22 December, 2024
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E’ stato presentato a Portoscuso, nella sala riunioni della biblioteca comunale, nel corso di un incontro organizzato dal coordinamento del Piano Sulcis, il programma delle bonifiche dei suoli e della falda superficiale nell’Area Industriale di Portovesme.

All’invito del coordinatore del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi, hanno risposto, tra gli altri, il sindaco di Portoscuso, Giorgio Alimonda; l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano; l’amministratore straordinario della provincia del Sud Sardegna, Mario Mossa; il presidente del Consorzio industriale, Federico Strina; dirigenti delle aziende di Portovesme; sindacalisti; rappresentanti di associazioni ambientaliste; amministratori dei comuni del territorio, lavoratori e cittadini.

I lavori, dopo la presentazione di Salvatore Cherchi ed il saluto del sindaco di Portoscuso, Giorgio Alimonda, sono stati aperti dalla relazione dell’ingegner Alessandro Murgia, tecnico dell’assessorato regionale della Difesa dell’Ambiente sullo stato delle bonifiche. Sono seguiti gli interventi dell’ing. Giuseppe Toia, uno dei manager storici di Alcoa; di Mario Mossa, amministratore della provincia del Sud Sardegna; di Franco Bardi, sindacalista della Fiom Cgil; telefonicamente, da Roma, dell’ingegner Laura D’Aprile, rappresentante della Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque Divisione III Bonifiche e Risanamento del ministero dell’Ambiente; dell’ingegner Vincenzo Tiana di Legambiente; Rino Barca, segretario regionale uscente della FSM Cisl; Pietro Caredda, responsabile dell’attività di bonifica della Portovesme srl; l’ingegner Maurizio Ardu, responsabile della Centrale Enel Grazia Deledda di Portovesme e, infine, l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano.

Dal dibattito è emerso il significativo passo in avanti compiuto dal programma di bonifiche dei suoli e della falda superficiale, reso possibile dall’intesa raggiunta dalle aziende che si sono accollate, nel rispetto del principio “chi inquina paga”, l’intero costo degli interventi.

Vincenzo Tiana ha riconosciuto l’importanza di questo risultato ma non ha mancato di sottolineare che l’utilizzo del carbone, come prevedono gli accordi a livello comunitario, è superato, ed ha aggiunto che non è accettabile la sopraelevazione del bacino dei fanghi rossi dell’Eurallumina e che se si vuole procedere con i programmi di rilancio della produzione, va individuato un nuovo sito di stoccaggio dei residui di lavorazione.

Il coordinatore del Piano Sulcis ha presentato a tutti i convenuti il rapporto aggiornato al 31 dicembre del programma delle bonifiche, che riepiloga le principali azioni di bonifica e/o di messa in sicurezza operativa e/o permanente dei suoli e attività di messa in sicurezza d’emergenza e/o bonifica della falda acquifera, realizzate, in realizzazione o di cui è stata decisa la realizzazione nell’Area Industriale di Portovesme, con investimenti a carico totale delle Aziende che li hanno in attuazione – Alcoa, Portovesme srl, Eurallumina, Enel, Ligestra.

Queste azioni sono state deliberate con una serie di decreti del ministero dell’Ambiente poiché riguardano un Sito d’Interesse Nazionale (SIN Sulcis-Inglesiente-Guspinese) e a seguito di complessi procedimenti conclusi con conferenza di servizi decisoria. Tali procedimenti hanno fortemente impegnato l’assessorato regionale dell’Ambiente, la provincia SUD Sardegna, il Comune di Portoscuso, Arpas, Ispra e altri pubblici soggetti, oltre alle Aziende interessate.

Si tratta di impegni che attualmente ammontano a oltre 170 milioni di euro per costi di investimento e a oltre 60 milioni di euro per costi di gestione parametrati per difetto su 5 annualità. Deve essere sottolineato che il costo del risanamento della falda è stato stimato sulla base di un progetto risalente ad alcuni anni fa che deve essere aggiornato in relazione ai fatti e alle decisioni nel mentre intervenuti e che poi andrà approvato in sede di Conferenza di Servizi. Peraltro, per determinati interventi, ad esempio ancora per la bonifica della falda acquifera, sono riportati costi OPEX per cinque anni laddove è assai probabile che la durata del programma avrà una proiezione decennale con un corrispondente incremento dei costi; in ogni caso, la conclusione del programma è subordinata all’esito positivo del monitoraggio per tre anni consecutivi.

