21 November, 2024
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Giovedì 10 gennaio, alle ore 16,00, presso la Sala Convegni della Fondazione di Sardegna, in via san Salvatore da Horta a Cagliari, si terrà l’evento di presentazione del XIII Rapporto dell’“Osservatorio sull’Economia Sociale e Civile in Sardegna”, curato dallo IARES, l’Istituto di ricerca delle Acli della Sardegna.

Si discute molto di interventi finanziari, di sussidi dedicati alla fuoriuscita dalle condizioni di povertà di tanta parte della popolazione priva di reddito e di lavoro, mentre si considerano meno le condizioni di contesto in cui i poveri si trovano a cominciare un percorso per il reinserimento e l’autonomia.

Lo IARES nell’ambito di un progetto di ricerca triennale ha indagato la dotazione di capitale sociale della Sardegna mettendola in relazione con le condizioni di svantaggio economico (povertà) dei contesti. L’obiettivo è comprendere quali caratteristiche sussistano per generare nuova ricchezza intesa in senso non monetario ma, anche in considerazione di questa, quali condizioni vi siano per basare la ricchezza sul lavoro, sul senso civico, sulla salute, sulla disponibilità a donare, sull’istruzione.

Il XIII Rapporto da conto del lavoro di ricerca e analisi su Capitale sociale e povertà della Sardegna svolto dallo IARES da cui derivano utili spunti per la definizione di azioni di policy.

Dopo i saluti di Franco Marras (presidente delle ACLI della Sardegna), Antonello Cabras (presidente della Fondazione di Sardegna), Massimo Zedda (sindaco di Cagliari), il gruppo di lavoro dello IARES presenterà i contenuti del rapporto.

Al termine si svolgerà una tavola rotonda sul tema: “Investire sul Capitale Sociale della Sardegna per promuovere autonomia e riscatto sociale” a cui parteciperanno Stefania Gelidi (Portavoce del Forum Terzo settore Sardegna), Stefano Tassinari (della Presidenza nazionale delle ACLI), Franco Manca (direttore regionale Pastorale del lavoro Conferenza Episcopale Sarda), Valter Piscedda (consigliere regionale), Benedetta Iannelli (consigliere comunale).

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Nell’ambito della manovra finanziaria approvata questa sera, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità l’emendamento 564 all’articolo 6, che prevede un aumento di 5 milioni di euro a favore del servizio di base del 118 sardo.

Un altro milione sarà poi reperito con tutta probabilità alla fine della manovra finanziaria e sarà destinato almeno in parte all’innalzamento del livello formativo dei soccorritori laici della Sardegna.
L’Aula discuterà ed approverà anche un ordine del giorno sull’importanza del servizio 118 nei 377 comuni della Sardegna, anche alla luce della riforma dell’emergenza urgenza avviata un anno fa con la nascita dell’Agenzia Areus.

L’aumento dei rimborsi alle onlus e coop, che sarà immediatamente disponibile, era stato sollecitato al Pd dalle organizzazioni del soccorso sarde, anche in considerazione del fatto che le tariffe erano ferme al 2011 mentre l’aumento del costo del lavoro e dei costi in generale (mezzi di soccorso, carburante, materiale sanitario, assicurazioni) è stato notevole.
L’emendamento 564 è stato proposto da Roberto Deriu e Valter Piscedda e sostenuto dallo stesso capogruppo Pietro Cocco e dal presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini e condiviso dall’intero Gruppo Pd e da tutte le altre forze politiche.

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«Con la nostra iniziativa vogliamo inserire nell’agenda politica il tema della revisione della riforma degli Enti locali del 2016, attraverso l’inserimento nella Città Metropolitana di Cagliari dei Comuni che hanno manifestato questa volontà con delibere dei Consigli e delle Giunte, approvate con un larghissimo consenso.»

Lo ha dichiarato il consigliere del Pd Valter Piscedda, primo firmatario della proposta di legge del partito che punta a modificare sia i confini della Città Metropolitana di Cagliari che, di conseguenza, quelli della provincia del Sud Sardegna.

«La nostra riflessione a 2 anni dalla riforma – ha sostenuto Valter Piscedda – è rivolta alle cose concrete che interessano i cittadini (sviluppo, servizi, trasporti, infrastrutture) e da questo punto di vista lo schema attuale ha funzionato bene per la Città Metropolitana di Cagliari e meno bene per la provincia del Sud Sardegna; è un tema reale che poniamo all’attenzione delle altre forze politiche auspicando che possa essere affrontato e risolto entro la fine della legislatura.»

Secondo Piero Comandini, altro esponente del Pd che sostiene la proposta, «è innegabile che il frettoloso referendum regionale con cui sono state abolite le Province abbia lasciato un vuoto reale nei territori, in termini di rappresentanza,  funzionalità e servizi ai cittadini, che deve essere corretto e il modo migliore per farlo è quello di partire dal basso, rispettando il volere delle comunità che si sono espresse». A fronte della volontà dei Comuni che già hanno chiesto di far parte della Città Metropolitana di Cagliari (San Sperate, Decimoputzu, Dolianova, Villasimius, Villaspeciosa, Burcei e Domus De Maria), occorre a giudizio di Piero Comandini «avviare un dibattito più ampio aperto anche alle realtà finora escluse, nell’ottica di un riordino complessivo che elimini le disparità territoriali esistenti».

«Gli effetti del referendum regionale sull’abolizione delle Province e di quello nazionale respinto dagli elettori che interveniva in parte sullo stesso tema – ha osservato il consigliere Luigi Ruggeri – hanno creato molte difficoltà alla Sardegna, per cui una manutenzione della legge di riforma degli Enti locali a distanza di due anni è quanto mai necessaria. Bisogna scommettere sulla Città Metropolitana di Cagliari per far crescere un sistema locale in tante direzioni, dalle economie di scala all’urbanistica, dai lavori pubblici ai trasporti; un sistema più forte che può diventare un grande motore per tutta la Sardegna.»

«Le autonomie – ha concluso Luigi Ruggeri – devono, infatti, svilupparsi potenziando funzioni e capacità comuni, e soprattutto superando la logica di chi pensa di potersi avvantaggiare impedendo qualcosa a qualcuno.»

All’incontro di presentazione della proposta di legge sono intervenuti anche l’avvocato David Loi, che ha fornito la sua consulenza giuridica, ed i sindaci di Burcei, San Sperate e Decimoputzu.

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Il Consiglio regionale stamane ha approvato la risoluzione sul risarcimento dei danni da calamità naturali alle attività di pesca nella laguna di Santa Gilla, una legge di variazione del Bilancio e l’ordine del giorno che limita alla sola popolazione interessata, la consultazione referendaria, per la legge di ridefinizione dei confini tra i Comuni di Magomadas e Tresnuraghes.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio il presidente ha comunicato il rinvio dell’esame della proposta di legge n. 524 sul risarcimento dei danni da calamità naturali alle attività di pesca nella laguna di Santa Gilla. La commissione Attività produttive, ha aggiunto il presidente, ha predisposto sul problema una specifica risoluzione che ora sarà sottoposta al Consiglio.

Il presidente della commissione Luigi Lotto (Pd) ha affermato in apertura che «per approvare la legge non c’erano le condizioni, nonostante la commissione abbia lavorato a fondo anche di concerto con assessori dell’Agricoltura e del Lavoro per arrivare ad un intervento immediato che però si è rivelato impossibile». Per questo, ha proseguito, «si è deciso comunque di prendere posizione su una situazione di oggettiva difficoltà a Santa Gilla ma anche nelle acque interne di tutta la Sardegna, con una risoluzione che dà mandato alla Giunta di intervenire su più fronti: verificare una azione congiunta per sostenere le imprese con il concorso dei Comuni, introdurre nelle aree il progetto Lavoras, far partire entro novembre un bando per l’accesso ai fondi europei, ed incrementare risorse per le zone umide». Su quest’ultimo punto Lotto ha proposto una modifica per inserire, oltre alle acque interne, il riferimento al mare territoriale, per dare agli assessorati possibilità più concrete di agire in tutti i siti colpiti da calamità naturale.

