21 November, 2024
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Nei giorni scorsi si sono incontrate le Rappresentanze Sindacali della Portovesme Srl e della Acciaieria Siciliana del gruppo Alfa Acciai e le rispettive Segreterie Territoriali di riferimento (chimici e metalmeccanici
territoriali). Al centro del confronto, il punto sulla vicenda che riguarda gli elevati costi dell’energia, situazione che ha portato l’amministratore delegato della Portovesme ad annunciare che, in assenza di un cambio di tendenza del costo energetico, entro ottobre il 90% delle attività aziendali verrà sospeso con il ricorso alla cassa integrazione per oltre mille lavoratori. Nel frattempo Acciaierie di Sicilia, dopo le fermate di giugno e luglio, sono state costrette a programmare la chiusura per tutto il mese di agosto, attivando la solidarietà per 250 lavoratori con conseguenze anche sui circa 250 lavoratori dell’indotto.
«Il Governo nulla ha fatto per dare un aiuto concreto alle aziende energivore insulari i cui costi energetici ricordiamo incidere, rispetto alle aziende concorrenti peninsulari, per oltre 50 milioni nel caso della
Portovesme srl e, nel caso di Alfa Acciai, per più del 40% scrivono in una nota, le segreterie territoriali Filctem-CGIL Femca-CISL Uiltec-UIL Fiom-Cgil, la Rsu Portovesme srl e la Rsu Acciaierie di Sicilia -. Nello specifico, il fatto che le due aziende si trovino nelle rispettive isole di Sicilia e Sardegna, implica che non possano giovare degli strumenti compensativi come, per esempio, la superinterrompibilità. Per questo motivo si è reso necessario avviare un tavolo di discussione e rilanciare il dibattito su un argomento di particolare ed elevata importanza per lo sviluppo industriale. Oggi più che mai, alla luce di quanto avviene negli scenari internazionali, devono essere create le condizioni perché il gap con le altre regioni d’Italia sia superato e siano garantite alle nostre regioni pari opportunità e dignità. Le due organizzazioni hanno convenuto sulla necessità di mettere in atto azioni comuni per smuovere la politica e trovare soluzioni che permettano il prosieguo delle attività così come per le altre regioni d’Italia che possono utilizzare strumenti di calmierazione dei prezzi. Nei giorni scorsi la Camera dei Deputati ha approvato, in seconda e definitiva lettura, l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, per il quale la Sardegna si batteva da anni al fine di aggiungere all’articolo 119 un nuovo comma: “la Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità.»
«Ora si tratta di dare piena attuazione a questo principio costituzionale, specie in un tema particolarmente importante come quello del caro energia. Per questo motivo la richiesta è quella di pari condizioni e non condizioni di favore. Non aiuti, ma pari opportunitàconcludono i segretari Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai, Perluigi Loi e Nunzio Cinquemani -. La situazione rischia di incancrenirsi e non possiamo permettercelo. Le Isole DEVONO, come da costituzione, avere compensati i differenziali verso il resto d’Italia e, in assenza di risposte, saranno messe in atto azioni congiunte.»

«Apprendiamo con particolare stupore la decisione della Regione di fare ricorso contro il Decreto Sardegna. Un atto che ha conseguenze importanti e un valore politico di non poco conto. Bloccare il decreto Sardegna e quindi le misure che riguardano la metanizzazione, significa anche bloccare lo sviluppo di territori che su questi strumenti contavano. Uno su tutti il progetto di rilancio dello stabilimento Eurallumina, iniziativa che vale 300 milioni di euro e che da anni deve fare i conti con lungaggini burocratiche legate alle decisioni regionali.»
Lo scrivono, in una nota, i segretari territoriali Filctem-CGIL Femca-CISL Uiltec-UIL, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi.
«Eppure appena due anni fa il presidente della Regione e gli assessori avevano stappato lo spumante per festeggiare il provvedimento che spianava la strada proprio all’Eurallumina – aggiungono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Invece, oggi, con questo ricorso al Tar del Lazio, si rimette in discussione non solo quel progetto, ma un’intera idea di sviluppo che riguarda l’intera Sardegna e l’industria in Italia. Come ben sa il presidente della Regione, l’Eurallumina rappresenta il primo anello della filiera dell’alluminio e per funzionare ha bisogno del vapore che si può generare solamente con il Gnl. C’è poi un altro aspetto su cui è necessario riflettere: devono essere completati altri passaggi, come per esempio l’escavo del porto di Portovesme. Senza questa opera sarà difficile pensare di far andare avanti qualsiasi iniziativa, giacché il porto è, per la maggior parte dello specchio d’acqua, dotato di un fondale troppo basso. In questo caso è evidente la responsabilità della Regione, che avrebbe dovuto commissariare l’intero intervento e procedere con l’avvio delle opere di escavo, ma altrettanto evidente è il silenzio di talune amministrazioni comunali coinvolte che nulla hanno fatto perché questa opera andasse avanti e questi interventi venissero portati a compimento.»
«Ora è necessario che chi ha delle responsabilità se le assuma in pieno. E chi deve dare risposte concrete le dia con atti e azioni sul campo. La Regione, il presidente e i suoi assessori spieghi cosa vuole fare di questo territorio. Come intende affrontare e risolvere il tema dell’energia e dei rincari, ma anche della mancanza di Gnl. Ad oggi, e a leggere le carte emerge un fatto: che senza soluzioni i progetti di rilancio del Sulcis Iglesiente e di Portovesme vanno in malora. Non vorremmo trovarci costretti ad avviare una nuova mobilitazione – concludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. E non vorremmo essere costretti a dire che il primo nemico dei lavoratori è la Regione. Per questo motivo chiediamo risposte ed atti concreti immediatamente.»

