Riparte la mobilitazione del mondo agro-pastorale sardo.
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Riparte la mobilitazione del mondo agro-pastorale sardo. La presidente regionale di Più Sardegna, Valentina Manca, ha diffuso una nota con la quale vengono chiamati a raccolta tutti gli operatori e i consumatori della filiera agro alimentare della Sardegna.
«Chiediamo che le forniture di latte agli industriali siano regolate da un contratto triennale basato sul costo di produzione medio del litro di latte stabilito convenzionalmente in 1,12 € + IVA, che consideri il valore della prestazione lavorativa del nucleo familiare dell’allevatore in misura fissa ed equivalente a 0,60 €// litro; pretendiamo dalla nuova ministra delle Politiche Agricole, l’introduzione e l’applicazione nell’ordinamento nazionale di quanto già previsto, al riguardo, dall’art. 148 del Regolamento del Parlamento Europeo n. 1308/2013″, ed in particolare dal paragrafo 2 lettera ” i “ – si legge in una nota – Approviamo un piano di regolazione dell’offerta del pecorino romano fondato su presupposti diversi: le quote di produzione assegnate agli allevatori.»
L’associazione ha convocato la seconda assemblea generale che si svolgerà a Tramatza domenica 15 settembre 2019, alle ore 10,30, nella sala congressi dell’Hotel Anfora c/o distributore della ESSO, con la partecipazione dell’assessore dell’Agricoltura, Gabriella Murgia.
All’ordine del giorno la condivisione ed approvazione dei seguenti punti:
- – Integrazione, ufficializzazione ed attivazione del direttivo regionale degli allevatori della Sardegna, istituito nella precedente assemblea, che rappresenti, in modo unitario, l’intera categoria nell’incontro urgente richiesto alla nuova ministra delle Politiche Agricole on.le Teresa Bellanova.
Al direttivo sarà affidato il compito di portare avanti con forza, nei tavoli tecnici e della programmazione, le rivendicazioni della categoria, affermando la necessità urgente ed inderogabile di introdurre nel sistema nazionale la tipologia contrattuale prevista ma fino ad oggi non adottata, dall’art. 148 del Regolamento (UE) N. 1308/2013 del parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013 che offre agli stati membri, la possibilità di stabilire che «le consegne di latte crudo da parte di un agricoltore ad un trasformatore di latte crudo devono formare oggetto di un contratto scritto fra le parti, che rispetti quanto previsto dal paragrafo 2 lettera “i”.
Il contratto riguarda esclusivamente le forniture di latte agli industriali caseari, mentre non è necessario mettere a punto un contratto e/o un’offerta di contratto se l’agricoltore consegna il latte crudo a una cooperativa della quale è membro.
2) Approvazione dei criteri e presupposti su cui si fonda il Piano di regolazione dell’offerta del Pecorino Romano D.O.P. predisposto da “PIU’ SARDEGNA, alternativo a quello proposto dal Consorzio di Tutela, che molte cooperative hanno già rigettato ritenendolo inadeguato. Quote di produzione assegnate agli allevatori; consapevolezza ed approvazione preventiva degli orientamenti produttivi della cooperativa; affidamento del controllo della gestione della produzione degli allevamenti .
3) illustrazione dei presupposti normativi su cui si fonda la legittimità della richiesta di introduzione nell’ordinamento di un contratto che regoli le forniture di latte ai trasformatori industriali, applicando le norme di un regolamento già in vigore del quale, guarda caso, l’unica disposizione che fino ad oggi si è ritenuto di dover applicare è quella prevista dall’art. 150 (reg. UE 1308/2013) che riguarda i “Piani di Regolazione dell’Offerta dei formaggi a D.O.P.”.
4) il punto sulle iniziative assunte dalla parte politica in un ottica di risoluzione della vertenza.
Nel frattempo si invitano i soci delle cooperative casearie a richiedere ai presidenti delle rispettive cooperative di sospendere l’approvazione del piano di regolazione dell’offerta predisposto dal Consorzio, in attesa di valutazione della alternativa proposta di Più Sardegna.
«Sta iniziando la nuova stagione produttiva, non possiamo permetterci di affrontarla come in passato all’insegna dell’incertezza – affermano Valentina Manca, presidente dell’Associazione ed Alessio Atzeni, Antonio Scanu, Roberto Mulvoni e Antonello Brodu, allevatori componenti del direttivo, che esprimono solidarietà nei confronti dei produttori di pesche di San Sperate, costretti a dare ai animali gran parte del prodotto, invenduto per la concorrenza di quello estero -. Il passar del tempo consente agli industriali di sfruttare la debolezza finanziaria degli allevatori costretti in questo periodo in cui non ci sono entrate, ad affrontare cospicue anticipazioni che li induce, inevitabilmente, ad accettare le caparre offerte dagli industriali, vincolandosi a questi ultimi. Solo con l’affiancamento di tutti i gruppi di allevatori che si sono impegnati portando avanti le istanze comuni, è possibile risolvere il problema. Non capiamo perché lasciandosi trasportare da sentimenti opposti a quelli necessari per portare avanti uniti le legittime rivendicazioni, i gruppi del Nord Sardegna stiano rischiando di vanificare gli sforzi che Piu’ Sardegna sta compiendo nell’interesse di tutti.»
«Ribadiamo di voler:
– condividere con tutti gli allevatori le nostre proposte;
– definire con atti concludenti il lavoro avviato dai gruppi spontanei, come noi senza bandiera, e stringendoci la mano, unire gli sforzi per il raggiungimento dell’obiettivo comune.