21 November, 2024
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Una rivisitazione contemporanea delle giudicesse raccontate attraverso un’installazione audiovisiva e una pubblicazione d’artista. È l’esito del progetto di residenza artistica Giudicesse 2030, che verrà presentato sabato 16 dicembre a Sant’Antioco, a partire dalle 19.00 nella sala mostre della Biblioteca Comunale di piazza de Gasperi.

La residenza è stata condotta dal duo multidisciplinare Studiolandia, composto da Giorgia Cadeddu e Vittoria Soddu, grazie a un progetto promosso dalla Società Umanitaria di Carbonia e realizzato in collaborazione con le associazioni Terras e U-BOOT Lab.

Il lavoro di Studiolandia nasce da una residenza a Sant’Antioco dedicata all’incontro e alla raccolta di testimonianze della comunità locale, che ha intrecciato l’approfondimento sulle fonti bibliografiche, storiche e iconografiche, e la ricerca sui filmati amatoriali in pellicola,  digitalizzati attraverso il progetto regionale di raccolta di cinema di famiglia “La Tua Memoria è la Nostra Storia” – e conservati nell’archivio del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria.

«Se siamo partite con l’idea di restituire alla giudicessa, come entità simbolica, un nuovo corpo e una nuova voce per ri-significarla nell’epoca contemporanea, lo scambio sul territorio ha confermato l’esigenza di far emergere un personaggio che fa della trasmissione intergenerazionale un obiettivo da raggiungere, del rapporto con l’ambiente – inteso come habitat e spazio di coabitazione – e la sua tutela una prerogativa delle sue istanzespiegano Giorgia Cadeddu e Vittoria Soddu –. Abbiamo raccolto le storie di diverse incarnazioni moderne che portano avanti nella loro professione questi intenti – una pescatrice, una biologa, una pedagogista, una cavallerizza, un’archivista – e gli immaginari di un gruppo di bambine e bambini con cui abbiamo ridisegnato una squadra di 14 Giudicesse che dispongono ognuna di un animale guida e di un oggetto attraverso il quale attuare un cambiamento, come uno scettro metereologico o un traduttore simultaneo in tutti i linguaggi del mondo animale. Per la restituzione pubblica di sabato 16 dicembreconcludono le artistestiamo lavorando a un’installazione audiovisiva e una pubblicazione d’artista che intreccia le diverse fonti facendone un racconto corale, a partire dall’assenza di immagini dell’epoca giudicale per arrivare al ritratto di una giudicessa multiforme e atemporale, che ha attraversato la storia per arrivare ai giorni nostri come specchio della figura femminile nella società.»

«Con questa restituzione dice Moreno Pilloni, direttore del CSC Carbonia della Società Umanitaria – chiudiamo un percorso che è stato realizzato attraverso il coinvolgimento attivo della comunità. Crediamo sia un bel modo di fare cultura e rapportarsi a un territorio nell’ottica di una crescita condivisa e partecipata che ha visto l’impegno di numerose figure professionali che in questo territorio abitano.»

E sul rapporto con la comunità si sofferma anche Maria Pina Usai, curatrice del progetto per U-BOOT Lab, che parla di «un coinvolgimento attivo nato da quegli incontri quotidiani informali resi possibili proprio dal vivere un luogo in residenza, che si sono poi formalizzati in una serie di interviste e in un laboratorio con bambine e bambini».

Mentre Marina Fanari, U-BOOT Lab, ha curato gli aspetti del progetto legati ad accessibilità e inclusione: «Fino alla sua conclusione il progetto sosterrà i principi dell’accessibilità ampliata con servizi che consentano la più ampia partecipazione, quali l’interpretariato in Lingua dei Segni Italiana e la sottotitolazione in tempo reale».

