2 November, 2024
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Le carte parlano e rivelano molto dei loro autori e del contesto in cui hanno operato, anche a distanza di oltre un secolo. È esemplare il caso del Fondo Enrico Costa, presentato nei giorni scorsi a Sassari durante la giornata di studi organizzata dal Circolo Culturale Aristeo d’intesa con la Biblioteca universitaria, nei cui locali ha avuto luogo l’iniziativa.

«Quello del Costa è uno dei pochi fondi d’autore presenti in Sardegna, certamente uno dei più significativi ha spiegato Simonetta Castia, presidente di Aristeo -, comprende un ricco ed eterogeneo complesso di documenti, oggetti e immagini, come da tradizione: note e appunti biografici, epistolari, album fotografici, opere giovanili mai pubblicate in vita, abbozzi letterari, materiale a stampa e tanti altri elementi che mostrano, in maniera viva e sorprendente, lo spirito multiforme di un grande intellettuale sassarese negli anni della Belle Epoque, una fonte insostituibile per la ricostruzione del suo profilo biografico e del contesto in cui operò.»

A conclusione delle attività messe in campo per i 110 anni dalla morte dello scrittore, giovedì sera si è assistito a un viaggio emozionante, che ha restituito attraverso scritti e immagini, i particolari della vita familiare e professionale di “Enrichetto” e della sua amata città.

«Un Leonardo sassarese», lo ha definito Angela Mameli, vicepresidente della Fondazione di Sardegna, che nell’intervento di apertura ne ha indicato l’aspetto poliedrico, pedagogico (nell’orientare Sassari verso il recupero dei valori di impegno civile e ricchezza culturale del tempo), mentre la direttrice della Biblioteca, Viviana Tarasconi ha introdotto la presentazione del “Fondo” acquisito tra il 2012 e 2013 dalla stessa biblioteca, con l’auspicio di ulteriori accrescimenti.

A illustrare in maniera dettagliata il complesso documentario è stata Simonetta Castia, che ha ricordato come il fondo abbia potuto sopravvivere grazie all’interessamento dei figli Maria e Guido, e ne ha evidenziato la dimensione ancora virtuale nella sua totalità, perché suddiviso tra le collezioni presenti nelle diverse istituzioni e quelle private.

In biblioteca sono conservate la maggior parte delle testimonianze, dalle lettere, agli autografi alle rare fotografie. I tre ritratti più rappresentativi ne mostrano le sembianze da quindicenne, trentenne e, infine, in età avanzata. Una figura, quest’ultima, che ha ispirato la sagoma per il monumento dedicatogli in Piazza Fiume proprio un anno fa.

Simonetta Castia ha illustrato la collana “Scritt’Inediti”, appena arricchitasi di due nuovi volumetti (“Memorie” e la riproduzione anastatica di “Storia di un gatto”), e che proseguirà nel 2020 con diverse altre produzioni, dai racconti-guida ai diari di viaggio all’album dei giudici turritani.

Sugli aspetti della dimensione familiare e sui frammenti di vita si è concentrato l’intervento di Stefania Bagella, che ha rievocato l’identificazione della casa natale in corso Vittorio Emanuele 142 (oggi 112) presa in affitto dal padre Domenico (qui Enrico nacque nel 1841), alla dimora di sua proprietà, la casa in cui visse sino alla morte, che dopo le accurate ricerche del 2009, è stata individuata in una palazzina di via Cavour. La passione per la musica accomunava lo scrittore con tutta la famiglia (il nonno Giovanni Battista era un suonatore di clarino e contrabbasso): passione che sarebbe stata suggellata dal sodalizio con il cugino Luigi Canepa. E ancora il fresco e straordinario corredo di foto, specie quelle di vita familiare, come quella in cui la moglie e i figli posano per gli scatti fatti nel retrostante cortile dell’ultima dimora, tipico degli edifici del periodo umbertino. È dalla dimensione pubblico-privata dell’album “Le ore d’ozio” che emerge, invece, la rete di relazioni intessute in quegli anni.

Ciò che colpisce dell’attività di archivista è invece la presenza delle sue tracce un po’ ovunque all’interno della sezione antica dell’archivio storico comunale, composta da un ammontare di circa cento faldoni, che prima di essere trasferiti a Palazzo Ducale erano custoditi nella soffitta di Palazzo di Città. Come ha spiegato Carla Merella, nuova responsabile dell’Archivio storico comunale di Sassari, si ha l’impressione che nessun documento sia sfuggito all’attenzione del diligente archivista, che commentava i documenti con i segni, inconfondibili, della matita blu e rossa. Tra i documenti contrassegnati spiccano il Libro delle ordinazioni (del 14 agosto 1541, prima attestazione sulla discesa dei candelieri) e il Codice latino degli Statuti sassaresi, che riporta la famosa nota autografa sull’errore di Pasquale Tola. Quindi gli inediti appunti sulla storia monumentale del camposanto di Sassari, descritti con una incredibile minuziosità. A dare un ulteriore tocco di originalità è l’accostamento di una scrittura molto piacevole, quasi una sorta di racconto familiare, a una schedatura tanto razionale ed esaustiva delle carte ritrovate e del loro stato di conservazione.

