22 November, 2024
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Il Parlamento europeo ha approvato una modifica al Fondo di solidarietà FEG per includere il sostegno ai lavoratori colpiti da una Brexit senza accordo.

Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) finanzia le politiche attive per il lavoro come la riqualificazione dei singoli lavoratori, l’orientamento professionale, la formazione, le indennità di trasferimento e la creazione di nuove imprese. Finora, i governi UE hanno potuto richiedere il sostegno finanziario del FEG solo per i lavoratori dipendenti e autonomi che hanno perso il posto di lavoro a causa della globalizzazione o di una crisi economica.

La modifica approvata oggi dal Parlamento fa sì che rientrino nel campo di applicazione del FEG anche i licenziamenti causati da un ritiro del Regno Unito dall’UE senza accordo: la tutela del Fondo europeo è estesa anche a coloro che perderanno il lavoro in seguito alle ripercussioni sui modelli aziendali, sulla crescita e sull’occupazione derivanti da una Brexit senza accordo.

La legislazione è stata adottata con 516 voti favorevoli, 23 contrati e 17 astensioni.

In assenza di un accordo di recesso, la modifica del regolamento si applicherà a partire dal giorno successivo a quello in cui i Trattati cesseranno di applicarsi al Regno Unito. Nel caso in cui si arrivi ad un accordo entro la data di ritiro del Regno Unito, il presente regolamento non verrà applicato.

La relatrice Vilija Blinkevičiūtė (S&D, Lituania) ha dichiarato: «Il FEG è operativo dal 2007 e ha aiutato molti lavoratori in esubero a trovare un nuovo lavoro. Questo fondo funziona molto bene. Dobbiamo fare del nostro meglio per prepararci agli eventuali effetti negativi che le nostre imprese e i nostri lavoratori potrebbero subire a causa di un Brexit senza accordo».

Tutte le domande di intervento rivolte al FEG devono essere approvate da Stati membri e Parlamento europeo. Una volta accolte le domande, i pagamenti sono così ripartiti: il 60% spetterà all’UE e il 40% ai Paesi. Dal 2007, 70mila lavoratori hanno beneficiato dei fondi del FEG. Fino al 2020, i fondi a disposizione ammontano a 170 milioni di euro l’anno.

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Una delegazione di eurodeputate guidata dalla socialdemocratica Vilija Blinkevičiūtė si è recata a Roma e Napoli per fare il punto sull’implementazione della legislazione sull’aborto e sulle misure per proteggere le vittime di tratta e prostituzione.

L’obiettivo della delegazione, in Italia dal 17 al 19 dicembre, è stato quello di verificare eventuali abusi e violazioni alla Legge 194, con particolare attenzione all’obiezione di coscienza fra i medici, e di prendere atto della situazione di donne migranti vittime di tratta per la prostituzione al fine di trovare delle soluzioni condivise per migliorare le loro vite.

«La 194 – ha affermato oggi Blinkevičiūtė in conferenza stampa presso l’Ufficio del Parlamento europeo a Roma – è una buona legge ma che è implementata in maniera non adeguata. L’obiezione di coscienza – ha aggiunto la capodelegazione – coinvolge ginecologi ed anche anestesisti, con percentuali che arrivano in alcune regioni fino al 80%-90% dei medici, un livello che spesso impedisce alle donne di esercitare i propri diritti.»

Sul fronte del traffico di persone, Blinkevičiūtė ha sottolineato l’importanza della visita alle «case protette per le donne che riescono ad uscire dalla tratta e dalla prostituzione» a Mugnano (in provincia di Napoli), «siamo stati commossi – ha aggiunto – dalle loro testimonianze, da queste è emersa chiaramente la necessità di investire di più per l’inclusione e l’integrazione ad ogni livello, regionale, nazionale ed europeo». I membri della delegazione hanno inoltre ribadito l’importanza che il governo continui a sostenere il piano anti-tratta.

Durante la visita di tre giorni in Italia, i membri della delegazione hanno incontrato a Roma i medici e le ONG che si occupano di interruzione volontaria di gravidanza e, quindi, a Napoli, i rappresentanti locali e le Organizzazioni che affrontano il tema della tratta di donne migranti e del loro sfruttamento sessuale. In questo contesto si è inserita la visita a Casa Karabà e Casa Kirikù, due rifugi per donne vittime della tratta. 

La tre giorni si è conclusa nella Capitale con un incontro al Senato ed una visita alla Casa Internazionale delle Donne.