24 November, 2024
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Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda ed il senatore del Partito Sardo d’Azione Christian Solinas sono i candidati alla carica di governatore per le coalizioni di centrosinistra e centrodestra per le prossime elezioni Regionali, in programma nel mese di febbraio 2019. Le due candidature, “nell’aria” ormai da diverse settimane, sono state ufficializzate questa mattina, la prima nel corso di un incontro tra amministratori a Milis, in provincia di Oristano, la seconda nel corso del congresso del Partito Sardo d’Azione, annunciata dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci che lo ha definito “il candidato giusto” e dal leader dell’UDC Giorgio Oppi, per il quale è il nuovo governatore della Sardegna.

Massimo Zedda, ha sciolto le ultime riserve ed ha accettato di candidarsi, dopo aver sentito il governatore in carica Francesco Pigliaru, che gli ha confermato di non volersi candidare per un secondo mandato.

«Metto la mia persona a disposizione della Sardegna e dei sardi», ha detto il sindaco di Cagliari, che ha così accettato l’invito arrivatogli insistentemente da sindaci ed amministratori, per diventare il “sindaco della Sardegna”. La disponibilità a scendere in campo rappresenta il passo decisivo verso la candidatura che verrà ufficializzata a breve dai partiti della coalizione.

Massimo Zedda, 42 anni (è nato a Cagliari il 6 gennaio 1976), nel 2009, all’età di 33 anni, si candidò alla elezioni regionali nella lista “La Sinistra”, risultando eletto con 947 preferenze. Dopo soli due anni rinunciò al seggio nell’Aula di via Roma per candidarsi a sindaco di Cagliari, accettando la sfida delle primarie, nelle quali, indicato da SEL, superò clamorosamente uno dei big del PD, il senatore Antonello Cabras. E venne poi eletto sindaco di Cagliari, risultando il più votato al primo turno con il 45,15% dei voti ed eletto al ballottaggio con il candidato della coalizione di centrodestra Massimo Fantola, con il 59,43% dei voti. Cinque anni dopo è stato rieletto al primo turno con il 50,86% dei voti.

Nel 2001 Massimo Zedda lasciò il Consiglio regionale per approdare a Palazzo Bacaredda da primo cittadino di Cagliari; otto anni dopo, a due anni e mezzo dalla conclusione della seconda consiliatura, dunque, fa il percorso inverso, per affrontare la corsa verso la carica di governatore della Sardegna.

Christian Solinas, 41 anni (è nato a Cagliari il 2 dicembre 1976), segretario del Partito Sardo d’Azione, è stato eletto senatore il 4 marzo scorso ed è vicepresidente del gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d’Azione. Eletto consigliere regionale nel febbraio 2009, all’età di 32 anni, è stato assessore dei Trasporti nella Giunta Cappellacci. Rieletto nel 2014, s’è dimesso il 30 aprile scorso, dopo l’elezione a senatore.

Il suo nome per la candidatura a governatore per la coalizione di centrodestra circolava da diverse settimane e, in un primo momento, era stato ipotizzato che potesse essere ufficializzata dal ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, in occasione della visita in Sardegna, ma ieri lo stesso leader della Lega, a Cagkiari, ha detto che la scelta sarebbe stata fatta in Sardegna e così è stato, a distanza di 24 ore. Sono stati gli alleati Ugo Cappellacci (Forza Italia) e Giorgio Oppi (UDC) – come già sottolineato – a sciogliere le riserve e a riconoscere in Christian Solinas il leader e candidato alla carica di governatore della coalizione di centrodestra.

Ora, per completare il quadro dei tre maggiori schieramenti, manca all’appello il Movimento 5 Stelle, che sceglierà il suo candidato alla carica di governatore attraverso la consultazione online tra gli iscritti. Scaduti i termini per la presentazione delle candidature, ora si attende di conoscere i nomi tra i quali verrà scelto colui che prenderà il posto dell’ex sindaco di Assemini Mario Puddu che, già designato con le primarie, ha rinunciato alla candidatura dopo la condanna ad un anno in primo grado per abuso d’ufficio, inflittagli dal Tribunale di Cagliari in riferimento ad una vicenda verificatasi quando era sindaco.

 

 

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«Se il presidente della Regione Francesco Pigliaru ritiene che dalle critiche alla legge urbanistica possano arrivare anche cose buone, si rassegni a ritirare dalla circolazione una proposta pasticciata ed incongruente che non piace più a nessuno, neanche ai quei portatori di interessi che l’avevano ispirata.»

Lo afferma il deputato Pino Cabras, coordinatore del Tavolo Urbanistica del Movimento Cinquestelle in Sardegna. «Affermare che gli interventi possibili nei 300 metri riguardano solo lo 0,01% del costruito è allo stesso tempo sia una mancanza di rispetto nei confronti dell’intelligenza dei sardi, sia la dimostrazione che questa legge non potrà avere alcun tipo di ricaduta sul turismo, come paradossalmente ha fatto notare nei giorni scorsi perfino il presidente di Confindustria del nord Sardegna, per nulla soddisfatto delle sconclusionate aperture ‘cementizie’ del centrosinistra. L’unico risultato di questa legge otterrà è invece quello di provare a scardinare un sistema di tutela, perché questo è il vero messaggio che la proposta di Pigliaru manda: si riprende a costruire sulle coste, senza alcuna progettualità e senza alcuna idea di sviluppo».

«Non a caso, non sorprende il sostanziale via libera dato alla legge in commissione urbanistica anche dal centrodestra – aggiunge Pino Cabras – segno di una continuità tra le politiche di Francesco Pigliaru con quelle del suo predecessore Ugo Cappellacci. La proposta del Movimento Cinquestelle è invece un’altra e passa attraverso l’attuazione e l’estensione a tutto il territorio regionale del Piano Paesaggistico Regionale, prevedendo inoltre una semplificazione della normativa, un più concreto sostegno concreto ai comuni nel processo di pianificazione territoriale, una ferma azione di contrasto all’abusivismo edilizio, una ottimizzazione nell’uso del suolo che punti alla massima riduzione del suo consumo, nuove politiche di riconversione e recupero dell’esistente (soprattutto lungo la fascia costiera), la tutela del territorio agricolo contro qualsiasi speculazione, e l’integrazione della pianificazione territoriale con i sistemi di mobilità sostenibile.»

