2 November, 2024
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Si alza il sipario sull’“Apocalisse” del Teatro dell’Archivolto, pièce originale tratta dai racconti di Niccolò Ammaniti, con il contributo di Antonio Manzini, che vede protagonista un funambolico Ugo Dighero, per la regia di Giorgio Gallione, in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo (con lo slogan “Giù la Maschera!”, che rimanda al potere svelante delle atti della scena). Visioni e storie della “fine del mondo” con lo spettacolo, un autentico one-man-show (impreziosito da scene e costumi di Lorenza Gioberti e dal disegno luci di Aldo Mantovani) che debutterà in prima regionale martedì 21 aprile alle 20.30 al Teatro Electra di Iglesias.

Lo spirito profetico delle antiche rivelazioni s’incarna nel protagonista, afflitto da un misterioso e terribile morbo che rende faticoso e doloroso ogni suo gesto, perfino sorridere o respirare, figurarsi fare all’amore: rinchiusosi volontariamente in una sorta di bunker, egli racconta il declino della civiltà attraverso le immagini di un’umanità irrimediabilmente perduta, tra zombies laureati e folli chirurghi plastici, feroci poliziotti-giustizieri e ultras demenziali – senza risparmiare il luccicante mondo dello spettacolo, in cui trionfano sedicenti cabarettisti e stelline senza talento. L’“Apocalisse” dell’Archivolto (in cui si fondano e si intrecciano le trame e i personaggi de “Lo zoologo” (tratto da “Fango”) e “Sei il mio tesoro”, pubblicato nel volume “Crimini”) è quindi «una perfida parodia di una società alla deriva, un po’ operetta a/morale e un po’ favola nera. Ma… le favole sono cambiate e “nella bocca dei poeti anche la bellezza è terribile”».

I racconti di Niccolò Ammaniti sono commedie grottesche, al limite dell’inverosimile, che utilizzano spesso un linguaggio senza ipocrisie, duro, spudorato e vorace; vicende paradossali dove il delirio comico e l’immaginario sfrenato convivono ed esplodono sulla pagina. Apocalisse monta e incrocia in palcoscenico due racconti scritti in tempi molto diversi: Lo zoologo (tratto da “Fango”) e Sei il mio tesoro (pubblicato nel volume “Crimini”). Queste due storie si innestano nella vicenda di un uomo colpito da un morbo misterioso contratto con l’avvicinarsi di una sorta di Apocalisse globale, arrivata senza trombe del giudizio ad annunciarla. Ma ormai per lui e – teme – per tutti, qualsiasi processo biologico provoca disagio, dolore: dal camminare alla crescita della barba, dal sorridere al fare all’amore. Allora, barricato in una devastata casa / hangar, con le ultime forze scrive e racconta storie simbolo di questo progressivo disfacimento dell’umanità e del mondo. Vengono così evocati sulla scena zombie che prendono la laurea e folli chirurghi plastici, poliziotti antidroga dal grilletto facile, ultras demenziali e violenti, cabarettisti cialtroni e starlette formose dal dubbio talento. Ne viene fuori uno spettacolo che è una perfida parodia di una società alla deriva, un po’ operetta a/morale e un po’ favola nera. Ma, lo sappiamo, nel tempo dell’Apocalisse le favole sono cambiate e «nella bocca dei poeti anche la bellezza è terribile».

Sbarca ad Iglesias  – sotto le insegne del CeDAC – “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” di José Sanchis Sinisterra, nella mise en scène di Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi / Teatro Stabile d’Innovazione, con traduzione, adattamento e regia di Angelo Savelli: l’avvincente pièce incentrata sul rapporto tra arte e vita, e sugli orrori della dittatura – e interpretata da Edy Angelillo e Gennaro Cannavacciuolo – sarà in scena domenica 8 febbraio alle 18.30 al Teatro Electra di Iglesias per il secondo appuntamento con la Stagione di Prosa 2014-15.

