24 November, 2024
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Nuovo esposto denuncia alla Procura della Repubblica di Vincenzo Antonio Panio contro i “responsabili dei pubblici servizi sanitari” della Regione Sardegna e del Sulcis Iglesiente per “reiterate inadempienze dei propri doveri”.

Signor Procuratore,
sono fortemente dispiaciuto di dover nuovamente rappresentare alla S.V. Ill/ma – a distanza di otto mesi dal mio precedente esposto inviato il 16 agosto 2022 – Racc. n°
15326867092 – la “tragica situazione” nella quale sono venute a trovarsi nel Sulcis Iglesiente e non solo molte migliaia di persone, me compreso, che, a decorrere dal 1° aprile 2023, così come avvenne pure dal 1° agosto 2022, sono state nuovamente private di servizi pubblici essenziali inerenti il “diritto alla salute”.
Questo a causa delle “reiterate omissioni e inadempienze di atti dovuti” da parte dei “responsabili” della Sanità pubblica in Sardegna e nel Sulcis Iglesiente in violazione dell’articolo 32 della Costituzione Repubblicana che, tra l’altro, espressamente stabilisce: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…». E altresì in violazione dell’Articolo 3 della stessa Costituzione che stabilisce l’uguaglianza tra i cittadini.
Non solo. Sono state e continuano ad essere altresì violate le basi normative su cui si fonda, in attuazione delle suddette norme Costituzionali, il “Servizio Sanitario Nazionale”, cioè la legge 23 dicembre 1978, n° 833, istitutiva di detto servizio, varata al fine di assicurare una reale sanità per tutti e per questo ispirata ai sacrosanti principi dell’universalità, dell’uguaglianza e dell’equità, sancendo così il “concetto di salute” inteso come fondamentale diritto dell’individuo e primario interesse della collettività.
Infatti, detta legge n° 833/1978 venne varata per garantire fondamentalmente quanto segue:
– Estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione non come bene individuale ma come risorsa per l’intera comunità;
– Accesso garantito alle prestazioni sanitarie di tutti i cittadini senza distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche;
– Parità di servizio a tutti i cittadini in rapporto ad uguali bisogni di salute.
Altresì, al fine di assicurare dette condizioni, con ulteriori provvedimenti, in particolare degli anni 1992, 2001, 2017, sono stati stabiliti e adeguati specifici “Livelli Essenziali di Assistenza” (L.E.A.) sia per la prevenzione collettiva sia per assicurare la sanità pubblica in ogni Regione d’Italia con precisi obiettivi e strumenti di verifica dell’effettivo raggiungimento di tali obiettivi. Insomma, un servizio sanitario – questo è fissato dalla legge – inteso come un vero sistema di presidi e articolazioni aventi lo scopo di garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’equa erogazione delle prestazioni necessarie per la reale tutela della salute come bene inalienabile della collettività.
Purtroppo però, a causa di gravi inadempienze di coloro che sono preposti alla pratica attuazione di dette norme, i pubblici servizi sanitari in larga misura non funzionano così come dettato dall’ordinamento giuridico di competenza. In particolare in Sardegna e nel Sulcis Iglesiente. Infatti, migliaia di cittadini si trovano oggi nuovamente privati di servizi essenziali inerenti il diritto alla salute a causa del permanere di colpevoli omissioni da parte dei vertici dell’organizzazione sanitaria pubblica.
E questo si riverbera ancora più pesantemente in particolare sulle fasce più deboli di molte centinaia di cittadini affetti da patologie gravi e delicate con le quali quotidianamente devono combattere. Perché loro malgrado, nuovamente dal 1° aprile 2023, non possono avere l’assistenza sanitaria loro necessaria in quanto non hanno più un “medico di base” a cui potersi rivolgere per gli indispensabili continui controlli e per ricevere le necessarie prescrizioni e “cure vitali” per poter attenuare le proprie sofferenze e, in molti casi, scongiurare la morte.
Insomma, siano ritornati indietro alla fine dell’estate 2022, quando, con lo stesso problema, i vertici della sanità pubblica promettevano una soluzione a breve. Risultato: nessuna soluzione. Anzi, solo ulteriori peggioramenti. Infatti, tantissimi cittadini, come me ma anche peggio, vivono in uno stato di totale abbandono e privi anche delle più elementari cure, dalle primarie visite mediche alla prescrizione dei farmaci e degli esami clinici non solo specialistici ma anche ordinari.
L’alternativa, di fronte alla totale incuria dei responsabili di quanto sopra, è obbligatoriamente il ricorso alle prestazioni della sanità privata, sia per le visite mediche e le prescrizioni occorrenti per l’acquisto dei medicinali con spese a carico dei servizi pubblici, sia per l’esecuzione di esami specialistici e tecnici anche urgenti. E ciò ovviamente comporta oneri assai elevati che in tanti cittadini non si possono permettere. Perché spesso non hanno neppure le risorse finanziarie loro necessarie per nutrirsi a dovere.
In questa situazione, a causa delle mie patologie e stante l’assenza del medico di base, personalmente, nei primi tre mesi del 2023, per medicinali e controlli vari ho già speso 650 euro e mi aspettano altre ulteriori spese, assai più elevate, perché devo eseguire con urgenza, a pagamento, una serie di esami che, in sede di visite mediche ugualmente effettuate a pagamento, mi sono stati prescritti come indispensabili al fine di poter stabilire nuove e più adeguate terapie.
Insomma, dovrò continuare a spendere denaro per ciò che invece mi deve essere erogato gratuitamente. E il mio vicino di casa, che vive con 600 Euro mensili di pensione ed è in salute mal combinato peggio di me, come deve fare?
Da qualche giorno la Direzione della ASL (Azienda Sanitaria Locale) del Sulcis Iglesiente, ha dato disposizione affinché i medici del Servizio di Guardia Medica di Carbonia possano rilasciare anche prescrizioni di farmaci ai cittadini rimasti senza Medico di Base.