Il vice presidente della commissione Luigi Crisponi (Riformatori) ha chiarito che l’astensione della minoranza «è stata una decisione necessaria, sia perché la legge evidentemente non aveva basi solide sia perché la stessa risoluzione appare inadeguata rispetto a quanto sta accadendo, posto gli enti climatici non possono più essere considerati qualcosa di imprevisto che coglie le istituzioni impreparate». Inoltre, ha aggiunto, «non abbiamo condiviso l’ipotesi di un intervento su un caso specifico anche perché la Sardegna presenta numerose realtà analoghe, per cui abbiamo chiesto un quadro ben definito dal punto di vista normativo ed amministrativo in grado di salvaguardare anche le altre attività produttive dell’agro alimentare colpite dal maltempo».

Per Forza Italia il consigliere Edoardo Tocco ha sostenuto che «a questo punto la risoluzione rappresentava l’ultima scialuppa di salvataggio anche se con una legge regionale ci sarebbero state migliori prospettive dal punto di vista finanziario nei confronti di lavoratori che non hanno protezione ed ammortizzatori sociali; temo però che alla fine, nonostante l’impegno, non si risolverà granché».

Il consigliere di Fdi Gianluigi Rubiu ha lamentato che «si sta liquidando l’argomento e la legge con una certa superficialità come un qualunque incidente di percorso, parlando di una inapplicabilità che prima non era stata riscontrata; di fatto i pescatori restano senza indennizzi e risarcimenti e si tratta di un piano B che allontana la soluzione del problema dei pescatori di Santa Gilla e di tutti i pescatori sardi». Gianluigi Rubiu ha poi espresso preoccupazione per il riferimento ai Comuni attraverso servizi sociali, al progetto Lavoras nei confronti di soci di cooperative che non sono lavoratori dipendenti, ed ai fondi europei che hanno un tetto massimo di 200.000 euro da dividere fra tutti».

Il consigliere Pier Mario Manca (Pds) ha sottolineato che «il momento climatico particolare che stiamo vivendo si caratterizza per eventi eccezionali che diventano molto frequenti, per cui bisogna orientarsi su misure europee per l’agricoltura presenti all’interno del Psr con la misura 5 e due sottomisure, che prevedono un intervento attraverso bandi relativi a misure post-calamità naturali, dalla prevenzione al ripristino ambientale». La commissione ha lavorato bene, ha continuato, «ma sarebbe più utile agire sulla leva del Psr magari rimodulandola a vantaggio del settore primario e lagunare dopo aver acquisito un quadro del fabbisogno, attivando un unico procedimento amministrativo gestito da Argea».

Ancora per Forza Italia, il consigliere Oscar Cherchi ha riconosciuto che «la commissione ha lavorato a fondo, anche se la risoluzione è una soluzione a metà e traccia un percorso insoddisfacente inferiore alle attese dei pescatori di Santa Gilla e di tutti i pescatori sardi; sarebbe stato preferibile attivare un sistema di perizie sui danni alle produzioni con conseguente riconoscimento dello stato di calamità naturale da parte del ministero e della commissione europea, forse ci sarebbe voluto più tempo ma ci sarebbero state più certezze». Cherchi ha, infine, annunciato il suo voto contrario alla risoluzione.

Il consigliere di Art. 1 – Sdp Francesco Agus ha dichiarato che «ciò che era straordinario è diventato ordinario e così sarà anche nel futuro e bisogna quindi aggiornare in modo radicale gli strumenti di intervento per affrontare e superare le emergenze». La commissione ha lavorato per settimane positivamente, ha detto ancora, «ma non è arrivata ad un risultato tempestivo e tuttavia va ricordato che la situazione di Santa Gilla non va confusa con altre della Sardegna, perché qui c’è un processo irreversibile che, senza bonifica, farà diventare quella diventerà sterile». La risoluzione, ha concluso, «non è uno strumento strutturale, non potrà avere respiro pluriennale, e quando arriveranno in fondi sarà forse troppo tardi».

Il consigliere del Pd Gianmario Tendas ha concordato con molte delle dichiarazioni del collega Luigi Crisponi sulla necessità di una cornice normativa comune per affrontare le emergenze della pesca in Sardegna. Però, ha osservato, «al termine di ogni possibile verifica possiamo dire che non c’erano alternative e la risoluzione si è rivelata l’unica strada percorribile coinvolgendo 3 assessorati ed utilizzando anche alcune buone pratiche del passato sperimentate per la stessa Santa Gilla, con fondi specifici per consentire agli stessi pescatori di riqualificare il compendio ittico».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha espresso apprezzamento sia per il lavoro in commissione che per la disponibilità degli assessorati, «che hanno operato con buon senso affermando il principio che il Consiglio non è un bancomat; ciò premesso c’è tutto l’impegno ad intervenire ma bisogna anche diffondere la cultura di impresa trovandoci di fronte a problemi strutturali che impongono soluzioni stabili anche attraverso i consorzi di categoria e, ad esempio, l’obbligo di stipulare polizze assicurative, senza essere schiacciati da emergenze e con evidente risparmio di risorse».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha posto l’accento sul fatto che «il problema in discussione ci interpella su diversi fronti e ci spinge ad un ragionamento più ampio sui comparti economici più vulnerabili della nostra Regione; da questo dato occorre partire per attrezzare la Regione con un fondo consistente per risarcire i danni da calamità naturali, altrimenti continueremo a produrre piccole norme parziali senza efficacia e, sotto questo profilo, quella dell’assicurazione è una buona proposta». Quanto alla risoluzione, secondo Dedoni richiede precisazioni «perché in Sardegna ci sono l’80% delle zone lacustri d’Italia che a sua volta ha l’80% delle zone lacustri d’Europa».

Dopo l’on. Attilio Dedoni ha preso poi la parola l’on. Valter Piscedda, come capogruppo del Pd, già sindaco di Elmas, uno dei quattro Comuni della laguna di Santa Gilla. “Facciamo un passo indietro, intorno agli anni ’90, quando il piano Life viene realizzato nello stagno con diversi miliardi di lire. A seguito del Piano Life, i comuni di Elmas, Assemini, Capoterra e Cagliari hanno cercato di tenere vivo il compendio autotassandosi. Ma in pochi anni, complice la crisi, siamo passati a duecento pescatori iscritti alle coop che operano a Santa Gilla in una situazione di complessivo disinteresse della Regione. In questa legislatura invece abbiamo istituito in presidenza una cabina di regia in capo all’assessore Paci per dare allo stagno una tutela concreta senza dover costituire carrozzoni ma inserendo Santa Gilla ed il Poetto nel territorio del Parco di Molentargius. Tre settimane fa, andando nel dettaglio, il tavolo di lavoro ha avuto un esito favorevole perché la Giunta ha dirottato 4 milioni sulla laguna di Santa Gilla delegando a realizzare le opere la città metropolitana di Cagliari. Non bastano? Può essere che ne siano necessari altri, visto che l’abbandono di questi anni ha generato danni strutturali”.