La versione italiana di “¡Ay Carmela!” – testo cult del grande drammaturgo spagnolo, da cui Carlos Saura ha tratto l’omonimo film con una splendida Carmen Maura – è ambientata nell’Italia del 1944, durante il secondo conflitto mondiale, in uno sperduto paesino del Centro-Sud, posto sotto occupazione dalle armate tedesche; dal villaggio spagnolo di Belchite, simbolo della crudeltà della guerra civile spagnola (le cui rovine sono considerate oggi un monumento nazionale, testimonianza di una pagina tragica della storia iberica) la vicenda si trasferisce nella Penisola, conservando il suo significato emblematico di manifesto in difesa della libertà e dei diritti dei popoli.

Lo spettacolo firmato Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi / Teatro Stabile d’Innovazione, vede in scena Edy Angiolillo, eclettica attrice e cantante veneziana, volto noto del grande e del piccolo schermo, attualmente dedita soprattutto al teatro e Gennaro Cannavacciuolo, geniale fantasista, che ha saputo far rivivere i fasti del teatro d’arte varia nato a Napoli a fine Ottocento, su imitazione del café-chantant francese e dello spirito della Belle Epoque.

Raffinato gioco metateatrale per i due artisti, che interpretano due sconosciuti attori di varietà costretti, per il divertimento degli ufficiali nazisti, ad allietare le ultime ore dei condannati a morte con canzonette e monologhi del loro repertorio: “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” trasferisce in un paesino dell’Italia del Centro Sud sotto l’occupazione tedesca, nel 1944, in pieno secondo conflitto mondiale, la vicenda originariamente immaginata da Sinisterra nel 1938 a Belchite, villaggio simbolo della distruzione portata dalla guerra civile spagnola (le cui rovine sono considerate alla stregua di un  monumento nazionale, in ricordo di una delle pagine più tragiche della storia recente del paese iberico).

La verità sugli orrori della guerra – e sulla dittatura – viene svelata attraverso un episodio emblematico, ancorché inventato, almeno in parte, in cui emerge il senso sociale e politico dell’arte, e il ruolo e la condizione degli artisti, costretti sotto un regime autoritario a scendere a patti con il potere ovvero a prendere posizione contro le ingiustizie, in un difficile equilibrio in cui la libertà di espressione, e perfino la possibilità di raccontare il presente, vengono soffocate dal peso della censura. La dialettica fra l’arte – e in particolare il teatro, come rappresentazione della realtà e dell’umano – e il potere, è stata complessa e articolata fin dalle origini della tragedia e della commedia nell’antica Grecia: l’oligarchia dominante – fossero arconti o principi, come nell’Italia fra Umanesimo e Rinascimento, imperatori romani o sovrani d’Inghilterra, Francia e Spagna, fino al Novecento con l’avvento dei fascismi – ha sempre cercato di imporre confini, evitare le critiche e vietare la satira, cercando semmai di ampliare il consenso promuovendo forme di intrattenimento più innocue – ancorché feroci come i ludi circensi – e meno capaci di risvegliare le coscienze.

“Carmela e Paolino – varietà sopraffino” suggerisce un viaggio nella memoria, e nella storia (del Belpaese e dell’Europa) rievocando lo stile e l’eleganza di quegli spettacoli d’arte varia in cui fecero il loro debutto in palcoscenico artisti come Raffaele Viviani e Nino Taranto, Ettore Petrolini, il principe della risata Antonio De Curtis in arte Totò, l’attrice e futura (anti)diva Anna Magnani, Erminio Macario, Gil e Cioffi, il trio Lescano, Renato Rascel e tanti altri. Una forma di divertimento popolare in cui l’ironia, e quindi la satira, sia pure tra le righe, mascherata d’ingenuità, faceva la sua comparsa beffarda a schernire e mettere alla berlina vizi e vezzi del potere: l’allegria e una certa malizia attiravano un pubblico variegato, che ritrovava sulla scena, narrati con brio, frammenti della propria vita, riferimenti velati alla realtà, note dissonanti e spunti critici pur dietro la maschera di una schietta comicità, di un carattere brillante e perfino spensierato o di un sottile umorismo. Si possono soffocare le parole, spegnere (perfino nel sangue) il dissenso, ma non impedire alla gente (e in particolare agli intellettuali e agli artisti, siano essi attori e drammaturghi, poeti e scrittori, architetti e pittori) di pensare: la fortunata pièce di Sinisterra affronta il tema scottante della libertà di parola e di pensiero, e dei diritti fondamentali dei popoli. L’instaurazione del regime militare in Spagna, come l’avvento del fascismo in Italia, costruito intorno al mito dell’uomo forte al potere, quasi una forma di risposta  reazionaria  al diffondersi dei movimenti operai e solidaristici, e alle rivolte contadine, ha avuto come inevitabile effetto collaterale l’inasprirsi della censura contro le voci fuori dal coro, rispetto alla propaganda, le menti avverse alla politica governativa, o anche solo lontane dall’idea di un’apologia del potere.

La Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias proseguirà  mercoledì 25 marzo alle 20.30 con “La vita è un viaggio”, inedita pièce – scritta e interpretata dal giornalista e scrittore  Beppe Severgnini, editorialista  del Corriere della Sera e opinionista cult, in scena con l’attrice Marta Isabella Rizi e la cantante musicista Elisabetta Spada per la regia di Francesco Brandi. Infine – martedì 21 aprile alle 20.30 – spazio all’originale “Apocalisse” del Teatro dell’Archivolto, dai racconti di Niccolò Ammaniti (con il contributo di Antonio Manzini) con la regia di Giorgio Gallione: sotto i riflettori Ugo Dighero, convincente e coinvolgente interprete delle avventure di un personaggio, vittima di uno strano morbo che contiene in sé (almeno a suo modo di vedere) il germe della futura catastrofe, della fine dell’umanità.

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Il graffiante umorismo di Alan Bennett e l’intreccio fra arte e vita del teatro di José Sanchis Sinisterra, tra un incontro che cambia il destino e il surreale annuncio della fine del mondo: si apre il sipario sulla Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias, organizzata dal CeDAC nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, che sceglie come slogan un provocatorio “Giù la Maschera!”, e realizzata con il patrocinio e il sostegno del comune di Iglesias. Quattro spettacoli in cartellone – dal 27 gennaio al 21 aprile 2015 – e riflettori puntati sulla drammaturgia contemporanea, dall’ironia di “Doris e Irene parlano da sole” all’incubo della dittatura in “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” (versione italiana del celeberrimo “¡Ay Carmela!”, da cui Carlos Saura ha tratto l’omonimo film con un’intensa Carmen Maura), dalle riflessioni sull’esistenza ne “La vita è un viaggio” alle stravaganti cronache dell’ “Apocalisse”.

Una rosa di titoli – tra classici del Novecento e trasposizioni letterarie – per un itinerario nell’animo umano e un vivido affresco della società, di oggi e di ieri, all’insegna del pirandelliano slogan “Giù la Maschera!”, provocatorio invito a confrontarsi con le proprie emozioni e i pensieri più segreti, che rimanda alla capacità del teatro di mettere a nudo la verità attraverso l’arte della finzione.

Tra i protagonisti artisti come Ugo Dighero, funambolico protagonista dell’ “Apocalisse” del Teatro dell’Archivolto – attore dalla spiccata vis comica, fondatore dei Broncoviz con Maurizio Crozza, e volto noto del piccolo schermo, da trasmissioni cult come “Avanzi” alla serie “R.I.S.” a fiction come “Un medico in famiglia”; e Edy Angelillo – eclettica attrice e cantante, dall’intensa carriera in cui alterna teatro, cinema e televisione (dal debutto a Domenica In al Festival di Sanremo con Pippo Baudo; i films con Maurizio Nichetti, Alberto Sordi e Francesco Nuti; e le fiction, da “Un medico in famiglia” a “Madri” e “Amanti e Segreti”, fino alla serie “Cugino & Cugino”) in coppia con il poliedrico Gennaro Cannavacciuolo, attore e cantante, cabarettista e fantasista (dagli esordi con Eduardo De Filippo, alla collaborazione con la Compagnia della Rancia, e poi la partecipazione alle operette, e il lavoro in teatro e al cinema, oltre alle numerose apparizioni televisive in cui si fondono talento e eleganza) in “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” di Sinisterra.