Un archivio d’autore impareggiabile che, come ha sottolineato la paleografa Valeria Schirru, finisce per diventare uno scrigno delle memorie e una palestra letteraria e che, come è stato evidenziato dalla stessa studiosa, è meritevole di uno studio attento e multidisciplinare.

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Impossibile riassumere nel breve arco di una presentazione la quantità innumerevole di attività realizzate da Enrico Costa durante la sua vita. Impossibile, o quasi. La mostra inaugurata il 26 marzo dal Circolo Culturale Aristeo alla Biblioteca universitaria di Sassari, in occasione del centodecimo anniversario dalla morte, è certamente rappresentativa dell’aspetto eclettico di un personaggio che, attraverso i suoi molteplici interessi, è riuscito a diventare il “sassarese più illustre” di sempre.

A introdurre i presenti nell’affascinante itinerario espositivo sono state la direttrice della biblioteca, Viviana Tarasconi e la presidente di Aristeo, Simonetta Castia, che hanno tratteggiato gli aspetti peculiari di questo nuovo allestimento, che resterà aperto fino al 17 aprile.

Non a caso, il titolo “Enrico Costa. Lo scrittore e la sua città” è lo stesso dell’omonimo volume realizzato nel 2009 da Manlio Brigaglia  e Simonetta Castia per Mediando Edizioni, tassello di un progetto che parte da lontano, e che ha trovato il culmine nella realizzazione del monumento bronzeo di Piazza Fiume.

Il pubblico presente in buon numero, nonostante il maltempo e la ricorrenza infrasettimanale dell’appuntamento, è stato indicativo dell’affetto che i cittadini nutrono per un uomo che ha lasciato una straordinaria eredità culturale.

Il valore della mostra è ampliato dall’aggiunta di numerosi articoli, tra i quali il testo originale della prima opera giovanile, “Storia di un gatto”. Un prezioso quaderno autografo scritto nel 1863, nel quale si evince come il Costa, già a ventitré anni fosse non solo un amante della letteratura, ma avesse un’attitudine speciale per il disegno, per l’illustrazione e anche per la musica. La sua passione per il teatro e per l’arte fu coltivata fin da ragazzo insieme alla futura moglie e al cugino Luigi Canepa, per il quale avrebbe poi realizzato la stesura del libretto d’opera “Davide Rizio”. E proprio le musiche della Corale Luigi Canepa, con un emozionante concerto per pianoforte e flauto, hanno fatto da colonna sonora all’avvenimento.

Il percorso è scandito attraverso le teche e i supporti didattici, che mettono in evidenza l’attitudine poliedrica dello scrittore, a partire dalla età giovanile, per arrivare alla maturità con l’approdo alla fase archivistica. Trovano spazio riferimenti alle attività di promotore culturale, etnografo autodidatta nonché inventore della Cavalcata sarda, romanziere di successo, giornalista e autore del “Sassari”, e nondimeno antesignano di opere di beneficienza quale promotore delle “Cucine economiche”, ente che si occupava di dare da mangiare ai poveri.

Sono presenti rimandi alla vita familiare, dalle lettere più intime alle più rare immagini fotografiche, e di grande pregio è anche il rapporto epistolare con la venerata regina Margherita.

Come ha spiegato Viviana Tarasconi, la Biblioteca in questo momento sta vivendo un ruolo centralissimo, non solo simbolico: «Abbiamo deciso di aprire le porte alla città, e l’importante collaborazione stretta con Aristeo è una delle occasioni ideali per rendere fruibili gli spazi di questa storica struttura».

Per l’occasione è stato distribuito un gadget, un segnalibro con la caratteristica silhouette dello studioso, una sagoma che richiama la continuità delle attività fatte in questi anni da Aristeo, e rende “Enrichetto” un testimone silente delle attività e del recupero della memoria della città.

«Il fatto di omaggiare Enrico Costa in maniera così ricorrente – ha affermato Simonetta Castia – vuole essere di buon auspicio affinché Sassari recuperi la propria memoria e si ritrovi nella testimonianza poliedrica di un eclettico romantico vissuto in un momento storico piuttosto florido per la città.»