Per Forza Italia la capogruppo Alessandra Zedda ha ricordato “i fenomeni climatici che spesso mettono in crisi le nostre attività produttive” ma ha aggiunto;. “Dobbiamo confrontarci con questi problemi e mi chiedo se questa risoluzione sia davvero risolutiva del problema, al di là della buona volontà del collega Lotto. I pescatori di Santa Gilla sono bloccati e non hanno reddito: dobbiamo trovare una soluzione veloce, con una task force che possa intervenire in tempi rapidissimi. Non bisogna illudere i pescatori sui tempi di ristoro del danno”.

L’assessore Pier Luigi Caria, delegato alla Pesca, ha preso la parola per la Giunta e ha affermato: “Ho avuto modo di dire già che la proposta di legge 524 è condivisibile perché davanti agli eventi eccezionali si devono avere risposte eccezionali, ma nelle forme consentite e non con procedure farraginose. Per quanto riguarda la misura 5 del Psr, si riferisce a danni strutturali:  quindi non è applicabile a Santa Gilla, oltre al fatto che ad oggi sul Psr ci sono fondi zero. Bisognerebbe trasferire fondi nuovi dal bilancio regionale ma con i tempi noti. 

Per Santa Gilla, come è stato ricordato dall’on. Valter Piscedda, abbiamo appena stanziato 4 milioni di euro a favore della città metropolitana  ma è chiaro che bisogna intervenire in modo strutturale per evitare che un’alluvione porti ancora al fermo della pesca, com’è accaduto”. Secondo l’assessore “ci sono risorse per questa emergenza ma il vero tema è quali sono i tempi di intervento per la spesa di queste risorse. Vedremo se è possibile dare in tempi davvero veloci questo ristoro ai pescatori. Quanto alla risoluzione segnalo la necessità che si comprendano tutte le richieste di indennizzo che sono arrivate dalle acque di pesca dell’Isola, non solo quella di Cagliari. E’ chiaro a tutti noi, comunque, qual è la dimensione del problema che i lavoratori di Santa Gilla stanno vivendo”.

Per il relatore, on. Luigi Lotto (Pd) “si può valorizzare in questa occasione il dibattito affrontato in Consiglio regionale. Ma non è vero che le commissioni abbiano perso tempo: Non serve a nessuno ironizzare e delegittimare il nostro stesso lavoro. Nella nostra risoluzione c’è un chiaro mandato agli assessori perché facciano quello che è possibile fare ma una nuova legge non è necessaria”.

L’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) ha annunciato l’astensione alla risoluzione: “La modifica al dispositivo rischia di depotenziare il senso dell’iniziativa politica che stiamo portando avanti. Ho apprezzato parte della risposta della Giunta ma non ho visto in quella risposta un’adeguata definizione delle tempistiche di indennizzo ai pescatori. Ci sono parecchie strade ma parlare di cantieri di lavoro per dipendenti di cooperative che non possono essere inseriti nei cantieri perché non sono disoccupati”.   

Dai banchi di Forza Italia l’on. Edoardo Tocco: “Con gli onorevoli Francesco Agus e Valter Piscedda abbiamo scritto quella leggina e non posso non notare che con questa risoluzione non stiamo dando certezze ma fimo ai lavoratori. Io faccio affidamento sull’assessore Pier Luigi Caria ma vorrei decisioni e interventi risolutivi: qui siamo davanti a un caso sociale, non a un caso di lavoro. E dobbiamo preoccuparci”.

Per Fratelli d’Italia ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu: “Non è in questa risoluzione la risposta ai problemi dei lavoratori di Santa Gilla. Per questo ci asteniamo e indicheremo soluzioni alternative”.

Anche l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) ha annunciato insoddisfazione verso lo strumento della risoluzione  annunciando l’astensione, come l’on. Alessandra Zedda: “A oggi non stiamo risolvendo nulla e i tempi mi preoccupano. Non vogliamo creare fase illusioni ai lavoratori danneggiati dal maltempo”.

Favorevole, invece, l’on. Antonio Solinas (Pd) secondo cui “siamo tutti consapevoli che non è facile trovare soluzioni. Nemmeno dall’opposizione sono arrivate però proposte concrete migliori di quelle contenute nella risoluzione”.

Sempre dai banchi della maggioranza l’on. Valter Piscedda (Pd) ha ribadito: “Io stesso non considero la risoluzione come la panacea di tutti i mali ma è il massimo che siamo riusciti a ottenere in queste poche ore, senza il contributo dei colleghi della opposizione. Invito i colleghi a ripensarci perché alla Giunta stiamo affidando un impegno concreto”.

Per l’on. Oscar Cherchi (FI) “la risposta che i pescatori si attendono non è quella contenuta nella risoluzione e questa è l’ennesima dimostrazione della distanza tra il Consiglio e la Giunta. Ed è la dimostrazione della totale fallimento della gestione del sistema agricolo regionale e della pesca”.

Dal Psd’Az l’on. Angelo Carta ha annunciato il voto a favore “perché la risoluzione non ha controindicazioni e forse è più veloce pure della proposta di legge bipartisan Edoardo Tocco, Valter Piscedda e Francesco Agus. Segnalo poi che Insar ha 45 milioni di euro in cassa per la misura Lavoras e se i Comuni competenti per Santa Gilla li chiedono potranno utilizzarli, almeno in parte, a favore della coop”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo al voto la risoluzione, che è stata approvata con 34 voti favorevoli.

Alla conclusione della votazione il presidente del Consiglio ha concesso la parola all’assessore della Programmazione per l’illustrazione di una proposta di variazione del Bilancio. L’assessore Paci ha quindi spiegato all’Aula la volontà di destinare immediatamente 7 milioni di euro impegnati nel Bilancio ma non spesi, unitamente ad altri 2 milioni di avanzi, per un totale di 9 milioni di euro, nel fondo FitQ, così da poterli trasferire tra le risorse a disposizione della legge di Stabilità 2019. Posti in votazione, il passaggio agli articoli, gli  articoli 1 e 2 e l’allegato sono stati approvati per alzata di mano mentre la votazione finale della legge di variazione di bilancio, a scrutinio elettronico, ha registrato 35 voti a favore su 35 votanti.

All’unanimità, 49 favorevoli su 49 votanti, è stato approvato anche l’ordine del giorno che limita, alla popolazione interessata, il referendum per la ridefinizione dei confini tra i comuni di Magomadas e Tresnuraghes, la cui legge era stata rigetta dalla Consulta proprio perché non prevedeva la consultazione popolare.

Il presidente del Consiglio ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha convocato l’Assemblea per domani, giovedì 8 novembre 2018, alle 10.00.

 

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La mancata attuazione, dopo 1.581 giorni, della legge regionale n. 12 del 13 giugno 2014 “Interventi regionali per la prevenzione della fetopatia alcolica” ha portato il responsabile scientifico dell’associazione “Amici della Vita Sulcis”, Giorgio Madeddu, a scrivere una nuova lettera aperta ai Sardi, alla Giunta e al Consiglio regionale della Sardegna, nella quale propone la bocciatura del presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru, dell’assessore della Sanità Luigi Arru e del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau.

Di seguito il testo integrale della lettera.

13 giugno 2014, il Consiglio regionale dopo la presentazione dell’assessore della Sanità Luigi Arru e gli entusiastici interventi di numerosi onorevoli regionali approva all’unanimità dei presenti (cinquanta) la legge. Arrivava finalmente al capolinea l’emozionante avventura cominciata nel 1989 al Centro Alcologico “Don Vito Sguotti” di Carbonia dove il tribunale dei minori inviò una mamma, alcolista, di tre bambini con grave ritardo mentale poi affidati a tre coraggiose famiglie. La storia umana ci investì, emozionò, in noi scatenò interesse e impegno, con don Diaz e dr. Gerini pionieri sulcitani dell’amore alla vita debole che, la prevenzione della fetopatia alcolica, sarebbe stato obiettivo prioritario, essenziale, da perseguire!