Il più rilevante programma da avviare, sebbene già decretato, riguarda il barrieramento idraulico consortile, sono però già in attività gli impianti per la Messa in Sicurezza d’Emergenza – MISE negli stabilimenti e lungo il perimetro del bacino fanghi rossi.

Vediamo ora l’intervento iniziale di Salvatore Cherchi; l’intervento telefonico dell’ingegner Laura D’Aprile, rappresentante della Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque Divisione III Bonifiche e Risanamento del ministero dell’Ambiente e quello conclusivo dell’assessore regionale dell’Ambiente Donatella Spano.

    

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Si è appena conclusa la visita in Sardegna della dott.ssa Jutta Weber e della dott.ssa Gail Bremner, commissari “Rivalidatori” delegati della Rete Globale dei Geoparchi, Programma UNESCO IGGP, cui è stato affidato il non facile compito di sottoporre il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna alle verifiche utili alla sua conferma nell’ambito del prestigioso Network dell’UNESCO.

Sono stati giorni faticosi ma senz’altro esaltanti. Sono vivamente grato alle delegate per la loro attenzione e la professionalità manifestate in ogni occasione, nonostante la fatica dei tanti spostamenti ed il numero considerevole di contatti e incontri. Sono certo abbiano colto il nostro entusiasmo ma soprattutto i notevoli passi in avanti compiuti dal Parco Geominerario dall’ultima rivalidazione risalente ormai a quattro anni fa.

Desidero ringraziare innanzi tutto la Presidenza della Giunta regionale con il presidente Francesco Pigliaru, l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano ed il coordinatore del Piano Sulcis Tore Cherchi, per il loro fattivo sostegno e le parole di incoraggiamento, per noi di particolare rilievo e significato. 

Un sostegno attivo e convinto che ci è stato assicurato anche dall’IGEA S.p.A. e dal suo Amministratore Unico Michele Caria, che ringrazio per aver favorito le visite presso i loro siti storico naturalistici, a cominciare dalla meravigliosa Grotta di Santa Barbara a Iglesias.

Il mio grato pensiero va alle amministrazioni comunali le quali, comprendendo l’importanza del momento, hanno saputo ricevere con calore e passione le nostre delegazioni. Ringrazio il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e l’assessore delle Attività produttive e Turismo Marzia Cilloccu per averci manifestato il loro pieno sostegno e la volontà di lavorare assieme.

Un particolare ringraziamento rivolgo agli amministratori che ci hanno calorosamente accolto nei loro territori ed ai loro eccezionali collaboratori. Mi riferisco al sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo e all’assessore della Cultura Simone Franceschi, al sindaco di Masullas Mansueto Siuni e al Direttore del GeoMuseo “Incani” Luigi Sanciu, al Sindaco di Pau Franceschino Sedda e a Carlo Lugliè, Direttore Scientifico del Museo dell’Ossidiana, al sindaco di Bitti Giuseppe Ciccolini e a Filippo Lanzerini, Coordinatore della Summer School dell’Area MAB del Parco di Tepilora e SIC Montarbo, al Sindaco di Lula Mario Calia, al Direttore della Miniera di Sos Enattos Luca Loddo e agli ex minatori Piero Piras e Francesco Sedda, oggi appassionate guide negli stessi luoghi ove un tempo lavorarono.

Di grande importanza si è inoltre rivelato il forte sostegno delle Associazioni attive sul territorio sardo tra le quali ricordo con particolare riconoscenza la Consulta delle Associazioni per il Parco Geominerario con il Coordinatore Giampiero Pinna e Franco Saba, Legambiente Sardegna con il Presidente Annalisa Colombu e Vincenzo Tiana, storico leader dell’associazione.

Ho il piacere infine rivolgere un particolare ringraziamento allo straordinario staff del Parco Geominerario il quale, con rara dedizione e amore per la propria terra, non si è risparmiato per la buona riuscita di quella che ritengo sia stata una vera e propria impresa. A cominciare da Gian Luigi Pillola, che considero parte integrante della nostra squadra, insostituibile amico e collaboratore d’eccezione, passando poi all’infaticabile Direttore F.F. Francesco Muntoni, agli specialisti dell’Ufficio Tecnico Pietrangelo Loru, Roberto Rizzo, Giovanni Zichi e Marco Laconi, alla squadra dell’Ufficio Amministrativo guidato da Elisabetta di Franco con Federica Boi e Monica Porcu, agli esperti di promozione e comunicazione culturale Patrizia Medas e Stefano Sernagiotto, quest’ultimo filmmaker di straordinario valore, alle nostre collaboratrici Sara Cipolla, Rappresentante per la Sardegna dei Giovani UNESCO e Laura Sedda, preparata guida presso i siti storici del Parco, ed infine al nostro coordinatore dell’Ufficio Stampa Alberto Monteverde, Giornalista e appassionato ricercatore di Storia, che ha saputo efficacemente dar conto di questa esaltante tre giorni con articoli ed immagini.

