22 December, 2024
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Il 26, 27 e 28 ottobre, a Roma, con l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e l’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari, si celebrerà il Diritto allo Studio, contro ogni filiera diagnostica. Proposte, Atti Istituzionali, interventi di studenti, docenti ed esperti che ogni giorno cercano, attraverso strategie didattiche ed interventi istituzionali, di garantire il Diritto all’Apprendimento: un DIRITTO DI TUTTI.

In data 26 ottobre, dunque, presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica, si terrà il Convegno “Dal Diritto allo Studio al Diritto all’Apprendimento”, patrocinato dal Senato e dalla Camera dei Deputati, con la partecipazione di esponenti del mondo istituzionale, scolastico, politico e giornalistico e con le testimonianze di Studenti INPEF e Pedagogisti Familiari ANPEF.

Un importante momento di riflessione, nella consapevolezza che le Riforme Sociali e gli impegni legislativi recenti rappresentino i primi fondamentali passi per il cambiamento auspicato dalle famiglie e dagli stessi insegnanti, desiderosi di tornare a ricoprire il ruolo di educatori e formatori, contrastando il rischio della medicalizzazione dell’apprendimento.

A seguire, il 27 e il 28 ottobre, presso lo splendido Centro Congressi Roma Eventi a Fontana di Trevi, si terranno due “GIORNATE DI DIDATTICA EFFICACE®”, un Evento Formativo promosso con l’intento di riconfermare la Didattica Efficace, la buona scuola ed i buoni insegnanti come la migliore soluzione possibile alle criticità del sistema scolastico.

«Quando si vuole far cambiare ‘il vento’, sostenere i Diritti Umani e i Diritti dei Bambini, bisogna partecipare. Ognuno con le proprie forze. Grazie a quanti tra genitori, giornalisti, artisti, parlamentari, cantanti, accademici, docenti e studenti hanno già aderito – spiega la presidente Vincenza Palmieri -. A conclusione di queste Giornate, poi, il 2 dicembre, nella meravigliosa cornice dello Sheraton, si svolgerà il Galà a Sostegno dei Diritti Umani, che sarà l’occasione per condividere le Conclusioni e le Raccomandazioni dettate dai convenuti alle Giornate del 26, 27 e 28 ottobre.»

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Grande emozione per l’imminente inizio di una nuova edizione del master in pedagogia familiare INPEF.  Se “Notte prima degli esami” accompagna di generazione in generazione i giovani maturandi, “qualche giorno al via della nuova edizione” interpreta, allo stesso modo, l’emozione che caratterizza l’inizio di una nuova esperienza.

«È proprio questo il clima – afferma il presidente Palmieri – che ci coinvolge in queste ore. Ed è anche il desiderio di abbracciare appieno quanto le “matricole” già ci inviano attraverso i social e in fitti scambi di mail: “Non vedo l’ora che inizi… è per me un grande onore essere stata ammessa… sto realizzando un progetto che ho sempre desiderato portare avanti“. In effetti, la professione del pedagogista familiare e il lavoro preparatorio attraverso il master biennale rappresentano una grande sfida sia culturale che sociale. La pedagogia familiare, infatti, è la prima scienza professionale che ha come sua Carta di servizio, come sfondo integratore e come linee guida la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e quella dei diritti del fanciullo.»

Non si tratta, dunque, esclusivamente di un percorso formativo; la notizia, infatti, è che il lavoro scientifico intorno alla pedagogia familiare, nata in maniera pionieristica molti anni fa grazie alla intuizione italiana di Vincenza Palmieri, continua ad articolarsi e ad evolversi sempre di più, a seguito di stimoli da parte di tutti coloro i quali in questi anni hanno lavorato nell’’ambito della pedagogia familiare. 

L’’ultimo congresso internazionale tenutosi a Montecitorio – con la partecipazione di rappresentanti ONU, testimonial dei diritti umani, esponenti del Governo, missionari africani, accademici internazionali – ha, poi, aperto nuovi, originali filoni di ricerca scientifica e nuove Intese.  