«Lo stesso titolo della mostra – ha ribadito l’assessore della Cultura Manuela Palita – può essere recepito come un invito affinché noi tutti ci riappropriamo per davvero di quell’amore per Sassari che era proprio del Costa.»

L’iniziativa è promossa da Aristeo d’intesa con la stessa Biblioteca, l’Archivio storico comunale, con il sostegno e il patrocinio della RAS e della Fondazione di Sardegna, e sotto l’egida del comune di Sassari.

L’invito è ora quello di partecipare il 18 aprile alla presentazione del Fondo di autografi di Enrico Costa, che verranno poi studiati e pubblicati a breve. Mentre già l’11 aprile Daniele Monachella, a grande richiesta, replicherà una delle fortunate edizioni delle ormai celebri “Passeggiate”.

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Il 26 marzo del 1909 Enrico Costa, gravemente ammalato, si spegneva nella sua “casetta” di via Cavour all’età di sessantasette anni. E la città di Sassari perdeva uno dei suoi più grandi intellettuali di sempre. A centodieci anni dalla morte, il Circolo Culturale Aristeo ne commemora la poliedrica ed affascinante personalità con una nuova mostra dal titolo “Enrico Costa. Lo scrittore e la sua città”, allestita dal 26 marzo al 17 aprile nei prestigiosi ambienti della Biblioteca Universitaria. Un evento che farà da apripista ad altre interessanti iniziative nelle prossime settimane.

La cerimonia di inaugurazione avrà luogo martedì sera alle 18, con gli interventi della direttrice della Biblioteca, Viviana Tarasconi e della presidente del Circolo Aristeo, Simonetta Castia, e la partecipazione straordinaria della Corale Luigi Canepa.

Questo nuovo allestimento, che va ad ampliare il già ricco patrimonio archivistico e bibliografico delle precedenti raccolte, arriva dopo una preziosa serie di eventi che in questi anni hanno permesso di riscoprire la figura complessa e multiforme di un personaggio straordinario, trovando il culmine, lo scorso dicembre, nella realizzazione del monumento bronzeo di Piazza Fiume.

L’esposizione si implementa di una serie di grandi pannelli, i quali ripropongono diverse fasi cronologiche della vita, a partire dal segmento sul giovane Enrico, per approfondirne le passioni, i romanzi e il successo, e poi scandagliare nel suo impegnato ruolo di archivista. Vengono focalizzati alcuni aspetti della personalità poliedrica di uomo dell’ottocento, l’amore per la città, le tradizioni, il teatro, la musica, l’illustrazione e la letteratura di colui che fu anche fondatore del romanzo storico in Sardegna, nonché maestro ispiratore di Grazia Deledda.

Tra i più interessanti documenti, all’interno delle teche c’è sicuramente “Il paracamino”, celebre quadro realizzato nel 1895 per l’Archivio municipale, che ricostruisce in modo emblematico la storia civica attraverso le insegne simbolo delle dominazioni. Quindi “Il Sassari”, la monumentale opera che lo scrittore dedicò alla città, frutto di quasi tre decenni di lavoro ininterrotto, che in diverse migliaia di pagine raccoglie e celebra le grandi e piccole memorie storiche. E, infine, “I giorni e le opere”, una cronologia completa che evidenzia le date e i momenti più significativi, umani e professionali della vita del Costa.

I pannelli più piccoli mostrano invece la versatilità del personaggio, i suoi interessi di etnografo attraverso “L’album dei costumi sardi” e l’ideazione del “Festival dei costumi” che, dedicato alla regina Margherita, più in là diverrà la Cavalcata sarda. Un altro approfondimento sarà riservato proprio allo scambio epistolare con la sovrana, realizzato grazie all’intermediazione della dama di compagnia, la marchesa Paola Pes di Villamarina.

Non poteva mancare l’esperienza del giornalista, prima come direttore del periodico “La Stella di Sardegna” e quindi come assiduo collaboratore della Nuova Sardegna, per la quale firmava con l’anagramma “Actos”. Altro spazio sarà dedicato al volontariato laico. In pochi sanno che Costa fu promotore in città, insieme ad altri sottoscrittori, di un ente di beneficienza diffuso a livello nazionale, le Cucine economiche, che si occupava di dare da mangiare ai poveri.

L’amore infinito per la musica sarà poi evidenziato  attraverso un focus sull’opera “David Rizio”, composta dall’illustre concittadino Luigi Canepa su libretto del Costa, del quale era anche cugino.

Saranno presenti immagine fotografiche inedite e, tra le rarità, il manoscritto autografo di una delle prime opere, “Storia di un gatto” del 1863. L’iniziativa è promossa da Aristeo d’intesa con la stessa Biblioteca, l’Archivio storico comunale, con il sostegno e il patrocinio della RAS e della Fondazione di Sardegna, e sotto l’egida del comune di Sassari.