Tuttavia, il mio grazie più sentito va alla nostra straordinaria Sardegna ed ai suoi generosi abitanti che ancora una volta ci hanno permesso di ben figurare, secondi a nessuno, in Italia e nel mondo.  

Prof. Tarcisio Agus

Commissario straordinario del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna

Didascalie foto

01 – La delegazione UNESCO ricevuta al comune di Cagliari, accolta dall’assessore alle Attività produttive e Turismo Marzia Cilloccu.

02 – In visita al comune di Masullas.

03 – Lula. Le delegate in visita agli impianti della Miniera di Sos Enattos.

04 – Lula. Sos Enattos. L’ex Tecnico elettricista Piero Piras accanto ad un suo ritratto giovanile. Oggi guida i turisti negli stessi luoghi ove un tempo lavorò.

05 – Alla Biblioteca comunale di Lula per la presentazione della Summer School dell’Area MAB del Parco di Tepilora e SIC Montarbo.

06 – La delegazione in visita a Villa Devoto a Cagliari, sede di rappresentanza della Regione Sardegna, ricevuta da Donatella Spano, assessore della Difesa dell’Ambiente.

07 – Le Delegate a Villa Devoto, in compagnia di Tore Cherchi, Coordinatore del Piano Sulcis.

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Cagliari Molentargius 45 copia Fenicotteri rosa a Molentargius

Il Parco unico regionale prende forma e Goletta Verde di Legambiente ha voluto inaugurare il tour in Sardegna navigando proprio il tratto di mare Molentargius-Santa Gilla con tappa alla Sella del Diavolo, che insieme al Colle di Sant’Elia del Parco sarà parte integrante. «In queste settimane sono stati fatti molti passi avanti per l’istituzione del Parco regionale Molentargius-Santa Gilla, e sono sicuro che grazie alla collaborazione fra la Regione, i Comuni e le associazioni riusciremo a superare le difficoltà normative e a realizzare un progetto importantissimo per tutelare l’ambiente e al tempo stesso creare condizioni favorevoli per sviluppo economico e occupazione», ha detto il vicepresidente della Regione Raffaele Paci a bordo di Goletta Verde con Vincenzo Tiana di Legambiente e gli amministratori dei Comuni coinvolti (Cagliari, Quartu Sant’Elena, Selargius, Quartucciu, Assemini, Elmas, Capoterra).
«Voglio ringraziare i sindaci che stanno dimostrando come di fronte a un progetto importante, utile alla comunità, non esistono schieramenti politici e infatti stanno lavorando tutti insieme allo stesso obiettivo – ha aggiunto Paci -. La Regione sostiene il Parco unico con convinzione, abbiamo approvato una delibera e c’è un gruppo di lavoro costantemente dedicato a questo progetto che comprende anche la valorizzazione di coste, stagni, lagune e colli. Vogliamo dare più opportunità di lavoro garantendo assoluta tutela ambientale, e la realizzazione del Parco darà a questa zona enorme visibilità. I fenicotteri rosa sono la metafora del progetto: attrazione irresistibile per i turisti, sono il simbolo dell’unità dei due luoghi attraverso il cielo e il mare. A questo splendido scenario naturale manca solo il passaggio amministrativo, ma ci stiamo lavorando e sono certo che ce la faremo.»
La storica imbarcazione di Legambiente è arrivata ieri a Cagliari ed è ormeggiata al pontile Marina di Portus Karalis. Il primo appuntamento è stato appunto dedicato al “Grande Parco delle Zone umide dell’area metropolitana di Cagliari: Molentargius – Sella del Diavolo – Santa Gilla”. Ad aprile, a bordo di due battelli, c’era stata la traversata inaugurale. «Fortemente simbolica – ricorda Paci -. I sindaci e Legambiente allora hanno chiesto un forte impegno della Regione e noi l’abbiamo garantito. Faremo tutto il possibile per riuscire a far nascere il Parco in tempi rapidi: per la Sardegna è una grande occasione».

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Centrale Grazia Deledda Enel 85 copia

Domani mattina la commissione “Attività Produttive” esprimerà il parere di propria competenza sul Piano energetico regionale, dopo aver concluso in tarda serata il ciclo di audizioni sul testo approvato dalla Giunta, ascoltando le valutazioni dei sindacati, delle forze datoriali e delle associazioni ambientaliste.