La proposta di legge elaborata da “Amici della Vita Sulcis” nella trincea del bisogno e della solitudine fu affiancata e preceduta da iniziative divulgative e di sensibilizzazione nelle scuole, parrocchie e associazioni, conquistò gradualmente adesioni e partecipazione delle Amministrazioni comunali, Curia, dei consiglieri regionali del Sulcis ed il sostegno della Giunta e Consiglio provinciale che nel 2012 finanziarono la prima brochure italiana sulla fetopatia alcolica.

I punti qualificanti della L.R. 12/2014:

a) Riconosce la possibilità di prevenire le conseguenze dell’abuso alcolico in gravidanza ma soprattutto propone una premura e un rispetto mai dimostrato prima dal legislatore per la malata di alcoldipendenza, nessun giudizio morale, la stessa dignità che il mondo sanitario e le istituzioni riconoscono alle altre patologie.

b) Adozione di Linee guida, questionari, percorsi di presa in carico attraverso consultori, Serd, associazioni.

c) Incoraggia e valorizza la collaborazione tra tutte le figure professionali sanitarie competenti in materia.

d) Riconosce la gratuità dei rilevatori (GammaGT e Transferrina Desialata) d’abuso alcolico per le donne in epoca pre concezionale o in stato di gravidanza ampliando di fatto in Sardegna) quanto garantito dal decreto ministeriale del 10 settembre 1998.

La legge prevede inoltre:

1) Delibera della Giunta Regionale “entro 60 giorni di linee guida”.

2) Istituzione entro 60 giorni del “tavolo permanente per la prevenzione della fetopatia alcolica e i problemi alcol correlati”.

2 dicembre 2016: delibera di Giunta regionale 64/5, il presidente Pigliaru da mandato all’assessore Arru di istituire un tavolo tecnico che elabori linee guida e tavolo permanente (dai 60 giorni previsti dagli art.2 e 4 della L.R.12/2014 ai 910 giorni della delibera). Evitando le facili polemiche riteniamo che P.A.G. abbiano sottovalutato l’importanza sociale, scientifica e morale della legge.

Sintetizziamo le drammatiche conseguenze che l’abuso alcolico in gravidanza determina in Sardegna ogni anno ( rilievi dalla nostra associazione aggiornati al 2010, condivisi peraltro nella prima proposta di legge regionale sulla fetopatia alcolica n. 546 del 31 luglio 2013 sostenuta da Giorgio Locci, Pietro Cocco, Paolo Dessì, Lorenzo Cozzolino, Onorio Petrini, Lai, Gallus, Campus, Mariani, Corda, Daniele Secondo Cocco, Espa.

Alcolisti in Sardegna 40.000 (20.000 donne, 15.000 in età fertile)

650 aborti da abuso alcolico non diagnosticati, definiti “spontanei” nelle cartelle cliniche ospedaliere.

65 fetopatie alcoliche (F.A.) caratterizzate da sindromi fenotipiche variabili e ritardo mentale grave.

I bambini affetti da F.A. hanno identica aspettativa di vita dei loro coetanei, 75 anni, rappresenta non solo strazio, angoscia e sofferenze per la famiglia e la comunità ma un impegno economico non indifferente.

In 75 anni tra invalidità e accompagnamento, Legge 20, Legge 162, Insegnante di sostegno per, mediamente 13 anni, Legge 104/92 per un genitore e spese sanitarie varie, la F.A. disabilità grave, supera il milione e mezzo di euro, ipoteca che non graverà soltanto su noi tutti ma la trasmetteremo in eredità ai nostri figli, sì, amici sardi, i nostri figli e nipoti affiancheranno e si prenderanno cura di questa grave ma prevenibile disabilità che la superficialità e indolenza di P.A.G. non ha considerato prioritaria rispetto alle, concedeteci, frequenti banalità e spesso marchette clientelari di cui è lastricata la Sardegna.

Riflettiamo insieme: quante iniziative e contributi sono stati destinati nelle ultime due legislature: sagre del pisello, fagiolo, castagne e torrone, ai numerosi eventi animati spesso da semplice familismo e clientelismo? I 150.000 euro annui che la legge 12 prevedeva per il 2014/15/16 meritavano per noi, scandalosamente, esageratamente fuori dal coro, altrettanto interesse!

Amici sardi, la P.A.G. ha snobbato la legge, prima in Europa, in grado di incidere concretamente sulla prevenzione della più frequente forma di ritardo mentale pediatrico da etiologia nota, hanno privilegiato la cronaca e la visibilità delle inaugurazioni dove il clientelismo è tangibile (sanità, turismo, industria, cultura, lavori pubblici e…) trascurando i potenziali vantaggi economici e sociali ma soprattutto morali della Legge 12/2014. Sintonizzati, oggi sulle prossime elezioni, esattamente come Cappellacci, De Francisci, Lombardo (C.D.L.) che anestetizzarono la proposta 546 perché incombeva la campagna elettorale, per i politico-dipendenti da potere, niente è prioritario al craving/bramosia elettorale.

Il Centro, la Destra e la Sinistra Sarda si dimostrano geneticamente simili, campagne elettorali scoppiettanti di buone intenzioni, patetici incoraggiamenti al volontariato, per tutti: «Risorsa insostituibile da valorizzare e sostenere”, balle! I politici, quasi tutti i politici, corteggiano il volontariato quando lo ritengono funzionale al proprio interesse, potere, visibilità; quando il volontariato non chiede assistenza o contributi al potente di turno ma lavora, studia, propone in autonomia e senza servilismi quanto la “strada e la vita” insegna, l’entusiasmo si trasforma in distanza, sospetto, indifferenza e, come in questa vicenda, meschino boicottaggio.

Amici sardi tenetevi stretti, l’assessore Arru, in altre occasioni probabilmente più rapido, impiega oltre un anno (384 giorni per l’esattezza) a firmare una paginetta, il decreto assessoriale n. 37 del 21 dicembre che all’art. 1 costituisce il tavolo tecnico, prendetene visione e senza lasciarvi condizionare dalle nostre perplessità segnalateci se 384 giorni vi sembrano “fisiologica gestazione”? Sarebbe interessante conoscere quanto la task force tecnica ha prodotto in questi 10 mesi, aiutateci a comprendere.

L’’art. 5 della legge 12 recita: «La Giunta regionale presenta ogni due anni al Consiglio regionale una dettagliata relazione che illustra i dati concernenti l’attuazione della presente legge, con particolare riferimento alla verifica dell’efficacia degli interventi», il presidente del Consiglio regionale Ganau protagonista il 13 giugno del 2014 ma successivamente contumace come gran parte dei 50 consiglieri votanti, avrebbe dovuto sollecitare, rimproverare e sculacciare la Giunta regionale che ha ampiamente disatteso quanto la legge n. 12/ 2014 del Popolo Sardo stabiliva.

1.581 giorni, nessuna indicazione è pervenuta alle Assl, ai medici della nostra regione, alle scuole (art. 4) giudicate con le associazioni di volontariato indispensabili partner nella sensibilizzazione e prevenzione. Sgomenta quanto abbiamo scoperto: macchina regionale (politici e dirigenti) indolente, fiacca, incapace di strategie veloci anche quando il compitino come in questo caso è facile facile, la Sardegna meriterebbe ben altri ritmi, passione, sensibilità e amministratori.