E ciò, purtroppo, avviene con modalità di sicuro irrispettose delle persone, specialmente quelle in più debole stato di salute. Perché è possibile solo per una decina di giorni al mese in cui molte decine di persone, dopo essere state in fila all’aperto nella via pubblica (al sole, al vento, al freddo e alla pioggia) per numerose ore, possono accedere all’ambulatorio dove il medico preposto rilascia, a richiesta del paziente, solo le ricette per le terapie ordinarie e relative a protocolli di cura già in essere.
Ma i medici del servizio di Guardia Medica di Carbonia non possono però rilasciare – questo è stato detto ai pazienti circa quindici giorni orsono – “prescrizioni-impegnative” per l’esecuzione di esami clinici ed altre prestazioni specialistiche, nonostante questi siano resi necessari e urgenti dallo stato di salute del richiedente. Quindi, per tali esami e tali prestazioni, non avendo la necessaria prescrizione, non ci si può pertanto rivolgere ai presidi pubblici ma occorre continuare a rivolgersi, ovviamente a pagamento, ai laboratori di esami e medici specialisti delle strutture sanitarie che operano in privato. E ciò continuerà, per coloro che potranno permetterselo, a costituire non irrilevanti oneri. E’ lecito tutto questo?
NO! Perché viola i principi fondamentali del Servizio Sanitario Nazionale negando l’accesso universale alle condizioni di uguaglianza stabilite dalla legge per l’erogazione equa delle prestazioni sanitarie di base (L.E.A. – Livelli Essenziali di Assistenza) non soltanto come bene individuale ma soprattutto come risorsa primaria della comunità.
Infatti, viene quotidianamente evaso a discapito di tanti il principio giuridico che stabilisce il diritto all’accesso alle pubbliche prestazioni sanitarie senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche come fissato dalla legge attraverso i “L.E.A.” per tutti. E ciò costituisce anche violazione dei diritti primari ed inviolabili sanciti dall’art. 2 della Costituzione Repubblicana che impone alle pubbliche istituzioni l’adempimento verso tutti di doveri uguali e inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
In questa situazione si trovano attualmente molte decine di migliaia di cittadini sardi, di cui oltre quattromila risiedono nella sola città di Carbonia, per i quali si prospetta uno scenario di autentico dramma: senza medico di base, senza medicine, senza poter effettuare visite specialistiche, senza potersi curare e vedere così peggiorare – per le molte centinaia di anziani e fasce deboli – la propria salute e così costretti ad una disumana esistenza. Tranne che gli interessati non posseggano un capiente portafoglio che consenta loro ingenti spese. Così potranno farsi curare. Ma nei servizi sanitari privati che continuano ad espandere il proprio business a carico della spesa pubblica e dei cittadini.
Non solo. Capita anche che un paziente, pur avendo la “prescrizione-impegnativa” rilasciata dal proprio medico di base (per chi ancora lo ha) per effettuare esami di laboratorio, tali prestazioni però non può averle presso le strutture della sanità pubblica se non in “tempi biblici”, per cui deve rivolgersi a strutture private convenzionate col Sistema sanitario nazionale. Qui però, più o meno dopo i primi dieci giorni di ogni mese, come capita a Carbonia, purtroppo il richiedente si sente spesso rispondere che non è possibile eseguire gli esami a carico del servizio sanitario pubblico in quanto i laboratori hanno già esaurito il “budget” del mese, per cui occorre pagare l’intero importo delle prestazioni. In tanti cittadini, non avendo le necessarie risorse, rinunciano e rimandano con la speranza di riuscire ad avere gli esami il mese successivo. Ma spesso ugualmente non riescono. E così non possono intraprendere le cure necessarie.
L’alternativa, lo ripeto è il ricorso al proprio portafoglio. Per chi ne ha.
Signor Procuratore, io non sono in grado, e comunque non ho titolo per farlo, di individuare specificamente i soggetti – persone e istituzioni pubbliche – responsabili di tutto quanto ho scritto (e non solo) nel presente esposto-denuncia. Credo comunque, anzi è certo, che i responsabili vi siano di sicuro tra coloro che sono titolari per legge di compiti e doveri loro affidati per il buon funzionamento dei servizi sanitari pubblici. Compiti e doveri che vengono sistematicamente in gran parte omessi.
Questo, come stabilito dalla legge, nella dimensione regionale sarda e nelle articolazioni a livello dei singoli territori nei quali purtroppo la sofferenza della gente aumenta giorno dopo giorno. Perché nelle sedi di governo dei problemi della sanità pubblica vi sono persone, titolari di diversi ruoli, che si sottraggono ai compiti loro delegati, talvolta per incompetenza ma anche per incuria o per scelte sbagliate, omettendo con ciò di compiere gli specifici doveri dei propri ruoli a danno della collettività ove tanta gente, per quanto sopra, è costretta alla sofferenza non solo morale ma anche fisica.
Tutto questo a causa della continua caduta del livello dei servizi del Sistema Sanitario Pubblico che sta determinando – chissà perché? – una crescita sempre più rilevante del settore della “sanità privata” e ciò a spese dello Stato, della Regione e dei cittadini per pagare le prestazioni non più garantite dai servizi pubblici. Così la “sanità privata” passa da una funzione di livello integrativo e complementare, prevista dalla legge, ad un ruolo pressoché sostitutivo della “sanità pubblica” a causa, oltre che delle frequenti incapacità dei responsabili, di una politica neanche tanto nascosta attuata da potenti lobby che operano in sanità, anche in quella pubblica, ai vari livelli territoriali, condizionando anche le scelte istituzionali in vari modi: tra gli altri, la corsa alle privatizzazioni ed esternalizzazioni, il blocco degli ingressi alle facoltà di medicina e alle specializzazioni, il blocco delle assunzioni, etc. che determinano un ingente trasferimento di risorse economiche dal pubblico al privato. In barba alla legge e ai cittadini.
Tanto sento il dovere di rappresentare lasciando ovviamente alla S.V. Ill/ma ogni decisione in merito.

