22 November, 2024
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E’ un pomeriggio caldo, quasi un’anteprima d’estate, al campo Is Collus il Carbonia prepara il derby casalingo di domenica con l’Arzachena, è l’appuntamento abituale del giovedì dall’inizio dell’anno, da quando la squadra ha trovato casa a Santadi, ma non è un giovedì pomeriggio come i tanti che l’hanno preceduto. Al campo Is Collus c’è una grande novità, costituita dal debutto con la maglia biancoblù, del nuovo tecnico David Suazo, arrivato ieri in città per coprire il vuoto lasciato dalle dimissioni di Marco Mariotti.

David Suazo, un passato illustre da calciatore alle spalle, una carriera da allenatore ancora agli albori, iniziata nelle Giovanili del Cagliari ed arrivata presto, forse troppo presto, alla serie B, alla guida del Brescia di Massimo Cellino, nella stagione 2018/2019. Un’esperienza breve, brevissima, durata solo tre giornate. Poi l’esonero e l’arrivo al suo posto di Eugenio Corini che ha portato il Brescia al primo posto finale e quindi alla promozione in serie A.

David Suazo ha metabolizzato rapidamente quell’esperienza, non ne ha fatto un dramma, e da allora ha continuato a studiare calcio, aspettando una nuova occasione. Quell’occasione è arrivata ieri… Ha accolto con entusiasmo la telefonata di Andrea Colombino, messosi alla ricerca di un nuovo allenatore dopo le dimissioni di Marco Mariotti, allenatore che aveva individuato in Pierluigi Scotto, fermato dalla mancata concessione della deroga necessaria ed indispensabile per guidare una seconda squadra nella stessa stagione, avendo iniziato quella in corso allo Stintino, nel girone B della Promozione regionale, campionato fermato definitivamente dalla pandemia da Coronavirus. E dopo l’entusiasmo iniziale, David Suazo ha impiegato poco a dire sì, accettando di rimettersi in gioco ripartendo da una categoria inferiore rispetto alla serie B ma in una piazza carica di entusiasmo e con un passato prestigioso alle spalle, nel panorama del calcio sardo e nazionale.

Questo pomeriggio il sorriso di David Suazo era la migliore conferma dell’entusiasmo con il quale affronta questa avventura, con una grande voglia di fare bene, per il Carbonia, per i tanti giovani che ha trovato in campo, molti cresciuti nel “suo” Cagliari, ed anche per il suo futuro. Il contratto con il quale si è legato al Carbonia Calcio è di breve durata, scadrà il 30 giugno, ma né lui né la società hanno escluso che possa continuare nella prossima. Il futuro dipenderà dai risultati e dai progetti del Carbonia per il futuro.

Al termine dell’allenamento, David Suazo s’è concesso ai giornalisti, rispondendo a tutte le domande con il sorriso, spaziando anche sul “suo” Cagliari, sulla “sua” Inter, e su Massimo Cellino, il presidente che lo volle al Cagliari nel 1999, quando aveva solo 19 anni, prelevandolo dall’Olimpia Tegucigalpa, società polisportiva di Tegucigalpa, capitale dell’Honduras. Per otto anni è stato la stella dell’attacco rossoblù, 254 presenze e 94 goal, poi il passaggio all’Inter di Roberto Mancini, con un contratto quadriennale, una stagione in neroazzurro al fianco di Zlatan Ibrahimović conclusa con 27 presenze, 8 goal e lo scudetto sul petto, poi alcune esperienze poco fortunate al Benfica, al Genoa e al Catania.

Giampaolo Cirronis

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Niente da fare per il Cagliari contro il Milan di Zlatan Ibrahimović. I rossoblu hanno chiuso il girone d’andata al sesto posto con la quarta sconfitta consecutiva.

La partita è filata via sul filo dell’equilibro per tutto il primo tempo, terminato senza goal. Alla ripresa dopo l’intervallo, il Milan ha sbloccato subito il risultato con il giovane attaccante Rafael Leão ed il Cagliari è stato incapace di organizzare una reazione concreta. Il goal di Zlatan Ibrahimović, arrivato al 20′, ha di fatto chiuso la partita che il Milan ha sempre controllato senza correre grandi rischi.

Il Milan ha mostrato confortanti segnali di crescita. Le scelte hanno premiato Stefano Pioli che ora spera in una conferma nei prossimi impegni, con Udinese in casa, a Brescia e Verona in casa, prima del derby con l’Inter, in programma il 9 febbraio. Il ritorno di Zlatan Ibrahimović ha dato una scossa alla squadra, a conferma che, nonostante i 38 anni, il fuoriclasse svedese è ancora in grado di fare la differenza nel campionato italiano.