Inoltre, la pedagogia familiare si connota come una Scienza in crescita, che tiene conto del’’evoluzione sociale, dell’’organizzazione economica, dei cambiamenti geografici che stanno investendo la nostra società.

E, soprattutto, tiene conto delle nuove fragilità delle famiglie che sono portatrici di quei bisogni su cui il pedagogista familiare va ad intervenire. Non dimentichiamo le famiglie “oncologiche”, le famiglie che hanno subito degli allontanamenti, quelle adottive, multirazziali, multiproblematiche che sono a loro volta il cuore della ricerca. 

«In questa fase – conclude il presidente Palmieri – ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla crescita della pedagogia familiare, gli studenti, i docenti e, soprattutto, i pedagogisti familiari INPEF, con l’augurio di un nuovo anno accademico ricco e proficuo per tutti.» 

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Vincenza Palmieri.

La Corte di Cassazione (Sez. 5, n. 40291/17) ha recentemente riaffermato il rispetto della responsabilità genitoriale, attestando che uno psicologo a scuola senza il consenso dei genitori è una “violenza privata”. La sentenza ha riscosso l‘entusiasta approvazione di parecchi cittadini, professionisti della scuola, associazioni a tutela dei minori e genitori. Lo stesso Ordine degli Psicologi, ripetendo ciò che il CCDU ha sempre sostenuto, ha commentato in una nota: «La Corte di Cassazione ha ribadito quanto è già previsto nelle procedure professionali degli psicologi, i quali operano sempre nei contesti minorili col consenso dei genitori e nell’esclusivo interesse del minore».

La prof.ssa Vincenza Palmieri, fondatrice dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, che da anni ribadisce la necessità di un intervento sulla didattica, e condanna con forza l’approccio medicalizzato che ha investito la scuola a seguito della L. 170 sui DSA (i cosiddetti Disturbi Specifici dell’Apprendimento – dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia), si è occupata personalmente di interventi concreti in favore di bambini e famiglie vittime di abusi diagnostici e, nel corso di una conferenza stampa congiunta con la senatrice Enza Blundo sul tema «DSA e abuso diagnostico a Scuola – Gli interventi istituzionali verso il cambiamento annunciato», aveva riaffermato l’urgenza di una riforma.

Secondo la prof.ssa Palmieri la sentenza della Cassazione rappresenta: «Un risultato che afferma un punto di vista irrinunciabile: il rispetto della Genitorialità, della Scuola deputata a istruire e formare e non a fare test «predittivi» del disturbo che «sarà», della dignità delle Professioni. La Legge 170 sui DSA deroga su questo e nelle sue linee guida introduce anche screening e valutazioni, dando origini ad equivoci interpretativi. La Cassazione, con questo, fuga i dubbi: interesse del minore e consenso dei genitori! Ripensiamo alla Didattica, ai ragazzi, alle famiglie e ai bravi docenti di cui è piena la nostra Scuola».

«Vediamo tutti i giorni i danni causati sui bambini dalla legge 170, soprattutto per quanto concerne il diritto all’apprendimento – dichiara Antonella Marzaroli, ex insegnante elementare, Responsabile Nazionale contro la Medicalizzazione della scuola del CCDU Onlus -. La sentenza della Cassazione rafforza quanto noi sosteniamo da anni: le linee guida sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) stanno trasformando gli insegnanti da esperti della didattica in una sorta di psicologi clinici che osservano i bambini per individuare i sintomi di questi disturbi inseriti nel Manuale Diagnostico Statistico – il testo sacro della psichiatria. Questa sentenza rafforza i nostri dubbi di legittimità su alcuni aspetti della legge 170 già criticati da più parti in relazione al rischio di medicalizzazione della scuola. Secondo la Cassazione, infatti, la mancanza dell’esplicito consenso da parte di chi è legittimato a prestarlo «integra certamente una compressione della libertà di autodeterminazione del soggetto passivo».

