Audizione dei rappresentanti del sistema dei beni culturali in II commissione: «I fondi previsti in finanziaria sono inadeguati».
I rappresentanti del sistema dei beni culturali hanno inaugurato oggi il fitto calendario di audizioni programmate dalla II commissione dl Consiglio regionale sulla manovra finanziaria 2015. Nel corso dell’incontro, hanno segnalato l’inadeguatezza dei fondi previsti in Finanziaria a copertura della legge n. 14 del 2006 ( “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura”) e chiesto un inversione di rotta alla politica sarda.
Giuliana Altea, della Fondazione Nivola, ha illustrato la difficile situazione in cui si trova l’ente a cui è affidata la gestione del museo “Costantino Nivola” di Orani. «I tagli operati sul bilancio della Fondazione impediscono di programmare eventi e attività per la promozione del museo – ha detto Altea – attualmente i 200mila euro previsti in finanziaria consentono di coprire solo le spese di gestione e di tenere aperta la struttura». Altea ha segnalato i risparmi ottenuti grazie alla nuova gestione della Fondazione, circa 43mila euro, e il lavoro a titolo gratuito assicurato dagli attuali componenti della Fondazione. «Tutto ciò però non basta serve, un’attenzione più forte per un museo situato in una zona svantaggiata della Sardegna che, con il suo forte potenziale identitario, può giocare un ruolo importante nello scenario internazionale». La rappresentante della Fondazione ha infine illustrato i progetti di autofinanziamento della struttura (book shop, caffetteria e parcheggio a pagamento) che per essere messi in atto hanno però bisogno di un supporto regionale.
Paolo Sirena, direttore del Museo del Consorzio “Sa Corona Arrubia”, ha invece illustrato la paradossale situazione in cui si trova la struttura da lui diretta, tra le poche in Italia ad aver ottenuto la certificazione nazionale per la qualità gestionale ma oggi non più in grado di programmare eventi per carenza di risorse.
«Il museo – ha detto Sirena – può contare su professionalità di alto livello che negli anni scorsi hanno gestito eventi da 70/80mila visitatori (mostre sui dinosauri e sull’antico Egitto), personale oggi quasi fermo. Lo scorso anno sono stati organizzati 52 piccoli appuntamenti culturali solo grazie alla disponibilità a lavorare gratis di artisti e scrittori.»
Dante Olianas (Fondazione S’Iscandula) ha sottolineato gli effetti devastanti dei tagli alla dotazione finanziaria della legge n. 14/2006. «Noi abbiamo completato il programma del 2014 – ha detto Olianas – solo il 9 gennaio scorso siamo venuti a conoscenza che i fondi stanziati non c’erano più. Chi ci rimborsa le spese sostenute?» Olianas, che con la sua Fondazione ha riportato in Sardegna il materiale raccolto negli anni ‘60 dall’etnomusicologo danese Andreas Bentzon, ha chiesto più attenzione da parte della politica alla tutela del patrimonio culturale dell’Isola. «Oggi ci sono studiosi stranieri che lo stanno utilizzando spacciandolo per un prodotto di altre culture – ha riferito Olianas alla Commissione – in Scozia un personaggio presenta le launeddas come strumento di origine gaelica, tenendo conferenze finanziate con i fondi europei, senza che nessuno muova un dito».
Salvatore Cubeddu, direttore della Fondazione Sardinia, ha rimarcato la necessità di pensare alla cultura come motore di un nuovo modello di sviluppo.
«Solo così il popolo sardo potrà uscire da una situazione di subalternità ed aspettare gli investimenti delle multinazionali – ha rimarcato Cubeddu – sarebbe grave accettare che la crisi porti ad una chiusura delle associazioni culturali». Cubeddu, dopo aver ricordato le numerose iniziative della Fondazione per la tutela della lingua e sull’identità sarda, gli studi e le ricerche sulla storia autonomistica della Sardegna, i convegni su scuola e spopolamento, ha manifestato il profondo disagio degli operatori costretti, ogni anno, a elemosinare un contributo in denaro per poter fare cultura. «Se non si capisce che la cultura è la base della nostra rinascita non si va da nessuna parte – ha concluso il direttore della Fondazione Sardinia – serve un’inversione di rotta. Grave il fatto che per Sa Die de sa Sardigna non sia stato previsto in finanziaria nemmeno un euro».
Vannina Mulas, presidente del “Consorzio per la pubblica lettura – Biblioteca Satta”, ha evidenziato le difficoltà del Consorzio costretto, a causa dei tagli, a rivisitare l’offerta dei servizi e i progetti di innovazione. «Dal 2011 al 2014 – ha detto Mulas – il capitolo di bilancio a noi destinato ha subito una decurtazione di 332mila euro. A questo si aggiunge la confusione sul reperimento delle risorse prima garantite dalla Comunità Montana. Senza un ripristino dei fondi sarà difficile assicurare l’assistenza di secondo livello garantita dal Consorzio a 30 biblioteche sparse nel territorio del Nuorese».
Alberto Pusceddu, portavoce del comitato “Nessuno a casa”, organismo che raccoglie numerosi lavoratori del sistema dei beni culturali, ha manifestato forte preoccupazione per la situazione del settore. «Serve una legge organica – ha detto Pusceddu – finora si è andati di proroga in proroga. Il comparto potrebbe rappresentare il vero valore aggiunto dell’economia isolana ma serve una razionalizzazione e una gestione unitaria del comparto».
Sono circa 800 i lavoratori impiegati nelle società e cooperative che gestiscono musei e biblioteche della Sardegna, 150 i progetti finanziati dalla Regione. «E’ una partita da 31 milioni di euro – ha proseguito Pusceddu – risparmiare è possibile ma serve un impianto normativo sicuro per slegare il settore dall’improvvisazione».
Concetto condiviso da Sergio Cardia, presidente della sezione sarda dell’Associazione Generale Cooperative Italiane. «Anche quest’anno i lavoratori del settore vivranno nell’incertezza, l’ultima proroga scadrà il prossimo 31 dicembre, è urgente una norma che metta in sicurezza i siti e il personale».
Cardia ha quindi chiesto il ripristino dei fondi del 2014 (31 milioni di euro per la gestione di siti archeologici, musei e biblioteche). «I tagli previsti dalla manovra finanziaria ammontano a 11 milioni di euro, circa un terzo in meno rispetto al bilancio dello scorso anno – ha detto il presidente dell’Agci – se confermati produrranno una situazione ingestibile».
Il presidente, Gavino Manca, ha assicurato il massimo impegno da parte della Commissione per il recupero di risorse che vadano a coprire i capitoli di spesa. «Il settore della cultura è obiettivamente penalizzato – ha detto Manca – siamo consapevoli delle difficoltà finanziarie della Regione ma, allo stesso tempo, siamo decisi a portare avanti il nostro programma elettorale che assegna alla cultura un ruolo fondamentale per lo sviluppo della Sardegna».
Manca ha poi condiviso la necessità di procedere alla rivisitazione della legge 14/2006 e al varo di una nuova norma che metta finalmente mano al settore dei beni culturali. «Bisogna dare certezze ai lavoratori – ha affermato il presidente della Commissione – quanto accaduto a Castelsardo, con l’esclusione dalla gestione del Museo dell’Intreccio dei lavoratori che per oltre due decenni hanno assicurato il funzionamento della struttura, è un fatto grave che non deve più succedere. Servono regole certe e chiare per evitare interpretazioni a danno dei lavoratori».