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Interesse, gradimento e forte presenza di pubblico non potevano suggellare con maggior entusiasmo la nuova edizione delle “Passeggiate di Enrico Costa”, che il 28 dicembre hanno richiamato in Piazza Fiume un gran numero di curiosi nonostante le altalenanti sferzate di pioggia. L’evento organizzato dal Circolo Aristeo è stato occasione per inaugurare la straordinaria esposizione “Una Piazza per Enrico” nelle sale della Biblioteca universitaria: fino al 16 gennaio sono in mostra rarità inedite, testi autografi e pezzi unici di inestimabile valore facenti parte fondo autografo del “cantore di Sassari”.

Sotto la guida dell’attore Daniele Monachella nei panni di un elegante viaggiatore in abiti d’epoca con tanto di cilindro per cappello, la manifestazione ha preso il via lungo “le appendici di Sassari”, a pochi passi dall’ultima dimora del Costa ubicata in via Cavour, “in faccia all’ospedale e le carceri nuove a mano manca”.

A dare un tocco di magia ottocentesca all’atmosfera sono stati i figuranti in costume delle associazioni Vittoriani itineranti e Itinerari nel tempo, a rievocare il quadretto familiare della scena del tè nel giardino di casa Costa, così come ritratta nell’ormai celebre scatto del figlio fotografo Guido Costa. Cornice suggestiva delle narrazioni di Daniele Monachella, le comparse hanno simulato in piazza l’ora del tè, per poi trasferirsi accanto al monumento inaugurato nei giorni scorsi, accompagnati dalle note del “David Rizio”, l’opera lirica di cui Costa aveva curato il libretto per le musiche del maestro Luigi Canepa, suo cugino.

Tra i momenti più toccanti c’è stato il ricordo dell’arrivo a Sassari del poeta, ancora ragazzino, “con un fagotto di panni in una sera livida”, per recarsi da solo a casa del nonno dopo aver affrontato trentasei ore di viaggio in diligenza. Poi la descrizione delle “immagini corrosive” degli anni della “còllara” (il colera), in cui si scorgevano già le doti di un giovane narratore dotato di fervida passione per la storia e la scrittura, che sarebbe divenuto emblema di un raro spirito di senso civico.

Le “Passeggiate”, infine, sono confluite all’interno della Biblioteca universitaria, conducendo i presenti verso l’allestimento curato dal Circolo culturale Aristeo d’intesa e in collaborazione con la Biblioteca Universitaria. Il percorso espositivo si dispiega tematicamente lungo il filo del microcosmo familiare e del percorso di vita e morte di Costa (affettuosamente custoditi dalla figlia Maria, che detenne in gran parte l’eredità paterna), e del grande archivio letterario, giunto quasi integro sino ai giorni nostri: dalle note autobiografiche agli studi preparatori, al piano editoriale del “Sassari”, ai progetti in embrione. In evidenza l’Album di costumi sardi, con dedica dei figli dell’editore Dessì, l’originale dell’“Album delle Ore d’ozio”, che dà spazio alle più grandi passioni dell’autore, come l’arte, il disegno e la musica. E ancora, gli album fotografici, i disegni dei giudici turritani, il carteggio con la casa reale, il lavoro in fieri poi confluito nell’Archivio pittorico cittadino, l’adattamento teatrale della “Bella di Cabras”, e tanto altro. Non ultimi, i cimeli personali, tra i quali il cappello immortalato in una celebre foto di famiglia e l’immancabile bastone con pomo d’avorio.

Notevole soddisfazione è stata espressa dalla direttrice della Biblioteca, Viviana Tarasconi: «Finalmente, grazie a questa mostra riusciamo a presentare al pubblico l’archivio letterario acquisito dalla Biblioteca nel 2013. E non poteva esserci un’occasione migliore per ricordare questo grande personaggio».

«La mostra riannoda quindi i fili con il grande allestimento del 2009, ospitato allora presso l’Archivio storico comunale – ha specificato Simonetta Castia di Aristeo -. Il doppio appuntamento ha l’obiettivo di condurre il pubblico verso le celebrazioni del 2019, nella ricorrenza dei 110 anni dalla morte dello scrittore, quando sarà dato ampio risalto alla vasta eredità di scritti inediti, attraverso un’intera giornata di studi, un’esposizione delocalizzata in vari spazi della città (a partire dalla Biblioteca universitaria), manifestazioni artistiche e la presentazione di una nuova parte di testi autografi.»

A grande richiesta, le “Passeggiate di Enrico Costa” andranno in replica il 4 gennaio, alle 16.30, sempre a partire da piazza Fiume.