22 November, 2024
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Bono Vox u2

La Siae, Taylor Swift e gli U2 aderiscono alla battaglia dell’industria musicale nella battaglia contro Youtube & Co. La Siae, già sotto i riflettori per la sua guerra per il monopolio dei diritti d’autore, sta combattendo attivamente anche un’altra campagna contro le società come Youtube (google) e Spotify che fungono da intermediarie tra gli utenti e gli artisti minimizzando le loro royalties.

Se si parla di trend musicali, dati recenti dimostrano che negli USA lo streaming ha ormai sorpassato i download ed ecco la domanda: come tutelare i diritti d’autore? In questa baruffa legale di portata mondiale, la SIAE (società italiana degli autori ed editori) sta giocando un ruolo in primo piano per trovare una soluzione che bilanci il dislivello del guadagno tra intermediari e artisti, questi ultimi fortemente penalizzati. Al momento quando un autore scopre una sua opera indebitamente caricata su queste piattaforme può richiederne l’immediata cancellazione: ciò implica che sia lui a fare la ricerca e che si impegni per la richiesta di rimozione, una per ogni violazione individuata.

All’italiana Siae si affianca un coro proveniente da molte parti del mondo: i recenti tweet anti youtube di Irvin Azoff, celebre manager delle star tra le quali spiccano i Fleetwood Mac, Bon Jovi, Van Halen e Christina Aguilera, sono solo una delle ultime notizie.

La coalizione di star e musicisti cresce a vista d’occhio e include Taylor Swift e gli U2 oltre a tre etichette-colosso come la Universal Music, la Sony Music e la Warner Music che iniziano a sollevare la voce su riviste sia di settore sia di carattere politico. In particolare il dibattito è oggi concentrato sul Digital Millennium Copyright Act, legge americana risalente al 1998 che delibera su come la musica possa essere caricata su determinate piattaforme internet senza tutelare gli aventi diritto.

Un recente studio ha individuato che nel 2015 la pubblicità su Youtube è cresciuta di quasi il 90% e le royalties degli autori sono aumentate solo dello 0,4%, in pratica meno dei guadagni realizzati dalla vendita degli LP – 17 milioni -, ulteriore dimostrazione dell’incredibile dislivello economico tra gli introiti degli autori e quelli degli intermediari.

fonte www.eventa.it