«A questo punto, il Movimento Cinquestelle si augura che, come già importanti soggetti della politica, dell’intellettualità, delle parti sociali e del sindacato hanno avuto modo di dichiarare, la proposta di legge urbanistica venga a questo punto abbandonata al suo destino e che sia il prossimo Consiglio regionale, finalmente rappresentativo dell’attuale volontà dei sardi, a predisporre una norma semplice, chiara, coerente, capace di promuovere un modello di sviluppo equo e sostenibile – di breve, medio e lungo periodo – conclude il deputato Pino Cabras – basato su una visione strategica della Sardegna nel contesto mediterraneo e globale il più possibile partecipata e condivisa.»

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Chi pensava di aver già visto e sentito tutto nel panorama politico italiano, dalla 1ª alla 2ª e fino alla 3ª Repubblica – che secondo alcuni – sarebbe nata con il terremoto politico del 5 marzo che ha portato al Governo M5S-Lega, sarà rimasto sicuramente sorpreso e – a seconda del lato da cui si valuta l’episodio – deluso. Il caso del deputato “grillino” Andrea Mura, 52 anni, skipper di grande prestigio internazionale, presente alle sedute di Montecitorio solo per il 4% delle votazioni, sollevato dal forzista Ugo Cappellacci (con il quale lo stesso Andrea Mura aveva avuto uno scontro al momento dell’accettazione della candidatura alla Camera per il Movimento 5 Stelle, dopo che l’ex presidente della Regione annunciò che Andrea Mura gli aveva chiesto la candidatura per Forza Italia in un collegio sicuro, richiesta non soddisfatta ma poi smentito dal velista), ha raggiunto, com’era prevedibile ed inevitabile, grande clamore a livello nazionale e non solo.

La giustificazione data da Andrea Mura, attraverso un’intervista rilasciata a “La Nuova Sardegna”, alla sua mancata partecipazione alle sedute della Camera, ha lasciato tutti – anche i colleghi del M5S – senza parole. A suo dire, sarebbe stato chiaro ai vertici del M5S fin dal momento in cui ha accettato la candidatura, che la sua interpretazione dell’incarico di parlamentare sarebbe stata assolutamente originale, con rare presenze in Aula, in particolare durante i lavori di Commissione – perché impegnato nelle sue traversate transoceaniche, con l’originale ruolo di “ambasciatore della Camera nella battaglia per la salvezza degli Oceani”.

Su Andrea Mura si è scatenato un vero e proprio terremoto. Inevitabili le critiche delle opposizioni, ma i giudizi più severi sono forse quelli arrivati dai suoi stessi colleghi di partito, ad iniziare dal leader e vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio che ha detto: «Non dovrebbe, doveva già dimettersi». «Le sue sono dichiarazioni – ha aggiunto Luigi Di Maio – non solo sono inaccettabili, ma bisogna considerare che i parlamentari, incluso io, sono dei privilegiati, hanno un lavoro da privilegiati con uno stipendi da privilegiati. Sono i primi che devono stare chiusi lì dentro, alla Camera e al Senato, a lavorare sulle leggi e sui provvedimenti per migliorare la qualità della vita degli italiani.»

Altrettanto duro il commento dell’altro leader del M5S, Alessandro Di Battista.

«Ho apprezzato la presa di posizione del Movimento sul suo parlamentare assenteista che sostiene si possa fare politica in barca. Ci andasse pure in barca, senza essere parlamentare e restituendo gli stipendi che si è preso fino ad oggi senza aver lavorato adeguatamente – ha scritto in un post sul blog delle Stelle -. Difendere la propria forza politica ad ogni costo è da idioti, non da cittadini sovrani.»

Su Andrea Mura sono piovute anche le ire del Codacons che lo ha denunciato alla Procura di Roma con la richiesta di procedere penalmente nei sui confronti, ipotizzando il reato di peculato.

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A 48 ore dall’insediamento del Consiglio comunale eletto il 10 e 24 giugno, è stata ufficializzata la composizione della nuova Giunta comunale di Iglesias.

Sono sei gli assessori che affiancheranno il nuovo sindaco Mauro Usai, 4 uomini e 2 donne.

Vicesindaco e assessore dello Sport, Cultura, Spettacolo, Grandi eventi e Politiche sociali: Claudia Sanna;

Assessore dell’Ambiente, Protezione civile, Bonifiche, Agricoltura, Polizia locale, Viabilità, Decentramento, Informatizzazione: Francesco Melis;

Assessore dei Lavori pubblici e Opere pubbliche: Vito Didaci;

Assessore dell’Urbanistica e Paesaggio, Pianificazione e Verde pubblico: Giorgiana Cherchi;

Assessore delle Attività produttive, Bilancio e Partecipate, Arredo urbano: Ubaldo Scanu;

Assessore della Pubblica istruzione: Alessandro Lorefice.

Mauro Usai, 29 anni, ha tenuto a sé la delega del Turismo e a breve, secondo indiscrezioni trapelate nelle ultime ore, dovrebbe completare la composizione della Giunta con la nomina di un settimo assessore.

Quattro dei sei assessori sono consiglieri eletti e, conseguentemente, per l’incompatibilità delle due cariche prevista dal Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti locali, si dimetteranno dal Consiglio, lasciando spazio ai primi dei non eletti.

Claudia Sanna, 42 anni, è la seconda più votata (165 preferenze) della lista “Rinnova Iglesias con Mauro Usai”, al suo posto entrerà in Consiglio per surroga fin dalla seduta d’insediamento di giovedì 12 luglio, Federico Marras, primo dei non eletti (116 preferenze).

Francesco Melis, 45 anni, capolista del Partito democratico, è il più votato in assoluto con 468 preferenze, al suo posto entrerà in Consiglio Diego Rosas, 37 anni (110 preferenze).

Vito Didaci, 77 anni, è il terzo dei più votati della lista “Piazza Sella” (153 preferenze), al suo posto entrerà in Consiglio Federico Casti, 34 anni (97 preferenze).

