la documentazione. Non riusciamo a capire perché il presidente del Tar ha deciso di sospendere la caccia a lepri e pernici senza darci la possibilità di replicare a ciò che dicevano gli ambientalisti».

«E’ bene precisare – aggiunge l’associazione Caccia Pesca Ambiente – che abbiamo ancora possibilità che la caccia a queste due specie venga riaperta entro il 30 settembre, e noi ci stiamo già lavorando. Ci resta la magra consolazione che il Tar non ha accolto il ricorso per quanto riguarda la caccia al coniglio. Lunedì o martedì al massimo – conclude l’associazione Caccia Pesca Ambiente – presenteremo le memorie difensive con richiesta di udienza prima del 30 Settembre, con la speranza che il Giudice accolga le nostra istanza.»

Molto critico sulla sentenza del TAR della Sardegna anche il Centro Studi Agricoli. «La sentenza arriva quando quasi tutti i cacciatori hanno eseguito i versamenti obbligatori per poter esercitare l’esercizio della caccia, che per la sola tassa regionale riguarda un versamento di 25 euro a cacciatore, con un introito globale da parte della Regione di euro 899.675, necessario a eseguire ripopolamenti, indennizzi per danni dalla fauna e per eseguire i censimenti di lepri e pernici, così come previsti dalla LR. 23 del 1998 sulla caccia – sostiene il presidente Tore Piana -. Perché nome del la Regione non ha provveduto ad eseguire i censimenti? Sull’argomento si palesano gravi inadempienze e troppa improvvisazione da parte della Regione Sardegna stessa. Il danno economico per il mancato giro d’affari viene calcolato in 3,6 milioni di euro, considerando una spesa media di 100 euro a cacciatore moltiplicata per i 35.987 cacciatori censiti. Passi lo scorso anno – conclude Tore Piana -, ma quest’anno non doveva  assolutamente ripetersi tale errore.»

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«La situazione del comparto suinicolo in Sardegna, a seguito della approvazione da parte del Consiglio regionale della LR 28 ha avuto una particolare attenzione da parte non solo degli attori diretti della filiera, ma da tutti i residenti dell’isola. In questi giorni non c’era luogo, bar, pizzeria, riunione fra amici, uffici, che l’argomento “porcetto” non fosse discusso.»

Lo scrive, in una nota, Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli.

«La discussione ha portato quasi tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale a proporre modifiche o aggiustamenti, anche significativi – aggiunge Tore Piana -. Ieri ,venerdì 24 agosto, si è riunito il gruppo tecnico del Centro Studi Agricoli per un’analisi della situazione e dal direttivo è venuto fuori un dato ancora più allarmante di quello dichiarato agli inizi. Sono circa 11.500, infatti, le famiglie o allevatori sardi che, con l’applicazione della LR. 28. non potranno produrre il classico “porcetto”. Il gruppo tecnico del Centro Studi Agricoli ha analizzato molto attentamente l’articolato della legge, si è soffermato in particolare sull’art. 9, ritenuto molto penalizzante al comparto, anche a seguito delle “pesanti” dichiarazioni pubbliche rilasciate dal direttore generale dell’assessorato dell’Agricoltura dott. Sebastiano Piredda, sull’argomento della razza suino Sarda e della necessità di favorire gli incroci con interventi pubblici regionali. Affermazioni ritenute politicamente, molto gravi, da parte di un dirigente regionale della Regione Sarda. L’articolo 9 è da sostituire anch’esso immediatamente. Il resto della legge regionale come precedentemente affermato – conclude Tore Piana -, è da ritenersi utile ed innovativo, anche in virtù del debellamento definitivo della PSA, Peste Suina Africana».

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Mercoledì 1 agosto, a Ittiri, alle ore 10,30, presso la sala del Teatro Comunale in Via XXV Luglio, si terrà un incontro organizzato dalla Copagri Nord Sardegna, per parlare del prezzo del latte di pecora e del futuro dell’intero comparto ovi-caprino in Sardegna. Il luogo scelto, Ittiri, sede di una delle più importanti cooperative lattiero casearie del Nord Sardegna, la LAIT ed il periodo che coincide con il termine della stagione delle produzioni del latte nell’anno 2018, rendono importante la tavola rotonda.