Pigliaru, Arru e Ganau vi bocciamo perché siete inadeguati, per 1.581 giorni, statici, ingessati privi di dinamismo e sollecitudine. Il giorno successivo alla pubblicazione della legge nel BURAS potevate con una delibera di Giunta invitare le, allora 8, ASL regionali e a cascata ospedali, consultori, medici di famiglia e pediatri, a garantire gratuitamente i due esami GammaGT e Transferrina Desialata poiché come annunciato dall’art. 3 « …essenziali per la conferma del sospetto diagnostico di abuso di alcol nelle donne in età fertile o in stato di gravidanza». La stessa delibera poteva invitare l’Ufficio Scolastico Regionale e le associazioni di volontariato ad una capillare sensibilizzazione studentesca regionale e divulgare la documentazione scientifica tra i giovani. Siete in ritardo, senza attenuanti, di almeno 1.550 giorni, senza idee, impantanati, vittime, almeno in questa storia, della vostra supponenza o forse c’è dell’altro?

Riabilitatevi, chiedete scusa ai Sardi, siate coerenti, trasformate la legge 12/2014 nel più affascinante ed innovativo dispositivo europeo a favore della vita debolissima accolta nella vita fragile delle alcoliste e tossicodipendenti.

Oggi dopo 29 anni siamo sempre più determinati a sostenere la prevenzione della fetopatia alcolica avremo, forse, perso le speranze se non avessimo ricevuto il sostegno delle Amministrazioni Comunali del Sulcis, del Volontariato, della Curia e dei Sindacati.

Tra i 50 consiglieri regionali che votarono la Legge alcuni ci sono stati sempre vicini, intendiamo ringraziarli per il costante incoraggiamento a non arrenderci. Insieme a Paolo Dessì, Raimondo Perra, Valter Piscedda, Luca Pizzuto e Gianluigi Rubiu, ricordiamo con affetto il costante sostegno e l’amicizia dell’ex consigliere regionale Giorgio Locci e degli ex Parlamentari Emanuele Cani e Tore Cherchi.

GUTTA CAVAT LAPIDEM, NON VI, SED SAEPE CADENDO.

Iglesias, 13 ottobre 2018

Giorgio Madeddu

Responsabile Scientifico di AMICI della VITA Sulcis

Associazione AMICI della VITA – amicidellavitasulcis@gmail.com

Gruppi di Auto Aiuto per Alcol Tossicodipendenti, Malati Tumorali, Autismo

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La maggioranza del centrosinistra, con in testa il presidente della commissione Attività produttive, Luigi Lotto (Pd); il capogruppo Pds, Gianfranco Congiu; l’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria ed i consiglieri Fabrizio Anedda (Misto); Valter Piscedda, Cesare Moriconi e Gianmario Tendas (Pd), nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri mattina in Consiglio regionale, ha escluso – con riferimento anche alle accese polemiche che sono seguite all’approvazione della legge sulla valorizzazione della suinicoltura sarda (legge regionale n. 28/2018) – rischi per la produzione del tipico maialetto sardo ed ha difeso obiettivi e finalità della norma approvata dall’Assemblea sarda lo scorso 24 luglio, con due soli voti di astensione, 39 favorevoli e nessuno contrario.

«Nessuno dovrà smettere di allevare maialetti, per la vendita o il consumo familiare – ha dichiarato il presidente della Quinta commissione – e confermiamo gli obiettivi della legge (lotta alla peste suina, rilancio degli allevamenti, avvio di un programma di formazione e professionalizzazione degli operatori, valorizzare i prodotti e il suino di razza sarda) escludendo qualsiasi intento punitivo verso qualsiasi tipo di allevamento.»

A giudizio dei consiglieri del centrosinistra e dell’assessore Pier Luigi Caria gli eventuali equivoci o le differenti interpretazioni su quanto disposto all’articolo 4 del provvedimento, in particolare per ciò che attiene i commi 2 e 3, potrebbero essere superati con “stringenti direttive di attuazione” che esplicitino l’assenza di divieti e complicazioni per tutti coloro che allevano e macellano per uso familiare scrofe e maialetti in Sardegna. Non è esclusa a priori neppure una modifica in Aula della legge, sebbene sul punto si sia pronunciato contro il capogruppo Pds, Congiu («non andremo mai contro la tradizione sarda: questa legge valorizza il comparto e il saper fare dei sardi, resta solo da impartire direttive efficaci per dare piena applicazione ad una norma attesa da tempo»). «Un’ottima legge a favore delle imprese e a tutela dei consumatori – ha incalzato Fabrizio Anedda – che deve garantire sostegni immediati agli operatori». «Una norma condivisa e non solo in Consiglio – ha spiegato Gianmario Tendas – in continuità con il piano di contrasto e per la eradicazione della peste suina nell’Isola». 

Sulla classificazione degli allevamenti il presidente Luigi Lotto ha cercato di fugare timori e dubbi ricordando il varo della norma nazionale nel 2010 (D.Lgs 200 “Attuazione della direttiva 2008/71/CE relativa all’identificazione e alla registrazione dei suini”) ed illustrando la situazione delle principali categorie degli allevamenti suinicoli sardi in applicazione della citata norma nazionale.

Nel 2010, in Sardegna, risultavano 6.937 allevamenti da “riproduzione  a ciclo chiuso” (sono allevamenti con riproduttori che producono animali da macello); 6.441 allevamenti di tipo “familiare” (allevamenti con un massimo di 4 capi senza riproduttori); 1.766 allevamenti “da riproduzione a ciclo aperto” (allevamenti con capi riproduttori e i capi sono venduti, oppure sono allevati suini non riproduttori provenienti da altri allevamenti).

Con l’entrata in vigore del D.Lgs n. 200, in Sardegna, la maggior parte di coloro che avevano allevamenti familiari (cioè non producono per la vendita) hanno preferito registrarsi come allevamenti professionali con riproduttori per la produzione dei maialetti per uso familiare e così gli allevamenti da riproduzione a ciclo chiuso sono passati dai 6.937 del 2010, ai 15.025 del 2018. Gli allevamenti di tipo familiare si sono ridotti fino a 314 unità e quelli a ciclo aperto sono andati in diminuzione, rispetto al 2010, fino a raggiungere le 429 unità.

Resta un punto: l’articolo 4 comma 3 della legge regionale n. 28/2018 così recita: «L’allevamento professionale ha come finalità produttiva la vendita di capi suini a vita o per il macello. Gli allevamenti professionali si distinguono in: a) allevamenti a ciclo completo, in cui sono allevati sia i suini riproduttori che tutte le categorie di suini fino ai capi che raggiungono le caratteristiche scelte per la loro destinazione al macello; b) allevamenti a ciclo aperto, in cui sono allevati suini riproduttori e sono venduti capi a vita o sono allevati suini non riproduttori provenienti da altri allevamenti».

«È evidente che non possiamo costringere alla vendita dei maialetti chi vuole produrre solo per uso familiare – ha concluso Luigi Lotto – e crediamo che si possa chiarire il tutto con le direttive di attuazione ma se non dovesse bastare siamo pronti a introdurre le necessarie modifiche in legge per scongiurare i rischi per la tradizione del maialetto sardo.»

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A seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Ddelibera del Comitato interministeriale per la Programmazione economica (Cipe) dell’Addendum al Piano operativo per le infrastrutture in data 9 giugno 2018, esprimo vivo compiacimento per l’incremento delle risorse stanziate e finalmente a disposizione dell’ANAS per l’adeguamento della Strada Statale 130 e per l’eliminazione degli svincoli ed incroci a raso nei comuni di Decimomannu, Assemini ed Elmas.