Riflettori puntati anche su Beppe Severgnini – noto giornalista e scrittore, editorialista del Corriere della Sera e opinionista “cult”, nell’inedita veste di attore, oltre che autore, de “La vita è un viaggio” mentre saranno Maria Grazia Bodio e Lia Careddu del Teatro Stabile della Sardegna a dar vita alle protagoniste di “Doris e Irene parlano da sole”, in due vividi ritratti al femminile con la cifra pungente e ironica di Alan Bennett.

Il sipario della Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias si aprirà martedì 27 gennaio alle 20.30 su “Doris e Irene parlano da sole”, intrigante spettacolo del Teatro Stabile della Sardegna che accosta due monologhi di uno dei più interessanti drammaturghi inglesi, Alan Bennett (autore del pluripremiato “The History Boys” e de “La pazzia di Re Giorgio”): “Una donna di lettere” nell’interpretazione di Maria Grazia Bodio per la regia di Guido De Monticelli e “Un biscotto sotto il sofà” con Lia Careddu, diretta da Veronica Cruciani.

Due atti unici – impreziositi da video e scenografie di Luca Brinchi e Daniele Spanò, con i costumi di Adriana Geraldo e il disegno luci di Stefano Damasco e Loïc François Hamelin – per un viaggio ai confini della follia, o quanto meno della stravaganza: la prima, come suggerisce il titolo, è “Una donna di lettere”, ovvero una grafomane infaticabile che spia il mondo dalla sua finestra per trarne spunto per vibranti lettere di protesta, fino a suscitare l’intervento degli assistenti sociali e delle forze dell’ordine; mentre l’eroina in negativo di “Un biscotto sotto il sofà” vive la sua solitudine, popolata dai fantasmi e dai ricordi del passato, cercando di sottrarsi alle regole del sistema, per mantenere la propria individualità pur tra piccole manie ed eccentricità.

Le pièces – scritte originariamente per la televisione, poi rappresentate successo sul palcoscenico, e pubblicate in “Talking  Heads” – sono caratterizzate da «una struttura a flash, con piccole sequenze che si sviluppano come in un rapido montaggio cinematografico, in cui sono ritratte porzioni di vita quotidiana, lampi di ossessione. Quadri ritagliati nel nero per “Una donna di lettere”, immagini proiettate sul bianco per “Un biscotto sotto il sofà”».

Sarà poi la volta – domenica 8 febbraio alle 18.30 – di “Carmela e Paolino – varietà sopraffino” traduzione italiana di “¡Ay Carmela!” di José Sanchis Sinisterra (da cui Carlos Saura ha tratto lo splendido film con Carmen Maura), con traduzione, adattamento e regia di Angelo Savelli: Edy Angelillo e Gennaro Cannavacciuolo sono i protagonisti della pièce che mescola sapientemente, in un gioco di contrasti, la leggerezza dell’avanspettacolo e la tragedia della dittatura, con un finale a sorpresa nel segno della libertà d’espressione. Una coppia di artisti – costretti a rappresentare il loro spettacolo davanti ai condannati a morte, in un atto di finta clemenza che ha più il sapore della beffa – diventa il simbolo della dialettica fra arte e potere: la ferocia del regime non concede alternative, la disubbidienza ha il prezzo altissimo della vita. La comicità e il brio dei numeri di un varietà stonano con la condizione dei prigionieri, e per i due sconosciuti attori diventa facile, quasi spontaneo simpatizzare con le vittime invece che con i carnefici: un tratto d’umanità molto pericoloso, di fronte al brutale e cieco esercizio del potere.

La mise en scène di Pupi e Fresedde/ Teatro di Rifredi – Teatro Stabile d’Innovazione, con  le musiche originali di Mario Pagano (eseguite dal vivo da Marco Bucci al pianoforte, Ruben Chaviano al violino e Simone Ermini al sassofono e clarinetto) e scene e costumi di Tobia Ercolino, restituisce le atmosfere di un’epoca, e lo specchio di una società in cui il teatro e il varietà rappresentavano uno spazio privilegiato di divertimento anche per le classi popolari e, entro certi limiti, di libertà.