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E’ stato presentato oggi a Roma il nuovo Master in Pedagogia Familiare INPEF. Non si tratta esclusivamente di un percorso formativo; la notizia, infatti, è che il lavoro scientifico intorno alla Pedagogia Familiare, nata in maniera pionieristica molti anni fa grazie alla intuizione italiana di Vincenza Palmieri, continua ad articolarsi e ad evolversi sempre di più, a seguito di stimoli da parte di tutti coloro i quali in questi anni hanno lavorato nell’ambito della Pedagogia Familiare.

I Pedagogisti Familiari ANPEF, dunque, che hanno messo in pratica e standardizzato i primi modelli operativi e criticamente hanno portato novità anche in ambito progettuale e contenutistico ma grazie anche alle sollecitazioni interne da parte degli studenti che, nel corso degli anni, hanno frequentato il master e hanno presentato interessanti istanze in tal senso.

L’ultimo Congresso Internazionale tenutosi a Montecitorio – con la partecipazione di rappresentanti ONU, testimonial dei Diritti Umani, esponenti del Governo, missionari africani, accademici internazionali – ha, poi, aperto nuovi, originali filoni di ricerca scientifica. Pertanto gli studi, ampliandosi, hanno dato modo ulteriormente di rendere il programma sempre più aderente alla ricerca scientifica e, contemporaneamente, in costante contatto con i bisogni del territorio e della società tutta.

A questo non possiamo non aggiungere anche l’evoluzione legislativa e giurisprudenziale al riguardo, grazie alla Legge 4/2013, che ha organizzato le nuove libere professioni ma ha anche fissato una serie di paletti a garanzia degli utenti del servizio e degli stessi professionisti. 

Tale cambiamento legislativo – assieme all’istituzione dei Registri Nazionali, alla formazione continua, all’attestazione di qualità e a tutti i servizi previsti o prodotti dagli stessi professionisti – rende questa scienza sempre più attuale.

Inoltre – possiamo dire con una punta di orgoglio – a differenza di altre scienze che rimangono statiche a tal punto da rappresentare l’archeologia dei modelli interpretativi e di intervento sui bisogni della persona e della società, la Pedagogia Familiare si connota come una Scienza in crescita, che tiene conto dell’evoluzione sociale, dell’organizzazione economica, dei cambiamenti economici e geografici che stanno investendo la nostra società.

E, soprattutto, tiene conto delle nuove fragilità delle famiglie che sono portatrici di quei bisogni su cui il Pedagogista Familiare va ad intervenire. Non dimentichiamo le famiglie “oncologiche”, le famiglie che hanno subito degli allontanamenti, le famiglie adottive, le famiglie multirazziali, multiproblematiche che sono a loro volta il cuore della ricerca.
Per questa ragione, il prodotto culturale in uscita va ad assumere una cornice su cui siamo sempre pronti a continuare a regalare riflessione ma anche buone pratiche.
Lo scopo trasversale rimane, infatti, sempre lo stesso: la difesa dei Diritti Umani e dei Diritti dei Bambini attraverso le buone pratiche della Pedagogia Familiare.

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La senatrice Enza Blundo e la prof.ssa Vincenza Palmieri hanno tenuto oggi una conferenza stampa presso la Sede Nazionale dell’I.N.PE.F., a Roma, sul tema “DSA e abuso diagnostico a Scuola – Gli interventi istituzionali verso il cambiamento annunciato”. Si è discusso dell’interpellanza urgente su questi temi presentata il 27 luglio scorso dalla senatrice Blundo e da altri 31 colleghi del Senato al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Fedeli e al ministro della Salute Lorenzin.

L’interpellanza è il risultato di una serie di tavoli tecnici che la prof.ssa Palmieri ha tenuto assieme alla vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza Blundo, al fine di illustrare gli aspetti scientifici e statistici di questa “tragica pandemia” che ha colpito i nostri ragazzi.

Già nel 2014,  il presidente Palmieri aveva lanciato il manifesto “TROPPI PER ESSERE VERO” denunciando l’abuso diagnostico con queste parole profetiche: «Non sono i bambini ad essersi ‘ammalati’, quanto la normativa di riferimento. Dal 2010, infatti, con la promulgazione della legge n. 170, l’Istruzione è stata chiamata a delegare al Servizio Sanitario per tutto ciò che riguarda tale materia, aprendo la strada alla medicalizzazione della scuola e chiudendo la porta, di fatto, a tutti quei bambini che per qualche motivo – personale, ambientale, relazionale, educativo – manifestino un qualche tipo di difficoltà durante il processo di apprendimento».