I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno espresso un giudizio positivo sull’impianto del provvedimento: «Finalmente la Sardegna si dota di un Piano energetico – ha detto il segretario della Filtcem-Cgil Salvatore Cappai – la metanizzazione dell’Isola sarebbe un’opera di portata storica. Adesso c’è bisogno di tempi certi e di risposte concrete per attuare il progetto». Stessa preoccupazione espressa dai colleghi di Cisl e Uil Marco Nappi e Salvatore Sini che hanno paventato il rischio di lungaggini negli iter autorizzativi per la realizzazione delle infrastrutture (depositi Gnl, rigassificatori, rete di distribuzione): «L’importante è che si proceda rapidamente – hanno sottolineato Nappi e Sini – solo così la Sardegna potrà colmare il gap con le altre regioni italiane ed europee. Sarà compito della Regione fare in modo che il metano arrivi ai sardi a prezzi contenuti, in linea con la media italiana». Qualche dubbio invece è stato espresso sull’obiettivo dell’abbattimento del 50% delle emissioni di CO2 entro il 2030. «E’ un’indicazione condivisibile ma difficile da attuare – ha detto Marco Marras della Flaei – Cisl – occorre indicare con più precisione la strada da seguire per centrare l’obiettivo».

L’approvazione del Piano energetico e la sua impostazione “flessibile” con la previsione di diverse fonti di approvvigionamento, è stata valutata positivamente anche dai rappresentanti delle forze datoriali.

Il presidente di Confindustria, Alberto Scanu, ha però sollecitato più chiarezza sui tempi e sulle modalità di raggiungimento degli obiettivi: «Il Piano è pieno di buoni propositi ma bisogna dare una linea chiara se non si vuole correre il rischio di farlo diventare un libro dei sogni – ha detto Scanu – sui progetti di efficientamento energetico, iter autorizzativi per le infrastrutture del gas metano e utilizzo delle fonti rinnovabili sono necessari ulteriori approfondimenti».

Apprezzamento per l’approvazione del Piano è stata espressa anche dal presidente di Confapi Gianfrancesco Lecca: «Il varo del Pears rappresenta un passo importante per favorire la crescita dell’Isola – ha detto Lecca – bisogna però garantire tempi certi per il processo di metanizzazione a costi accessibili per le imprese. In attesa del completamento delle opere, occorre puntare a una riduzione della carbon tax su gpl e gasolio per consentire una riduzione della bolletta energetica per le aziende sarde». Per Confapi, inoltre, è urgente fare chiarezza sulle autorizzazioni per la realizzazione delle infrastrutture del gas metano: «La Giunta ancora non ha chiarito la questione – ha concluso Lecca – si rimanda tutto alla firma del Patto per la Sardegna con il Governo. Speriamo che in quella occasione arrivi una risposta definitiva».

Forti perplessità sul Piano sono state invece espresse da Legambiente. Secondo il presidente del Comitato Scientifico dell’associazione ambientalista Vincenzo Tiana la proposta di riduzione del 50% delle emissioni di CO2 è formulata con enunciazioni contraddittorie che rendono praticamente impossibile il raggiungimento degli obiettivi dichiarati».

Per Legambiente la strada da seguire è quella dell’innovazione, delle produzioni a basso contenuto energetico e alto know-how, della ricerca e delle nuove tecnologie. «Serve un  crono programma per il superamento definitivo del carbone e la graduale dismissione del comparto termoelettrico la cui produzione di energia deriva per il 71% da fonti fossili».

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Fanghi rossi Iglesias

 

Quale vita dare alle miniere dopo le bonifiche e i diversi processi di risanamento e riqualificazione delle aree lasciate dalle aziende che hanno operato nelle diverse parti dell’isola con una maggiore attenzione ai tempi, alla burocrazia e alla necessità di procedere in maniera sinergia e senza ostacoli. Questo il senso dell’iniziativa “Ambiente e miniere 2.0” che si è svolto a Montevecchio, promosso dalla Filctem Cgil del Medio Campidano, in collaborazione con il comune di Guspini e a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e sindacali.

«L’obiettivo è dare una nuova vita alle miniere. Partendo dall’eredità, troppo spesso amara e pericolosa che ci hanno lasciato, e che diventano un punto di partenza – ha spiegato Emanuele Madeddu, coordinatore della Filctem Cgil -. Ossia le bonifiche per ripartire e dare un futuro ai siti minerari, alle aree alle strutture che hanno accompagnato quella che è stata definita l’epopea mineraria. Sicuramente le bonifiche sono un punto fondamentale e necessario per ripartire e far funzionare un sistema che in questi anni ha dovuto fare i conti con le mille difficoltà rappresentate da norme non sempre attuali (basti l’esempio della legge che regola l’attività mineraria: è un regio decreto), o la legge sulle miniere che non aveva a cuore il benessere del territorio ma la produzione.»