Ringrazio per l’attenzione e porgo le mie sentite cordialità.

Vincenzo Antonio Panio

E’ in programma questo pomeriggio, alle 18.00, nella chiesa parrocchiale di Cristo Re, in piazza Iglesias, a Carbonia, un incontro per ricordare il primo parroco Alfredo Tocco, prete che ha dedicato oltre 42 anni del suo ministero alla Comunità locale.

Dopo il saluto di don Massimiliano Congia, parroco di Cristo Re, i lavori saranno coordinati dal giornalista Giampaolo Cirronis.

Interverrà Vincenzo Antonio Panio, che presenterà il suo libro “Preti di Carbonia”, pubblicato dalla casa editrice Carlo Delfino.

Concluderà l’incontro don Massimiliano Congia.

Verrà presentato mercoledì 4 gennaio 2023, alle 18.00, nella chiesa di San Ponziano, in piazza Roma, a Carbonia, il libro “Preti di Carbonia”, di Vincenzo Antonio Panio, Carlo Delfino Editore. Coordinerà i lavori Giampaolo Atzei, direttore del periodico “Sulcis Iglesiente Oggi”.

Il programma prevede i saluti di don Cristian Lilliu, parroco della chiesa di San Ponziano e di Pietro Morittu, sindaco di Carbonia.

Presenteranno il libro don Massimiliano Congia, delegato diocesano degli Affari generali; Vincenzo Antonio Panio, autore del libro; Carlo Delfino, editore del libro.

Interverranno: don Giampaolo Cincotti, Vicario foraneo; Giorgia Meli, assessora della Cultura del comune di Carbonia; Daniela Saba, rappresentante della Sezione di Storia locale del comune di Carbonia; Anna Paola Peddis, coordinatrice dello SBIS; Mario Zara, presidente dell’associazione Amici della Miniera; Enea Casti, rappresentante dell’associazione Storia e Radici della Città di Carbonia; Paolo Serra, direttore della Società Umanitaria.

Concluderà i lavori il cardinale Arrigo Miglio, amministratore apostolico della diocesi di Iglesias.