La prof.ssa Palmieri aveva anche indicato la soluzione già insita nell’articolo 3 della legge 170/2010 che introduceva le «attività di recupero didattico mirato». Già allora aveva compreso che si stavano cristallizzando delle prassi dannose in cui alcuni docenti trasmettevano spesso frettolosamente tali comunicazioni alle famiglie rimuovendo ciò che andrebbe fatto in precedenza: un’«adeguata attività di recupero didattico mirato». L’interpellanza parlamentare interroga infatti il Governo sulle attività di recupero didattico mirato previste dalla legge poiché, di fatto, tale omissione ha contribuito a lasciare ampio spazio alla medicalizzazione delle scuole.

«Nel 2010 è stata scritta una delle pagine più tristi della Storia della Scuola italiana» ha introdotto in conferenza stampa la prof.ssa Palmieri, che fin da subito ha esposto in tutti i modi gli effetti devastanti del cambiamento prodotto dalla legge 170, in seguito al quale «le difficoltà dei ragazzi o le normali richieste di aiuto, si sono spesso tradotte, invece che in una risposta di tipo didattico, nella ricerca e nella identificazione di un ‘disturbo’. Grave paradosso aggravatosi poi attraverso la Legge che ha ‘riconosciuto’ tali ‘disturbi’e li ha ‘presi in carico’ con una serie di disposizioni e linee guida più tese a garantire la sopravvivenza della Legge stessa che la sopravvivenza dei nostri ragazzi».

«Non esiste una Legge in Italia – ha aggiunto Vincenza Palmieri – che riconosca, ad esempio, il tunnel carpale o l’ipertensione o una legge che stabilisca ‘sistemi compensativi’ per gli ipotiroidei… La legge 170 invece definisce la diagnosi, i metodi, persino  la ‘terapia’ (i sistemi compensativi e dispensativi), fatto straordinariamente unico che fa sollevare dubbi di costituzionalità sulla legge e che ha prodotto in questi anni un aumento vertiginoso delle diagnosi  e  l’attivazione di una filiera neuropsichiatrica che non collima con la missione primaria della scuola

«Ma se è a scuola che il bambino che non sa, deve imparare, perché la Scuola inoltra con estrema facilità i bambini al sistema sanitario per una ‘certificazione DSA’? È proprio la Scuola il posto dove il bambino che non sa deve stare! I numeri sono significativi: 190.000 bambini diagnosticati DSA, una pandemia senza precedenti, incrementi, in alcune zone, del 50% rispetto all’anno precedente. Ed insegnanti della scuola per l’Infanzia spesso preposte ad individuare gli indicatori predittivi dei disturbi, come uno spionaggio industriale, stabilito per Legge o Linee guida.»

«La collaborazione con l’I.N.PE.F. e l’impegno in questa Riforma nascono dal 2014 e si sono arricchiti attraverso un connubio tra scienza e politica – ha detto la senatrice Blundo, ringraziando la stampa e i presenti dell’attenzione -. I numeri e le evidenze che mi sono stati presentati dal Presidente Palmieri sono così preoccupanti e coinvolgono così tante realtà che non ho potuto, come senatrice della Repubblica e come donna della Scuola, non abbracciare tale istanza e dare una risposta alle migliaia di cittadini che lo chiedonoL’interpellanza presentata – ha aggiunto la senatrice – va in questa direzione e ci auguriamo possa presto portare a risultati concreti scongiurando l’invio al Sistema sanitario di casi non necessari, che potrebbero essere trattati diversamente in ambito didattico, educativo e pedagogico prima che medicale».