Giorgiana Cherchi, 38 anni, era candidata nella lista “Il tuo segno per Iglesias”, seconda dei non eletti.

Ubaldo Scanu, 65 anni, è il settimo consigliere eletto nella lista del Partito democratico (136 preferenze), al suo posto entrerà in Consiglio il secondo dei non eletti, Gianni Medda, 56 anni (106 preferenze).

Alessandro Lorefice, 35 anni, è un ex consigliere comunale di Forza Italia e per due settimane, tra fine maggio e inizio giugno 40 anni, 2012, è stato presidente della Carbosulcis.

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«Per Ottana servono interventi ad hoc, non emendamenti improvvisati. Dovremo adoperare misure rapide, all’interno di una nuova politica economica e industriale. Nei tavoli di crisi ci saremo, ma con una proposta organica e con coperture più adeguate.»

Lo ha affermato stamattina nell’aula di Montecitorio il deputato del Movimento Cinquestelle Pino Cabras, intervenuto per motivare il suo no agli emendamenti presentati dai deputati di Forza Italia Pietro Pittalis ed Ugo Cappellacci che prevedevano di estendere all’area di Ottana le misure del decreto legge approvato lo scorso anno dal Governo Gentiloni per l’area di Portovesme, e di girare alla Regione Sardegna le risorse del Fondo Sociale da destinare allo strumento della mobilità in deroga. Gli emendamenti poi sono stati respinti dall’aula.

«Uno dei più grandi fallimenti delle classi dirigenti della Sardegna e della Repubblica italiana, ossia l’industrializzazione di Ottana, non può essere risolto con un decreto del governo Gentiloni dedicato a un altro argomento – ha affermato Pino Cabras -. Gli emendamenti presentati dai colleghi deputati di Forza Italia Pietro Pittalis ed Ugo Cappellacci hanno implicazioni che vanno oltre la portata della conversione del decreto-legge n. 44 del 9 maggio 2018. A una misura tampone che riguarda i lavoratori del polo dell’alluminio del Sulcis Iglesiente i colleghi connettono misure che vorrebbero andare in direzione di una risoluzione di un problema di politica economica delle zone interne dell’isola, ossia l’area di Ottana e della Sardegna centrale.»

«Noi Cinquestelle siamo stati presenti a Ottana a tutti gli incontri sul tema dell’amianto sul territorio, ma non abbiamo visto esponenti di altre forze – ha proseguito il deputato Cinquestelle -. So da cosa nasce l’intento dei colleghi, ma rischia di essere solo una strumentalizzazione raffazzonata di un problema che richiede impegno e costanza nell’azione legislativa.»

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E’ stato discusso questa mattina, presso Palazzo Montecitorio, il decreto legge 9 maggio 2018, n. 44, recante misure urgenti per l’ulteriore finanziamento degli interventi per il completamento dei piani di nuova industrializzazione, di recupero o di tenuta occupazionale relativi alle crisi aziendali. Sull’emendamento 2.1, presentato al testo a prima firma del deputato sardo Pietro Pittalis (FI), è intervenuta in Aula la deputata Mara Lapia (M5S).

L’emendamento, che ha incontrato il parere contrario del Governo, prevedeva – per il polo industriale di Ottana – l’assegnazione all’INPS della Regione Sardegna di un contributo finanziario pari a 5 milioni di euro finalizzato all’erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga in favore dei lavoratori dell’area.

«L’onorevole Ugo Cappellacci e l’onorevole Pietro Pittalis oggi ci accusano di non occuparci dei nostri conterranei. Mi farebbe piacere – ha sottolineato la deputata nel suo intervento – capire quanto vi siete occupati, voi, del polo di Ottana, quando eravate governatori della Sardegna; onorevole Cappellacci – ha proseguito la parlamentare sarda – quanto tempo ha avuto lei, essendo governatore della Sardegna, di occuparsi del polo di Ottana, o lei, onorevole Pittalis, per tanti anni in consiglio regionale?»

L’onorevole Lapia ha anche accusato di completa assenza ad Ottana, gli ex amministratori della regione Sardegna. «Quando siamo andati a Ottana a occuparci del problema amianto, dove eravate voi? Oggi, la gente di Ottana non vi sta chiedendo il reddito di cittadinanza e non vi sta chiedendo di venire qui a portare emendamenti: vi sta chiedendo di portare via l’amianto, perché in quegli anni, in politica non c’era il MoVimento 5 Stelle, c’eravate voi a lasciare l’amianto a Ottana! E i tumori non li ha portati il MoVimento 5 Stelle!».

L’emendamento è stato bocciato dall’Aula.

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Se la pioggia insistente che cade ininterrottamente su tutta la Sardegna ormai da oltre 24 ore, da un lato ha portato grossi benefici al sistema degli invasi (alcuni già pieni, altri destinati a riempirsi nei prossimi giorni) e quindi a consentire il superamento dell’emergenza idrica in vista dell’estate, dall’altro ha creato disagi in diverse località e strutture dell’isola. Una di queste è il reparto di dialisi dell’ospedale Sirai di Carbonia, nel quale ha ceduto il controsoffitto, creando problemi e polemiche, come quelle sollevate dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci in un post, corredato di fotografie, pubblicato nella sua pagina facebook. Un episodio analogo, in quel caso senza il concorso della pioggia insistente, si era verificato alcune settimane fa nel laboratorio di analisi dell’ospedale Santa Barbara di Iglesias, chiuso e trasferito all’ospedale Sirai di Carbonia.

Quanto è accaduto oggi nel reparto di dialisi dell’ospedale Sirai sorprende, perché la struttura è stata ristrutturata una ventina d’anni fa, per ospitare il servizio, precedentemente situato al quarto piano della struttura principale del presidio ospedaliero.