Il sindaco di Guspini, Giuseppe De Fanti, ha rimarcato la necessità di intervenire per avviare il percorso di risanamento ambientale e i ritardi dovuti molto spesso alla burocrazia.

«Si pone la necessità, per quanto riguarda Iglesias – ha detto il sindaco Emilio Gariazzo – di far convivere la tutela dell’ambiente con lo sviluppo e quindi la valorizzazione turistica dei siti”. Antonello Acca, sindaco di Arbus, ha rimarcato la necessità di procedere con le bonifiche rapidamente. Il ritardo delle bonifiche ritarda sicuramente lo sviluppo turistico.»

«C’e’ un dato di partenza importante – ha rimarcato Tore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis -: Igea era una società in liquidazione pur avendo un portafoglio da 180 milioni di euro per fare le bonifiche. Igea è stata sottratta dalla liquidazione e oggi ha una capacità operativa che vede iniziare i lavori a Sant’Antioco. Rispetto allo scorso anno, sono stati compiuti passi concreti. A Iglesias è stato costituito il centro competenza e riciclo materiali.»

Rossella Pinna, consigliere regionale ed ex sindaco di Guspini, dopo un passaggio su progetti e finanziamenti ha posto l’accento sulle nuove iniziative che riguardano Montevecchio.

Vincenzo Tiana ha posto l’attenzione sulla questione delle bonifiche. «La Regione dovrebbe fare un progetto strategico sulle mille discariche dismesse».

«Grazie ai lavoratori per il lavoro e l’impegno – ha detto Michele Caria, amministratore di Igea -. Oggi Igea è in grado di affrontare tutti i lavori, non c’è bisogno di fare arrivare aziende da fuori.»

Ha parlato del salvataggio di Igea e delle numerose proteste che si sono registrate prima del salvataggio dell’azienda in house l’assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras. «Quella di oggi è un’occasione per ascoltare cose che nei nostri uffici non si sentono. Igea è una società pubblica che  può lavorare con efficienza. Una società che si regga e sia un valore aggiunto nel territorio.»

Michele Carrus, segretario regionale della Cgil ha posto l’attenzione sulla necessità di rivedere la legge sul settore estrattivo in Sardegna, di formulare una legge quadro sulle bonifiche dei  siti minerari e di salvaguardare le professionalità e le esperienze positive dell’Ati Ifras.

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Venerdì 27 maggio, dalle 17.00, nella sala Mensa Impiegati di Montevecchio, si svolgerà il primo appuntamento di Ambiente e miniere 2.0, iniziativa organizzata da Filctem Cgil e comune di Guspini, con l’obiettivo di creare un momento di riflessione con cadenza annuale intorno ad un tema di importanza rilevante per il futuro del territorio. Le bonifiche rappresentano, infatti, una precondizione essenziale per qualsiasi modello di sviluppo si voglia perseguire, e l’impegno delle istituzioni, ciascuna per le proprie competenze, è restituire il territorio risanato alle popolazioni locali e dare nuova vita al patrimonio minerario, attraverso la condivisione dei progetti da portare avanti.

Al dibattito, moderato da Emanuele Madeddu della Filctem Medio Campidano, partecipano: Giuseppe De Fanti sindaco di Guspini, Michele Carrus, segretario generale Cgil; Maria Grazia Piras, assessore regionale dell’Industria; un rappresentante dell’assessorato regionale all’Ambiente; Michele Caria, amministratore unico Igea; Salvatore Cherchi, coordinatore Piano Sulcis (le cui competenze coinvolgono anche le bonifiche nel Medio Campidano); Emilio Gariazzo sindaco di Iglesias e presidente della Comunità del Parco Geominerario; Rossella Pinna consigliere regionale Pd; Antonello Ecca, sindaco di Arbus; Vincenzo Tiana, Legambiente.

La finalità dell’iniziativa è verificare, anno dopo anno, lo stato di attuazione dei progetti e il rispetto degli impegni assunti dai vari soggetti coinvolti, e insieme a questo, ragionare sulle difficoltà tecniche e procedurali per arrivare a superare gli ostacoli che spesso si frappongono alla concretizzazione dei progetti di bonifica.