La prof.ssa Palmieri ha salutato i presenti sottolineando come l’interpellanza parlamentare, oltre ad essere un atto forte, rappresenta il cambiamento ed uno strumento di difesa per tutti coloro che non vogliono essere ostaggio inerme di una commistione tra sistema scolastico, sistema sanitario, interessi altri, derive neuropsichiatriche ed interventi autoritativi. «Quello che vogliamo da questo momento in poi è dimenticare quella brutta pagina di storia e riscriverne insieme una bella, una dove i bambini possano andare felici a scuola e, se sbagliano, possano essere aiutati da chi è lì proprio per aiutare ad imparare e sa farlo. Rafforziamo la didattica: di buoni insegnanti è ricca l’Italia».

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Si è svolta oggi, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati la Conferenza Stampa “Minori e Psicofarmaci in Italia” indetta dall’on. Eleonora Bechis, componente della commissione Cultura, Scienza e Istruzione e membro della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, insieme alla prof.ssa Vincenza Palmieri, presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, intervenuta proprio lo scorso martedì in audizione presso la Commissione Infanzia e Adolescenza, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla tutela della salute psicofisica di bambini e adolescenti.

«La conferenza stampa di questa mattina presso la Camera dei Deputati – ha dichiarato il presidente Palmieri – rappresenta un passaggio fondamentale per portare all’attenzione del Governo e delle Istituzioni la questione del boom degli psicofarmaci somministrati ai Minori in Italia. Questione allarmante ma mai abbastanza nota, quella dell’abuso diagnostico e delle prescrizioni di Psicofarmaci ai Bambini e agli Adolescenti nel nostro Paese.»

«Le statistiche sono preoccupanti: un ragazzo su dieci che assume regolarmente psicofarmaci cerca di procurarsi medicinali aggiuntivi in farmacia senza alcuna prescrizione», condivide Eleonora Bechis.

I dati presentati hanno voluto, dunque, richiamare l’attenzione sulla situazione, affinché si possa arrivare ad un cambiamento di rotta, ad una modifica delle tendenze e ad un iter legislativo.

«Grazie alla testimonianza della professoressa Palmieri e sulla base di queste osservazioni – ha aggiunto Eleonora Bechis – ho intenzione di avviare un tavolo tecnico di lavoro sul tema dell’abuso di psicofarmaci sui minori. L’obiettivo sarà quello di fare chiarezza sul fenomeno con audizioni presso i Ministeri competenti, per far sì che si individuino soluzioni legislative puntuali da sviluppare con il contributo di chi affronta quotidianamente il fenomeno e aiuta i ragazzi a guarire.»

«Piena sinergia – ha rimarcato il presidente Palmieri – con l’on. Bechis, che ha promosso la conferenza e preso in carico la problematica, dichiarando la sua piena disponibilità e l’impegno ad istituire un tavolo tecnico, a presentare un’interrogazione parlamentare e ad intraprendere insieme ogni azione concordata. Per quanto mi riguarda – ha concluso Vincenza Palmieri – continuerò ogni giorno, come sempre, a fare in modo che l’obiettivo sia raggiunto. Lo dobbiamo ai bambini e alle famiglie che in me e in noi hanno riposto la loro fiducia.»

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A pochi giorni dalla chiusura dell’importante Tavolo Tecnico sulla Medicalizzazione della Scuola, il lavoro costante sul fronte dei Diritti dei Bambini e sul contrasto all’abuso diagnostico non si è certo arrestato.

Presso l’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare si è appena svolto il “Laboratorio di Didattica e Tecniche facilitanti per l’apprendimento delle Abilità di base: Lettura, Grafia, Ortografia e Calcolo”.

Ne parliamo con il presidente, la prof.ssa Vincenza Palmieri.

Prof.ssa Palmieri, da anni Lei denuncia questa ascesa impressionante nelle diagnosi a scuola. Come si inserisce il lavoro di questi laboratori nel contesto delle attività fondamentali per arginare tale fenomeno?

«Innanzitutto va chiarito un punto: è fondamentale che non si ricorra in via prioritaria ai neuropsichiatri infantili o agli psichiatri su questioni relative alla didattica, agli stili di apprendimento e alla metodologia di studio, in quanto questi sono settori di competenza pedagogica nell’area della Didattica Efficace e non necessariamente biologica o patologica. Gli esiti del Tavolo Tecnico recentemente istituito accolgono la mia posizione scientifica e disegnano la strada verso la proposta di revisione della L. 170/2010 ma è altrettanto fondamentale che, contemporaneamente, si parli della formazione dei docenti e degli educatori.