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Il Consiglio regionale ha approvato la mozione n. 413 (Lotto e più) e l’ordine del giorno Rubiu (Udc) e più, sulla difesa delle produzioni di agnello IGP di Sardegna dalle imitazioni e dall’introduzione sul mercato di agnelli provenienti dall’estero macellati nell’Isola e marchiati IGP di Sardegna. Approvata anche la mozione n. 331 (Cherchi Augusto e più) sulla mancata attuazione delle disposizioni della legge 15 marzo 2010, n. 38, concernente “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il presidente ha comunicato al Consiglio una delibera della Giunta per le elezioni con la quale viene contestata formalmente l’incompatibilità prevista dalla legge ai consiglieri Christian Solinas e Gavino Manca eletti rispettivamente al senato ed alla Camera, che non hanno esercitato il diritto di opzione per la carica prescelta entro 10 giorni. Di conseguenza il Consiglio, chiamato a votare a scrutinio segreto per l’avvio della procedura di contestazione si è espresso favorevolmente con 27 sì, 13 no e 2 astenuti (Fasolino e Tedde di Forza Italia).

Il presidente ha illustrato poi una seconda delibera della Giunta con la quale, dopo le dimissioni di Pietro Pittalis risulta subentrante in base alla documentazione ufficiale Stefano Coinu, che viene proclamato eletto e presta giuramento.

Subito dopo l’Aula ha iniziato la discussione della mozione n. 311, primo firmatario Augusto Cherchi del Pds, sull’introduzione delle cure palliative e della terapia del dolore nel sistema sanitario regionale.

Nel suo intervento, Augusto Cherchi ha ricordato che «fin dal 2015 erano state presentate specifiche istanze al presidente Francesco Pigliaru ed all’assessore Luigi Arru, seguite da una interpellanza nel 2016 e questa mozione nel 2017 mentre Lo Stato ha approvato all’unanimità nel 2010 una ottima legge-quadro presa ad esempio dall’Organizzazione mondiale della Sanità, per porre le basi per l’applicazione diffusa di questa terapia che riguarda 80 milioni di persone nel mondo, costa il 20% della sanità in Europa, 19 miliardi in Italia e 600 milioni in Sardegna». «Ma al di là dei numeri – ha aggiunto Augusto Cherchi – la terapia ha un alto significato sul piano etico e morale, oltre che economico, per la Sardegna che ha poli di eccellenza dove però ci sono liste d’attesa di oltre un anno e problemi di personale: chiediamo perciò l’attuazione della legge 38/2010».

Il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco, vice presidente della commissione Sanità, ha affermato che «il reparto attivo presso il Brotzu non funziona a pieno regime ed ha gravi carenze di organico oltre che liste d’attesa inaccettabili di circa 12 mesi, per cui in un momento così drammatico per la sanità sarda è urgente intervenire sul reparto che va messo in condizioni di funzionare con piena efficienza».

Sempre per Forza Italia il vice capogruppo Marco Tedde ha definito la situazione di tanti pazienti sardi che soffrono «immorale, anche se non partiamo da zero perché nel 2013 e nel 2014 sono stati adottati importanti atti preliminari istituendo la rete della terapia del dolore; poi però si è fermato tutto e si tratta di una negligenza che dimostra la gestione debole della sanità sarda». La maggioranza, secondo Marco Tedde, «ha imposto una riforma sanitaria piena di lacune imponendo al Consiglio tappe forzate mentre si attende da 6 mesi l’approvazione del Ministero ed anche la vicenda dei diabetici sardi è emblematica perché diversi da tutti gli altri perché non possono utilizzare farmaci e supporti».

Per i Riformatori sardi, il consigliere Luigi Crisponi, «oltre alla legge su terapia del dolore c’è la 26/14 sull’endometriosi approvata all’unanimità dal Consiglio e mai attuata neanche nella parte che prevedeva specifiche esenzioni per le pazienti, mentre il governo nel 2017 ha adottato i Lea che comprendono queste esenzioni: è su queste cose che l’assessore deve dare risposte».

Antonello Peru, di Forza Italia, che in apertura ha dichiarato di voler aggiungere la sua firma alla mozione, ha sottolineato l’importanza della legge nazionale di riferimento e le risorse in essa contenute, impiegate anche dalla Sardegna per realizzare a suo tempo 3 hospice ma queste strutture, ha segnalato, «sono del tutto insufficienti e quelle attive non funzionano al meglio, dimenticando che le persone hanno diritto di poter vivere in modo dignitoso anche le malattie gravi, una esigenza che va recepita non solo realizzando le strutture ma anche promuovendo l’assistenza domiciliare». «Sui diabetici – ha concluso – è stato fatto un primo passo ma occorre fare di più a partire dalla dotazione degli strumenti di monitoraggio sottocutanei».

Ancora per Forza Italia il capogruppo Alessandra Zedda, cercando di capire le ragioni della mancata attuazione della legge e delle stesse delibere della Giunta, ha sottolineato «l’evidente menomazione del diritto alla salute dei sardi anche perché le liste di attesa di oltre un anno mezzo sono di fatto virtuali perché mancano le strutture in grado di prendere in carico i pazienti». La situazione complessiva, ha continuato, «fa capire che non si crede in questa terapia nonostante la Regione sostenga per intero i costi della sanità con ricorse pari a circa il 60% del proprio bilancio».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, che ha definito l’argomento «molto delicato», ha ricordato gli atti compiuti nella legislatura precedente che, nella sostanza, «in molti casi non coincidono e parlano di strutture molto carenti nonostante la disponibilità significativa di risorse». Fra l’altro, ha detto ancora Cocco, «è stato istituito un tavolo tecnico che ha prodotto una relazione che individua precise problematiche nella formazione del personale tanto è vero che sono state stanziate risorse aggiuntive per 480.000 ripartite in 3 master, uno dei quali partito venerdì scorso». Affrontando in generale lo stato della sanità sarda, Pietro Cocco ha auspicato «una discussione seria su riforma sulla nuova rete ospedaliera perché su questo abbiamo scommesso, i problemi che emergono sul campo sono tanti ma ci sono anche molte notizie infondate, insomma serve una operazione-chiarezza».