Miniera di Montevecchio

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La Quinta Commissione del Consiglio regionale ha avviato questo pomeriggio un ciclo di audizioni sulla proposta di legge n. 227 “Norme in materia di danni all’agricoltura da fauna selvatica”, con le audizioni dei rappresentanti delle associazioni di categoria CIA, Copagri e Confagricoltura e il presidente di Legambiente, Vincenzo Tiana.

Il provvedimento in discussione prevede alcune modifiche alla legge regionale n.1/1977 (Organizzazione amministrativa della Regione e competenza della Giunta, della Presidenza e degli assessorati) e alla legge n.23/1998 (Norme sulla protezione della fauna selvatica e l’esercizio della caccia in Sardegna). Tra le novità introdotte: 1) il trasferimento di competenze dall’assessorato all’ambiente a quello dell’agricoltura in relazione alla gestione degli indennizzi per i danni causati dalla fauna selvatica; 2) la possibilità di commercializzare la carne di animali selvatici abbattuti o catturati nei piani di controllo regolarmente autorizzati; 3) l’esclusione del daino (dama dama) dall’elenco delle specie di fauna selvatica particolarmente protette.

Riguardo a quest’ultimo punto, il presidente della Commissione, Luigi Lotto, ha chiarito in premessa che non si pensa a un inserimento del daino tra le specie cacciabili. «Si tratta invece di sottoporre questa specie, particolarmente diffusa in alcune zone dell’Isola, a piani di controllo – ha spiegato Lotto – ciò consentirebbe di evitare danni agli agricoltori e di regolamentarne la diffusione dei daini nel territorio».

Subito dopo sono intervenuti i rappresentanti delle associazioni di categoria. Il coordinatore regionale di Copagri Pietro Tandeddu ha espresso perplessità sul trasferimento di competenze riguardo alla gestione degli indennizzi per i danni causati dalla fauna selvatica: «La struttura dell’assessorato all’agricoltura si è notevolmente indebolita negli ultimi anni – ha detto Tandeddu – meglio sarebbe affidare questi compiti alle Agenzie agricole». Il rappresentante di Copagri ha poi invitato la Commissione a prevedere un potenziamento delle risorse stanziate per il ristoro dei danni (400mila euro) e ad escludere un prelievo di fondi dal PSR per finanziare questi capitoli di bilancio».

Su quest’ultimo argomento si è soffermato anche il presidente di Confagricoltura, Luca Maria Sanna, che ha espresso la sua totale contrarietà: «Le risorse del PSR vanno utilizzate per favorire lo sviluppo rurale e non per pagare i debiti di altri assessorati – ha detto Sanna – questo deve essere un punto fermo della legge». Sanna ha chiesto di lasciare in capo all’assessorato all’Ambiente le competenze in materia e di prevedere, eventualmente, un coinvolgimento dell’assessorato della Sanità nei corsi di formazione diretti ai cacciatori e relativi alle corrette modalità di macellazione, trasporto e trattamento delle carcasse di cinghiale, al fine di evitare la diffusione accidentale della peste suina africana.

Martino Scanu, presidente di CIA, ha invece auspicato una legge organica che garantisca una migliore gestione del territorio: «Finora si è pensato solo alla protezione della fauna – ha detto Scanu – sarebbe utile mostrare attenzione anche verso gli agricoltori. Le aziende subiscono danni ingenti dagli animali selvatici. Oltre ai cinghiali, alle cornacchie e ai cormorani, oggi ci sono anche i cervi che in alcune zone del Medio Campidano invadono campi e terreni privati».

Giudizio negativo sulla legge, infine, da parte di Legambiente. Il presidente Vincenzo Tiana ha definito “impropria e velleitaria” la norma in discussione. «Esiste già una legge che regola la gestione della fauna selvatica – ha ricordato Tiana – è la 23 del 1998: prevede la definizione degli ambiti territoriali, l’adozione di un piano faunistico regionale, la predisposizione di specifici piani di gestione. Il problema è che quella legge non è stata mai attuata».

Vincenzo Tiana si è detto contrario a risolvere emergenze senza azioni coordinate: «Un contenimento di alcune specie (cornacchie) può essere fatto utilizzando il calendario venatorio – ha affermato il presidente di Legambiente – quanto ai daini non si può pensare a un abbattimento senza risolvere il problema gestionale del territorio».

Il presidente Lotto ha chiarito la posizione della Commissione: «Non intendiamo intervenire sull’impianto complessivo della legge n.23, lo si farà eventualmente nel Piano faunistico regionale a cui sta lavorando la Giunta. Oggi non si parla di caccia ma di interventi per evitare danni che la Regione non riesce più ad indennizzare».