Molto attese, nel settore, sono le prime proiezioni delle produzioni dei formaggi pecorini ed in particolare del Pecorino romano dop, di questa stagione,  i prezzi di vendita del formaggio e le proiezioni sul mercato americano, elementi determinanti per la quantificazione finale del prezzo a litro da pagare all’allevatore Sardo, elementi che oggi tutti vogliono sapere e capire. Ad  oggi, nessuno ha organizzato un confronto pubblico e aperto fra più attori della filiera ovi-caprina.

Ci ha pensato La Copagri del Nord Sardegna, che per l’occasione ha invitato il presidente regionale Ignazio Cirronis ed il vice presidente nazionale Alessandro Ranaldi della Copagri Roma; inoltre, stati invitati come relatori Salvatore Palitta, presidente del Consorzio Pecorino Romano DOP; Pierluigi Pinna dell’Industria Casearia di Thiesi, F.lli Pinna SPA, Tore Piana presidente del Centro Studi Agricoli e vice presidente di Copagri Nord Sardegna ed amministratori di cooperative lattiero casearie. A fare gli onori di casa, il presidente della Copagri Nord Sardegna e ideatore della tavola rotonda, l’agronomo Paolo Ninniri, che terrà la relazione introduttiva.

Porterà i saluti dell’amministrazione comunale di Ittiri, l’assessore all’agricoltura Gianmario Cossu. L’incontro è aperto a tutti, si profila un importante giornata di confronto su un tema, quello del prezzo del latte di ovi-caprino, che in Sardegna vale circa 400 milioni di euro.

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«Sono troppo restrittivi i requisiti per essere assunti a tempo determinato alle Poste.»

A sostenerlo è Tore Piana, di Energie per l’Italia.

«Per poter partecipare alla selezione, è necessario essere in possesso di almeno uno dei due titoli di studio indicati dalla società e di una patente di guida – aggiunge Tore Piana –. All’interno della pubblicazione si legge che è fondamentale per l’analisi del curriculum vitae del candidato l’aver conseguito il diploma con votazione minima pari a 70/100; in alternativa, possono candidarsi anche coloro i quali si siano laureati, con percorso di studi anche triennale, con votazione minima pari 102/110. In caso di votazione inferiore, il relativo CV non sarò considerato. Accanto al requisito del voto di maturità o di laurea, vi è quello relativo alla patente di guida: il candidato, infatti, deve essere in grado di portare il motomezzo aziendale e, per questo motivo, deve essere in possesso del relativo documento. Le domande scadono il 31 luglio prossimo.»

«Requisiti, troppo rigidi, quelli richiesti da Poste Spa – sottolinea Tore Piana -, che in Sardegna esclude migliaia di giovani disoccupati. Perché il porta lettere non lo può fare una ragazza o un ragazzo che possieda un diploma o una laurea con votazione inferiore? Perché non dare la possibilità ai tanti ragazzi che in Sardegna sono disoccupati e possiedono una laurea o un diploma con un voto inferiore? In una regione come la Sardegna, che ha un tasso di disoccupazione giovanile a livelli più alti d’Italia questi requisiti appaiono più come una penalizzazione, che una forma per limitare le domande di lavoro, chiedo – conclude Tore Piana -, che il presidente della Regione Francesco Pigliaru -, intervenga presso il Governo Nazionale, per rendere i requisiti richiesti più accessibili e dare così a migliaia di disoccupati Sardi, di poter essere assunti, pur a tempo determinato, all’interno di Poste Italiane.»

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«Si ponga fine ai tre anni di commissariamento ed amministrazione controllata delle quattro province sarde, e si proceda con la elezione dei Presidenti e dei consigli provinciali , come hanno fatto da tre anni  tutte le regioni d’Italia, nel rispetto della Legge DELRIO e della Legge Regionale sugli Enti Locali della Sardegna.»