In qualità di capogruppo, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha detto che «prima di dare giudizi avventanti è bene documentarsi perché non è vero che la Sardegna non ha fatto niente, tanto è vero che la struttura del Brotzu è stata realizzata nei primi 2000 e, siccome non c’erano centri pubblici, molti privati li hanno realizzati col contributo di associazioni». «Ci sono quindi ampie responsabilità di tutti – ha sostenuto ancora Giorgio Oppi – e sotto questo profilo la mozione deve spingerci ad operare concretamente e c’è molto da fare anche per dare attuazione alla riforma della rete ospedaliera, che segna il passo al ministero ma non si può aspettare la fine della legislatura perché questo vuoto paralizza la sanità sarda». «E poi – ha concluso – bisogna dare basta al balletto dei privati che scaricano tutte le responsabilità sulla Regione».

Per la replica l’assessore Luigi Arru ha ringraziato l’on. Cherchi per aver sollevato il problema in aula e ha detto: «La legge è del 2010, non nel 2014. E cosa è accaduto sino a oggi? E cosa non si è fatto dal 2010 al 2014? Cure palliative e terapia del dolore sono materie che si intrecciano ma sono cose diverse. Il problema è creare reti e personale, che deve essere formato adeguatamente. Presto con l’Università attiveremo un master di secondo livello per la terapia del dolore e abbiamo già un’eccellenza, Olbia, che è stata certificata dal Sole 24 ore».

Per l’assessore alla Sanità «grazie a dei colleghi che operano all’Oncologico siamo bravissimi anche con le terapie invasive e non userei il parametro delle liste d’attesa per affrontare questo problema perché spesso i ritardi derivano da responsabilità altrui e dalla nostra decisione di risistemare, con opere urgenti, gli ospedali che ne hanno bisogno. Da quando si è arrivati si è detto che la Sardegna spende troppo per la Sanità: mettiamoci d’accordo su questo. Noi siamo convinti che la nostra proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera sia la più efficace sotto il profilo della governance ed è molto più importante per noi togliere il dolore che lasciare medici in ospedali dove ci sono reparti che lavorano pochissimo. Dobbiamo portare la cultura antalgica fuori da Cagliari e formare medici specialisti nella terapia del dolore».

L’on. Cherchi (Pds) ha replicato: «Questa mozione ha tre anni di gestazione e alla fine del mio intervento rifarò la domanda con la quale ho aperto l’intervento. Non confondiamo i malati di tumore con la terapia del dolore e nemmeno le cure palliative con il dolore. Non abbiamo in Sardegna un solo posto letto per le cure palliative pediatriche eppure sono mediamente trenta ogni anno i pazienti pediatrici che si avviano alla fine della vita. Noi non abbiamo la rete delle terapie del dolore ma non c’è hub senza rete: chiedo all’assessore se intende costituire o no la rete prevista dalla legge 38 del 2010?».

L’on. Marco Tedde (FI) ha chiesto di aggiungere la sua firma alla mozione Cherchi e ha aggiunto rivolto all’assessore Luigi Arru: «Lei è diventato abilissimo a glissare sulle questioni centrali. Con molta eleganza interpreta il suo ruolo, ma senza impegno. Lei non ha mosso un passo per attuare la legge 38 e questi sono i fatti: com’è andata a finire la riorganizzazione della rete ospedaliera, non aggiri le domande e non dia risposte evasive».

L’assessore Arru ha ripreso la parola per dire che intende «applicare la legge 38, con i tempi che avete utilizzato voi, dal 2010 al 2013».

Per l’on. Pietro Cocco (Pd) «il collega Tedde ha sbandato ma stiamo ad ascoltarlo lo stesso».

La capogruppo di Forza Italia, on. Alessandra Zedda, ha detto: «Continuate pure con questo andazzo ma la risposta sarà uguale a quella che avete ottenuto il 4 marzo».

Per il Pds è intervenuto l’on. Roberto Desini, secondo cui «c’è una mozione e a  quella l’assessore Arru è chiamato ad attenersi. Da anni siete chiamati a dare attuazione alla legge 38, è arrivato il momento di recuperare il tempo perduto».

Il sardista Angelo Carta ha ricordato che «l’Aula è d’accordo sulla mozione» e così l’on. Daniele Cocco (Art. 1): «Fare l’assessore a fine mandato non è un regalo per nessuno ma oggi è necessario applicare immediatamente la legge 38. I sardi hanno aspettato abbastanza».

La mozione 331 è stata approvata.

La mozione 413 sulla difesa degli agnelli marchiati IGP Sardegna è stata presentata dall’on. Luigi Lotto (Pd), presidente della commissione Agricoltura. L’oratore ha detto: «Una vicenda di cronaca della scorsa settimana porta alla ribalta sulla stampa ancora una volta il tema della certificazione dei prodotti sardi e della protezione della loro origine mediante un marchio. Sembrerebbe che degli agnelli siano stati importati in Sardegna dalla Romania, macellati in Sardegna e poi esportati di nuovo con il marchio sardo. E’ fondamentale il ruolo del consorzio in questo caso come in tutti i casi di protezione dei prodotti con un marchio nostro. E’ chiaro che servono norme nuove, anche penali, contro la contraffazione: lasciamo alla magistratura il compito di occuparsene, accanto al Parlamento presso il quale giace un disegno di legge. Con chiarezza però viene alla luce del sole un fatto che tutti sospettavamo: il marchio sardo ha un valore enorme se qualcuno si preoccupa di portarli dalla Romania, macellarli e rivenderli come prodotto di Sardegna. Siamo certi che il Consiglio regionale vorrà prendere una posizione chiara e univoca su questa vicenda, che ci porta a stare a fianco al Consorzio di tutela in questo caso e più in generale ai marchi dell’olio, del vino e del settore lattiero caseario. Dobbiamo lavorare per ottenere anche altri marchi di origine, allargando le nostre produzioni e tutelandole nel commercio. Questa vicenda va condannata ma ci deve servire da monito».

Nella discussione è intervenuto l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha ringraziato il collega Lotto per la mozione: «Il problema è grave e va oltre il fatto fine a se stesso: nel 2015 in Italia i reati agroalimentari sono cresciuti del 215 per cento». L’oratore ha annunciato e poi depositato un ordine del giorno che auspica l’intensificazione dei controlli sul fronte della contraffazione e delle frodi agroalimentari. 