Ecco perché noi da anni abbiamo istituito queste giornate di laboratorio permanente: 6 a luglio, 3 ad ottobre e così ogni mese, con giorni dedicati anche e soprattutto ai bambini e agli studenti.

Se si pensa che la scuola sia il luogo dove si deve imparare, la dedizione non basta: bisogna apprendere la tecnica e il metodo.

Se si pensa che, quando qualcuno non ce la fa, la colpa sia degli studenti, che noi docenti non abbiamo alcuna responsabilità e che possiamo delegare alla sanità qualsiasi problema didattico, allora è finito lo scopo per cui la scuola esiste.»

– Come si strutturano questi laboratori?

«Consistono in 9 ore al giorno di attività pratiche, per imparare a leggere, scrivere, far di conto, con le migliori strategie possibili.

Questo impegno con i docenti e gli educatori è determinante. Perché dobbiamo:

1. denunciare – e lo stiamo facendo da anni –

2. ottenere interventi, passaggi parlamentari e legislativi – in progress in queste ore –

3. essere in prima linea sempre e su tutti i fronti.

Dobbiamo inoltre:

4. informare – e anche su questo punto stiamo permeando la società con un’accurata e coraggiosa informazione –

5. dobbiamo, poi, soprattutto, agire attraverso una formazione seria e, con la Didattica Efficace, rappresentare una soluzione concreta.

Le centinaia di migliaia di bambini e di famiglie non possono aspettare una riforma che pure arriverà. Non si possono accontentare della sola denuncia, né di operazioni di facciata che tanto riportano alla memoria la scuola di Barbiana in cui Don Milani ricordava quanto sia «più semplice lavorare per i poveri che con i poveri.»

– Ha sollevato Lei la questione nazionale. Ma sono così tanti gli alunni con diagnosi?

«Quello che è inquietante non è solo l’analisi quantitativa, ma anche la qualitativa.

Guardiamo il dato di Como, ad esempio, ma soprattutto la “spiegazione” che di tale dato viene fornita: l’incremento delle diagnosi del 50% nel giro di un anno viene “giustificata” attraverso la “difficoltà del passaggio dalla scuola primaria alla secondaria, dove spesso c’è minore flessibilità didattica e meno disponibilità da parte dei docenti”. Dunque, il “disturbo” sarebbe causato dai docenti meno disponibili e dalla didattica meno flessibile?

Ecco perché è importante ribadire quanto scritto nel nostro Manifesto “Troppi per essere vero” (2015); ed ecco perché stiamo preparando una versione ulteriore, aggiornata alla situazione attuale, con i dati relativi al 2017.

Inoltre, proprio attraverso il nostro Dipartimento di Didattica Efficace e le migliaia di ragazzi incontrati, eseguiamo passo dopo passo, giorno dopo giorno tutti gli step di un percorso di riforma sociale che se non è intenso, tenace, continuo, solidale e se non è scientifico, efficiente, steso su un letto di credibilità, non può rendere possibile il cambiamento.

Noi crediamo in questo cambiamento.

· L’appuntamento, allora, è per l’ultima settimana di ottobre, per giornate intense e produttive: sull’apprendimento, l’abuso diagnostico, la medicalizzazione a scuola e tanti, tanti e ancora tanti laboratori, per dare strumenti immediatamente fruibili, conoscenza, informazione corretta e condivisione.

In fondo, sulla strada della Riforma, dobbiamo giungere preparati.»

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Si è svolto mercoledì 31 maggio, nella Sala della Regina della Camera dei Deputati, il 1° Congresso Internazionale di Pedagogia Familiare  che ha riscosso una grande partecipazione, costituendo altresì un momento di riflessione e confronto sugli aspetti fondanti della Pedagogia Familiare – come Scienza, ormai quasi trentennale, Professione, nel suo divenire anche legislativo, e Valore universale – la cui straordinarietà risiede nel fatto che è l’unica professione che ha quali linee guida i Diritti Umani e i Diritti dei Bambini.