S’intitola “La vita è un viaggio” la pièce – scritta e interpretata da Beppe Severgnini, in scena con l’attrice Marta Isabella Rizi e la cantante musicista Elisabetta Spada (che firma le musiche originali con il nome d’arte Kiss & Drive) e prodotta da Sosia & Pistoia per la regia di Francesco Brandi – in cartellone mercoledì 25 marzo alle 20.30 al Teatro Electra di Iglesias: storia di un casuale incontro di destini, durante un’attesa all’aeroporto, che mette a confronto diverse generazioni e visioni del mondo. Un uomo e una donna – imprigionati in quella sorta di non-luogo, anonimo ed estraneo,  per una lunga notte, mentre attendono che venga annunciato il loro volo – iniziano una conversazione che, vinta l’iniziale diffidenza, li porta ad approfondire  temi importanti se non cruciali: così, i due «ragionano di talento e tenacia, tempismo e tenerezza; scoprono che aver paura – nella vita, nel lavoro – è inevitabile: e forse è giusto». Il dialogo riguarda la necessità  di trovare punti di riferimento, per orientarsi nella confusione, e il piacere della semplicità.

Il senso del viaggio come metafora dell’esistenza, e il paragone tra l’entità del bagaglio che si porta con sé e il rimpianto per ciò che si è deciso di abbandonare al momento della partenza, offrono lo spunto per una riflessione sulla complessità e le contraddizioni dell’animo umano, in bilico tra  il bisogno di sicurezza e l’ansia di conoscenza.

«Il tempo scorre, la notte passa. Finché arriva l’alba, l’aeroporto riapre. È il momento di partire: ognuno per la propria destinazione, forse diversa da quella che aveva immaginato. Una notte cambia molte cose, a tutte le età.»

Suggellerà la Stagione di Prosa del CeDAC a Iglesias – martedì 21 aprile alle 20.30 – l’originale “Apocalisse” del Teatro dell’Archivolto, dai racconti di Niccolò Ammaniti (con il contributo di Antonio Manzini) con la regia di Giorgio Gallione: sotto i riflettori Ugo Dighero, convincente e coinvolgente interprete delle avventure di un personaggio, vittima di uno strano morbo che contiene in sé (almeno a suo modo di vedere) il germe della futura catastrofe, della fine dell’umanità.

La scrittura evocativa e insieme surreale e grottesca di Ammaniti ispira la mise en scène in cui le trame de “Lo zoologo” (tratto da “Fango”) e “Sei il mio tesoro” (pubblicato nel volume “Crimini”) s’intrecciano alla vicenda del protagonista, un uomo a cui ogni atto , dal sorridere al far l’amore, provoca un’insopportabile sofferenza: al sicuro nella sua casa/ hangar egli narra di zombies laureati e folli chirurghi plastici, di poliziotti violenti e demenziali ultras, di comici e stelline di dubbio talento. Fotografia di una società in declino, irrimediabilmente degradata, che assomiglia fin troppo a un bestiario metropolitano, in cui esseri improbabili combattono per la sopravvivenza quotidiana tra edonismo e desolazione.

Lo spettacolo «è una perfida parodia di una società alla deriva, un po’ operetta a/morale e un po’ favola nera. Ma, lo sappiamo, nel tempo dell’Apocalisse le favole sono cambiate e “nella bocca dei poeti anche la bellezza è terribile”».

La Stagione di Prosa 2014-15 al Teatro Electra di Iglesias promossa dal CeDAC (nell’ambito del XXXV Circuito Teatrale Regionale Sardo, con lo slogan “Giù la maschera!”) con il patrocinio dell’amministrazione comunale, è patrocinata e sostenuta dal MiBACT/ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Sardegna, con il supporto della Fondazione Banco di Sardegna e di sponsor come la Sardinia Ferries che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio da e per la Sardegna.