Per Art. 1 l’on. Lai ha detto: «Questo tema va discusso anche per un fatto di orgoglio della buona politica. L’anno scorso abbiamo stanziato 15 milioni di euro per il comparto ovino e le nostre buone risposte e pratiche non possono essere messe in discussione da chi fa cose poco serie come queste. Basta con queste contraffazioni, che sono un grande danno per l’economia sarda: abbiamo stanziato altri 20 milioni per la pastorizia e per l’agricoltura sarda, chiediamo che si spendano quelle risorse».

Il Pds ha preso la parola con l’on. Piermario Manca, che ha ringraziato il presidente Gianfranco Ganau per aver portato in Aula con tempestività la mozione: «Noi sapevamo che erano necessarie le stalle di sosta nei porti per controllare il bestiame, l’ho detto tre anni fa. Perché non lo abbiamo fatto? Questo è il vero problema e questo dobbiamo fare se vogliamo arginare il fenomeno e fermare certe truffe alimentari».

La consigliera Daniela Forma (Pd) si è complimentata con l’assessorato dell’Agricoltura ed ha chiesto all’assessore di riferire circa le interlocuzioni ministeriale sulla possibile risoluzione delle problematiche inerenti il declassamento degli ippodromi sardi. Nel merito degli argomenti oggetto della mozione l’esponente della maggioranza ha parlato di “fatti di straordinaria gravità” ed ha ricordato gli sforzi fatti per la valorizzazione dell’agnello sardo Igp. La consigliera ha inoltre evidenziato ruolo e funzione del consorzio di tutela ed ha concluso il suo intervento auspicando un incremento degli stanziamenti in sede di assestamento di bilancio per aumentare il numero di agenti vigilatori.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha lamentato la mancata discussione delle due proposte di legge a suo tempo presentate per l’istituzione di controlli portuali e aeroportuali al fine di meglio tutelare le produzioni agricole sarde e la salubrità dei. Antonio Gaia (Upc-Socialisti) ha fatto riferimento ad un suo precedente intervento in Aula del 2015 per riproporre il divieto al taglio delle orecchie degli agnelli al momento della macellazione. Mantenere la targhetta auricolare fino al momento dell’acquisto del prodotto nelle macellerie – a giudizio del consigliere della maggioranza – è la soluzione semplice e immediata per garantire il consumatore dalle frodi.

L’assessore dell’Agricoltura, Pierluigi Caria, intervenendo in sede di replica, ha ribadito l’impegno per la tutela dell’agnello sardo e del marchio Igp ed ha confermato la frode scoperta nel periodo dell’ultima Pasqua quando dodicimila agnelli provenienti dalla Romania sono stati macellati e spacciati come agnello sardo Igp nel mercato isolano. L’assessore ha inoltre illustrato per sommi capi un importante progetto sperimentale per la tracciabilità elettronica delle carni ed ha assicurato un incremento delle azioni di vigilanza a tutela dei marchi qualità conquistati dalla Sardegna. Pierluigi Caria ha inoltre ribadito la volontà di procedere nelle iniziative per il riconoscimento di ulteriori marchi per le produzioni tipiche isolane ed ha aggiornato il Consiglio sulla situazione che riguarda Ara e Apa.

In ordine al Vinitaly ha confermato la partecipazione di 97 cantine sarde  ed ha uspicato una sempre maggiore aggregazione tra produttori e aziende.

Sulla questione degli ippodromi, l’assessore ha confermato la firma al ministero delle Politiche agricole del decreto che consentirà lo svolgimento delle gare nell’ippodromo di Chilivani da domenica 22 aprile, nonché una possibile moratoria per scongiurare gli effetti del declassamento degli ippodromi della Sardegna.

Il presidente della commissione Attività produttive, Luigi Lotto, ha confermato la messa in votazione della mozione di cui è primo firmatario e dell’ordine del giorno presentato dal capogruppo Udc, Gianluigi Rubiu, in qualità di primo firmatario L’esponente della maggioranza ha ricordato che sulla questione degli ippodromi è al lavoro la sottocommissione per portare all’attenzione dell’Aula una proposta normativa condivisa per dare una svolta al comparto e garantire un futuro all’ippica in Sardegna. Il consigliere del partito dei Sardi, Piermario Manca, ha ribadito che la migliore soluzione per tutelare i prodotti sardi e scongiurare le frodi alimentari è rappresentata dalla realizzazione delle cosiddette stalle di sosta in prossimità di porti e aeroporti per il controllo degli animali e delle piante.

Daniela Forma (Pd) ha sottolineato procedure, adempimenti e normative statali e europee che dovrebbero tutelare produzioni tipiche e consumatori ed ha auspciato in futuro una maggiore comunicazione tra gli organi ministeriali deputati al controllo.

Il capogruppo Pds, Gianfranco Congiu, ha denunciato un atteggiamento punitivo da parte dello Stato nei confronti della sardegna per quanto attiene ilr ecepimentod elle norme europee in materia di tutela delle razze autoctone. A giudizio di Congiu lo schema ministeriale inibisce la Regione, laddove volesse istituire l’ente selezionatore e dunque la Sardgena non potrebbe tutelare il suo patrimonio.

Il consigliere Upc, Antonio Gaia, ha riproposto la conservazione della targhetta auricolare ricordando che prima dell’istituzione del consorzio per la tutela Igp, le orecchie degli agnelli non venivano tagliati in sede di macellazione.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha proposto di portare in discussione la proposta di legge per istituire i controlli nei porti e negli aeroporti e il consigliere del Pd, Mario Tendas, ha dichiarato voto favorevole per la mozione e l’ordine del giorno.

Posta in votazione la mozione Lotto e più che impegna la Giunta a garantire la sicurezza dell’immagine dell’agnello sardo Igp è stata approvata all’unanimità con 41 voti a favore.

La capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, ha quindi precisato che i contenuti della mozione sul tema presentata a suo tempo dagli ex consiglieri di Forza Italia, Ugo Cappellacci e Pietro Pittalis, sono stati inseriti nell’ordine del giorno Rubiu e più che dà mandato al presidente della Giunta di adottare ogni utile iniziativa per contrastare la contraffazione alimentare dei prodotti agricoli sardi.