Vincenza Palmieri, Fondatore della Pedagogia Familiare e Presidente, esprime «grande soddisfazione non solo per le oltre 200 persone che hanno seguito con estremo interesse i lavori, ma anche per le intese manifestate dai Rappresentanti Istituzionali e di Governo, per gli accordi raggiunti e per la presenza di Amministratori Locali con cui avviare protocolli e collaborazioni professionali con i Pedagogisti Familiari». Primo fra tutti il Comune di Anguillara Sabazia, nella persona del suo sindaco Sabrina Anselmo, del vice sindaco ed assessore delle Politiche sociali Sara Galea e dell’assessore alla Pace e ai Diritti Umani Viviana Normando, con cui si è siglata in quella Sede una lettera di intenti e si è già avviato un protocollo per attivare un progetto di Pedagogia familiare nello stesso Comune. 

«Non un punto di partenza né un punto di arrivo, ma un punto di incontro per raccogliere l’esperienza degli ultimi 30 anni e riconoscere le vittorie emblematiche fin qui raggiunte, non solo in tutto il territorio nazionale ma anche in Africa (Angola), Spagna, Ecuador, Albania e Grecia», ha dichiarato il presidente Palmieri.

Grande commozione per l’invito di due missionari, Pedagogisti Familiari dell’Angola, che hanno parlato anche a nome dei loro fratelli, formati presso l’I.N.PE.F. (Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare) che li hanno preceduti ed hanno istituito missioni di Pedagogia Familiare in Africa: «Veniteci a trovare, noi chiederemo alle Istituzioni Governative angolesi di fare in modo che la Pedagogia Familiare sia ufficiale come servizio territoriale». «Da noi il matrimonio non è l’unione tra due persone ma tra due famiglie» – le parole di Don Chilumbo Sizano Da Costa Bunda, sacerdote della Diocesi di Sunde – cui si lega il messaggio di suor Florinda Muvandje, membro della Congregazione delle Suore di Santa Caterina, per la quale «la famiglia è il luogo dove si impara ad amare, è il pilastro su cui viene costruita la società». Entrambi hanno sottolineato come, insieme alla Formazione Teologica e Morale, quella in Pedagogia Familiare li abbia resi oltremodo specialisti nell’affrontare le problematiche familiari. 

Prezioso il contributo dei relatori, esperti ed esponenti del Mondo Accademico, che hanno fatto il punto sul metodo scientifico, lo stato presente e le prospettive future di una Professione sempre più al centro della domanda sociale, come il prof. Giuseppe Palmieri, Ricercatore all’Università di Cordoba, che per la prima volta ha pensato di applicare la metodologia multidisciplinare e olistica alla base della Pedagogia Familiare ai risultati della ricerca archeologica, con l’intento di rendere il patrimonio culturale alla portata di tutti, in primis dei bambini, raccontando di percorsi culturali intergenerazionali, dai piccoli ai nonni.

Significative le riflessioni sulla funzione educativa della Scuola e della Famiglia del consigliere del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Luciano Chiappetta e della Senatrice Elena Ferrara (Componente VII Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali, Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani, Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali) che in particolare ha evidenziato il sostegno concreto che la Pedagogia Familiare può dare in questo senso, perché non possono esserci bambini soli, famiglie sole, né una Scuola sola. Importanti e condivise le parole dell’on. Mario Marazziti, presidente della XII commissione Affari sociali e Sanità della Camera dei deputati, per il quale il tema della debolezza, della fragilità, dell’imperfezione è e deve diventare sempre più un tema pedagogico familiare al centro di una profonda e articolata riflessione.

La senatrice Enza Blundo (Vicepresidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza), ponendo l’accento sull’urgenza di rivisitare quelle leggi che non hanno portato i risultati attesi, ha tenuto a riconoscere all’A.N.PE.F. il fatto di essere una realtà capace di farsi carico dei problemi quotidiani della gente, risolvendoli.