Lo chiede Tore Piana, coordinatore regionale del movimento politico Energie Per L’Italia, che alle prossime elezioni regionali sarà presente con proprie liste.

«A seguito del risultato referendario costituzionale, che ha stabilito che le province devono continuare ad esistere, la regione Sardegna ha approvato la legge regionale sugli Enti locali, recependo la Legge Nazionale Delrio, stabilendo che in Sardegna dovranno esserci 4 province (Sassari ,Nuoro, Oristano e Provincia del Sud Sardegna) più la città metropolitana di Cagliari – aggiunge Tore Piana -. Si tratta di elezioni di secondo livello, quindi con il corpo elettorale attivo e passivo composto unicamente da sindaci e consiglieri dei Comuni ricompresi nel territorio di ciascuna Provincia. I consigli provinciali di Sassari e del Sud Sardegna sono composti dal presidente e da dodici componenti, dieci componenti invece nelle Province di Nuoro e Oristano. Sono eleggibili alla carica di presidente i sindaci dei Comuni il cui mandato non scada prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni. Possono diventare consiglieri provinciali i sindaci e i consiglieri comunali dei comuni di ciascuna Provincia

«Non si capisce quali motivazioni hanno spinto il presidente della Regione Francesco Pigliaru, a rimandare le elezioni di oltre 3 anni, non vorremmo minimamente pensare, ma così ci appare, che dietro questo prolungarsi dei commissariamenti delle province, ci sia il vecchio modo di gestire la politica spartitoria, da parte dei partiti che compongono la maggioranza in regione ed in particolare il PD. Il presidente della Regione Francesco Pigliaru – conclude Tore Piana – indica immediatamente le elezioni provinciali entro il mese di settembre.»

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A Sassari l’assemblea dell’Associazione Centro Studi Agricoli, associazione costituita nel 2005, registrata presso Ufficio Entrate di Sassari, con lo scopo di analizzare e studiare le problematiche del comparto agricolo e che racchiude al proprio interno numerosi agronomi, periti agrari, commercialisti e addetti nel settore, ha rinnovato le cariche, confermando alla presidenza Tore Piana, ex consigliere regionale e da sempre impegnato sui problemi dell’agricoltura.

Durante la riunione è stata analizzata la situazione generale dell’Agricoltura in Sardegna, nella quale sono particolarmente emersi inspiegabili ed inaccettabili ritardi da parte della Regione sul pagamento dei danni provocati dalla siccità del 2017, in particolare al settore dell’allevamento Bovino e su tutte le altre colture, da ricordare che il Consiglio regionale ha già da oltre 8 mesi stanziato i denari necessari. Inspiegabili ritardi si registrano sui pagamenti PSR, in particolare sul benessere animale dove quasi tutte le aziende sono in attesa dei pagamenti del 2016 e 2017.

Ma a catalizzare l’attenzione è stata la situazione della filiera del latte di pecora, dove pare che quest’anno le produzioni di Pecorino e del pecorino romano dop, abbiano raggiunto quantità straordinarie inaspettate. Si parla di  produzioni di latte di pecora che pare arrivino a 400 milioni di litri, una quantità  eccezionalmente straordinaria, che vede tutto il latte prodotto trasformato in formaggi pecorini. A differenza degli anni scorsi quando grandi quantitativi di latte fresco, veniva venduti in altre regioni e alla Grecia.

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La nuova legge sulle piante officinali e le sue ricadute potenziali sul territorio sono stati gli argomenti al centro della giornata di confronto che si è tenuta sabato 23 giugno nell’Aula Magna del Dipartimento di Agraria all’Università di Sassari. L’incontro, intitolato “Testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali: prospettive di sviluppo per la filiera in Sardegna“, è stato organizzato grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (MiPAAF), l’Azienda regionale LAORE e l’Ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Sassari.

