Questa mattina il consigliere regionale Fabio Usai, accompagnato dal portavoce del gruppo politico “Carbonia Avanti” Manolo Mureddu e dai consiglieri comunali, Gianluca Arru e Giacomo Floris, ha fatto visita al Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia, e successivamente anche al CTO di Iglesias dove il Pronto Soccorso è ancora chiuso.
Nel corso della visita la delegazione capeggiata da Fabio Usai ha incontrato alcuni operatori sanitari presenti in loco, fra i quali, a Carbonia, la primaria del Pronto Soccorso Viviana Lantini e, a Iglesias, con i rappresentanti sindacali e politici presenti al presidio permanente del CTO.
«Nella visita di questa mattina – spiega Fabio Usai -, innanzitutto abbiamo voluto portare il nostro sostegno concreto a coloro che più di tutti stanno sacrificando per far sì che i già debilitati servizi sanitari delle strutture ospedaliere del nostro territorio non si depotenzino ulteriormente o addirittura interrompano: ovvero ai professionisti, medici, infermieri e oss, che stanno subendo, soprattutto in reparti come il PS di Carbonia (per ovvii motivi vista la chiusura di quello di Iglesias e l’impatto della stagione estiva negli accessi), carichi di lavoro non più tollerabili. Allo stesso modo dei pazienti che, giocoforza, vengono inevitabilmente sballottati od obbligati a subire attese lunghissime per essere visitati e curati.»
«Non ci si può certo nascondere dietro un dito, è una situazione insostenibile – aggiunge l’esponente politico -. Figlia di una mancata programmazione nel passato sul fronte della formazione e assunzione di nuovi medici specializzati nonché del mancato turnover tra chi è andato in pensione senza esser stato sostituito, e che oggi, a causa anche del particolare periodo pandemico, subiamo nella sua drammatica interezza. Allo stato attuale, le già reiterate soluzioni proposte per far fronte alla carenza di personale – ad esempio l’utilizzo di incentivi economici per le prestazioni aggiuntive – sebbene vadano percorse in ogni modo, rischiano di non essere più sufficienti. Dunque, prosegue l’esponente politico, arrivati a questo punto e considerati i processi sviluppatisi in ambito regionale per bandire concorsi per l’assunzione di nuovo personale e per cercare di modificare quelle normative che spesso non hanno permesso una proporzionale dislocazione di personale sanitario nei territori periferici come il nostro, è necessario un intervento di un livello più alto di quello finora invocato e avviato su scala regionale. Vista la condizione di drammatica emergenzialità della nostra sanità territoriale, così come invocato dai 23 sindaci del territorio, è ormai improcrastinabile riconoscere lo stato di emergenza sanitaria nel Sulcis Iglesiente. Ho chiesto la convocazione di un nuovo tavolo stavolta allargato su scala regionale che veda la
partecipazione oltre che dell’assessore Mario Nieddu, del management della Asl 7 e i dei Sindaci del territorio, anche della Direttrice generale di ARES Annamaria Tomasella, per discutere di come poter tamponare nel frattempo questa grave situazione e far sì che la funzionalità generale negli ospedali Sirai e CTO venga nuovamente ripristinata.»
«Nella fattispecie della chiusura Pronto Soccorso di Iglesias – conclude Fabio Usai -, ancorché sempre in emergenza, si potrebbe già procedere alla sua riapertura: perché già oggi la dotazione di medici esistente tra i due Pronto Soccorso dei due ospedali di Iglesias è tornata ad essere la stessa di un mese e mezzo fa, prima della chiusura del reparto del CTO. Pertanto il servizio potrebbe immediatamente essere ripristinato, e allo stesso modo si sgraverebbe dall’eccessiva mole di accessi quello dell’ospedale Sirai.»
Oltre il depotenziamento dei servizi ospedalieri, rischia di saltare anche il sistema della medicina generale nel territorio e specificamente nella città di Carbonia.
«Fra pochi giorni – affermano Manolo Mureddu, portavoce del gruppo politico Carbonia Avanti e Gianluca Arru e Giacomo Floris, consiglieri comunali del medesimo gruppo -, la nostra città perderà ulteriori 3 medici di base che dopo una vita di lavoro andranno legittimamente in quiescenza. Allo stato attuale non verranno sostituiti e dunque dal mese di agosto altre migliaia di persone, aggiungendosi a quelle già sprovviste di medico di famiglia, non sapranno a chi rivolgersi per poter essere assistite o anche solo per richiedere una semplice ricetta. Una situazione intollerabile possibile concausa, anche, dell’intasamento del Pronto Soccorso anche da parte di quei pazienti con codici bianchi che invece potrebbero essere agevolmente assistiti dal proprio medico di base. E’ auspicabile che la soluzione proposta di ampliare i massimali nel numero dei pazienti dei medici rimasti (da 1.500 a 1.800), allo scopo di coprire la domanda di assistenza dei cittadini rimasti scoperti dall’andata in quiescenza del proprio medico, diventi realtà al più presto. Superando le diffidenze dei professionisti sanitari che, legittimamente – proseguono Manolo Mureddu, Gianluca Arru e Giacomo Floris -, chiedono di ottenere adeguati corrispettivi economici per l’ulteriore lavoro svolto. In attesa che il bando regionale per la MMG arrivi a compimento, è necessario avviare ogni percorso possibile per scongiurare il tracollo della medicina generale nel territorio e nella nostra città: anche attuando soluzioni tampone come questa con interventi straordinari se servisse. In attesa, ovviamente, di soluzioni strutturali», concludono gli esponenti del gruppo Carbonia Avanti.