«Questo ulteriore stanziamento corona un lavoro che ho iniziato a svolgere già dieci anni fa da sindaco di Elmas – spiega Valter Piscedda, consigliere della Città Metropolitana di Cagliari con delega dei Lavori pubblici e consigliere regionale -, ed è proseguito durante i cinque anni di impegno in Consiglio regionale quale rappresentante del territorio.

L’urgenza degli interventi è dettata da diversi motivi:

  1. essi favoriranno i collegamenti tra il Sulcis Iglesiente ed il Cagliaritano, consentendo di abbreviare i tempi di percorrenza tra tutte le aree interessate, condizione indispensabile per il loro sviluppo economico;
  2. su alcuni tratti della SS 130 viaggiano circa 52mila veicoli giornalieri.»

«Gli interventi – aggiunge Valter Piscedda – concorreranno a garantire la sicurezza della viabilità mediante la chiusura degli svincoli e incroci a raso – per i pendolari e per tutti coloro che viaggiano su questa arteria ad alta intensità di traffico, fondamentale per la Sardegna; avranno una ricaduta positiva in particolare in favore delle comunità di Elmas, Assemini e Decimomannu, che verranno liberate dalla congestione del traffico creato dagli svincoli e dai semafori.

La collaborazione della Giunta con il Governo ha portato al risultato di incrementare il totale delle risorse a disposizione per gli interventi dagli iniziali 30 milioni (previsti dal mutuo infrastrutture 2015) fino agli attuali 140 milioni di euro, a seguito dell’inserimento dapprima di ulteriori 50 milioni di euro di finanziamento provenienti dal Fondo di Sviluppo e Coesione nel Patto per lo Sviluppo della Sardegna, ed infine dei 60 milioni di euro aggiuntivi con la Delibera CIPE pubblicata in Gazzetta ufficiale il 9 giugno 2018.»

«Ho presentato in data 6 luglio 2018 un’interrogazione al presidente della Regione Francesco Pigliaru, ed all’assessore Edoardo Balzarini – sottolinea ancora Valter Piscedda -, chiedendo che la questione delle infrastrutture interne, ed in particolare della Strada Statale 130, venga posta con urgenza tra le tematiche prioritarie nel Dossier Sardegna che verrà sottoposto all’attenzione del nuovo Governo, ed in particolare al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, affinché venga data indicazione all’ANAS di accelerare con la progettazione, che ci risulta essere ancora ferma allo stadio della fattibilità tecnica ed economica, dunque in forte ritardo rispetto a quanto previsto, e l’esecuzione dei lavori. Auspico – conclude Valter Piscedda – che sarebbe importante che il coordinamento di tutte le fasi di progettazione ed esecuzione dell’intervento venga affidato alla Città Metropolitana di Cagliari, la quale avrà cura di farlo di concerto con le amministrazioni comunali interessate, così come da me richiesto con lettera del 4 luglio 2018.»

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Sei consiglieri di maggioranza, Francesco Agus, Anna Maria Busia, Roberto Deriu, Piero Comandini, Valter Piscedda e Giuseppe Meloni, hanno presentato un’interrogazione all’assessore regionale della Pubblica istruzione, Giuseppe Dessena, sui ritardi nel saldo delle risorse del programma “Tutti a Iscol@” messe a disposizione per l’anno scolastico 2016/2017.

«Si tratta dei laboratori scolastici della Linea B2 – relativa alle attività extracurriculari di laboratori innovativi –  realizzati dagli operatori economici che nel precedente anno scolastico hanno progettato e realizzato i laboratori tecnologici nelle scuole sarde, e che, nonostante siano concluse da mesi le attività di rendicontazione, ancora attendono una risposta dalla Regione per il pagamento del saldo dei finanziamento. Una situazione inaccettabile – spiega l’esponente di Campo Progressista Sardegna, Francesco Agus – considerando che le risorse sono disponibili nelle casse regionali, che i laboratori si sono svolti tutti entro l’estate scorsa e che le attività di rendicontazione sono state completate da tempo. Tutti a Iscol@” è un piano lodevole e strategico per la scuola sarda, sul quale la Regione ha investito oltre 20 milioni di euro. Ha inoltre permesso a numerosi professionisti di lavorare in questo settore, promuovendo nella scuola l’innovazione al servizio dei ragazzi e del loro futuro, specialmente nei piccoli centri a rischio spopolamento. Purtroppo, il grande sforzo finanziario rischia di essere reso meno utile da inaccettabili ritardi burocratici che non permettono l’erogazione di compensi.»

«La Presidenza della Regione e l’assessorato alla Pubblica Istruzione risolvano l’impasse ed evitino che un programma meritorio come “Tutti a Iscol@” si trasformi in un boomerang. La macchina regionale ha gravi difficoltà organizzative che, senza interventi più incisivi, rischiano di rendere meno efficace anche la politica più meritoria. In questo caso parliamo di 70 operatori economici – sottolinea Francesco Agus – molti dei quali hanno svolto più laboratori. Si tratta per lo più di piccole società che hanno investito tempo, denaro, energie, ma che oggi si trovano in difficoltà nell’adempiere agli obblighi fiscali e tributari, piccole realtà economiche che non dispongono della capacità finanziaria necessaria per farsi carico dei ritardi della Regione, e di lavoratori che mensilmente sono tassativamente chiamati a saldare rate di mutui e prestiti.»

«Al di la di tutti i ritardi finora accumulati – conclude Francesco Agus –  e così come già avvenuto in altre situazioni simili, ritengo che su questo tema ci debba essere tutta l’attenzione dell’Esecutivo regionale per la risoluzione del problema, da effettuarsi in giorni e non in settimane e men che mai in mesi.»

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Il Consiglio regionale ha approvato il rendiconto generale della Regione. La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione della Dl n. 509 – Giunta regionale – Approvazione del rendiconto generale della Regione per il 2016 e del rendiconto consolidato. Il presidente ha quindi dato la parola al presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd), relatore di maggioranza, per illustrarne il contenuto.

Nel suo intervento, Franco Sabatini ha ricordato l’approvazione del documento in commissione, il 16 maggio scorso, la parificazione della Corte dei Conti, e la soluzione della Vertenza entrate sancita dal dlgs n.114 che recepiva le disposizioni sulle quote di gettito spettanti alla Regione dopo la riforma dell’art. 8 dello Statuto. Tuttavia, ha dichiarato, «i risultati del 2016 evidenziano conseguenze negative per l’ammontare degli accantonamenti collegati al concorso della Regione per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica che hanno un peso insopportabile per il nostro bilancio: in pratica la Sardegna deve avere dallo Stato 1 miliardo ma è stata costretta ad un mutuo dopo che gli accantonamenti hanno superato i 400 milioni, un paradosso non più sostenibile che impone una nuova regolamentazione dei rapporti fra Stato e Regione». Un nuovo quadro normativo, ha sostenuto, «all’interno del quale dovremo prestare attenzione ai principi fissati in alcune recenti sentenze della Corte Costituzionale nel 2017 e nel 2018, attraverso accordi da recepire nello Statuto e norme di attuazione di valore quinquennale con il congelamento di norme peggiorative tranne il caso, predeterminato, di un specifico accordo come ha fatto il Trentino-Alto Adige». Senza questo tipo di accordo, ha concluso Sabatini, «si deve comunque prendere atto che lo Stato può determinare anche se in via provvisoria l’entità del contributo delle Regioni nel quadro della manovra di stabilità; si tratta di un tema importante e delicato sul quale dobbiamo lavorare a fondo coinvolgendo tutto il Consiglio».