A fare gli onori di casa, Maria Grazia Scarpa docente e ricercatore Piante Officinali del Dipartimento di Agraria di Sassari, che ha introdotto l’importante seminario, cui hanno partecipato circa 140 persone, fra studenti, agronomi, tecnici e imprenditori agricoli con esperienze nel settore della coltivazione e trasformazione delle piante officinali. La prof.ssa Scarpa ha illustrato le tecniche di coltivazione e di trasformazione delle piante officinali e aromatiche, evidenziandone l’importanza della ricaduta economica che questa attività produce.

Prima di iniziare i lavori hanno portato i saluti il dott. Ernesto Usai, presidente dell’ordine degli agronomi della provincia di Sassari, che ha ricordato i dati di imprenditori agricoli che hanno fatto ricorso ai bandi PSR 2014/2020 per ottenere finanziamenti al comparto. Molta attenzione ha riportato l’intervento di Tore Piana già consigliere regionale, e primo firmatario dell’unica proposta di legge regionale in Sardegna (la n° 184/2001) sulle piante officinali e aromatiche, che riporta in particolare misure sulla raccolta delle piante spontanee e del selvatico esistenti  in Sardegna. Tore Piana è intervenuto anche  per portare i saluti della confederazione produttori agricoli Copagri, in qualità di vice presidente della Copagri del Nord Sardegna.

Sono poi intervenuti Alberto Manzo, funzionario del ministero delle Politiche agricole; il dottor Bruno Satta, dirigente dell’Agenzia regionale Laore; e, infine, il professor Emmanuele Farris, docente di Botanica presso il Dipartimento di Chimica e Farmacia di Sassari;

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E’ stato presentato stamane a Sassari, presso la sede della Copagri Nord Sardegna, il progetto “Conoscere prevenire e combattere il batterio della xylella fastidiosa sull’olivo”, promosso dalla Copagri Sassari Olbia Tempio e dal Centro Studi Agricoli . L’iniziativa, prevede lo svolgimento di 5 giornate formative informative, rivolte agli olivicoltori della provincia Sassari Olbia Tempio, da svolgersi nel mese di settembre 2018 nelle seguenti date:

il 7 settembre a Ittiri, il 12 settembre a Alghero, il 19 settembre a Sorso, il 25 settembre a Berchidda e per concludere il giorno 28 settembre a Sassari. Fra i relatori Paolo Ninniri e Marco Satta della struttura Copagri, Tore Piana responsabile del Centro Studi Agricoli e Vanda Prota del Dipartimento Agraria di Sassari, sezione Patologia e Entomologia. L’iniziativa vede il patrocinio della Camera di Commercio di Sassari e di altri Enti.

L’iscrizione alle giornate formative è gratuita, previa compilazione di una domanda di iscrizione, che nei prossimi giorni verrà distribuita presso tutti I frantoi del Nord Sardegna, gli assessorati dell’Agricoltura dei Comuni ove si svolgeranno le giornate informative, presso la sede della Copagri di Sassari via Principe di Piemonte 10/b, Camera di Commercio di Sassari.