Dopo il parere favorevole espresso dalla giunta l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità con 38 voti favorevoli.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato conclusi i lavori dell’Aula ed ha convocato il Consiglio per domani, giovedì 19 aprile, alle 10.00.

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Stamane, in Consiglio regionale Gianni Lampis (FdI) è subentrato al dimissionario Ugo Cappellacci (Forza Italia), neo deputato.

Sull’ordine dei lavori, il consigliere di Art. 1 Mdp Eugenio Lai ha richiamato l’attenzione del Consiglio sul recente caso di frode scoperto a danno degli agnelli sardi Igp, sollecitando a fine seduta una riunione dei capigruppo e un ordine del giorno dell’Assemblea, sia per verificare i termini della vicenda che per dare mandato alla Giunta di avviare tutte le azioni necessarie per una maggior tutela degli allevatori sardi.

Il presidente Gianfranco Ganau ha accolto la richiesta.

Sempre sull’ordine dei lavori, il consigliere del Pds Augusto Cherchi ha ricordato una sua mozione del giugno 2017 con cui si lamentava la mancata attuazione nel sistema sanitario regionale degli interventi sulla terapia del dolore e le cure palliative, raccomandando la sollecita discussione del problema.

Il presidente Gianfranco Ganau, anche in questo caso, ha condiviso l’opportunità della segnalazione.

L’Assemblea ha, dunque, iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le mozioni nn. 338 e 123, primo firmatario il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni, riguardanti la situazione del servizio idrico in Sardegna.

Attilio Dedoni, illustrando il contenuto dei documenti, ha chiesto all’assessore dei Lavori pubblici ed alla maggioranza di intervenire nel dibattito senza posizioni ideologiche, privilegiando gli interessi della Sardegna perché, ha sottolineato, «a nessuno sfugge la gravità della situazione del servizio idrico, con dighe svuotate, collaudi bloccati da anni e problemi di sicurezza degli impianti nonostante lavori durati molti anni, come quello del lago Omodeo dove sembrerebbe che 800 milioni di metri cubi non potranno mai essere invasati». «La Regione – ha aggiunto – in questi anni ha fatto passi in avanti per creare un collegamento fra le dighe del territorio ma non basta perché permangono situazioni molto critiche nel Cagliaritano, in Gallura ed in Ogliastra e complessivamente si registra un forte ritardo rispetto ad un problema, quello dell’acqua, che è il tema del millennio e riguarda una materia prima essenziale per la vita dell’uomo e per le sue attività economiche, ancora di più in un’isola come la Sardegna».

Un’altra mozione sul servizio idrico, la n.238, è stata poi illustrata dal vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde secondo il quale «la mozione è certamente datata e l’acqua è evaporata, anche se tornata di attualità per effetto di una recente sentenza del tribunale di Nuoro sul problema delle fatture Abbanoa del 2012 riferita a conguagli compresi nel periodo fra il da 2005 e 2011». «Si è trattato – ha proseguito Marco Tedde – di una azione condotta senza chiarezza e trasparenza, in pratica una rimodulazione del 2016 con effetti retro attivi e cifre determinate in modo forfettario, al fine di recuperare in modo forzoso somme abbondantemente prescritte, in un quadro normativo caratterizzato da un lato da consistenti penali a carico del gestore da parte dell’Autorità competente e, dall’altro, da una univoca giurisprudenza di diversi tribunali d’Italia su questioni analoghe». Insomma, ha concluso il consigliere di FI, «è evidente che la società ha perseguito scopi di riequilibrio finanziario interno ignorando i diritti dei consumatori, utilizzando alcune furbate e determinando anche danni per imprese che inserendo costi arretrati nei propri bilanci non hanno potuto le relative spese; su questo la Regione, nonostante la nostra mozione, non ha fatto nulla e nei fatti è stata preceduta dal tribunale di Nuoro».

Dopo l’on. Marco Tedde ha preso la parola per la replica l’assessore Edoardo Balzarini, che ha detto: «Condivido l’intervento dell’illustratore della mozione su un tema che è l’asse portate di ogni economia e di ogni sviluppo della Sardegna, che essendo un’isola ha un sistema unico sotto il profilo degli scambi idrici e vive di acque superficiali per quasi l’ottanta per cento». L’assessore ha ricordato che di recente sono stati «stanziati 50 milioni di euro per l’adeguamento strutturale delle dighe sarde nell’ambito del Patto per la Sardegna: porteranno a interventi e collaudi su una cinquantina di dighe. Dal dopoguerra a oggi non abbiamo mai avuto le risorse per le manutenzioni e gli interventi straordinari delle dighe.  Per questo abbiamo incaricato l’Ente acque sarde, anche per la diga di Pattada e di Olai. Realizzeremo anche il collegamento tra il Tirso e il Flumendosa e il lotto da 60 milioni per il Sulcis, attualmente in capo a Enas». Per l’ingegner Edoardo Balzarini «dobbiamo incrementare la capacità di accumulo, a oggi abbiamo 950 milioni di metri cubi invasati e si capisce che si tratta di numeri importanti perché comprendono il fabbisogno agricolo, quello industriale e quello potabile».

In replica ha preso la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), che ha ringraziato l’assessore «per i dati forniti che certificano le affermazioni che abbiamo fatto finora. Non ci si lamenti se a febbraio prossimo i pentastellati si ritroveranno in maggioranza perché qui non si ascolta. E non si capisce che il problema non è trovare candidati ma risolvere le questioni  più importanti, che sono i veri tormenti dei sardi».

Per l’on. Marco Tedde «la Giunta non ha avuto quella reazione attesa per alleviare le sofferenze derivanti dalla siccità. L’agricoltura è in ginocchio a causa della siccità ma dove i reflui a fini irrigui sono depurati e riutilizzati i danni della siccità in agricoltura sono stati limitati. Secondo l’on. Zedda «la mozione 338 dimostra che Abbanoa continua a fare acqua da tutte le parti e i problemi denunciato un anno fa sono sempre attuali. Provate a comunicare il vostro consumo idrico attraverso internet ad Abbanoa e mi direte se ci riuscite. Abbanoa va controllata e di tutti gli investimenti nelle reti di cui si parla non c’è ancora un’ombra né una traccia. Vengono iscritti in bilancio crediti che forse non saranno manco esigibili mentre la bollettazione è diventata un problema che viene scaricato sui cittadini senza dilazioni».