Tempo di bilanci anche per Paolo Serra, direttore regionale dei centri di servizi culturali della Società Umanitaria in Sardegna, che ricorda come «questa sesta annualità del progetto cineportuale legato alla figura delle Giudicesse e della donna in Sardegna – ci consegna un’opera visuale che crediamo possa e debba avere una vita ben oltre il territorio del Sulcis Iglesiente, e ci adopereremo quindi insieme ai partner del progetto,U-BOOT Lab e Terras perché possa circuitare in tutta la Sardegna, e, perché no, anche a livello nazionale attraverso la rete della Società Umanitaria di Milano».

Anche la serata di sabato, realizzata in collaborazione con il comune di Sant’Antioco, Ottovolante Sulcis e Museodiffuso.exe, sarà un ulteriore momento di condivisione e scambio con la comunità, con un aperitivo aperto accompagnato dal dj set di Jane & MissMary.

 

Un grande laboratorio di riflessione sul ruolo della donna, dalle Giudicesse medievali alla vita socio-economica della Sardegna contemporanea. È il senso della residenza artistica Giudicesse 2030, in corso da lunedì 4 dicembre a Sant’Antioco e che, sino a sabato 16, coinvolgerà la comunità locale attraverso laboratori e incontri informali per un percorso creativo condiviso.

A condurre la residenza nei locali dell’ex Monte Granatico è il duo multidisciplinare STUDIOLANDA, composto da Giorgia Cadeddu e Vittoria Soddu, che ha vinto il bando promosso dalla Società Umanitaria di Carbonia, capofila del progetto realizzato in collaborazione con le associazioni Terras e U-BOOT Lab.

«Giudicesse 2030 dice Moreno Pilloni, direttore della Società Umanitaria di Carboniarisponde alla necessità di sviluppare una consapevolezza collettiva su ciò che le comunità possono fare per incidere sui cambiamenti globali, a partire dalla gestione del proprio territorio inteso come patrimonio culturale condiviso.»

Il progetto proposto da STUDIOLANDA parte da una prima fase di studio rigoroso delle fonti letterarie e degli archivi storici audiovisivi, che verranno poi condivisi con gli abitanti e ibridati con la loro memoria collettiva, per la realizzazione di un’opera capace di coniugare il linguaggio sonoro a quello visuale, che sarà presentata come restituzione pubblica dell’esperienza residenziale sabato 16 dicembre.

«La finalità spiega Maria Pina Usai, U-BOOT Lab, curatrice del progettoè costruire insieme una nuova narrazione delle Giudicesse, senza fermarsi alla loro rievocazione storica di ‘principesse medioevali’, ma utilizzando il loro ruolo storico come ‘base’ da cui far emergere il ruolo delle donne oggi, nella vita socio-economica della Sardegna contemporanea.»

Aspetti imprescindibili del progetto sono accessibilità e inclusione, curati da Marina Fanari, U-BOOT Lab, che spiega: «Il principio “non lasciare nessuno/nessuna indietro”, slogan dell’Agenda 2030, permeerà ogni aspetto della residenza, dall’accessibilità degli incontri con la comunità ai contenuti dell’opera fino all’evento pubblico finale. Tra le varie azioni abbiamo previsto traduzioni simultaneedall’italiano alla lingua dei segni italiana (LIS) e viceversa, e la sottotitolazione dei contenuti visuali, inclusa quella simultanea durante l’evento finale».

La residenza è aperta dal 4 al 16 dicembre, e la comunità sarà invitata a partecipare sia attraverso laboratori con i bambini sia attraverso incontri informali negli spazi nell’Ex Monte Granatico, messi a disposizione dal Comune di Sant’Antioco come parte del MuseoDiffuso.exe e gestiti da Ottovolante Sulcis.

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Si conclude oggi la sesta edizione di Contemporary, Festival biennale di arte d’avanguardia organizzato dall’associazione Brebus che ha animato il piccolo paese di Donori con musica, cultura e arte visiva insieme a momenti d’incontro pubblico e dibattito con ingresso gratuito.