«Ieri il Governo non ha ammesso l’emendamento proposto dalla presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Romina Mura, con cui si prevedeva una misura compensativa nella misura del 25 per cento anche per l’acquisto di gas non naturale e di altri prodotti energetici sostitutivi laddove le carenze infrastrutturali impediscano l’approvvigionamento diretto di gas naturale. Ossia un intervento a favore delle aziende sarde che non possono usare il gas semplicemente perché in Sardegna non c’è ancora. In questi ultimi tempi si è parlato tanto di insularità. È il caso che dalle parole si passi ai fatti perché, a questo punto, si rende necessario far sentire la nostra voce.»

Lo scrivono, in una nota, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi, segretari territoriali rispettivamente di Filctem Ciìgil, Femca Cisl e Uiltec Uil.

«Tutti siamo penalizzati due volte. Se un’azienda come la Portovesme srl fosse a Brescia piuttosto che a Sassuolo, andrebbe a risparmiare 50 milioni di euro all’anno in costi energetici grazie a strumenti non applicabili in Sardegna; chiediamo stessi interventi per poter avere la stessa competitivitàaggiungono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Come deciso ieri nella riunione con le segreterie confederali CGIL CISL UIL, la manifestazione a Roma è più che mai necessaria, chiediamo che da parte di tutti i rappresentanti istituzionali, dai Comuni alla Regione, continuando con i parlamentari, ci sia un’assunzione di responsabilità e arrivi quindi il sostegno a questa mobilitazione. L’approvazione dei decreti attuativi per l’utilizzo del provvedimento dell’energy release non sono più rinviabili per garantire la continuità produttiva della fabbrica, così come è necessario pensare a interventi strutturaliconcludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Il cosiddetto principio di insularità deve valere sempre. E per renderlo attuabile è necessario partire da un fatto concreto come questo.»

Nella foto di copertina, l’incontro svoltosi ieri alla Portovesme srl con la viceministra del Mise Alessandra Todde.

I segretari territoriali Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi, rilanciano il problema dell’escavo del porto di Portovesme, passaggio fondamentale per l’attuazione di quanto prevede il Dpcm energia firmato dal presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, che prevede l’installazione di una FSRU da 130.000 metri cubi di Gnl sulla banchina Est.

«L’approvazione del Dpcm segna un punto importante per la Sardegna, anche di prospettiva scrivono in una nota Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Siamo davanti ad una questione che va avanti da troppo tempo e per cui pare di essere ancora lontani dalla soluzione. A questo punto si tratta di intervenire non con proclami ma con progetti concreti in cui si parte dallo scenario, si evidenziano le problematiche e le criticità, allo stesso tempo si mettono in evidenza gli aspetti positivi e poi si traccia un piano in cui si indica la strada da seguire con tutto ciò che deve essere unito alla risoluzione dei problemiaggiungono -. Ad oggi quella infrastruttura è inagibile per qualsiasi attività. Quindi, più che polemici vogliamo essere propositivi, per trovare soluzioni e velocizzare tempistiche che sono diventate sempre troppo lunghe; in assenza di atti concreti chiediamo alla Regione Sardegnaconcludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi di valutare una gestione commissariale come già sperimentato per il Ponte Morandi.»