Teatro Electra esterno 1

 

Cinzia Crobu 2014 2

La Grande Prosa del CeDaC al Teatro Massimo
Stagione 2013/2014

CAGLIARI – Teatro Massimo 22 – 26 gennaio 2014

Gli Ipocriti e Associazione REP/ la Compagnia di Repertorio

Servo per due
(One Man, Two Guvnors)
di Richard Bean (liberamente tratto da Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni)

traduzione e adattamento Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli, Marit Nissen, Simonetta Solder

con Pierfrancesco Favino e gli attori del Gruppo Danny Rose elaborazioni musicali  Orchestra “Musica da Ripostiglio”

scene Luigi Ferrigno – costumi Alessandro Lai – luci Cesare Accetta- coreografie Fabrizio Angelini

regia Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli

Gruppo Danny Rose – In scena al Teatro Massimo di Cagliari:

Bruno Armando, Gianluca Bazzoli, Haydée Borelli, Claudio Castrogiovanni, Pierluigi Cicchetti, Ugo Dighero, Pierfrancesco Favino, Stefano Pesce, Pietro Ragusa, Marina Remi, Diego Ribon, Chiara Tomarelli, Valentina Valsania

Lo spettacolo è realizzato con la partecipazione della Fondazione Teatro della Pergola di Firenze.

Le parole della canzone Tomorrow looks good from here sono state scritte da Richard Bean e Grant Olding.

-Come da comunicato stampa-

 

 

Una riflessione diversa su un classico del teatro, Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni, Servo per due (One Man, Two Guvnors) nell’adattamento del noto commediografo inglese Richard Bean riadattato nella versione italiana da Pierfrancesco Favino, Paolo Sassanelli, Marit Nissen e Simonetta Solder, si presenta come una commedia comica, con attori che cadono dalle scale, che sbattono le porte, che fanno battute a doppio senso e interagiscono con il pubblico. Ciò che ha reso (in Inghilterra) e renderà (in Italia – dove debutta per la prima volta) lo spettacolo un vero successo è la sua combinazione di commedia visiva e verbale. La musica sarà parte integrante dello spettacolo e verrà eseguita dal vivo sul palcoscenico da una piccola orchestra composta da 4 elementi.

La trama

Negli anni Trenta a Rimini, Pippo, il nostro moderno Arlecchino ha appena perso il lavoro e si ritrova depresso, senza soldi e senza la possibilità di poter mangiare. Essendo ossessionato dal cibo è disperato, comincia a cercare un nuovo mestiere e dopo vari tentativi accetta di lavorare contemporaneamente alle dipendenze di due diversi padroni, trovando così il modo di raddoppiare il suo salario e i suoi pasti. Uno è Rocco, un piccolo malvivente del Nord, ora a Rimini per riscuotere 6.000 lire dopo aver concluso un affare con Bartolo, padre della sua fidanzata Clarice; l’altro è Lodovico, anch’egli noto malfattore. Essere al servizio di due padroni, significherà per Pippo avere anche un doppio carico di lavoro; dovrà ricordare quali ordini e da chi gli verranno impartiti. Dopo un po’ di tempo, frequentando le due case, Pippo scoprirà che in realtà “Rocco”, sotto mentite spoglie, non è altro che la sua sorella gemella: Rachele. Il vero Rocco, infatti, è stato ucciso dal fidanzato di Rachele, Lodovico (l’altro suo padrone). Destino vuole che questi, ricercato dalla polizia, sia nascosto a Rimini e stia aspettando di riunirsi a Rachele. Pippo, quindi, dovrà evitare che i suoi due padroni si incontrino, al fine di scongiurare che ognuno di loro capisca che sta lavorando anche per qualcun altro…