Anche questa sera le performance musicali, per lo più notturne, avranno luogo nello spazio concerti della chiesa di Sa Defenza e nelle strade del paese saranno presenti le opere dei nove artisti in residenza, opere non convenzionali realizzate dalla connessione con i luoghi, espressioni d’arte che dialogano con gli spazi, l’atmosfera e gli abitanti del paese basate sull’ascolto, il confronto, l’accoglienza, la curiosità e la condivisione. Tutti gli appuntamenti del festival sono registrati per esser trasmessi in differita da Radio Arte media partner del Contemporary 2019 su www.radioarte.it , importante piattaforma online di musica e pratiche artistiche sperimentali. Gli artisti in residenza dell’edizione del 2019 sono Mohsen Baghernejad, Elisa Desortes, Daniela Frongia, Yonel Hidalgo, Jose Iglesias, Cristina Pancini, Arthur Piquer, Capucine Vever e Vittoria Soddu.

Significative le azioni dal vivo delle artiste Cristina Pancini, Vittoria Soddu ed Elisa Desortes. Cristina Pancini ha realizzato “La terra è bassa”, una telefonata pubblica, trasmessa dal “Bando” comunale e udibile nello spazio esterno cittadino, che racconta in sintesi il frutto di oltre 20 interviste svolte dall’artista agli abitanti donoresi durante la precedente settimana di residenza; Vittoria Soddu ha realizzato C14H9Cl5, una partita con bocce prodotte in terra cruda – materia caratteristica di Donori – che richiama un passato recente di campagne anti-malariche, ma anche di socialità ed aggregazione nel campo bocce nel lato dell’Ex Montegranatico; Elisa Desortes ha realizzato Treasure Hunt, una caccia la tesoro, che ha come scenario le zone circostanti l’edificio dell’Ex Montegranatico, e che ha come fondamento lo scambio e la possibilità di vedere con occhi diversi il paesaggio urbano di Donori.

Maurizio Coccia, critico e docente di Storia dell’Arte Contemporanea e curatore del festival durante l’inaugurazione del festival ha dichiarato che «anche quest’anno Il Contemporary ha rappresentato una proposta alternativa dell’arte rispetto alle tante offerte artistiche già presenti. L’arte può essere stimolante e vivace, non è detto debba essere piacevole, accomodante, attraente o affascinante. Il Contemporary ha mantenuto la sua forte radicalità perché vuole andare oltre l’ovvio e superare la paura di conoscere, incontrare, il dubbio, la riflessione, la contraddizione tra diversi punti di vista e in particolare le contraddizioni presenti in una società dominata dall’indifferenza, l’egoismo e la precarietà delle coscienze».

Per l’ideatore e curatore del festival, Roberto Follesa: “L’arte che ha offerto il Contemporary 2019 durante le tre giornate, è arte che vuole prendere posizione in maniera forte e non cerca, necessariamente, il consenso del pubblico. Ciascuno dei nove artisti di differenti culture, anche internazionali, hanno organizzato un’opera al termine della loro residenza artistica, una forma d’arte complessa. Un piccolo paese come Donori è diventato un laboratorio di ricerca che sperimenta nuovi orizzonti, un piccolo laboratorio funzionale proprio perché Donori è un paese piccolo e che ci permette di arrivare in contatto con il luogo, lo spazio e le persone insieme alla loro complessità”.

Il 22 agosto, primo giorno del festival, dopo l’inaugurazione e la presentazione delle opere degli artisti nella sala dell’ex Montegranatico, l’artista di fama internazionale Petr Davydtchenko ha svolto la sua presentazione personale, definita Lecture. A ogni edizione il Contemporary invita uno studioso a confrontarsi in pubblico con i temi centrali dell’arte, della cultura, dell’esistenza. L’artista russo ha presentato la sua ricerca che documenta tre anni di sopravvivenza cibandosi di soli animali uccisi dalla strada. Riflettendo sui nuovi modelli economici e sul sistema neoliberista, l’artista ha analizzato le sottoculture giovani europee: codici estetici, le loro ritualità violente e la rappresentazione architettonica delle strutture di potere politico. Paure, violenza, implosione delle gerarchi sociali sono alcune delle motivazioni che hanno spinto l’artista a rifiutare la società capitalistica – in particolare i prodotti dell’industria alimentare – vivendo esclusivamente di residui della società: appunto, frutta e verdura scartata, animali investiti e uccisi in strada.