L’emergenza provocata dal vertiginoso aumento dei costi dell’energia sta mettendo in crisi l’apparato industriale e le famiglie che stanno ricevendo bollette più che raddoppiate.

Segreterie Territoriali Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL stamane hanno diffuso una nota, nella quale fanno riferimento alla situazione vissuta dalla Portovesme srl che, oltre a fare i conti con i costi stellari dell’energia, deve fronteggiare la mancanza della cosiddetta superinterrompibilità, la compensazione sollecitata anche recentemente da Sardegna e Sicilia, che consentirebbe di affrontare i costi elevati dell’energia. Un provvedimento cassato dal Senato e che ora potrebbe essere sostituito dall’Energy release con un tenore dì priorità per le isole.

«Si tratta dei 25 TWh di rinnovabili in capo al GSE che dovrebbero essere messe a disposizione delle aziende energivore a prezzo calmierato di 50 €/MWhsottolineano i segretari Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. La richiesta è che ci sia una priorità per le isole. Questo fatto permetterebbe di colmare il gap di trattamento con la penisola che ha l’interconnector. I rincari sono di circa cinque volte, considerato che si passa da una spesa annua di 60 milioni di euro a una di 300-350 milioni.»

«Per questo motivoaggiungono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi chiediamo un intervento del Governo affinché si possa arrivare a una soluzione che permetta alle imprese sarde di colmare il gap energetico che hanno nei confronti di quelle che operano nella penisola e l’intervento e l’impegno di tutti i parlamentari sardi per far sì che possa essere trovata una soluzione a questo problema per evitare che l’ultima azienda produttiva della Sardegna sud occidentale mandi a casa i lavoratori fermando gli impianti completamente.»

«In balloconcludonoc’è il futuro di 1.500 lavoratori tra diretti e indiretti, una vera catastrofe per questo territorio già pesantemente martoriato dalla crisi.»

Si addensano nuove nubi sul progetto di rilancio produttivo dello stabilimento Eurallumina di Portovesme.

I segretari sindacali Emanuele Madeddu Filctem Cgil, Vincenzo Lai Femca Cisl e Pierluigi Loi Uiltec Uil, stamane hanno diffuso una nota, nella quale chiedono che «il presidente della Regione faccia chiarezza in merito al progetto Eurallumina, perché la dichiarazione con cui annuncia la volontà di chiedere al presidente del Consiglio di non emanare alcun decreto sulle questioni energetiche, ossia il cosiddetto Dpcm, lascia senza parole. Senza questo provvedimento l’intero progetto Eurallumina, per cui gli azionisti hanno confermato, anche recentemente e pubblicamente, l’investimento di 300 milioni di euro, rischia di saltare. Questa decisioneaggiungono i tre sindacalistiil presidente della Regione Christian Solinas deve spiegarla ai lavoratori, agli stessi con i quali nel 2019 brindò annunciando che i problemi legati al futuro dello Stabilimento Eurallumina erano risolti. Oggi, invece, siamo quasi punto e a capo. Perché se salta il Dpcm gli investimenti rischiano di sparire. Inoltre c’è un altro aspetto su cui chiediamo altre risposte. Ossia la questione Paur, procedimento istituito per sveltire le procedure, ma usato come fosse una vecchia legge, con tempi biblici e rinvii che si sommano a rinvii. I tempi di un normale investimento sono decisamente superati, chi ha un ruolo istituzionale e decisorio deve assumersi tutte le responsabilità del caso. Non è accettabile assistere ancora a rinvii e tempi sempre più dilatati».

«Come organizzazioni sindacali concludono Emanuele Madeddu Vincenzo Lai e Pierluigi Loisiamo pronti a mettere in campo tutte le azioni necessarie per sostenere i lavoratori e la ripresa produttiva di un sito industriale, importante per il futuro dei dipendenti e  considerato strategico nello scenario industriale nazionale e internazionale per la filiera dell’alluminio e dei metalli non ferrosi.»