Il Cagliari ha confermato di attraversare un momento difficile, quattro sconfitte consecutive pesano anche se la classifica resta positiva, con 29 punti che valgono il sesto posto. Ora è necessario reagire subito, perché il calendario propone due trasferte consecutive, prima a Brescia poi a Milano con l’Inter, avversari con i quali il Cagliari ha iniziato il campionato con due sconfitte, prima dello straordinario ciclo positivo che l’ha lanciato alle spalle delle prime, addirittura in zona Champions.

«Indubbiamente la partita contro la Lazio, col senno di poi, ha lasciato delle scorie che ci dobbiamo togliere dalla testa velocemente – ha commentato a fine partita Rolando Maran -. Ci può stare un periodo di flessione, non tanto fisica, ma di sicurezza che ti porta a fare le cose con più timore e a togliere attenzione a quegli aspetti che ci hanno portato a guadagnarci sul campo la nostra classifica. Facciamo tesoro degli errori per superare questo momento.»

«Con l’ingresso in campo di Alberto Cerri ho cercato di mantenere l’equilibrio di squadra, condizione fondamentale per rendere la vita difficili agli avversari – ha aggiunto Rolando Maran -. Volevo che Joao Pedro ed Alberto Cerri stessero vicini, in modo da arrivare sulle seconde palle. Questa volta non si è trovata quell’alchimia che altre volte invece eravamo riusciti a creare per recuperare. Prima di oggi avevamo il quinto attacco del campionato. Spesso le partite si sbloccano quando vai in vantaggio, contro la Lazio abbiamo avuto quattro-cinque occasioni per chiuderla. In questo momento invece prendi gol al primo episodio negativo. Non dimentichiamo però – ha concluso Rolando Maran – che chiudiamo il girone d’andata al sesto posto, una posizione che in molti ci invidiano.»

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Arriva il Milan e per la Sardegna Arena è una giornata speciale. In questo momento e ormai da alcuni anni non è il Milan dei record del recente passato, il Milan dei Baresi e Maldini, dei Van Basten, Gullit e Rijkaard, dei Savićević, Shevchenko e Kakà, ma è pur sempre una squadra dal grande fascino che da due settimane ha ritrovato uno dei suoi grandissimi, Zlatan Ibrahimović, tornato a Milano, a 38 anni, per cercare di rilanciare un ambiente fortemente depresso.

Rolando Maran sa bene quante insidie nasconda la partita di questo pomeriggio (fischio d’inizio alle 15.00, dirige Rosario Abisso di Palermo, assistenti di linea Sergio Ranghetti di Chiari e Domenico Rocca di Catanzaro, quarto ufficiale Federico Dionisi di L’Aquila, addetti al VAR Luigi Nasca di Bari e Stefano Del Giovane di Albano Laziale) e non si fida, perché il suo Cagliari ha tanto  bisogno di punti e di fiducia, dopo tre sconfitte consecutive (Lazio in casa, Udinese e Juventus in trasferta).

Tra i convocati non ci sono Fabrizio Cacciatore, Luca Ceppitelli, Federico Mattiello, Leonardo Pavoletti e Daniele Ragatzu, ma ci sono il capitano della Primavera Riccardo Ladinetti ed Alessio Cragno, al rientro, dopo una lunghissima assenza per infortunio.

«Quella di Cragno è una convocazione che serve più che altro per tornare a fargli respirare l’aria dello spogliatoio – ha detto alla vigilia il tecnico rossoblù -, finora ha svolto soltanto spezzoni di allenamento, non è ancora pronto per giocare, monitoreremo i suoi progressi giorno per giorno. Abbiamo tanta rabbia, avremmo voluto aprire il 2020 in maniera diversa. È andata male un po’ perché ci abbiamo messo del nostro, un po’ perché la Juventus era in giornata. Tutto questo ci è servito per passare una settimana intensamente concentrati sulla partita contro il Milan: abbiamo lavorato bene, ora la palla passa al campo.»