Le audizioni proseguiranno domani. La Commissione sentirà gli assessori dell’Ambiente e dell’Agricoltura Donatella Spano ed Elisabetta Falchi.  

Venerdì 10 aprile, alle 10.30, l’Aula Magna dell’Istituto minerario ospiterà un convegno sulla valorizzazione dei siti minerari dismessi organizzato dalla Consulta delle Associazioni del Parco Geominerario.

Obiettivo dell’iniziativa è approfondire con gli esperti, le istituzioni e i tanti operatori interessati il significato della norma approvata dal Consiglio regionale della Sardegna sul riutilizzo dei siti minerari dismessi a fini di ricerca scientifica e tecnologica, turistici, culturali e sociali e le potenzialità di sviluppo che possono scaturire dalla sua puntuale applicazione.

Italia Nostra Sardegna, intanto, in una nota del suo presidente regionale, Graziano Bullegas, esprime viva preoccupazione per la decisione assunta dal Commissario Straordinario del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna che, con la deliberazione 10/2015 dello scorso marzo ha abolito la Consulta delle Associazioni di Volontariato culturale, ambientale e umanitario. A parere di Graziano Bullegas, «si tratta dell’ennesima scelta sbagliata, inopportuna e ingiustificata adottata dalla Direzione che indebolisce e mina la vita stessa del Parco Geominerario».

Un giudizio critico sulla decisione del commissario straordinario del Geoparco è stato espresso anche da Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente Sardegna, che in una nota definisce «inspiegabile e arbitraria l’abolizione della Consulta, unico organismo democratico capace di portare la voce delle associazioni dentro l’istituzione e di rilevare le criticità di talune, non poche, iniziative ma anche di individuare e suggerire le soluzioni. Nessuna delle argomentazioni richiamate dal provvedimento risulta credibile e idonea a giustificare la abolizione della Consulta e men che meno quella secondo cui risponderebbe a principi – sacrosanti – di spending review, dal momento che ormai da tempo il Parco aveva tagliato i fondi destinati all’operatività della Consulta».

LOCANDINA CONVEGNO VALORIZZAZIONE SITI MINERARI

La quarta commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd), che ha cominciato l’esame del DL 130 – Giunta regionale – Norme per il miglioramento del patrimonio edilizio, la semplificazione ed il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia, con le audizioni dei rappresentanti di categorie produttive e sindacati.

A nome delle associazioni di categoria, il segretario regionale della Cna, Francesco Porcu, ha espresso apprezzamento per il testo, «che propone un quadro di certezze e di semplificazioni in grado di superare una stagione emergenziale e dogmatica». «Piuttosto – ha aggiunto – siamo preoccupati per un possibile vuoto normativo che avrebbe ripercussioni negative per un settore già in grande sofferenza con ben 26.000 unità in meno e comunque ancora in condizioni di dare molto al Pil regionale».

Nel merito, Porcu ha sollecitato più flessibilità in alcune parti del testo, auspicando fra l’altro la rimozione del limite dei piani attuativi per gli interventi consentiti, un’apertura sui centri storici (finora esclusi fatta eccezione per i fabbricati in cui risiedono disabili), l’estensione ai camping ed alle strutture all’aria aperta degli incrementi volumetrici per le strutture turistiche e, in materia di semplificazioni, l’utilizzo della comunicazione di inizio lavori in tutti gli interventi che non riguardino le parti strutturali del fabbricato.

Luca Murgianu, della Confartigianato, dopo aver ricordato che in questi anni il settore è riuscito a contenere il crollo occupazionale solo grazie al piano casa, ha affermato che la Sardegna ha bisogno di una legge «stabile, chiara, senza ideologie e senza tabù». «Sotto questo profilo – ha aggiunto – i limiti previsti per i centri storici e le zone agricole appaiono eccessivi se davvero si vuole puntare con decisione al recupero del nostro patrimonio edilizio». «Noi proponiamo – ha concluso – di introdurre in queste zone, come in quelle costiere, una premialità contenuta e legata, per esempio, alla qualità architettonica e all’utilizzo dei nostri materiali tipici.»