La nascita del progetto

Alcuni incontri di lavoro durante il mese di ottobre u.s. con l’attore Pierfrancesco Favino su una eventuale collaborazione con il Gruppo Danny Rose ha dato immediatamente inizio a questo progetto. Da tempo la Compagnia Gli Ipocriti desiderava mettere in scena uno spettacolo sulla Commedia dell’Arte rivisitata in chiave moderna, quando si è trovata a discuterne con Pierfrancesco Favino che, a sua volta, insieme al suo Gruppo Danny Rose, era intenzionato a realizzare un progetto analogo, utilizzando, però, nuove tecniche e tecnologie sia per le prove che per l’allestimento, quale migliore occasione poteva presentarsi? Abbiamo messo insieme alcune sinergie, abbiamo unito i preventivi alle idee artistiche, il rigore alla fantasia e, grazie anche alla disponibilità del Teatro Ambra Jovinelli di Roma, abbiamo così deciso di dare inizio alla collaborazione. Con Paolo Sassanelli ed alcuni componenti del Gruppo, si sono elaborati i vari punti del progetto: i laboratori ed i relativi docenti, i collaboratori alla regia, il periodo di lavoro per la preparazione, l’adattamento del testo ed il gruppo di lavoro formato da circa 40 elementi. Nel frattempo è partita la distribuzione ed è stata definita la tournèe.

Agli inizi di maggio dei 40 partecipanti ai laboratori, è stato selezionato il gruppo di 23 attori ed alcuni collaboratori alla regia che prenderanno parte ad ulteriori laboratori ed allo studio del testo durante i mesi di giugno e luglio alla sala prove Fonderie del ‘900 di Roma.

Le prove effettive dello spettacolo inizieranno il 15 settembre; saranno effettuate da tutto il gruppo di lavoro e proseguiranno fino alla data prevista per il debutto ovvero il 1° novembre. Successivamente, ad esclusione di alcuni attori tra cui Pierfrancesco Favino ed i musicisti, che saranno sempre presenti, si formeranno due gruppi formati da 13 elementi che si alterneranno nel corso delle recite; il “primo cast” effettuerà la tournée fino al debutto a Roma dove si avrà l’avvicendamento con il “secondo cast” che completerà la tournée fino a metà febbraio.

Il debutto nazionale è fissato per il giorno 26 novembre al Teatro della Pergola di Firenze.

A partire dal primo giorno di incontro, Dominick Tambasco sta riprendendo tutte le fasi dei lavori con telecamere e macchine fotografiche; al debutto dello spettacolo, con tutto il materiale raccolto, verrà realizzato un dettagliato reportage che sarà proiettato nei ridotti dei teatri che ospiteranno lo spettacolo, durante la tournèe.

 

WORK IN PROGRESS

I lavori di preparazione dello spettacolo sono iniziati al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 3 aprile e la prima fase è terminata entro la fine del mese di maggio 2013; i 35 attori del gruppo Danny Rose hanno partecipato ai seguenti laboratori: Acrobatica condotto da Massimiliano Dezi, docente con esperienza trentennale specializzato nell’insegnamento per attori, danzatori, amatori ed atleti; Utilizzo della maschera con il Maestro Fabio Mangolini, pluripremiato e con esperienze di livello internazionale; Il Clown nella commedia dell’arte con Leris Colombaioni, ultimo discendente di una delle più antiche famiglie italiane di tradizione clownesca che collabora da oltre 50 anni con prestigiosi cineasti e produttori di film a livello mondiale. Canto a cura del Maestro Gabriele Foschi esperto di canto corale.

A partire da metà giugno sono iniziati i laboratori di Movimenti e gesti coreografici a cura di Fabrizio Angelini e di Analisi del testo a cura di Pierfrancsco Favino e Paolo Sassanelli i quali, insieme a Marit Nissen e Simonetta Solder, hanno effettuato il lavoro di traduzione ed adattamento dell’opera originale di Richard Bean (ONE MAN, TWO GUVNORS) liberamente tratto dall’intramontabile opera di Carlo Goldoni.

mercoledì 22 gennaio 2014 – ore 20.30 / Turno A

giovedì 23 gennaio 2014 – ore 20.30 / Turno B
venerdì 24 gennaio 2014 – ore 20.30 /Turno C
sabato 25 gennaio 2014 – ore 20.30 / Turno D
domenica 26 gennaio 2014 – ore 19.00 / Turno E

 

 

(C.C.)