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Le continue e abbondanti piogge delle ultime ore che si sono abbattute in particolar modo sulle colture a foraggio e in pieno campo nel Nord Sardegna, rischiano di portare al collasso numerose aziende agricole già fortemente colpite dalla crisi. «I danni non sono ancora quantificabili e si aggiungono alle già ben note situazioni di crisi che scoraggiano da tempo gli operatori del settore – dichiarano Paolo Ninniri e Tore Piana, presidente e vice presidente della Copagri Nord Sardegna -. La situazione nelle campagne è diventata ormai esplosiva: crollo dei prezzi, aumento dei costi dei mezzi di produzione, inaccessibilità al credito e indebitamento delle aziende si associano ora ai danni che le piogge di questi giorni stanno creando alle produzioni dei foraggi e alle colture in pieno campo, sembra un paradosso che solo lo scorso anno si sia decretato lo stato di calamità per danni da siccità e quest’anno per danni da piogge ma, purtroppo, la situazione dell’agricoltura è questa. In questi giorni tutti gli agricoltori stanno falciando il fieno per produrre foraggi, occorrenti per il bestiame nei prossimi mesi dell’anno. Questa operazione che si deve svolgere in poche settimane necessita di tempo soleggiato e costante. Con queste piogge insistenti i foraggi sono umidi e non asciutti con il conseguente dilavamento della maggior parte delle sostanze nutritive contenute e con la certezza che con la trasformazione in “presse o balloni” entro pochi mesi si creino muffe e batteri, altamente dannosi al bestiame. Danni molto gravi anche alla coltura della fragola in particolare e altre colture in pieno campo. Oltre al danno la beffa – aggiungono Paolo Ninniri e Tore Piana – perché quest’anno finalmente doveva essere una stagione molto ricca e invece si sta trasformando in tragedia. La Copagri di Sassari Olbia Tempio, dopo avere sentito i propri associati, invita gli agricoltori ad effettuare tempestivamente le segnalazioni ai comuni, affinché si possa procedere alla delimitazione delle aree danneggiate ed attivare l’iter per il riconoscimento dei danni che potranno dare, se riconosciuti dalla Regione Sardegna, conforto tramite indennizzi regionali e nazionali nonché benefici fiscali  e contributivi, previsti in caso di calamità naturali.»

Al riguardo, gli uffici della Copagri del Nord Sardegna, siti in Sassari Via Principe di Piemonte 10/b, metteranno a disposizione il modulo di richiesta riconoscimento danni ed eventuali utili consigli per quantificare gli eventuali danni da piogge.

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«In campagna tradizionalmente ci si lamenta sempre. Ma mai come questa volta, il grido di dolore è giustificato, la burocrazia sta strangolando una dei settori produttivi più importanti della Sardegna

Ad affermarlo sono Paolo Ninniri e Tore Piana rispettivamente presidente e vice presidente della Copagri territoriale Sassari Olbia Tempio.

Da un’indagine condotta dalla Copagri Territoriale Sassari Olbia Tempio, risulta che il 90% degli imprenditori agricoli della Sardegna, denuncia ostacoli e difficoltà per la propria attività a causa dell’opprimente burocrazia e chiedono, quindi, una semplificazione amministrativa e fiscale che è ritenuta come fattore indispensabile per lo sviluppo.

L’imprenditore agricolo, trascorre gran parte del suo tempo tra Caa, uffici di controllo, uffici fiscali, Ispettorati, Argea, studi Agronomi e Periti Agrari, Consorzi di Bonifica, Banche, Apa e Ara, Laore,  ecc., tempo che distoglie alla sua attività imprenditoriale.

Ogni pratica è un cumulo di carte e documentazioni, a volte richieste in triplice copia e, in alcuni casi, supportate da materiale informatico. Lo fanno le istituzioni pubbliche, ma anche i Caf (Centri di assistenza fiscale), i Caa (Centri di assistenza agricola).

Pesanti anche i “costi” dovuti al fisco e alla sicurezza sul lavoro.

Secondo Copagri territoriale Sassari Olbia Tempio, le aziende agricole sottolineano che la pressione fiscale e previdenziale-contributiva costituisce un pesante freno allo sviluppo e alla competitività.

Un settore, quello dell’agricoltura e dell’allevamento, che in Sardegna significa non solo fattore di produzione, ma anche salvaguardia dell’ambiente, salvaguardia dello spopolamento delle zone interne, salvaguardia della cultura e della identità, delle tradizioni, della Lingua sarda

«Dopo anni e anni di stasi – concludono Paolo Ninniri e Tore Piana – si spera che una nuova amministrazione regionale, possa dare alla burocrazia agricola un nuovo corso per favorire i nostri agricoltori, che per il semplice motivo di esistere e resistere vanno semplicemente assistiti , coccolati e premiati.»