Aprendo la serie degli interventi delle organizzazioni sindacali, il segretario della Filca-Cisl Giovanni Matta ha messo l’accento sul momento delicatissimo della categoria che, con una buona legge, «può rappresentare per la Sardegna un moltiplicatore di opportunità, purché ci siano certezze, percorsi condivisi e tempi brevi». Matta ha inoltre sostenuto che esistono le condizioni per una nuova edilizia del futuro, «che dovrà essere fondata su quattro pilastri: qualità, sostenibilità, innovazione, rispetto delle norme» con una attenzione particolare alla valorizzazione dei materiali tipici dell’Isola, «senza dover più assistere a situazioni come quella dei cantieri della Sassari-Olbia, dove si utilizzano materiali di importazione».

Per la Cgil, il segretario Antonio Piludu ha evidenziato la necessità di rafforzare i riferimenti della legge alla qualità architettonica ed all’efficienza energetica prevedendo, nello stesso tempo, una parte dedicata all’edilizia residenziale pubblica ed alla rigenerazione urbana delle periferie. «Una strada – ha spiegato – che può aprire l’accesso ai fondi europei incentivando i proprietari alla riqualificazione». Per quanto riguarda alcuni articoli del testo, l’esponente della Cgil ha formulato due proposte: sostituire il silenzio-assenso («molto spesso i Comuni non riescono a rispondere nei termini, non per loro volontà») con l’intervento di un commissario ad acta e portare la premialità volumetrica anche oltre il 40% per le aziende che trasferiscono la loro sede produttiva da un’area a rischio idrogeologico ad una “sicura”.

Parlando per la Fenea-Uil Gianni Olla si è detto convinto che «una edilizia sostenibile capace di garantire certezze sugli interventi e sui tempi può accompagnare positivamente l’economia regionale verso la ripresa: in questi anni abbiamo avuto il 70% degli occupati in meno ed il 60% delle ore lavorate in meno, adesso possiamo e dobbiamo ripartire».

Il segretario regionale di Legambiente Vincenzo Tiana ha aperto la parte finale dell’audizione, dedicata alle associazioni ambientaliste. Secondo Tiana, intanto, «dal disegno di legge non è arrivato quel primo segnale forte in materia di restauro idrografico e idrogeologico, che sarebbe stato auspicabile proprio nella ricorrenza delle terribili calamità naturali che hanno colpito la Sardegna». «In secondo luogo – ha osservato – a differenza dell’accordo Stato-Regioni sui piani casa che aveva carattere temporaneo questa legge stabilizza un regime di deroghe permanenti, disincentivando nei fatti i Comuni dal predisporre i Piani urbanistici». «La strada maestra invece – ha concluso – resta quella della pianificazione con cui si crea quella qualità architettonica che i piani casa hanno peggiorato».

Ad avviso di Maria Paola Morittu, rappresentante di Italia Nostra, «il disegno di legge contiene una questione preliminare insuperabile: non può diventare legge della Regione se prima non viene sottoposto alla procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica), come prescrive la normativa europea confermata da vasta giurisprudenza». Morittu ha poi contestato che la legge possa raggiungere l’obiettivo di contenere il consumo di suolo. «Supponiamo – ha immaginato – che ciascuna delle 4.000 strutture ricettive della Sardegna presenti un progetto di ampliamento di appena il 25%, numero bassissimo: in Sardegna avremmo ben 25 milioni di metri cubi in più.»

«La vera lacuna di questa legge è la pianificazione sostenibile – ha dichiarato Antonello Secci del Wwf – soprattutto nei centri urbani degradati; sotto questo aspetto è la classica montagna che ha partorito il topolino.» E’ profondamente sbagliato, inoltre, «concedere nuove cubature nelle aree a 300 metri dalla costa e nelle zone agricole di piccole dimensioni da 1 a 3 ettari».

Il presidente Antonio Solinas, al termine delle audizioni, ha assicurato che l’impegno comune della commissione è quello di procedere a tappe forzate «in modo da approvare il disegno di legge già nella prossima settimana per sottoporlo all’esame del Consiglio delle autonomie locali». «Questo significa – ha precisato – che andremo incontro ad un brevissimo vuoto normativo, forse di pochi giorni». «La commissione – ha proseguito – ha recepito le indicazioni sull’uso dei materiali locali, l’inclusione dei centri storici e dei piani di edilizia residenziale pubblica; siamo consapevoli che questo disegno di legge è l’inizio di un percorso, che sarà seguito dalla legge urbanistica e dal Piano paesaggistico, ma intendiamo procedere fin da subito con chiarezza e trasparenza».

Rispondendo, infine, ai rilievi delle associazioni ambientaliste, il presidente ha detto di non credere all’obbligatorietà della procedura di Vas, «anche perché fin dall’avvio dell’iter del disegno di legge si è lavorato in stretta collaborazione con l’assessorato dell’Ambiente».