Martedì 1 marzo lavoratrici e lavoratori Carbosulcis terranno un sit-in davanti alla sede dell’assessorato regionale della Programmazione.
«La Regione deve fare chiarezza, una volta per tutte, su ciò che vuole fare a proposito della Carbosulcisdicono i segretari territoriale Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Perché se da una parte vende come rivoluzionaria la decisione e il progetto di riconversione del sito minerario, anche attraverso la presentazione di progetti sul Just Transition Fund e sul PNRR, a partire da progetti di rilevanza mondiale come il progetto Aria, dall’altra per un conflitto di interpretazione blocca le risorse necessarie per portare avanti il piano di dismissione dell’attività estrattiva, deciso e concordato a suo tempo con la commissione europea, con la conseguente compromissione del piano di riconversione. A questo puntoaggiungono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi – è necessario che l’azionista di riferimento, che è appunto la Regione, esca fuori dalla confusione dei propri uffici e chiarisca le sue volontà. Poiché tutte le istanze portate avanti dalla Rsu e dalle organizzazioni sindacali sono cadute nel vuoto, martedì mattina con le lavoratrici e i lavoratori manifesteremo davanti alla sede dell’assessorato regionale della Programmazione per ricordare l’importanza del progetto nel suo complesso e la necessità di trovare soluzioni immediate. Le lavoratrici ed i lavoratori della Carbosulcis ed il territorioconcludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi – non possono più permettere il perdurare dell’incertezza e la confusione che regna all’interno della macchina regionale.»

L’incertezza ancora presente sul futuro del progetto di rilancio produttivo dell’Eurallumina, preoccupa le organizzazioni sindacali di categoria Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL.

Qualche giorno fa si è tenuto un incontro tra le stesse organizzazioni sindacali e la società Eurallumina, conclusosi con un verbale di riunione.

«Esprimiamo forte preoccupazione per quanto comunicato dalla società in merito al futuro dei piani la cui attuazione è strettamente collegata al processo autorizzativo in corsoscrivono in una nota Francesco Garau ed Emanuele Madeddu della Filctem Cgil, Nino D’Orso e Vincenzo Lai della Femca Cisl e Pierluigi Loi della Uiltec Uil -. Processo che viaggia seguendo due strade: una regionale relativa alla procedura Paur e uno nazionale legato all’approvazione del Dpcm (previsto per lo scorso gennaio ed oggi quasi fuori tempo massimo). Il tempo dell’attesa, siamo convinti, è terminato. E’ necessario che tutti gli atti necessari per determinare e chiudere questa vertenza siano compiuti in tempi molto rapidi.»
«La Sardegna ha occupato un ruolo importante nello scenario industriale nazionale ed internazionaleaggiungono -. La filiera dell’alluminio è stata dichiarata strategica e c’è stato un impegno significativo per far sì che i vari passi fossero compiuti. Oggi però il primo anello di questa filiera rischia di rompersi, generando una reazione a catena. Chiediamo al presidente della Regione Christian Solinas un intervento immediato e significativo al fine di definire una volta per
tutte questa vertenza che dura ormai da troppi anni.»
«Appare incomprensibile il silenzio della sottosegretaria Alessandra Todde che oramai da tempo non dà risposte sulla vertenza dopo una fase iniziale di iperattivismo, impegni presi e non rispettaticoncludono i rappresentanti sindacali -. Sia chiaro, davanti a questa situazione le organizzazioni sindacali non resteranno a guardare. Già dai prossimi giorni attiveremo tutte le iniziative necessarie per sostenere questa vertenza e far sì che il primo anello della filiera dell’alluminio possa essere riattivato.»

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E’ positivo il giudizio di Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL sullo stato dell’iter del progetto Eurallumina.

Si è svolta ieri, in modalità web conference la riunione, richiesta dalle organizzazioni sindacali territoriali regionali, sulla vertenza Eurallumina, alla presenza della sottosegretaria Alessandra Todde, per gli assessorati regionali dell’Industria e Lavoro l’assessora Anita Pili e l’assessora Alessandra Zedda, oltre alla Società Eurallumina, il direttore del servizio Energia del Mise Gilberto Dialuce e le segreterie nazionali di Filctem, Femca e Uiltec.

«Nella breve introduzione si legge in una nota dei segretari territoriali Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai, e Pierluigi Loi – la società Eurallumina ha confermato la volontà di voler riavviare gli impianti appena possibile e, su pressione della proprietà, a portare avanti i progetti pianificati per arrivare alla marcia degli stessi nel 2023. La sottosegretaria Alessandra Todde ha illustrato in modo dettagliato l’iter legislativo confermando che il Dpcm previsto dal D.L. semplificazioni, legato all’infrastrutturazione energetica della Sardegna, è il primo che verrà preso in esame da Palazzo Chigi. Il Dpcm, definita la fase concertativa, oramai agli step conclusivi, è stato inviato nelle sedi degli uffici legislativi dei Ministeri e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nel provvedimento, oltre al recepimento del D.L. relativo all’infrastruttura immateriale della Virtual Pipe Line per il trasporto del metano in Sardegna, grazie ad accordo specifico con Snam, edil progetto di un’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione del GNL, sono inclusi altri provvedimenti considerati strategici. Nello specifico si prevede di classificare come “strategico” per l’applicazione del PNIEC il progetto per il riavvio dello stabilimento Eurallumina, le opere di collegamento a Eurallumina e alla Centrale Enel da riconvertire da carbone a gas. Inoltre novità importante, al fine di ottimizzare la tempistica, è stato previsto l’inserimento del progetto relativo all’escavo del porto, infrastruttura indispensabile per dare piena attuazione agli altri interventi di sviluppo dell’area industriale di Portovesme funzionali allo sviluppo industriale e commerciale dell’intero territorio.»