«Diventa difficile inquadrare la squadra rossonera, cambia tanto da una settimana all’altra – ha aggiunto Rolando Maran -. Certamente è una compagine con tanti giocatori di qualità, guidata da un bravo allenatore e dalla settimana scorsa può contare anche su un campione assoluto come Ibrahimovic, la cui presenza fornisce benefici a tutto il sistema. Chiaramente lo svedese sarà il punto di riferimento del Milan, dovremo essere vicini nelle coperture, nel momento in cui i compagni lo cercheranno. Nelle ultime settimane abbiamo incassato troppi gol, in alcune occasioni è stato un caso ma indubbiamente dobbiamo migliorare in fase difensiva, ritrovare quella compattezza di inizio stagione che è nelle nostre corde. Ci abbiamo lavorato e continueremo a farlo nei prossimi giorni. Per quanto riguarda l’attacco, siamo andati a segno per sedici partite consecutive, il che vuol dire che la squadra costruisce e sa mettere in difficoltà le avversarie. Lunedì scorso ci siamo fermati, dobbiamo ritrovare la via del gol.»

«Vogliamo cancellare gli ultimi risultati negativi. Farlo contro una grande squadra come il Milan sarebbe un valore aggiunto. A gennaio giocheremo fuori casa quattro partite su cinque, un caso più unico che raro. Dobbiamo fare di necessita virtù e cercare di approfittare dell’impegno di domani, sfruttando l’apporto del nostro pubblico, per consolidare una posizione di classifica già ottima – ha concluso Rolando Maran -. Non dimentichiamo che comunque finirà la partita con il Milan, chiuderemo il girone di andata al sesto posto: un ottimo risultato che va consolidato.»

Il Cagliari, dopo undici anni, retrocede in serie B. Il goal realizzato dal talento italo-argentino Vasquez al 9′ del primo tempo, ha ufficializzato un destino segnato ormai da tempo, in una stagione iniziata male e finita peggio. Con l’addio di Massimo Cellino, la scorsa estate, era finito un ciclo societario durato 20 anni; a distanza di dieci mesi, finisce anche un ciclo tecnico che per diversi anni ha regalato alla Sardegna più gioie che sofferenze sportive, ma da qualche tempo lanciava segnali di sofferenza che non sono stati raccolti per tempo ed hanno finito per segnare in maniera irrimediabile la stagione.

L’addio di Massimo Cellino, un anno fa, probabilmente, non era stato analizzato fino in fondo. Sulla decisione dell’attuale presidente del Leeds hanno influito sicuramente le lunghe traversie burocratiche e giudiziarie che hanno caratterizzato le vicende legate al progetto di costruzione del nuovo stadio, ma non vanno trascurate le motivazioni economiche e, conseguentemente, tecniche.

Oggi fare calcio in Italia è molto difficile. Per una squadra di medio-piccola dimensione qual è il Cagliari, una sana gestione può garantire una lunga permanenza in serie A con bilanci sani e persino utili per chi lo dirige (Massimo Cellino ha più volte ammesso di aver avuto anche utili personali nelle stagioni migliori del lunghissimo ciclo alla guida della società rossoblù, attraverso un contenimento del monte ingaggi e oculate operazioni di mercato), ma quando certi equilibri saltano (a Cagliari è accaduto soprattutto con le operazioni legate al nuovo stadio, tra Sant’Elia, Elmas e Quartu Sant’Elena), i conti non tornano più e condizionano inevitabilmente i risultati in campo.

Nel calcio finiscono i cicli societari e anche quelli tecnici. Il Cagliari ha dovuto spesso “sacrificare” i suoi “pezzi migliori”, quasi sempre costruiti in casa, e lo ha fatto anche alla vigilia di questo campionato di serie A. Le sirene arrivate da più parti per Radja Nainggolan e Davide Astori, respinte per alcuni anni, alla fine sono state accolte ed entrambi sono stati ceduti alla Roma. A metà stagione, anche Victor Ibarbo ha raggiunto la Capitale.

Il problema del Cagliari non è mai stato quello di cedere i migliori, quanto quello di rimpiazzarli con qualche giocatore di esperienza e giovani talenti da valorizzare. Per anni questa formula ha funzionato bene, talvolta benissimo. Quest’anno, sotto la nuova gestione di Tommaso Giulini, erede di Massimo Cellino, questo non è successo. I tanti nuovi acquisti arrivati la scorsa estate si sono rivelati inadeguati a coprire, almeno in parte, il “gap” negativo creato dalle partenze e quelli seguiti al cambio tecnico tra Zdenek Zeman e Gianfranco Zola, non hanno fatto il miracolo, nonostante le concorrenti, Atalanta in testa, abbiano atteso a lungo un’impennata del Cagliari, prima di innestare la marcia giusta (nel caso dei bergamaschi, sotto l’esperta guida dell’ex tecnico rossoblù Eddy Reja) verso la salvezza.