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo al voto la mozione 338 che è stata respinta. Anche la mozione 238 è stata respinta e così la 123.

Ha preso poi la parola l’on. Francesco Agus, presidente della commissione Autonomia sul punto 5 all’ordine del giorno, ovvero lo Schema di norma di attuazione per l’istituzione del collegio dei revisori dei conti in attuazione dell’art.14 dello Statuto. L’oratore ha detto: «Il decreto è composto da tre articoli che regolano nel complesso l’istituzione e il funzionamento del collegio dei revisori».

Per l’on. Sabatini, presidente della commissione Bilancio, «è importante che l’ordine del giorno allegato a questa votazione preveda il fatto che il collegio dei revisori concordino con la Corte dei conti sui temi del coordinamento finanziario del Titolo III dello Statuto e non sull’intero bilancio della Regione Sardegna».

L’assessore Raffaele Paci è intervenuto per illustrare l’iter dei provvedimenti, «scaturito dalla commissione paritetica presieduta dall’on. Francesco Sanna. Qualunque modifica introdotta nel testo richiederà un iter di approvazione da parte della commissione paritetica e del ministero. Eviterei di introdurre modifiche unilateralmente visto che la Paritetica ha impiegato due anni a mettersi d’accordo nel merito con il Ministero dell’economia e della finanza». L’assessore Raffaele Paci ha chiesto dunque all’Aula di convocare la commissione Paritetica.

L’on. Francesco Agus ha ripreso la parola e ha detto: «Ogni approfondimento è sempre utile ma data l’urgenza di approvare il testo così come è stato proposto chiedo cinque minuti di sospensione per valutare lo stralcio della clausola sospensiva e l’efficacia della norma così come licenziata dalla commissione paritetica».

Per l’on. Framco Sabatini «non sarebbe la prima volta se un ordine del giorno del Consiglio regionale fosse rappresentato e valutato dal Governo. Non vedo che ostacolo possa essere. Per il resto, una volta che noi scriviamo in una norma d’attuazione che il Consiglio regionale nomina i suoi revisori dei conti, beh, non è un fatto secondario da prendere alla leggera».

Il presidente Gianfranco Ganau ha accolto la richiesta dei presidenti di commissione Francesco Agus e Franco Sabatini e ha sospeso i lavori convocando la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato all’Aula le decisioni assunte dalla conferenza capigruppo: l’esame dello schema delle norme di attuazione dello Statuto per l’istituzione del collegio dei revisori dei conti è sospeso in attesa di una riunione congiunta delle commissioni consiliari interessate e la commissione paritetica; rinviato invece l’esame del regolamento n. 7 (Pizzuto e più) per la revisione e integrazioni delle norme sulle strutture per l’infanzia e l’istituzione della struttura sociale “gruppo appartamento” e il testo unificato sulla lingua sarda. Il Consiglio è convocato per mercoledì 18 aprile, alle 10.30.

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Venerdì 9 marzo ore 15.00, all’Hotel Regina Margherita, di Cagliari, L.A.M.A.S., Paesaggio Gramsci, SardegnaSoprattutto faranno il punto dei seminari sull’urbanistica che dal 28 agosto del 2017 hanno organizzato in molti centri della Sardegna.

Con “Estendere il PPR a tutta la Sardegna per poi riscrivere la Legge Urbanistica” promuovono un nuovo “anno zero” (dopo quello del 2006) sul paesaggio e sull’ambiente in Sardegna. Nel corso degli ultimi due anni le scelte della Giunta Pigliaru hanno suscitato un grande dibattito sullo stato dell’arte, sulle condizioni, sugli strumenti del governo del territorio e del paesaggio in Sardegna.

La Legge Urbanistica approvata nel 2017 dalla Giunta Pigliaru, secondo ampia parte dell’opinione pubblica, è un passo indietro rispetto al Piano paesaggistico regionale, il primo elaborato secondo il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004. Lo scenario prospettato dalla Legge Urbanistica della Giunta Pigliaru, le proroghe del Piano casa, le politiche sull’energia e sull’industria, con un insensato consumo del suolo, il ritorno al cemento e alla deregolamentazione dell’edilizia, un’idea di sviluppo che riporta le lancette dell’orologio indietro hanno mobilitato intellettuali, tecnici, studiosi, amministratori locali, organizzazioni sociali e semplici cittadine a cittadini.

Da quattro anni ci si interroga, infatti, sul perché, ancora oggi, il PPR non sia stato esteso a tutta la Sardegna, come prima delle elezioni regionali del 2014 avevano promesso Francesco Pigliaru e la maggioranza di centro sinistra che lo sosteneva per affermare una concreta discontinuità con la giunta di centro destra di Ugo Cappellacci.

Grande lo sgomento di quanti avevano sostenuto l’attuale presidente della Regione per aver approvato una legge urbanistica che di fatto vuole smantellare il PPR che ad oggi agisce solo sulle coste su cui, per decenni, è stata riversata un’incredibile quantità di cemento. Quel cemento ha reso più poveri i Sardi non solo perché le condizioni economiche e sociali non sono migliorate ma perché la perdita delle risorse ambientali e paesaggistiche è irreversibile.

«Estendere il PPR a tutta la Sardegna per poi riscrivere la Legge Urbanistica» significa perciò completare il percorso intrapreso nel 2006 per poi, solo successivamente, scrivere la legge urbanistica che non snaturi la filosofia del Piano Paesaggistico. Per fare ciò la politica sarda deve aver il coraggio di tornare sui propri passi circa quelle scelte che rischiano di compromettere definitivamente, dopo le devastazioni, il territorio della Sardegna.

Le quattro tavole rotonde previste tratteranno di buone e cattive pratiche ambientali ed energetiche; di consumo di suolo; di bonifiche; di pianificazione; di strumenti legislativi. SardegnaSoprattutto (al sito www.sardegnasoprattutto.com) seguirà l’evento con articoli, aggiornamenti e materiali forniti dai relatori.