«Nella riunioneconcludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loiè emersa l’importante fase concertativa tra tutti i soggetti interessati funzionali alla ripartenza dello stabilimento, ma più complessivamente per garantire nuove opportunità di sviluppo con un progetto moderno, in linea con gli interventi strutturali del Recovery Fund. Esprimiamo apprezzamento per la fase avanzata dell’iter, tuttavia abbiamo ribadito la necessità di avere una tempistica certa ed un cronoprogramma funzionale alla ripartenza prevista.»

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«Il 31 dicembre 2020 scadrà il cosiddetto regime di interrompibilità del sistema di approvvigionamento energetico delle imprese. Per evitare gravi situazioni di difficoltà nell’approvvigionamento energetico e all’equilibrio del sistema elettrico regionale è indispensabile che sia confermato questo meccanismo. Senza una prosecuzione rischia di essere messa a rischio la competitività di imprese strategiche per il sistema economico sardo, se non addirittura la loro sopravvivenza in primis la Portovesme srl.»

A lanciare l’allarme per il futuro dell’apparato industriale sardo, sono i segretari territoriali di Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL, Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi.
«È essenziale che venga confermato l’attuale sistema di assegnazione che prevede una quota di potenza interrompibile dedicata alla Sardegna e che sia confermata l’assegnazione su base geografica della potenza interrompibile con una quota riservata alla nostra Isolaaggiungono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. È necessario che siano definiti i livelli minimi di remunerazione del servizio. Assicurare tali condizioni garantirebbe la stabilità della rete regionale consentendo, nel contempo, alle aziende ad alta intensità energetica della Sardegna di fornire il servizio di interrompibilità istantanea con una remunerazione economica congrua. Le richieste a livello regionale sono allineate a quelle delle utenze industriali ad alta intensità energetica di tutto il territorio nazionale. Inoltre, c’è da definire la questione relativa alla CO2. Perché una importante voce di costo che non compare in maniera esplicita all’interno delle tariffe per l’energia elettrica ma che costituisce una percentuale rilevante della componente energia sono i costi indiretti per l’acquisto dei titoli di emissione di CO2 da parte degli impianti a fonti fossili.»
«In realtà, come si rileva dalla stessa formulazione della norma il fondo per la transizione energetica non costituisce una compensazione finanziaria dei costi indiretti ma un incentivo alla realizzazione di investimenti in fonti rinnovabili ed efficientamento energeticorimarcano Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Questo comma non è pertanto funzionale all’abbattimento degli extracosti derivanti dal costante incremento del prezzo di acquisto delle quote di emissione. È invece in via di definizione il decreto attuativo che dovrà stabilire i criteri e le modalità di funzionamento delle compensazioni dei costi indiretti per la CO2. Si evidenzia che le relative risorse dovrebbero essere assegnate senza condizioni legate all’effettuazione di investimenti in energie rinnovabili, ma solo in funzione dei rischi di rilocalizzazione a causa dei costi indiretti connessi alle emissioni di gas a effetto serra trasferiti sui prezzi dell’energia elettrica.»
«Peraltro, le risorse previste risultano di gran lunga limitate sia rispetto alle esigenze del comparto che in raffronto ai budget stanziati dagli altri stati membri della Comunità europea e manterrebbero le società energivore in condizioni di deficit competitivo in rapporto alle altre realtà operanti nei Paesi dell’Unione europea dove tali meccanismi vengono già applicati con livelli adeguati ad un significativo abbattimento dei costi indiretti della CO2concludono Emanuele Madeddu, Vincenzo Lai e Pierluigi Loi -. Sarebbe utile, pertanto, che i decreti attuativi in via di definizione venissero emanati tenendo conto di queste esigenze primarie delle industrie ad alta intensità energetica.»