La retrocessione del Cagliari in serie B ha anche altre ragioni tecniche. Le prime riguardano il lento ma ormai evidente calo di rendimento di due “senatori” che hanno dato tanto al Cagliari, Daniele Conti (36 anni, da 16 stagioni a Cagliari) e Andrea Cossu (35 anni, nove stagioni a Cagliari, le ultime otto consecutive), e negli ultimi mesi sono stati impiegati poco. I loro sostituti, purtroppo, in alcuni casi per ragioni anagrafiche e quindi di esperienza, in altre per limiti tecnici, non si sono rivelati all’altezza, almeno nell’immediato, e il rendimento della squadra e i risultati ne hanno risentito.

Altre ragioni riguardano le scelte dei tecnici, tre, per quattro gestioni. Tommaso Giulini, al suo arrivo a Cagliari, ha accarezzato il sogno di ricreare il sogno “Zemanlandia”, con l’ex tecnico della Roma che tre anni fa si rese protagonista di una stagione straordinaria alla guida del Pescara, trascinato in serie A contro ogni pronostico con un calcio spettacolare e redditizio, e lanciò nel calcio italiano ed internazionale tre grandi talenti in erba: Marco Verratti (oggi al Paris Saint Germain, laureatosi ieri campione di Francia al fianco di Zlatan Ibrahimovic ed Edinson Cavani, inseguito dai più grandi club al mondo, Bayern Monaco e Real Madrid in testa), Ciro Immobile (oggi al Borussia Dortmund) e Lorenzo Insigne (oggi al Napoli), tutti e tre nel giro della Nazionale. Il sogno è durato alcune settimane, con alcune gemme (4 a 1 sull’Inter di Walter Mazzarri a San Siro, 4 a 0 all’Empoli di Maurizio Sarri in Toscana e 3 a 3 a Napoli con la squadra di Rafael Benitez) e tante, troppe delusioni. La classifica precaria, determinata probabilmente dalle scelte e dal sistema di gioco del tecnico boemo ma anche e, soprattutto, dalla modestia tecnica dell’organico, e la paura della retrocessione, hanno spinto la società a tentare il cambio, chiamando un ex tanto amato dalla piazza qual è Gianfranco Zola, ma già dalla prima uscita a Palermo (umiliante 0 a 5) si capì che il miracolo sarebbe stato difficilmente realizzabile e, sulla spinta della piazza che non aveva ancora dimenticato il “sogno Zeman”, Tommaso Giulini ha cambiato nuovamente, richiamando il boemo. Ma ben presto anche Zdenek Zeman s’è arreso, lasciando questa volta lui l’incarico ed il terzo tecnico stagionale, Gianluca Festa, quando ormai era tutto compromesso, ha accettato di guidare il “suo” Cagliari nelle ultime giornate, con il proposito di chiudere dignitosamente questa stagione “disgraziata”. Il Cagliari, grazie al lavoro serio e competente del 46enne tecnico di Monserrato, effettivamente, lascia la serie A con due giornate di anticipo ma a testa alta ed ora la società è chiamata a ricostruire tutto per tornare presto in serie A con un nuovo progetto.

Difficilmente il nuovo Cagliari ripartirà da Gianluca Festa che, comunque, con questa breve esperienza probabilmente ha posto le basi per una sua carriera da tecnico e forse un giorno ritroverà la panchina del “suo” Cagliari. Oggi, per ripartire, il Cagliari ha bisogno di una guida esperta, un tecnico che conosce la serie B come le sue tasche e, al tempo stesso, sa lavorare con i giovani. I tecnici che rispondono a queste caratteristiche sulla piazza non sono tanti ed uno di questi, forse il nuovo “sogno numero 1” di Tommaso Giulini, si chiama Giampiero Ventura, 67 anni, una carriera quasi quarantennale alle spalle, oggi al Torino, già a Cagliari dal 1997 al 1999 e dal 2002 al 2004. Dopo quattro promozioni (la prima alla guida del Lecce, con il 3° posto al termine della stagione 1996/97, seguita ad una promozione dalla serie C1; due alla guida del Cagliari, la prima raggiunta con il terzo posto al termine della stagione 1997/98, seguita da un 12° posto in serie A e la seconda con il secondo posto al termine della stagione 2003/2004, dopo l’8° posto della stagione precedente; la quarta alla guida del Torino con il 2° posto al termine della stagione 2011/2012), il tecnico genovese potrebbe essere tentato di concludere la carriera con una nuova promozione, la terza, in una città che lo ha tanto amato e che lui ha amato quasi quanto la sua Genova.

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