Per Pietro Marchi che guida la Cantina Sa Defenza di Donori con suo fratello Paolo Marchi e sua sorella Anna Marchi: «La nostra Cantina è uno storico partner del Contemporary, grazie alla nostra collaborazione con Skepto International Film Festival una rassegna dedicata ai cortometraggi, nei tre giorni di festival, nello spazio concerti di Sa Defenza e anche questa sera, sarà proiettata la selezione di cortometraggi dal progetto heroes 20.20.20 della Fondazione Sardegna Film Commission dedicati a numerosi temi legati al concetto della sostenibilità, efficienza energetica, mobilità sostenibile, bioarchitettura e nuove ruralità”.

Il 23 agosto Contemporary ha ospitato un vivace e partecipato confronto sulle pratiche nella salute mentale e sull’abuso dei farmaci psichiatrici nell’ex Monte Granatico di Donori. Confronto pubblico organizzato con la collaborazione della rassegna di letteratura sociale Storie in Trasformazione 2019, “le vie della gentilezza”, dell’Asarp, associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica, e Radio Onde Corte, prima radio della salute mentale in Sardegna e media partner dell’edizione 2019 del Contemporary. Hanno partecipato Alessandra Fanti, Poetessa e ambasciatrice di gentilezza he ha letto alcune poesie sull’istituzionalizzazione degli esseri umani; Giuseppe Tibaldi, psichiatra e curatore dell’edizione italiana dei libri inchiesta “Indagine su un’epidemia. Lo straordinario aumento delle disabilità psichiatriche nell’epoca del boom degli psicofarmaci» e «Medicine letali e crimine organizzato. Come le grandi aziende farmaceutiche hanno corrotto il sistema sanitario» di Peter Gotzsche; Alessandro Coni, direttore del Dipartimento Salute Mentale – Zona Sud di ATS; Gisella Trincas presidente nazionale dell’UNASAM e regionale dell’ASARP. Per Giuseppe Tibaldi: «Siamo di fronte ad una peste moderna cresciuta in dimensioni ed estensione sempre più importanti negli ultimi 50 anni e che ogni giorno trasforma in invalidi adulti e bambini. Numeri allarmanti che rappresentano una vera e propria epidemia che ha rimodellato la società degli ultimi 25 anni attraverso un manuale che ha determinato la cultura della centralità del farmaco. Questi libri inchiesta sono utili anche per una riflessione sul nostro sistema della salute mentale in Italia e in Sardegna. Una riflessione sullo stato di quel grande processo di cambiamento e trasformazione iniziato con la legge di riforma psichiatrica 180».

Nella serata di ieri, alla Cantina Sa Defenza di Donori dei fratelli, Pietro, Paolo ed Anna Marchi, storico partner del Contemporary, si è svolta la partecipata performance Frammenti asistematici di filosofia – ‘Scrivere cancellando’. Testo e lettura di Sebastiano Giacobello con improvvisazioni sonore di Roberto Follesa. “Un titolo paradossale, ma forse è ciò che appare tale nel campo percettivo dell’occidentato e cioè di quell’essere perfettamente radicato dentro la propria presunzione di sapere”, così ha definito la performance Sebastiano Giacobello che da circa trent’anni è impegnato nella ricerca musicologica volta ad approfondire problematiche riguardanti, sia l’ambito estetico filosofico della musica antica e della musica contemporanea, sia l’ambito del teatro musicale, attualmente è docente di Storia della Musica e Filosofia della Musica.

Il Programma dell’ultima giornata:

Questa sera, alle ore 18.00, Fallire ancora, fallire meglio – Tavola rotonda finale aperta al pubblico (Ex Montegranatico). Nella Chiesa Sa Defenza, alle ore 22.00 Adele Madau, alle ore 22.45 Marco Salaris, alle ore 23.30 Arthur Piquer e, alle ore 24.00 Curios & Sascha – Dj Set (All night long).