Efficace ed emozionante la riflessione dell’on. Antonio Guidi, già ministro per la Famiglia, che così si è espresso: «L’orgoglio che si prova nel momento in cui si riesce a riportare un bambino a scuola o a restituire il sorriso ad una famiglia, è il punto da cui occorre ripartire insieme, lavorando su quelle Leggi e su quelle sinergie in cui crediamo fermamente».

Illuminanti gli spunti dell’avvocato Francesco Morcavallo, già Giudice del Lavoro e dei Minori, e dell’avvocato Francesco Miraglia, esperto in Diritto di Famiglia, i quali hanno posto l’attenzione su importanti aspetti legati alla riforma della Giustizia e sul valore normativo della professione del Pedagogista Familiare, temi che – come sottolineato dal presidente Palmieri – «ci vedono da anni così concordi, affiancati e determinati». Una disciplina tra l’altro che, come delineato dalla Prof.ssa Stefania Petrera, Responsabile Relazioni Istituzionali dell’I.N.PE.F., esprime una professionalità specialistica sempre adeguata e al passo coi tempi e capace, con estrema flessibilità e capacità di reazione, di valorizzare quelle positività e risorse esistenti in ogni contesto e in ogni famiglia.

Incentrati sulla famiglia anche gli interventi dell’on. Eleonora Bechis (VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione Camera dei Deputati), per la quale solo attraverso un’unica rete nazionale e locale di politiche familiari è possibile tutelare la famiglia quale risorsa e bene sociale, e della dott.ssa Daniela Salvati, consulente ONU e Componente del Direttivo CISCoD (Comitato Italiano Sport contro Droga), la quale ha ricordato come la Famiglia sia un fenomeno sociale in continua evoluzione e per questo rappresenti l’Istituzione più moderna della nostra Società ed ha fatto un plauso a chi – come l’A.N.PE.F. – mette in atto una professione ispirata ai Diritti inviolabili dell’Uomo e del Bambino.

Potenti e orgogliosamente concrete le testimonianze dei Pedagogisti Familiari dell’A.N.PE.F., che hanno portato la loro esperienza professionale sul campo, nelle diverse Regioni italiane, con uno spirito di rete ma anche di grande unione come gruppo di Professionisti.

Emiliana Alessandrucci, presidente del CoLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali), a cui l’A.N.PE.F. ha aderito sin dalla sua Costituzione, ha sostenuto la necessità di riconoscere e valorizzare le competenze professionali e l’importanza del percorso di definizione dei requisiti e della verifica trasparente degli Standard qualitativi propri delle professioni, in base ai criteri di valutazione previsti dalle recenti norme sulle libere professioni. Il commento del presidente Palmieri: «Un altro importante traguardo che ci rende fieri della fermezza con cui abbiamo portato avanti un progetto etico sulla Professione che rappresenta, anche tutelati dalle norme, una Risorsa, una Proposta ed una Risposta».

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La Pedagogia familiare® è la scienza che rappresenta l’intera rete di strumenti e processi volti a migliorare la qualità del primo micro-cosmo, la famiglia e i suoi componenti, mediante l’operato del Pedagogista Familiare, un tecnico dell’aiuto tra pubblico e privato ma anche un professionista con competenze specifiche nell’ambito della gestione delle dinamiche familiari e delle loro criticità.

Focus dei lavori del 1° Congresso Internazionale di Pedagogia familiare sarà la riflessione sulle caratteristiche e i bisogni delle famiglie del III millennio alla luce delle più recenti ricerche ma, anche, la presentazione di metodologie e interventi educativi propri della Pedagogia familiare volti a sostenere l’organizzazione del più importante, perché primario e fondamentale, contesto di socializzazione.

L’evento è organizzato dall’ANPEF, Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari, fondata da Vincenza Palmieri, per promuovere e diffondere  la Scienza della Pedagogia familiare, tra teoria e strumenti per la tutela dei Diritti Umani, della Famiglia, dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Parteciperanno numerose autorità politiche nazionali ed Internazionali e prestigiosi esponenti del mondo accademico.