Per la minoranza il relatore Paolo Truzzu, capogruppo di Fdi, ha dato atto all’assessore Raffaele Paci della parificazione del rendiconto da parte della Corte dei Conti e però, ha osservato, «dalla relazione emergono alcuni fattori politici vanno analizzati e non lasciati cadere. Primo, a due anni di distanza dalle nuove norme sul bilancio armonizzato la Corte dice che siamo in ritardo ed abbiamo agito con leggerezza, senza un lavoro preparatorio all’interno della Regione sulle procedure contabili. Secondo, la maggioranza aveva detto di voler risolvere la vertenza entrate e liberare risorse dalla sanità per la programmazione unitaria per non disperdere risorse, invece viene fuori che la sola cosa parzialmente realizzata è la vertenza con lo Stato che deve 1 miliardo alla Sardegna, mentre poi viene richiamato l’accordo del Trentino che ha contenuti del tutto diversi da quello della la Sardegna, la sanità ha conti fuori controllo con costi di produzione sono cresciuti dell’1,3% fra 2015 e 2016, c’è ancora un alto indebitamento con più di 800 euro pro capite dal 2014 al 2016, e il volume delle entrate ha molti residui attivi che a fine anno non corrispondono, per cui o non c’è capacità di incassare o le previsioni sono gonfiate. Terzo, sulla programmazione unitaria la Corte dei Conti dice che nel 2016 sul ciclo 2014-2020 non è stato certificato manco un euro compresi fondi comunitari e nel 2017 la situazione non è migliorata perché viene certificato appena il 7%, per cui c’è il rischio che a fine anno prendiamo una multa, cosa che forse riguarderà la prossima Giunta ma comunque abbiamo il dovere di vigilare e controllare».

Aprendo la discussione generale il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «è evidente che il rendiconto presenta fortissime criticità, certificate sia dalla Corte dei Conti che dal Crenos, per cui le questioni che poniamo sono suffragate dai dati; l’equilibrio di bilancio a pareggio è frutto del ricorso all’indebitamento per oltre 1 miliardo, 800 euro a sardo, in aumento dal 2015, ed inoltre la spesa sanitaria evidenzia un aumento di corsi di produzione così come la, spesa farmaceutica, per cui l’apparente riduzione del disavanzo deriva solo dall’immissione di risorse fresche». In definitiva, ha proseguito, «i costi del sistema sanitario sono più alti della media nazionale 3.2 miliardi pari al 10% del Pil contro il 6-7% della media nazionale, 1981 euro per sardo, cifra più elevata dell’ultimo decennio». Dal punto di vista economico generale, ha aggiunto Tedde, «il Crenos segnala che la Sardegna è l’unica regione del Mezzogiorno in fase recessiva e figura fra le 65 Regione più povere della Ue, sono dati che contraddicono la propaganda di alcuni assessori perché siamo in pieno area del sotto sviluppo, abbiamo meno investimenti (noi meno 2%, gli altri più 4.5%) il grafico della nostra disoccupazione è piatto e comunque siamo agli ultimi posti, siamo molto indietro anche per quanto riguarda la disponibilità di capitale umano qualificato, il turismo cresce ma per cause indotte e siamo in ritardo su tutto, dall’attuazione della legge che risale all’inizio 2017, al piano strategico, dal piano attuativo per la destinazione Sardegna all’osservatorio, dal bando di destagionalizzazione ai trasporti, in sintesi molta incertezza e molti annunci e zero risultati».

Sempre per Forza Italia la capogruppo Alessandra Zedda che ricordato che «il rendiconto ovviamente è già chiuso ma, proprio in quell’anno, discutemmo a fondo su qualche percorso avviare per lo sviluppo per la Sardegna e sotto questo profilo bisogna riconoscere che i risultati sono totalmente negativi: il bilancio armonizzato era obbligatorio ma sono stati sbagliati i tempi ed anzi il bilancio 2016 è stato addirittura impugnato dalla Corte Costituzionale, sul patrimonio ci sono poste quantificate erroneamente e comunque finora non abbiamo venduto nulla, alla fine è stato l’anno in cui si sono registrate le maggiori criticità». Fra queste, «la programmazione unitaria incagliata nonostante dovesse abbattere la burocrazia, i crediti dallo Stato per 1 miliardo, il mutuo per investimenti che non ha mostrato alcuna spinta keynesiana, i costi insostenibili a totale carico della Regione per sanità e trasporti, la macchina regionale imballata mentre si continua a reclutare dirigenti esterni, attivando nuove collaborazioni che sfondano i parametri di rapporto col personale, l’andamento della disoccupazione». Tutti gli indicatori economici vi danno torto, ha concluso la Zedda, «comprese le misure  molto propagandante come buone soluzioni, per esempio garanzia giovani».

Replicando a nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci, soffermandosi brevemente sui contenuti del rapporto Crenos ha sostenuto che non è corretto fare un raffronto con l’Italia, perché si rivela certamente più adatto un confronto con la Regioni del Mezzogiorno con dati che, in questo caso, diventano significativamente diversi. Stiamo lavorando su infrastrutture, capitale umano ed innovazione tecnologica, ha detto Paci, «ma i temi sono necessariamente lunghi anche se arrivano alcuni buoni risultati come quelli sull’abbandono scolastico che ci vedono al primo posto in Italia per la sua riduzione». Per questo riguarda la parificazione del rendiconto della Regione questo risultato è arrivato, ha continuato Raffaele Paci, «ma questo non significa che va tutto bene ed anzi alcune osservazioni ci devono far riflettere; davanti alla Corte dei Conti c’è stato un dibattito in cui ho difeso le prerogative del Consiglio sottolineando alcuni risultati importanti che sono oggettivi: la gestione delle partite attive e passive nel 2013 era negativa per 5 miliardi ed attiva per 4 miliardi, oggi quelle negative sono scese da 5 a 3 miliardi e quelle attive ammontano a 3.7 miliardi, quindi con un avanzo di 500 milioni; le perenzioni sono passate da 2.3 miliardi del 2015 ad 1.3 del 2016 e sono ancora in calo, abbiamo fatto pagamenti per 1.3 miliardi, e la percentuale di questi flussi è passata dal 76 all’82% del 2016 collocandosi all’interno della media dell’Italia e della Ue». Parlare di fallimento con questi numeri, ha detto ancora il vice presidente della Regione, «mi sembra eccessivo ed oltretutto può dare all’esterno una ide distorta della realtà che, nell’incertezza delle origini di questi fenomeni complessi, potrebbe travolgere politica ed istituzioni». Dopo aver ribadito che, a suo avviso, i risultati stanno arrivando, l’assessore Raffale Paci ha riconosciuto che «che c’è ancora molto da fare a cominciare da accantonamenti relativi al 2017 con una nuova vertenza che affronteremo con molta determinazione per ottenere una risposta della politica». Nel frattempo, ha concluso con alcuni dati dell’attività di governo, «la nostra economia cresce anche se ad un ritmo non soddisfacente, sui fondi Ue abbiamo chiuso la rendicontazione 2013 molto positivamente e al 31.12.2018 affronteremo il primo traguardo intermedio del nuovo ciclo di programmazione mentre sul patrimonio abbiamo qualche perché la Corte dei Conti chiederà, a noi come agli Enti locali, una accurata contabilità patrimoniale anch’essa soggetta a parifica, una cosa che non la fa nemmeno lo Stato: noi abbiamo censito circa 15.000 proprietà e la maggior parte valorizzata tranne 1500 che però non potranno entrare nel rendiconto 2017».

Dopo la replica  dell’assessore al bilancio, la capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha chiesto 5 minuti di sospensione. Alla ripresa dei lavori  è stato  votato il passaggio agli articoli con votazione elettronica: è stato approvato (votanti 33, sì 22, no 11). Senza discussione sono stati approvati anche i nove articoli della legge: l’1 (votanti 34,sì 23, no 10), il 2 (votanti 33, sì 23, no 10), il 3 (votanti 38, sì 28, no 10) il 4 (votanti 38, sì 28, no 10), il 5 (votanti 38, sì 28, no 10), l’art 6 (votanti 39, sì 28, no 11), l’articolo 7 (votanti 39, sì 28, no 11), l’articolo  8 (votanti 40, sì 28, no 12) e l’ articolo 8 bis (votanti 39, sì 27, no 12). Per dichiarazione di voto è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha detto che l’assessore Raffaele Paci ha ben poco da difendere. Ancora una volta è dimostrato che questa giunta regionale, nonostante le grandi promesse, non è riuscita a mantenere neanche un impegno. Avrei preferito – ha aggiunto – un atteggiamento da parte dell’assessore di maggiore difesa di questo rendiconto. Il disegno di legge è stato approvato (votanti 42, si 28, no 14)

La mozione 401 sulle procedure di stabilizzazione del personale presso le amministrazioni del sistema Regione finalizzate al superamento del precariato e sulle modalità di attivazione da parte della Giunta regionale è stata illustrata dal primo firmatario Valter Piscedda (Cristiano Popolari Socialisti) che ha sottolineato l’importanza di richiamare l’attenzione  sulla necessità di superare il  precariato interno nella Regione Sardegna. A distanza di un anno e mezzo dall’approvazione della legge regionale n. 37 del 2016  – ha sottolineato – si registra che è stata ampiamente disapplicata o sorvolata. Per questo la mozione presentata impegna il presidente della regione a garantire l’applicazione della legge regionale n. 37 del 2016 ai lavoratori precari entrati nel sistema Regione attraverso selezioni poste in essere con modalità analoghe a quelle del programma operativo nazionale 2000/2006 PON ATAS (misure 1.1, 1.2, 2.2) e dell’Accordo di programma quadro (APQ), così come attestato dalla documentazione rilasciata e in possesso della stessa Amministrazione regionale. Il consigliere Valter Piscedda ha illustrato le varie situazioni di ambiguità che ci sono nell’applicazione della legge ed ha chiesto alla Giunta di sanare tali situazioni. Come si può mantenere credibilità – ha chiesto – se siamo di fronte a un apparato amministrativo che non ottempera alle disposizioni del Consiglio regionale? Invito l’Assemblea – ha concluso – a reiterare la richiesta alla giunta di rispettare la volontà del Consiglio e superare le situazioni di precarietà in essere.

L’interpellanza 293/A è stata illustrata da Augusto Cherchi (Partito dei Sardi) che ha rimarcato il mancato rispetto  della volontà dell’aula e ha invitato a una riflessione  sull’utilizzo che si fa del precariato.

Nella discussione generale è intervenuto Marco Tedde (Forza Italia) che ha detto che anche in materia di superamento del precariato la  Regione è inadempiente e ha ricordato i vari provvedimenti legislativi approvati e non applicati. Mentre nella maggior parte delle regioni italiane si applicano le norme di superamento del precariato – ha concluso – in Sardegna si fa il contrario: si continua ad assumere i lavoratori interinali e non aumenta il personale stabile. Le norme devono essere applicate, basta con la precarietà.

L’assessore regionale agli Affari generali Filippo Spanu ha ricordato l’innovatività della legge 37 del 2016, una legge  tesa a superare le forme di precariato e evitare che se ne creino ulteriori. L’applicazione della legge – ha detto l’assessore – ha avuto delle difficoltà in materia di interpretazione, ma la Regione ha fatto di tutto per superarle firmando, per esempio, un accordo  sui rapporti di lavori coordinati e continuativi che  ha consentito di cominciare l’attività di stabilizzazione. Sono stati stabilizzati 106 ex lavoratori precari “a domanda”. Il vero problema – ha ammesso l’assessore – è la stabilizzazione di alcune figure professionali che sono entrate con il tirocinio. Qui il problema nasce dalla natura degli atti dell’accesso perché il tirocinio formativo non costituisce rapporto di lavoro.»

Il consigliere Valter Piscedda, nella controreplica, ha detto di non condividere la posizione dell’assessore. «La 37 è chiara – ha affermato – anche i tirocinanti devono essere stabilizzati a domanda. Queste persone stanno lavorando da oltre 10 anni e il tirocinio è stato solo lo strumento attraverso il quale loro sono stati selezionati. Poi sono stati contrattualizzati. Io non vedo nessuna differenza con altri lavoratori».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione.  Alla ripresa ha proposto all’aula di aggiungere alla mozione un impegno per  il presidente della Regione e per la giunta di verificare la possibilità di far rientrare nell’applicazione della legge anche i lavoratori entrati a lavorare con un  tirocinio formativo.

Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha dichiarato il voto favorevole del suo gruppo alla mozione. La Regione – ha detto – tolga il precariato dappertutto questo serve per dare dignità ai lavoratori.

Alessandra Zedda ha chiesto di apporre la firma alla mozione dei consiglieri del gruppo di Forza Italia.

Il consigliere Francesco Agus (Misto) ha dichiarato voto favorevole per la mozione e l’emendamento ed ha ricordato l’iter seguito per l’approvazione delle norme per il superamento del precariato nel sistema regionale (legge n. 37 del 22 dicembre 2016). Voto favorevole anche dai consiglieri Augusto Cherchi (Pds) e Angelo Carta (Psd’Az-La Base) che ha chiesto anche di apporre la firma alla mozione, dichiarazione analoga a quella del capogruppo Psd’Az-La base, Gaetano Ledda e del consigliere Pd, Roberto Deriu.

Posta in votazione la mozione Piscedda e più ha ottenuto 38 voti favorevoli su 38 votanti e il presidente del Consiglio ha quindi comunicato la convocazione della conferenza capigruppo (15.30) e dell’Aula (16.00).

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Le precipitazioni degli ultimi giorni hanno provocato l’ennesima moria di cozze e vongole nella laguna di Santa Gilla. Un durissimo colpo per l’universo di pescatori, circa 230 operatori inglobati nella Cooperativa, che sono stati obbligati ad interrompere la loro attività per i valori fuori norma dovuti al riversamento d’acqua dolce nello stagno. Ieri si è svolta l’assemblea davanti allo stabulario, a due passi dalla chiesetta di San Simone, ai piedi della Sulcitana, con la partecipazione dei consiglieri regionali Edoardo Tocco (Forza Italia), Valter Piscedda (Partito democratico) e Francesco Agus (Campo progressista) che hanno assicurato «un impegno dell’aula di via Roma per sostenere i mitilicoltori ormai ridotti sul lastrico dal provvedimento di fermo pesca». Un intervento indispensabile – condiviso anche da Legambiente (con il presidente Vincenzo Tiana), Città Metropolitana ed Autorità di distretto idrografico – per fronteggiare il fermo pesca che si trascina da ormai dieci giorni.

«Chiederemo un iter accelerato per l’approvazione di una legge – spiegano Edoardo Tocco, Valter Piscedda e Francesco Agus – che possa garantire agli operatori del Consorzio Pescatori di Santa Gilla il riconoscimento degli adeguati indennizzi per affrontare le difficoltà dovute alla perdita della produzione. Nello specchio d’acqua stiamo assistendo ad una vera e propria strage di pesci e molluschi dovuti a queste precipitazioni fuori stagione, con i pescatori che stanno pagando i danni causati al settore dai valori dell’acqua fuori norma. Una situazione che sta compromettendo tutta l’economia della zona. C’è una perdita economica stimata intorno ai 500mila euro – concludono i tre consiglieri regionali -, con un blocco che sta mettendo in ginocchio centinaia di famiglie.»

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